Il Portale dei saperi è la piattaforma di welfare di comunità ideata dalla Rete italiana di cultura popolare, da un’idea di Tullio De Mauro e oggi supervisionata da Chiara Saraceno, che mette insieme l’ecosistema dei servizi integrati della Rete delle Portinerie di comunità e le storie delle persone. Il luogo dove l’infrastruttura sociale, e i soggetti che ne fanno parte, incrociano i bisogni dei singoli.
Cos'è il Portale dei Saperi
A cosa serve
Come funziona
A chi è rivolto
- TESSUTO PRODUTTIVO
- TERZO SETTORE
- ENTI PUBBLICI E PRIVATI
- SCUOLE
- CITTADINI E ABITANTI

Come funziona
Le nostre Storie
Y.N.A.

Y.N.A.
- Tempo al Tempo - Alessandria
- EG
- 15023 Felizzano AL, Italia
- 09-2023

Storia Youssef è un ragazzo nato in Egitto nella città di Sharkia. La sua famiglia è composta dalla madre, dal padre che ha problemi di salute e non lavora, 2 fratelli maggiori: Mustafà 23 anni che studia e fa il fotografo e Abdelsalam 21 anni fa l’imbianchino. Il ragazzo racconta che da piccolo ha vissuto a El Giza per un certo periodo di tempo, città in cui vivono anche i suoi parenti, poi si è spostato con la famiglia a Sharkia quando aveva 13 anni. Youssef ha frequentato la scuola dai 6 ai 12 anni, poi ha continuato con un corso di scuola superiore fino ai 16 anni, dopodiché ha avuto inizio il suo lungo viaggio prima di arrivare in Italia. Il ragazzo, con il consenso dei genitori, ha lasciato l’Egitto insieme ad altri 2 amici per arrivare in Russia dove è stato pochi giorni per poi raggiungere la Bielorussia dove è rimasto per più di 5 mesi, è stato in Germania per quasi un mese. Durante questi spostamenti non sono mancati momenti di preoccupazione in cui il ragazzo, insieme ad altri giovani, hanno dovuto passare i vari controlli delle forze di polizia e muoversi nelle fredde pianure e attraversare boschi innevati. Il 15 aprile 2023 Youssef ha raggiunto l’Italia, è arrivato a Venezia e poi raggiungere Milano dove ha soggiornato 15 giorni ed è stato condotto a Pavia in un centro di accoglienza, successivamente è stato accolto presso la struttura per minori stranieri non accompagnati “Il Galletto” di Felizzano Al. Il ragazzo dice di trovarsi bene in Italia, gli piace questo paese, si è ben inserito all’ interno della struttura collaborando e andando d’accordo sia con gli altri ragazzi sia con gli operatori. In Egitto Youssef ha avuto qualche esperienza lavorativa: è stato barbiere/parrucchiere per un breve periodo ed è stato imbianchino e decoratore per diversi mesi, il ragazzo è interessato a questo tipo di attività tanto che presso la struttura che lo sta ospitando ha tinteggiato e messo in pratica tecniche decorative da lui apprese riuscendo a creare lavori ben eseguiti e di notevole impatto visivo. Il ragazzo per il futuro si augura di trovare un lavoro, avere una casa, farsi una famiglia ed essere felice.
Ass. Comitato Sicurezza e Vivibilità Quartiere Forlanini

Ass. Comitato Sicurezza e Vivibilità Quartiere Forlanini
- Merezzate/Santa Giulia
- IT
- Via Zante, 30, 20138 Milano MI, Italia
- 09-2023
- Sito web
Giuseppe, originario di Bitonto, vicino a Bari, arriva a Milano tanti anni fa. Un giorno, dopo essere entrato in pensione, è vittima di un furto nella sua abitazione dove perde beni e ricordi dal grande valore affettivo. Cerca giustizia – racconta – una qualche forme di attenzione e rispetto per il danno ricevuto. Quello che ottiene però è scetticismo, << è normale che si venga derubati>> gli viene risposto, ma lui non lo accetta <<possibile che bisogna accettare queste condizioni senza poter fare niente?>>. È a partire da questo evento che decide di fondare un comitato di cittadini insieme ad alcuni amici.
