Il Portale dei saperi è la piattaforma di welfare di comunità ideata dalla Rete italiana di cultura popolare, da un’idea di Tullio De Mauro e oggi supervisionata da Chiara Saraceno, che mette insieme l’ecosistema dei servizi integrati della Rete delle Portinerie di comunità e le storie delle persone. Il luogo dove l’infrastruttura sociale, e i soggetti che ne fanno parte, incrociano i bisogni dei singoli.
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MALAK
MALAK
- Tempo al Tempo - Reggio Calabria
- EG
- Reggio Calabria RC, Italia
- 02-2024
Malak è un ragazzo egiziano di 18 anni. È arrivato a Reggio Calabria circa 3 anni fa ed ha imparato ad essere responsabile del suo futuro. Inizialmente è stato affidato ad una Casa Accoglienza per MSNA poi è stato trasferito in una comunità per maggiorenni. Ha avuto l’opportunità di studiare e formarsi, concludendo la licenza media. Attualmente vive un’esperienza di coabitazione con altri ragazzi e si impegna nel lavoro che ha sempre fatto: il macellaio.
Sin da quando era in Egitto ha lavorato in macelleria ed anche qui, grazie alla sua pregressa esperienza, ha iniziato a lavorare come macellaio intraprendendo un percorso lavorativo che gli ha permesso di imparare nuove tecniche e maturare esperienza per il suo futuro. Malak, nel corso della sua permanenza a Reggio Calabria, ha trovato persone che si sono messe al suo posto e che l’hanno aiutato molto. Oggi si sente cambiato, più cresciuto e responsabile delle azioni che fa. Ha degli amici con cui condivide parte del suo tempo libero e che lo supportano e lo aiutano nelle scelte da prendere.
Gli piace lavorare, giocare a calcio e soprattutto studiare perché la cosa più importante è la lingua italiana che può aiutarlo ad inserirsi, ancor di più, nelle dinamiche relazionali e lavorative. Malak ha dei sogni nel cassetto, aprire una macelleria o un ristorante. Con la sua audacia non si arrenderà ma farà di tutto pur di raggiungere i suoi sogni.
Ass. Shukran Somalia Onlus
Ass. Shukran Somalia Onlus
Nuurta è nata in Somalia ma vive in Italia da moltissimi anni. Quando è arrivata aveva ventuno anni ed ha subito trovato lavoro in un albergo: “erano tempi diversi anche in Italia – ci dice, era più facile trovare lavoro”. Ha poi sperimentato diversi impieghi, tra cui babysitter, badante e operatrice sanitaria in una casa di cura. Ora lavora come mediatrice culturale e interprete e traduttrice per il tribunale, per cui fa da mediatrice ad alcuni ragazzi rifugiati che non conoscono la lingua, oltre a lavorare come volontaria in un centro di accoglienza.
Da qualche anno Nuurta ha fondato l’associazione “Shukran Somalia Onlus”, che ha partecipato a diversi progetti nazionali con enti no profit come Fondazione Ismu oppure l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, per l’inserimento lavorativo di giovani somali e somale. L’associazione è nata per fornire un sostegno ai rifugiati somali in Italia, sia linguistico che burocratico (ad es. per il disbrigo di pratiche legate al permesso di soggiorno). L’associazione organizza anche delle attività culturali volte a far conoscere la cultura somala, come la Milan Somali Week, che affronta ogni anno un tema di attualità differente e che coinvolge istituzioni pubbliche, scrittori ed altre personalità di rilievo somale – tra cui molte donne- e notiziari internazionali.
Il desiderio di Nuurta è però quello di ampliare il raggio d’azione dell’associazione e promuovere delle iniziative anche in Somalia. La Somalia è un paese devastato da trent’anni di guerra civile. Lei è potuta tornare per la prima volta nel 2013, diciassette anni dopo esser partita per l’Italia, ed ha visto molta povertà: chi non ha soldi non può mandare i figli a scuola e difficilmente può pagare le cure mediche. Così l’associazione ha promosso l’iniziativa “adotta un insegnante”: pagando lo stipendio degli insegnanti, possono garantire la scuola gratuita per una trentina di famiglie povere. Ora Nuurta vorrebbe acquistare un terreno ad una sessantina di kilometri da Mogadiscio, per costruirvi un ospedale con anche un reparto per donne incinte: a differenza della capitale, molti villaggi non hanno infatti né ospedali né scuole.
