Cuneo
Dal 2020 sulla città di Cuneo si sono intensificati azioni per favorire il dialogo tra cittadini e istituzioni, costruire reti e relazioni per rigenerare i legami sociali e gli spazi urbani e per sentirsi parte di una comunità, soprattutto nei quartieri in cui insistono i maggiori cambiamenti sociali.
Descrizione
Le storie

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- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 11-2022
Paola è nata a Cuneo nel 1927, durante il fascismo. Si ricorda che a scuola avevano le divise e ogni sabato pomeriggio dovevano andare ai campi sportivi; la maestra diceva loro di prendere la lana dei materassi per fare le calze per i soldati. C’era un clima fortemente patriottico con la volontà di far grande l’Italia.
Quando è iniziata l’occupazione dell’Albania, lei abitava vicino alla stazione di Pinerolo: c’erano le tradotte piene di soldati entusiasti che cantavano inni, circondati da gente che li applaudiva.
Come “giovane italiana” aveva dovuto scrivere lettere ai soldati in guerra in Russia per incoraggiarli.
Ha studiato segretarie d’azienda e ha iniziato a lavorare a Cuneo alla FIAT, dove ha conosciuto suo marito. Normalmente le donne sposate venivano licenziate, ma a lei avevano concesso di rimanere fino alla prima malattia perché i dirigenti erano amici del marito. Poi ha avuto 3 figli e la sua vita è andata avanti su quei binari.
Durante la guerra il marito era stato arruolato e aveva fatto la campagna di Russia, dalla quale era tornato e aveva scritto un diario per non perderne il ricordo. Poi era dovuto andare al confine con la Germania, dove era stato rinchiuso in una scuola. Raccontava poco di quel periodo, ma si ricordava sempre di quando era stato liberato. Gli avevano dato alcuni marchi per comprare qualcosa da mangiare e c’erano solo due bar aperti, perché la città era stata bombardata. Quello più bello non serviva il caffè con i cucchiaini d’argento agli italiani e allora lui aveva finto di essere francese.
In casa di riposo con lei c’è la moglie di un ragazzo che faceva l’interprete per i tedeschi a Cuneo e passava le informazioni ai partigiani e che lei incontrava sempre sulla strada da Spinetta in macchina con i tedeschi. Quando si vedono si fermano a ricordare la sua storia.
Di Cuneo le piace molto via Roma, dove suo suocero aveva un bellissimo alloggio di fronte a Sant’Ambrogio, ma ora purtroppo l’hanno venduto per pagare la casa riposo.

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- 11-2022
Oreste è nato nel 1934 a Roata Rossi. I suoi genitori gestivano l’Aquila reale a Cuneo: una piccola osteria nel centro storico con il posto per fermare i cavalli nel cortile. Quando aprirono l’attività non c’era ancora la stazione; ogni martedì venivano al mercato i pescivendoli da Savona e, se avanzavano qualcosa, passavano dall’osteria per venderlo a prezzo ridotto.
Ha frequentato l’Istituto Tecnico di Savigliano. A 18 anni ha iniziato a lavorare in ferrovia prima a Torino e poi a Cuneo. Come macchinista ha viaggiato molto: Ventimiglia-Sanremo, Savona, Torino e qualche volta anche Pisa.
La Stazione di Cuneo un tempo era vivace: c’erano gli alloggi dei capi deposito, stazione, servizi al primo piano e al piano terra il ristorante, il tabaccaio, un'edicola e la biglietteria. Oggi gli alloggi sono vuoti e i servizi chiusi, tranne la biglietteria che resta aperta poche ore al giorno.
Oggi è un luogo deserto e purtroppo sono state soppresse tante linee come quella per Mondovì o per Saluzzo-Airasca. Vorrebbe che tornassero ad affittare gli alloggi e ripristinassero i servizi per renderla viva.
La sala reale della stazione, dove venivano accolti il re o altri ospiti importanti, oggi inutilizzata, sarebbe da valorizzare. Bisognerebbe immaginare un’azione di recupero dell’edificio, come quella di Porta Nuova a Torino; far tornare la stazione un luogo sempre attivo, un presidio per la zona, un luogo che trasmette sicurezza e vivacità.
Tanti anni fa a Cuneo c’era il filobus, che collegava la stazione dei treni a Piazza Torino, passando per corso Giolitti, corso Nizza e via Roma. Il deposito era su Corso Giolitti, vicino al Cinema Fiamma.
A Oreste è sempre piaciuta Cuneo, oggi, grazie ad alcuni interventi, è ancora più bella. Un tempo era più ordinata e tranquilla, ma c’era meno gente e la sera si andava a letto prima. Era animata dai mercati: quello del martedì e quello del venerdì, quello dei bozzoli da seta, quello in Piazza Virginio e quello delle granaglie vicino al Comune.