Il “Comitato Sicurezza e Vivibilità Quartiere Forlanini” nasce come forma di impegno sociale e di attenzione verso quanto accade nel quartiere <<Essere volontario nel quartiere per la sicurezza personale, patrimoniale e per la vivibilità del territorio, intervenendo su effetti che deturpano le aree circostanti, come gli atti di delinquenza>>.
Il Comitato diventa Associazione nel 2019 e vede crescere notevolmente il numero degli aderenti, tutti volontari. Tramite l’ALER aprono una sede in comitato d’uso in Via Zante 30. Oggi sono una realtà di riferimento per anziani, adulti e ragazzi per quanto riguarda la sicurezza e la vivibilità del territorio: <<Noi non risolviamo automaticamente i problemi, ma ci poniamo come interpreti nei confronti delle istituzioni e delle forze dell’ordine>>.
Giuseppe abita nel vicino quartiere Monluè, primo esperimento dell’ALER di case a riscatto: qui vennero edificati grandi assembramenti abitativi adibiti per inquilini con una buona stabilità economica. Questo stimolò l’arrivo, a Monluè e a Forlanini, di una folta popolazione medio-borghese. L’identità del quartiere affonda le radici, secondo Giuseppe, in queste caratteristiche demografiche.
<< Non siamo un quartiere malfamato. Il motto è “fermiamo il degrado” impegnandoci verso i problemi>>.
Tra i temi più urgenti c’è quello della riqualificazione del quartiere: molte realtà risentono del passare degli anni, afferma Giuseppe. Il parco giochi di Piazza Ovidio è un esempio dell’impegno civile che, insieme a Fondazione Milano, ha portato al rinnovamento dello spazio e ad un suo ripensamento per i cittadini diversamente abili. Anche Piazza Artigianato ha attraversato una fase di trasformazione: in un passato lontano si configurava come un piccolo luogo di aggregazione, traboccante di servizi e commerci immersi in un’atmosfera da piccolo paese. È stata poi abbandonata, trascurata e usata come parcheggio per molti anni. Dopo svariate segnalazioni e pressioni il comune ha dato il via alla sua riqualificazione. L’obiettivo che ancora si cerca di perseguire è la sua evoluzione da piazza del commercio a piazza del benessere. L’auspicio è che vengano valorizzate le sue aree verdi e i cittadini partecipino sinergicamente alla sua cura <<Se i cittadini partecipano e sono coinvolti nel mantenimento della bellezza, essi stessi diventano più responsabili>>.
L’associazione si impegna anche nella promozione di attività culturali volte alla sensibilizzazione e alla riscoperta dei luoghi storici a rischio di abbandono.
Il tema della sicurezza è tra le fragilità da sempre più a cuore del Comitato: per questo motivo hanno privatamente attivato alcuni gruppi di controllo del vicinato (attualmente sono 4). In diversi raggruppamenti condominiali questi gruppi raccolgono persone che si occupano di monitorare, condividere e attivare eventuali allerte. C’è sì l’attenzione alle anomalie ma, racconta Giuseppe, anche una tendenza, una crescente propensione alla socializzazione.
Nel contesto della sanità, la forte mancanza di medici di base ha spinto l’Associazione ha richiedere formalmente l’apertura di una Casa di comunità nel complesso scolastico abbandonato di via Zama, affinché i cittadini ricevano un adeguato supporto di prossimità. È questa una questione calda, che accende gli animi degli abitanti e del comitato stesso: << Sì al dialogo e alle discussioni ma anche alle manifestazioni, se necessario. Per i progetti volti alla realizzazione dei cittadini siamo disposti a lottare e invitiamo gli abitanti stessi a manifestare perché il sistema sanitario del nostro quartiere è molto deficitario e la casa di comunità rappresenta una possibile risorsa>>.
Per il futuro gli auspici di Giuseppe si delineano in maniera chiara e concreta: il “Nodo tre ponti” (al fondo di Viale Forlanini, arrivando a est dall’aeroporto per entrare in città) è un luogo geograficamente e simbolicamente significativo: le tre arcate del ponte separano nettamente il centro della città dalla periferia. Questa conformazione genera o favorisce un trattamento di semi-abbandono da parte delle istituzioni. L’associazione ha come obiettivo la riqualificazione dell’area attraverso l’aumento delle aree verdi e il miglioramento della circolazione.