A Milano l’associazione opera in diversi municipi, anche se è basata alla Casa delle Associazioni in Municipio 5. Si tratta di una bellissima iniziativa – ci dice- perché molte piccole associazioni non possono permettersi di pagare l’affitto e la scarsità di spazi per le attività ricreative e culturali è un problema molto sentito. Il fatto di condividere i locali favorisce inoltre il lavoro in rete e la nascita di iniziative comuni. E’ poi importante riuscire a coinvolgere i giovani nelle iniziative e far vivere il quartiere, un po’ come all’occasione della festa delle associazioni che si tiene ogni anno al parco di Chiesa Rossa. L’associazione Shukran promuove quindi anche diversi momenti di incontro e socializzazione, in cui le persone ballano, cantano, condividono un pasto. Se pensa ad una comunità, Nuurta pensa al paese dove abita, Baranzate: un piccolo paese dove sono presenti oltre settanta etnie. Per creare comunità ci vuole impegno, richiede essere presenti nel quartiere, organizzare delle attività coinvolgendo le persone, anche piccole iniziative di socializzazione. Sempre a Baranzate, l’associazione ha organizzato dei laboratori di cucito per donne che sono stati molto apprezzati e in molte le chiedono quando ne verranno organizzati altri.
Per concludere chiediamo quale consiglio si sentirebbe di dare ai giovani stranieri che arrivano in Italia. “Innanzitutto imparare la lingua e i tuoi diritti”: conoscere la lingua facilita molto, anche nella ricerca del lavoro, e conoscere i propri diritti è importante perché questi non vengano calpestati. Il consiglio è anche quello di mettersi a studiare: lei quando è arrivata ha preso il diploma di operatrice turistica. Avrebbe poi voluto iscriversi all’università ma non era conciliabile con gli impegni lavorativi. Per il futuro, oltre all’impegno per la costruzione di un ospedale in Somalia, Nuurta vorrebbe fare avviare delle iniziative nelle carceri. Ce n’è infatti un gran bisogno, perché molti migranti detenuti non hanno modo di contattare il proprio paese di origine, per cui è fondamentale prendere contatto con i consolati per informare le famiglie, che spesso non hanno notizie di dove si trovino i loro ragazzi.
Raffaella e Ida, referenti del Progetto "Differente non da meno"
Raffaella e Ida, referenti del Progetto "Differente non da meno"
- Vigentino
- IT
- Via dei Guarneri, 21, 20141 Milano MI, Italia
- 02-2024
Raffaella e Ida sono docenti di scuola secondaria di primo grado all’istituto Fabio Filzi e sono referenti di plesso del sostegno e della funzione strumentale dell’inclusione. Hanno scelto questo istituto perché qui viene sperimentato un progetto innovativo per l’inserimento di alunni con autismo e altri disturbi del comportamento, per cui alunni che altrimenti sarebbero difficilmente scolarizzabili altrove, qui possono frequentare l’orario scolastico completo come i compagni. Il progetto si chiama “Differente non da meno” e nasce nel 1999 grazie all’impegno di una loro collega della scuola primaria, per favorire l’inserimento di un bimbo autistico nella scuola primaria dell’Istituto Filzi sito in Via Ravenna.
Il progetto nella scuola secondaria di primo grado dove Raffaella e Ida insegnano, nasce per creare una continuità e garantire che i ragazzi della scuola primaria potessero proseguire il loro percorso di apprendimento con il passaggio alla secondaria.