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- 11-2022
Irma è nata a Cuneo, poi si è trasferita con la famiglia a Busca. Quando si è sposata, è andata a vivere a Saluzzo per poi tornare a Cuneo, nel 1966, per gestire il Torrismondi, in via Michele Coppino 33.
Al ristorante ha passato buona parte della sua vita, circa 30 anni, lavorando prima con i cuochi e poi con suo figlio Pierpaolo, fino alla cessione.
All’inizio l’attività comprendeva bar, ristorante e albergo, poi hanno diviso la gestione. Lei e il figlio hanno preso il ristorante, mentre la mamma e il fratello l’albergo e il bar.
La scelta di prendere in gestione il Torrismondi è stata naturale, perché Irma veniva da quel mondo: sua mamma prima gestiva un piccolo bar/ristorante a Busca. Non le dispiaceva lavorare nel settore della ristorazione: si conosceva tanta gente, soprattutto medici che venivano con i rappresentanti a fare pranzo per ascoltare le proposte, accettarle, discuterle.
Oggi il ristorante è diventato un bar/tavola calda e le dispiace vederlo così cambiato: un tempo era un’istituzione. Sicuramente la posizione, vicina all’ospedale, aveva avuto anche il suo merito nel farlo diventare un punto di riferimento.
A Irma piace molto Via Coppino: un tempo, seppur principalmente residenziale, era una zona vivace. Vicino al Torrismondi c’erano un negozio di articoli sanitari, una pasticceria e un ortofrutta. Oggi si rattrista un po’ a vedere come sia diventata più piatta, senza movimento.
Della trasformazione che il suo quartiere ha vissuto si ricorda anche la realizzazione della piazza parcheggio dell’INPS, dove prima c’era uno spiazzo con una casa diroccata che è stata demolita.
Cuneo per Irma è una città bellissima e negli ultimi anni ci sono state iniziative di ulteriore abbellimento: Parco Parri, Viale Angeli, Corso Dante. Corso Nizza invece è sempre rimasta più tranquilla.
Le piace camminare lungo Corso Nizza fino a Rondò Garibaldi e risalire lungo il viale Angeli. Un tempo andava fino al Santuario degli Angeli, ma oggi si ferma prima, perché la passeggiata altrimenti diventa troppo lunga.

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- 10-2022
Paolo ha 36 anni, è laureato in Ingegneria meccatronica e per 10 anni ha lavorato come trasfertista programmatore. Un anno fa si è licenziato senza avere opzioni lavorative, poi ha colto l’opportunità di una supplenza, così ha scoperto i suoi “talenti”. Questo lavoro gli regala il contatto con i ragazzi e molto più tempo libero. Secondo Paolo, sarebbe fondamentale ripensare il mondo del lavoro garatendo più tempo per altro.
Nel tempo libero fa volontariato, acquisendo competenze e sentendosi maggiormente parte della comunità. Vorrebbe che più persone, in particolare giovani, partecipassero superando la paura del prendersi una responsabilità.
Partecipa a iniziative che danno spazio alla sua passione (smontare oggetti per capire come funzionano) e gli permettono di usare competenze per recuperare beni e rimetterli in funzione. Secondo lui, i punti di recupero hanno sia un potere ambientale che sociale perché diventano punti di aggregazione, occasioni per aprirsi alla comunità.
Come volontario della bici-officina, mette a frutto gli studi da accompagnatore cicloturistico e amplia le competenze confrontandosi con chi è più esperto. Questo spazio è diventato un riferimento per migranti e ciclisti amatoriali; gli piacerebbe si formassero anche i fruitori sulla riparazione delle biciclette.
Con Libera, collabora alla riparazione di computer e apparecchiature tecnologiche: il materiale, fornito gratuitamente dalla popolazione, viene aggiustato e donato a chi ne ha bisogno.
Quest’anno Paolo si è messo in gioco in politica nella Commissione ambientale a Borgo San Dalmazzo. Vorrebbe che la politica fosse percepita come qualcosa che riguarda tutti, lavorando per capire cosa porta al disinteresse e cambiare la situazione.
Per il futuro vorrebbe che si creasse una politica condivisa tra Cuneo e i Comuni vicini attenta all’ambiente e alla sostenibilità. Ad esempio, si potrebbero creare linee di connessione con i paesi limitrofi, come le metropolitane leggere francesi.