L’Associazione “Comitato Sicurezza e Vivibilità Forlanini” si rivolge a tutti i membri del territorio. Raccoglie le istanze, si impegna nel dialogo con le istituzioni e persevera nella cura della comunità, ponendo attenzione alla dimensione educativa. L’auspicio di Giuseppe è che rimanga un punto di riferimento dei cittadini e venga riconosciuta maggiormente dalle istituzioni politiche. A questo proposito aggiunge << Non ci interessa l’appartenenza partitica, ma l'unità concreta e solida tra le persone>>.
Caffè Promenade

Caffè Promenade
- Merezzate/Santa Giulia
- IT
- Via Bruno Cassinari, 11, 20138 Milano MI, Italia
- 09-2023
Il Caffè Promenade è una presenza consolidata nel boulevard di Santa Giulia da ormai dodici anni. Quattro anni fa è passato in mano ad alcuni conoscenti di Michele che hanno poi deciso di affidargli la nuova gestione qualche mese fa. Una ripartenza fresca in un territorio giovane, un progetto che sta carburando e affinando la sua identità commerciale.
Il bar si propone principalmente come locale per le famiglie ma rimane attento e in dialogo con tutta la popolazione del quartiere. Affinché si rafforzi la visibilità e la forza commerciale, Michele ha deciso di concentrarsi sulla qualità dei servizi e dei prodotti che offre: l’accettazione dei ticket, ricchi pranzi e colazioni, centrifughe e materie prime selezionate, eventi a cadenza settimanale come occasioni di aggregazione per il quartiere: l’English club aperitivo del giovedì che sta riscuotendo un ottimo successo, le serate karaoke e di musica live con apericena il venerdì, l’animazione per i bambini della domenica.
Nel boulevard di Santa Giulia, dice Michele, mancano ancora molti servizi e un’offerta commerciale eterogenea. Un aspetto che svantaggia allo stesso modo abitanti e commercianti: <<Un ambiente così dovrebbe essere pieno di gente e di negozi>>. Palestre, spazi verdi attrezzati per lo sport, il veterinario e un'edicola sono esempi di cosa si potrebbe implementare lungo la più grande arteria commerciale del quartiere. In termini più generali, sostiene Michele, occorrerebbe valorizzare e sponsorizzare meglio il territorio, migliorare l’accessibilità al quartiere e la sua viabilità, coordinare meglio l’offerta commerciale e favorire la vicinanza tra le persone. Per i giovani in particolare mancano luoghi e opportunità, al di là dei bar e dei locali in cui bere.
Michele però è ottimista. Ritiene che con le Olimpiadi del 2026 si raggiungerà una crescita significativa di affluenza e di risorse, con un miglioramento complessivo del quartiere.
Non rivela quali progetti ha in mente per il locale ma per sé stesso, ammette, desidera ritagliarsi maggiore spazio e tempo per riposarsi e coltivare meglio le sue passioni che, oltre al chiringuito, comprendono le macchine, le moto e il ciclismo.
OPOKU

OPOKU
- Tempo al Tempo - Reggio Calabria
- GH
- Reggio Calabria RC, Italia
- 09-2023
Opoku è un ragazzo ghanese di 19 anni. È arrivato a Reggio Calabria circa 9 anni fa; è stato affidato ad una Casa Accoglienza per minori dove è rimasto fino al compimento dei 18 anni. Ha avuto l’opportunità di studiare e formarsi, concludendo la licenza media. Attualmente vive da solo ed in autonomia e aspetta di iscriversi alle scuole superiori.
Negli ultimi anni si è dato da fare: ha lavorato in una pizzeria per un po' di tempo come aiuto pizzaiolo ed attualmente invece lavora in una piadineria dove il clima e sereno e si trova molto bene ed ha costruito molte relazioni nonostante il suo essere timido.
Opoku ha trovato persone che si sono messe al suo posto e che l’hanno aiutato molto. Oggi ha molti sogni e passioni. Dopo aver concluso tutti gli studi sogna di lavorare in un ristorante come cuoco perchè la cucina è la sua prima passione.