I ragazzi frequentano la scuola come i compagni, ma dispongono di aule dedicate, in quanto partecipano a diverse attività laboratoriali, di musica, motoria, arte e attività manuali, e nei processi di apprendimento viene favorito l’utilizzo di immagini e supporti tecnologici come delle applicazioni. Gli alunni beneficiano anche di momenti di apprendimento uno a uno, oltre a percorsi volti a stimolare le loro autonomie. Si tratta di un progetto molto ricercato, che poche scuola hanno in Italia. Per questo ricevono molte richieste dalle famiglie, provenienti da tutte le zone di Milano e hinterland , che però non sono in misura di soddisfare, in quanto le classi non possono essere troppo numerose. In molti docenti hanno scelto l’istituto e questo ha permesso di garantire continuità ai ragazzi, per i quali è importante avere figure di riferimento stabili.
L’istituto è anche capofila della una rete “Differente non da meno” volta a condividere le buone prassi: fare rete quando si lavora con le disabilità è infatti fondamentale. Oltre a collaborare con altri istituti, i docenti e gli educatori hanno instaurato una relazione proficua con le famiglie dei ragazzi e gli istituti sportivi e ricreativi da loro frequentati nel doposcuola, perché quando una strategia si rivela funzionale, è importante che venga applicata dall’insieme delle persone che si interfacciano con i ragazzi.
Negli anni l’istituto ha saputo tessere legami con il territorio in cui è situato: in seno al progetto è nata ad esempio l’associazione Fabula Onlus che si è radicata nel quartiere e che può contare su educatori ben formati. Il Comitato Genitori è anche molto attivo – organizza infatti una festa di fine anno che coinvolge tutto il quartiere- e attento ai bambini più fragili, sostenendo ad esempio l’acquisto di materiali. I ragazzi che Raffaella e Ida seguono hanno bisogno di fare molto movimento, per cui attualmente stanno cercando chi possa donare tapis roulant e cyclette, attrezzi a circuito e da palestra. La Dirigente e il consiglio d’istituto sono molto ricettivi rispetto alle istanze da loro portate, motivo per cui preoccupa il ridimensionamento dell’istituto ed un possibile cambio di Dirigenza. E’ infatti previsto che l’istituto venga scorporato e che il plesso dove ci troviamo di Via dei Guarneri venga accorpato ad un altro istituto più piccolo, con conseguenze sul progetto che vede una continuità tra la scuola primaria e quella secondaria, permettendo di seguire i ragazzi con fragilità fino alle superiori. Immaginare di creare il progetto ex novo in un altro istituto non è scontato, perché richiede tempo, risorse umane ed economiche e spazi fisici dove poter svolgere i laboratori dei ragazzi. L’auspicio è quindi che il progetto possa continuare e che arrivino risorse e persone che abbiano voglia di dedicarvisi.
Chiedendo infine come dovrebbe essere la comunità secondo la loro esperienza: “inclusiva, trasparente … e pronta all’ascolto”.
Achille - Partigiano A.N.P.I.
Achille - Partigiano A.N.P.I.
- Merezzate/Santa Giulia
- IT
- Via Rogoredo, 39, 20138 Milano MI, Italia
- 01-2024
Achille è nato in Via Rogoredo il 24 dicembre del 1928. Ha seguito la scuola qui in quartiere e poi ha frequentato la scuola dei lavori in Via Daverio, da cui è stato espulso assieme a due suoi compagni perché, in occasione della visita alla scuola del Ministro del Lavoro del Terzo Reich, erano stati indisciplinati … non è un caso se ancora oggi lo chiamano monello!