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- 10-2022
Nicolò lavora come web designer, grafico e videomaker per l’agenzia Libellula.
Vive in Cuneo Nuova, a pochi passi dall’ospedale, con sua moglie e la loro bimba di 4 anni. Si impegnano quanto più possibile per essere presenti nella vita di quartiere. Questa zona è interessata solo marginalmente dai problemi legati all’area della stazione.
Ha vissuto ad Asti e a Torino prima di venire, 6 anni fa, a Cuneo, dove, con sua moglie, ha scelto di abitare per uscire dalla dinamica da grande città: il caos e il traffico non gli mancano certamente. Indubbiamente gli manca l’offerta culturale; Cuneo ha sicuramente fatto progressi, ma può ancora lavorare per dare un’offerta che non riguardi solo l'enogastronomia, ma che valorizzi anche cultura e musica.
Inoltre vorrebbe che esistesse un polo aggregativo come la Casa del quartiere di Torino, dove ritorna con la famiglia: far rivivere uno spazio chiuso con servizi e attività legati al quartiere, un luogo ricco di proposte e in cui poter portare le proprie idee, che non dipenda dalle amministrazioni Comunali, ma continui nel tempo.
Inoltre vorrebbe che si portasse avanti l’importante lavoro di apertura e tolleranza nei confronti di tutti che si è avviato con la popolazione negli ultimi anni.
A Cuneo si trova bene: ha una dimensione più rilassata che aiuta a stare in famiglia. Ama anche la vicinanza del verde e della natura e la presenza di un buon sistema di passeggiate per famiglie: nelle valli attorno a Cuneo, si divertono a sperimentare i percorsi per famiglie.
Un altro punto di forza di Cuneo è che ci sono molte attività, anche se tendono ad essere un po’ monotematiche. Ultimamente, tuttavia, l’offerta si sta diversificando con iniziative come ad esempio la pulizia del Parco Monviso. Grazie a questo momento, Nicolò ha socializzato con altri residenti, cosa che per lui non è sempre facile, venendo da fuori e lavorando molto in casa.
Nicolò in passato è stato musicista in una band e conserva ancora la passione per la musica: ama suonare la chitarra e cantare.
LVIA - Associazione Internazionale Volontari Laici

LVIA - Associazione Internazionale Volontari Laici
Cristina lavora per LVIA (Associazione Internazionale Volontari Laici), realtà fondata nel 1966 da Aldo Benevelli, prete partigiano, con l’intento di realizzare progetti di cooperazione internazionale in Africa.
LVIA opera in 10 Paesi africani per garantire diritti fondamentali quali cibo, acqua e salute, avvalendosi di personale locale e di qualche “espatriato” per il coordinamento. In questi Paesi organizza viaggi di conoscenza per scoprire i progetti e incontrare altre realtà e scambi giovanili con momenti di formazione condivisa. Affronta tematiche come acqua, ambiente, sicurezza alimentare, inclusione, migrazione di ritorno, riciclo ed educazione. In Italia collabora a progetti nazionali e locali su temi come l’economia circolare, il clima e la cittadinanza attiva.
A Cuneo organizza attività di sensibilizzazione e raccolta fondi nelle giornate mondiali dell’acqua e dell’alimentazione e collabora a progetti.
Un esempio è il progetto “Nutrire l’inclusione, far crescere la comunità” per creare occasioni di inclusione e ridurre lo spreco: i volontari, residenti e migranti, raccolgono le eccedenze alimentari al mercato e presso alcuni esercenti e le donano alle famiglie bisognose. I negozi coinvolti, gestiti da persone con background migratorio, spesso hanno poca eccedenza, ma forniscono alimenti esotici, che sono ben accolti dalle famiglie e stimolano lo scambio di ricette e l’organizzazione di eventi sulla tematica. Il gruppo di 15 volontari è molto motivato ed eterogeneo sia come background che come età.
Tutte le informazioni sui progetti si trovano sulle pagine social e sul sito, nella newsletter mensile o nel giornalino cartaceo.
LVIA ricerca volontari per i progetti o a supporto dell’attività d’ufficio: ci si può candidare via mail, telefono o presso la sede.
LVIA vuole proseguire il progetto Nutrire l’inclusione, implementare il coinvolgimento degli abitanti e dei commercianti del quartiere, proseguire un servizio e incrementare le relazioni con le realtà già attive a Cuneo e nel quartiere.