Parrocchia della Sacra Famiglia in Rogoredo

Parrocchia della Sacra Famiglia in Rogoredo
- Merezzate/Santa Giulia
- IT
- Via Monte Peralba, 15, 20138 Milano MI, Italia
- 09-2023
- Sito web
Don Marco festeggia quest’anno 30 anni di vita sacerdotale, spesi soprattutto nelle periferie della città. Bicocca, Vigentino e Rogoredo dal 2009. Del quartiere lo colpisce subito la propensione a fare rete, la vitalità associativa e la capacità solidale espresse tra le persone. Storicamente questa comunità si è sempre distinta per il cooperativismo, il monitoraggio del disagio sociale e fenomeni di migrazione complessa. Anche oggi queste caratteristiche rimangono. Tessere Legami è un esempio di lavoro di rete appassionato, nella gestione e nella promozione delle iniziative.
La Parrocchia della Sacra Famiglia mette radici in un tessuto sociale di forte estrazione operaia e di “reduci combattenti”, un paese nella città. Viene costruita nei primi decenni del ‘900, in seguito alla richiesta degli abitanti di un avere un luogo di culto, ed è da subito vicina alle necessità della gente. Viene infatti allestito l’oratorio per i giovani <<essere attenti alla realtà giovanile perché se c’è del positivo nella giovinezza poi rimane, come buon sapere, anche nell’età adulta>>. Negli anni 60/70 vive una fase complessa per la riorganizzazione della comunità intorno alle novità culturali.
Il grosso cambio di marcia, per il quartiere e la Parrocchia, inizia con gli sviluppi urbanistici di cui Santa Giulia (2009-2014) è stata testimonianza. L’aumento della popolazione, l’insediamento di grandi aziende, la rete di trasporti e servizi, i progetti futuri in via di sviluppo, afferma Don Marco, stanno contribuendo all’evoluzione del territorio. L’aumento demografico di giovani e famiglie è un dato positivo che invita a ripensare le offerte del territorio. Sono in crescita le opportunità lavorative per i giovani ma anche il costo della vita. Di fronte all’intenso processo di crescita e rinnovamento del territorio, la speranza di Don Marco è che l’identità storica del quartiere riesca in qualche modo a preservarsi e a integrarsi nel processo di modernizzazione in atto. Attualmente la Parrocchia della Sacra Famiglia accoglie uno degli afflussi più grandi della città, per questo in futuro aumenterà la sinergia con la Parrocchia di Morsenchio.
Le attività della Parrocchia, oltre al culto e ai sacramenti, si concentrano in particolare intorno alla dimensione educativa verso la realtà giovanile
- Per gli adolescenti un percorso di aiuto-compiti portato avanti dall’associazione Passo Dopo Passo Insieme
- La proposta oratoriale durante l’anno e nel periodo estivo
- In sinergia con la società sportiva Primavera 2005, corsi di ginnastica per i piccoli e per le mamme
La realtà parrocchiale è molto attenta anche verso il disagio, con la Caritas che in loco si occupa di un centro di ascolto e con il lavoro di un gruppo di giovani volontari che segue la raccolta alimentare da distribuire ai più fragili.
Una forte tradizione teatrale e cinematografica, soprattutto in passato, ha animato e coinvolto la comunità. Di grade rilevanza anche la sinergia con le associazioni nate all’esterno della Parrocchia, tra cui la scuola di italiano per stranieri, e le molteplici attività culturali che propongono, come ad esempio incontri e conferenze di carattere teologico o rivolte a tematiche salienti. Con un gruppo della terza età vengono svolti percorsi di formazione tecnologica, in risposta alla solitudine e all’isolamento emersi soprattutto durante il periodo del Covid. In collaborazione con l’Associazione Rogoredo Musica sono promossi diversi concerti (specialmente di musica classica) a cadenza mensile in altri spazi del quartiere, come occasione per fare rete.