Una volta espulso dalla scuola, Achille ha costituito assieme ad altri amici, tutti giovanissimi, un piccolo nucleo partigiano qui a Rogoredo: si ritrovavano in una officina qui in quartiere e leggevano L’Osservatore Romano, che all’epoca era un giornale di orientamento politico differente rispetto al governo. Si erano infatti riproposti di voler informare le persone, per cui distribuivano i giornali nelle strade e organizzavano dei comizi nelle fabbriche, stando attenti a non essere scoperti dalle brigate fasciste (in quartiere ce n’erano un paio). Si procuravano anche i medicinali per soccorrere i compagni feriti, come ricorda nel caso di un compagno che si era ferito alla mano e che avevano medicato a casa di un pittore di Rogoredo. Organizzavano poi dei disarmi, in cui portavano via le armi ai fascisti per darle ai partigiani ma, durante uno di questi disarmi avvenuto in Piazza Medaglie d’Oro, ci fu uno scontro a fuoco ed alcuni partigiani furono catturati. Sotto tortura, i prigionieri hanno “cantato”, facendo i nomi dei compagni che avevano partecipato all’operazione e così, il 24 dicembre del 1944, i fascisti hanno circondato il posto dove Achille ed altri si erano nascosti e sono stati catturati. In quella occasione gli hanno rotto il naso con il caricatore di un mitra, da cui l’appellativo di “il nason” con cui lo chiamano. Portati a Como Borghi, sono stati presi a bastonate ed è stato indetto un processo, a seguito di cui cinque suoi compagni sono stati condannati a morte e sono stati fucilati, uno dei quali era giovanissimo, aveva ventuno anni. Achille invece è stato condannato a sedici anni di prigione ed è stato portato nel carcere di Como, poi a San Vittore a Milano e infine nel carcere di Alessandria.
Il 24 Aprile del 1945 i partigiani assaltarono il carcere di Alessandria e Achille riuscì a scappare. Non sapendo dove andare ed essendo la zona pattugliata dalle SS, fu ricatturato dai nazisti e portato in carcere, dove riuscì nuovamente a scappare quando la città venne liberata il 25 Aprile. Finita la guerra, Achille ha fatto parte per qualche tempo della Militar Police americana: gli Americani avevano infatti bisogno di persone che conoscessero il territorio per controllare la situazione.
Poi Achille è tornato a Rogoredo ed ha trovato lavoro in una piccola officina, poi alla Caproni e infine alla Redaelli, dove è rimasto per venticinque anni. Quando la fabbrica è stata chiusa, è stato Achille, in quanto rappresentante del sindacato, a gestire la vertenza di chiusura e ci dice con orgoglio che tutti gli operai della Readelli sono stati ricollocati in altre fabbriche e nessuno è rimasto senza lavoro. Si sono poi costituiti in cooperativa ed hanno acquistato dalla fabbrica le case dove abitavano gli operai e le hanno rivendute ai lavoratori che hanno quindi potuto rimanere a vivere nel quartiere.
Quando c’era la fabbrica, “c’era un certo non so che” - ci dice Achille: quasi tutti gli abitanti di Rogoredo erano infatti lavoratori delle fabbriche (oltre alla Readelli e la Caproni ve ne erano alcune altre nel quartiere) e si ritrovavano dopo il lavoro al Mondini, al Cral o alla Rogoredo84. Con la chiusura delle fabbriche è stato come se si fosse sfasciata una casa e il quartiere è cambiato: un nucleo di lavoratori è rimasto grazie all’acquisto delle case con la cooperativa ma sono arrivate nuove persone. E’ stato costruito il quartiere di Santa Giulia sul terreno della fabbrica dismessa, è arrivato Sky, il quartiere si è popolato di famiglie ed è in qualche modo migliorato, diventando un bel quartiere per il ceto medio. Oramai il terreno è stato tutto edificato, ricoperto da case … mentre Achille vorrebbe vedere più spazi verdi, curati. Anche di luoghi di ritrovo non ce ne sono più, a parte i bar e le pizzerie.
Quando gli chiediamo un suo auspicio per il futuro, Achille ci dice che il suo unico desiderio è quello di passare gli ultimi anni della sua vita qui, a Rogoredo.