In generale le attività quotidiane della Parrocchia si rivolgono alle fragilità e ai bisogni dei singoli e delle famiglie << sempre con accoglienza e mai con giudizio. Un sapore, una tendenza>> dice <<che ci caratterizza: andare oltre le barriere e gli steccati e carcare sempre una strada. Accogliere anche chi fa un più fatica per regalargli uno spazio in cui senta di contare e di essere importante>>. Un punto di forza della Parrocchia è infatti il suo essere una realtà non uniforme ma una frontiera, <<una membrana osmotica attraverso cui le sostanze entrano in una dimensione di interscambio>>. Le dimensioni di contatto, dialogo e “contaminazione” sono per Don Marco presenti anche nella relazione con la questione culturale: tenere insieme le differenze e lavorare con la complessità di storie e appartenenze diverse passa necessariamente dal conoscersi, dal capire chi è l’altro e quali valori porta. La Serata Etnica della Festa Patronale celebra il riconoscimento dell’altro nei suoi usi e costumi e valorizza la sua identità. <<Tutte le storie sono diverse, le culture sono diverse, la domanda è come poter preservare la bellezza che ne deriva: solo se la diversità non è paura e pregiudizio diventa opportunità>>. E aggiunge << Quando San Paolo dice "Non esiste più ne’ greco ne’ schiavo ne’ libero’" non intende che sono tutti omologati; ma che l’identità custodita da ciascuno non è determinante per generare differenze così marcate e radicali da diventare contrapposizioni>>.
Don Marco sostiene che nel quartiere non sono presenti particolari tensioni o conflitti perché è diffusa tra le persone la propensione a lavorare insieme e a collaborare. I ragazzi che frequentano la Parrocchia sono spronati a pensare, a interrogarsi verso gli altri, il proprio vissuto interiore, il vangelo e i temi del nostro tempo.
Tra i bisogni e le fragilità più significativi, identifica la necessità di essere ascoltati e riconosciuti nel proprio essere ed esistere come singoli e realtà aggregate; l’aumento della solitudine e dell’incertezza economica; la ricerca di nuovi orientamenti di senso; la mancanza di ambienti alternativi che offrano opportunità e stimoli diversi da quelli quotidiani, che favoriscano in sostanza incontri generativi. I giovani, ad esempio, svantaggiati sul piano numerico sono portatori di idee, qualità, valori e competenze tecnologiche in continua espansione: è importante garantire loro luoghi di espressione e propriocezione, dove al posto dell’omologazione possano ritrovare sé stessi, la loro individualità, affinché possano poi nutrire la collettività. Di fronte a potenzialità, bisogni e desideri dei ragazzi – sostiene Don Marco – gli adulti dovrebbero ascoltare di più: <<Una rete è buona se crea cose positive, importante è capire cosa possiamo fare insieme>>.
Per il futuro si auspica che quanto raggiunto finora continui a crescere e che la Parrocchia prosegua ad accompagnare la comunità, preservando la sua identità e le sue caratteristiche ma sapendo anche dialogare con le esperienze umane e spirituali che, anche se differenti, la fanno vivere. Il rischio del nostro tempo dice è <<in rete con tutti, in relazione con nessuno>>. Si augura che chi lo succederà sia contento di ciò che troverà, si impegni ad arricchirlo, mantenga le buone relazioni e il desiderio di fare comunione: che, in sostanza, continui a prendersi cura della comunità.
Marco

Marco
- Merezzate/Santa Giulia
- IT
- Via Monte Peralba, 15, 20138 Milano MI, Italia
- 09-2023
Marco vive a Rogoredo da tutta la vita.
Dopo il diploma ha fatto esperienza in tanti settori diversi costruendosi un ricco bagaglio di competenze: muratore, montatore elettromeccanico in una fabbrica, elettricista, vicedirettore di un supermercato, cameriere, autista privato di famiglie facoltose dell’hinterland milanese, specializzato in connettività e rete wi-fi, si è occupato recentemente di eventi in ambito moda. Ed è proprio in quest’ambito che conosce il suo attuale partner lavorativo presso la Cartoleria Livebridge a Rogoredo. Grazie a un poliedrico ventaglio professionale e al forte spirito di adattamento ha guadagnato il soprannome di “camaleonte” perché <<dovunque mi metti faccio>>. Una persona flessibile e propensa a raggiungere sempre qualcosa in più. Si reputa soddisfatto e fiero di sé stesso per gli obiettivi finora conquistati. Aggiunge che sente di appartenere ad una generazione diversa, per la quale il peso e il valore di una laurea erano diversi, quasi ad esclusività dei più facoltosi. Alla sua comunità di riferimento sente di poter offrire soprattutto uno spirito empatico e orientato al problem solving. Le sue più grandi passioni sono le macchine e i motori.