Supermercato in COOP
Supermercato in COOP
- Tempo al Tempo - Catania/Scordia
- IT
- Via Milano, 64, 95045 Misterbianco CT, Italia
- 01-2024
Storia AZIENDA FAMILIARE- SUPERMERCATO in COOP
Il Supermercato "in COOP" , con la sua sede di Montepalma, quartiere periferico di Catania, nasce nel 1989, grazie all’intraprendenza della famiglia Cipriano, che sognava di creare una piccola impresa familiare, in un quartiere per certi versi difficile, ma pieno di voglia di riscatto e dopo 35 anni anche se il supermercato ha assunto varie insegne, l'attività è sempre più riconosciuta e vissuta come punto strategico dagli abitanti del quartiere
Alla in Coop, prima di tutto si viene accolti, ci si sofferma e ci si racconta il proprio quotidiano e si condividono gioie e dolori, come le “vecchie botteghe di un tempo”, si creano e si organizzano azioni ed eventi per il bene della comunità e naturalmente si acquistano ottimi prodotti.
I proprietari della in COOP, circa 20 anni fa iscrivendo la loro prima figlia nella nostra struttura, hanno conosciuto la Cooperativa Marianella Garcia e i suoi operatori, a suo tempo eravamo l'unica realtà che suppliva con i nostri servizi rivolti ai più piccoli e le loro famiglie, l'assenza e l'insufficienza nella zona di strutture e asili nido comunali.
Negli anni, oltre ad ingrandire la loro attività, hanno instaurato un rapporto sempre più significativo e di fiducia per il nostro lavoro rivolti ai minori e al quartiere, che pian pianino ha cambiato immagine, preso vita e messo in atto azioni e servizi per tutta la comunità
Divenendo essi stessi, i paladini dell’ INCLUSIONE SOCIALE.
Grazie alla loro attenzione verso i più deboli è stato naturale proporre e collaborare con i nostri progetti, che avevano come azione l’inserimento di minori stranieri nella loro azienda come tirocinanti.
Tra le varie borse lavoro istituite, quella di MAKANDIAN, minore straniero non accompagnato della nostra comunità, ad oggi è la loro esperienza più bella e significativa.
Makandian, in questi 12 anni,, con la sua timidezza, educazione e voglia di fare, è divenuto un giovane adulto, che conosce bene il suo lavoro, è ormai un bravissimo magazziniere, ha una sua casa nel quartiere, una fitta rete amicale e un contratto con l'azienda a tempo indeterminato.
Per questo, quando si è ripresentata l’opportunità di inserire un altro minore straniero come tirocinante, hanno subito accettato e accolto DOAOUDA DIALLO, beneficiario del progetto Tempo al Tempo.
Il suo tirocinio dopo il faraginoso l’iter burocratico affrontato insieme ai colleghi di idea lavoro, ha avuto inizio il 4 settembre, e avrà la durata di 6 mesi cosi come da progetto.
Sono contenti di DIALLO, soprattutto Makandian che lo ha seguito e lo segue tutt’ora come tutor,
Diallo è dolce, educato, puntuale e si spera possa diventare durante questi mesi un bravo magazziniere.
Come ho già scritto, negli ultimi mesi, il supermercato in Coop, si è ingrandito, ha acquisito una immagine più elegante, moderna, offre molti servizi, quali edicola e telefonia, ma la cosa più significativa è che le persone che lo gestiscono e ci lavorano da anni sono sempre accoglienti e non hanno mai smesso di rivolgere la loro attenzione a chi ne ha più bisogno e a tutto il quartiere di Montepalma.
Centri di ascolto Caritas Morsenchio, Rogoredo, Santa Giulia e Merezzate
Centri di ascolto Caritas Morsenchio, Rogoredo, Santa Giulia e Merezzate
- Merezzate/Santa Giulia
- IT
- Viale Ungheria, 32, 20138 Milano MI, Italia
- 01-2024
- Sito web
Barbara e Andrea lavorano rispettivamente per il Centro di ascolto Caritas a Morsenchio – presso la parrocchia della Beata Vergine Addolorata- e Rogoredo – presso la parrocchia della Sacra Famiglia. Si tratta di luoghi fisici situati all’interno dei locali delle rispettive parrocchie, che si rivolgono alle persone che attraversano momenti di difficoltà. I Centri di ascolto svolgono in primis un ruolo di ascolto rispetto ai bisogni immediati, come richieste di aiuto alimentare o urgenze economiche, e di reindirizzamento ai servizi del territorio … ascolto che gli operatori trasformano poi in progetti individuali integrati volti a far uscire le famiglie dalla condizione di fragilità. A seconda delle situazioni, il sostegno dei Centri può variare da un accompagnamento per la regolarizzazione dei documenti e per la ricerca di un lavoro o di una soluzione abitativa, ad un indirizzamento per l’apprendimento della lingua italiana … Lavoro che richiede agli operatori anche di saper essere creativi nel trovare le soluzioni ai problemi. In questi ultimi anni si è rilevata una diminuzione del numero delle persone che si rivolgono ai centri d'ascolto ma l’accompagnamento per la soluzione delle situazioni è diventato più duraturo e continuativo nel tempo.
Certamente si tratta di un lavoro difficile, ma le situazioni a lieto fine sono quelle che spingono gli operatori a continuare il loro lavoro. Ad esempio, un ragazzo che ha trovato lavoro ha scritto una bellissima lettera di ringraziamento ed il papà di una famiglia che hanno aiutato per tempo con i pacchi alimentari si è poi presentato da loro carico di borse della spesa dicendo: “Mi avete aiutato per tanto tempo, ora aiuto io voi!”.
Oltre ai pacchi alimentari, che i Centri distribuiscono grazie alle donazioni parrocchiali ed alla collaborazione con il Banco Alimentare, le rispettive parrocchie ospitano servizi di doposcuola e corsi di Italiano per stranieri.
Il problema abitativo è uno dei più urgenti. Nei rispettivi quartieri di Rogoredo e Morsenchio, la rivalutazione immobiliare ha fatto schizzare i prezzi degli affitti, mettendo molte famiglie in difficoltà, in alcuni casi lasciandole per strada … Barbara e Andrea ricordano ancora le difficoltà legate agli sfratti durante il periodo della pandemia, dove le persone non sapevano dove andare, ma la collaborazione con i servizi del Comune e la generosità di tanti parrocchiani hanno permesso di aiutare queste persone anche in questa situazione.
Rispetto a chi si rivolge a loro, affermano che si tratta per la maggior parte di stranieri ma che in questi anni sono aumentati anche gli italiani in situazione di difficoltà: da chi non ha né un lavoro né una pensione, a chi ha problemi di debiti. Per poter dare una risposta efficace, oltre a fare rete con le altre realtà della Caritas Ambrosiana, fanno rete con le scuole e le associazioni del territorio: in particolare con l'aggravarsi della situazione economica e occupazionale, è diventato urgente che tutta la società civile si occupi maggiormente delle povertà, supportando gli sforzi delle diverse realtà del terzo settore che operano nel territorio.
In quanto parrocchia, si definiscono una comunità accogliente e, dalla loro esperienza, le persone hanno ancora sete di relazioni vere e comunità che accolgono. Motivo per cui la parrocchia è frequentata da molte famiglie che arrivano per la catechesi dei bambini e poi si affezionano alle persone ed ai luoghi e continuano a frequentarli. Allargando alla comunità del quartiere, Rogoredo è una realtà ricca di associazioni che organizzano diverse iniziative culturali e sportive e lavorano in rete. Per chi vuole, ci sono diverse possibilità di rendersi attivo partecipando alla vita del quartiere, anche se nel tempo si è rilevato che la partecipazione alle iniziative è un po’ calata: questo probabilmente perché nella società di oggi, frenetica e disgregata, è difficile trovare del tempo oltre alla vita lavorativa e familiare.
Rogoredo è rimasta una realtà a misura di persona, un paese, e l’auspicio è che rimanga un luogo dove è possibile mantenere dei rapporti umani, dove resti in vita lo spirito di comunità, dove questo spazio di relazioni che esiste ancora oggi non venga soffocato dall’efficientismo milanese, dove il tutto viene ridotto alla sua utilità e funzionalità.