Il quartiere, racconta, è cambiato molto. Prima esisteva un’unica via mentre oggi è connesso con molteplici altre realtà del territorio, come Santa Giulia e Merezzate. È consapevole della narrazione stigmatizzante legata al fenomeno di tossicodipendenza che ha interessato la zona ma aggiunge <<Sappiamo che il boschetto c’è ma la situazione è molto cambiata. A Rogoredo ci sono nato e la difenderò sempre>>.
Cita il Tondo Cafè come unico bar storico rimasto nella zona. Il quartiere si sta evolvendo e con lui l’offerta di servizi per i cittadini. Forti sono i legami comunitari tra le persone, lui conosce tutti. L’età media però è sempre più alta e la maggior parte della popolazione giovane tende a frequentare soprattutto la zona di Santa Giulia.
Rogoredo nasce sul canale Redefossi, con le prime abitazioni - le case bianche - per gli immigrati del sud costruite in amianto. Un’ombra di tristezza attraverso lo sguardo di Marco, <<per l’amianto abbiamo perso molti amici purtroppo>>.
Un tema saliente nel processo di trasformazione del quartiere è, per Marco, quello della multietnicità e della riconfigurazione del tessuto sociale e culturale. Lui si descrive come un conservatore, uno che conosce ed è legato a tutti nel quartiere. Per lui la mescolanza etnica può rappresentare un problema quando esigenze diverse generano un conflitto reciproco. Ma Rogoredo non è nuova agli intrecci culturali: verso la fine del ‘900 il flusso migratorio dal meridione ha infoltito e ridisegnato l’identità del quartiere, il quale è arrivato poi ad una integrazione complessiva che supera le differenti appartenenze. Ora, dice, <<siamo tante etnie, c’è chi va d’accordo c’è chi no>>. Fa fatica a vedere orizzonti di integrazione interculturale ma per facilitare l’incontro e il dialogo tra culture diverse indica come possibile risorsa disporre di un circolo, un luogo di aggregazione aperto a tutti. Un’alternativa anche a realtà già esistenti (es. Circolo Mondini) che sono perlopiù frequentate da gente grande o anziana, e che tendono ad avere un carattere un po’ esclusivo verso i fruitori. Marco propone l’organizzazione di eventi freschi e dinamici, come il Carnevale che si teneva in passato quando il Parroco andava a coinvolgere direttamente i ragazzi che giocavano ai giardini e li invitava a partecipare. Iniziative, insomma, che siano stimolanti, proattive e si muovano in direzione delle persone senza limitarsi ad attenderle.
Tra le risorse di cui dispone il quartiere, oltre alla calorosa genuinità dei suoi abitanti, ci sono sicuramente i progetti legati alle Olimpiadi del 2006, che potrebbero potenziare il territorio nella sua totalità anche se attualmente sembra avvenire maggiormente nel quartiere di Santa Giulia.
Tra gli elementi di fragilità su cui lavorare, di primaria importanza è l’aumento di connessioni e relazioni tra quartieri affinché si indeboliscano le discriminazioni reciproche: <<Rogoredo è bella>> ripete più volte Marco <<piena di gente genuina, di signore che parlano milanese, pugliese… di qua invece>> in riferimento a Santa Giulia, in un cui bar stiamo svolgendo l’intervista <<si è trasferita anche molta gente che stava a Rogoredo, forse per avere più tranquillità. E tra di loro ho sentito che molti tendono a discriminare la vecchia Rogoredo>>. Anche arricchire e migliorare la gamma di servizi proposti (garantendo sportelli bancari) è un elemento di necessità.
Per Marco l’idea di comunità si esprime nell’immagine di una grande famiglia in cui tutti si conoscono.
Per il futuro si auspica una maggiore sicurezza nel quartiere e che si mantenga vivo un senso di fratellanza e coesione tra la gente, indipendentemente dalle singole differenze <<Siamo qui ormai, ci siamo e dobbiamo viverci>>. Per sé stesso desidera continuare a migliorarsi, proseguire l’attività della Cartoleria e magari espanderla, potenziarla, non per i soldi – spiega – ma per dare un buon servizio alle persone.
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