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- 10-2022
È nato in Francia ed è a Cuneo da quando ha 13 anni, ha studiato come disegnatore meccanico e ha lavorato nell’ufficio tecnico Michelin per 33 anni.
Ora è pensionato, vedovo e vive con il figlio. Ha una casa in montagna ed è un grande appassionato di bicicletta da corsa, da sempre, perché gli permette di mantenere attivi testa, orientamento e fisico, in estate e inverno. La sua prima bicicletta da corsa l’ha avuta a 13 anni e oggi che ha 75 anni continua ad andare.
Quando era piccolo aiutava la mamma nel bar di famiglia, il poco tempo libero lo usava per la bicicletta.
È responsabile di un gruppo di ciclisti a Confreria e fa parte dei volontari della bici-officina de La Boa, dove ha iniziato dopo aver insegnato ad andare in bici ad un gruppo di ragazze come volontario per la cooperativa Momo.
Lavora come volontario anche nel condominio e fa l’hobbista per gli amici. Si reputa un volontario da tanto tempo, anche solo con gli amici: aiutare gli dà soddisfazione. Se è in grado di dare il proprio aiuto in base alle sue competenze, lo fa con piacere.
Da giovane gli piaceva disegnare e dipingere, ma non ha mai fatto corsi; oggi la pittura non gli interessa più. Ha deciso di studiare come disegnatore meccanico, perché il titolo gli permetteva di lavorare con il disegno, mentre la pittura non gli avrebbe permesso di sostenersi. Il suo lavoro in Michelin gli piaceva molto, anche se nei 33 anni di attività, è cambiato moltissimo, soprattutto con l’arrivo dei programmi di disegno, come AutoCAD. Quello che gli dava più soddisfazione era il poter disegnare cose che poi venivano realizzate davvero e che lui conosceva alla perfezione perché erano “sue creature”.
Quando è nato suo figlio si è dedicato alla famiglia e in particolare al figlio, perché quando aveva 10 anni ha perso la mamma.
La sua esperienza da emigrato italiano in Francia gli ha fatto capire cosa significa essere “stranieri”. Al di là della nazionalità, crede che la differenza la faccia la persona.
Fondazione Opere Diocesane Cuneesi - progetto Domiciliarità

Fondazione Opere Diocesane Cuneesi - progetto Domiciliarità
Viviana fa parte della Fondazione Opere Diocesane Cuneesi ed è coordinatrice di un progetto di Domiciliarità nato 6 anni fa dalla preoccupazione di una famiglia di non avere qualcuno a cui rivolgersi “nel caso succedesse qualcosa”. Questa esigenza è comune a molte persone che vivono in appartamenti senza ascensore, soli, in attesa di entrare in una residenza per anziani o con il desiderio di ritardare l’ingresso.
Oggi circa 80 persone accedono al servizio: per usufruirne è sufficiente chiamare il numero di riferimento ed effettuare un colloquio finalizzato a strutturare un progetto personalizzato. Il costo per l’assistito è molto più basso rispetto a quello delle RSA.
Il principale metodo di conoscenza e diffusione è il passaparola, ma quando si diede avvio al progetto si distribuirono anche alcuni volantini nei punti strategici.
È emerso, nel tempo, come il bisogno primario sia il desiderio di compagnia: le richieste sono legate più alla sfera relazionale ed emotiva che a quella sanitaria o di aiuto fisico. Con le persone assistite si creano rapporti di amicizia e fiducia.
Le prestazioni vanno dall’alzata del mattino all’igiene personale, dall’accompagnamento alle visite mediche alla consegna di pasti a domicilio, dalla fisioterapia alla parrucchiera, alla pedicure…Non possono coprire l’intera giornata, ma sono qualitativamente molto alte.
Presso Casa Famiglia si può consumare il pranzo in condivisione e, al pomeriggio, partecipare alle attività: qui sono nate amicizie e storie d’amore. Prima del covid era nato “1 ora da diva”, un momento in cui ci si faceva belle, un pretesto per stare insieme, divertirsi e mangiare qualche dolce. Durante il Covid si è cercato di portare avanti il progetto, nonostante le difficoltà, e oggi si cerca di ripartire come prima.
Viviana vede la Domiciliarità come il futuro e spera in una presa in carico di questa necessità anche da parte del Comune per ampliare il servizio in stretta collaborazione con le realtà che già ci lavorano.

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- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Nicolò ha 35 anni, è geologo libero professionista. Ha studiato a Torino e lavorato per un po’ di tempo in Università, facendo ricerca con un dottorato in geotermia. È poi stato per 5 anni in Canada, a Quebec City, dove si è occupato di studi sulle potenzialità della geotermia come fonte alternativa di riscaldamento, entrando in contatto con le popolazioni autoctone dei villaggi del Nord del Quebec. Da poco è rientrato a Cuneo, sua città natale. Al suo rientro, non ha trovato la città particolarmente cambiata. L’impatto più grande è stato quello con una società diversa, in generale, da quella canadese. Ha notato comunque una maggiore presenza di piste ciclabili e di parchi. La dimensione di Cuneo e la sua vicinanza alle montagne gli hanno regalato il piacere di tornare.
Parla correntemente il francese, che ha migliorato in Quebec. Dalla sua esperienza canadese ha portato a casa la consapevolezza dell’impatto da immigrato in una società diversa, in cui tutto deve essere costruito da zero, e un diverso approccio alla vita con un minore attaccamento al lavoro lasciando spazio per coltivare hobby, passioni...
Gli piace fare sport all’aria aperta e fare volontariato, attività che risponde alla sua necessità di dedicare a qualcun altro parte del suo tempo. Collabora con la biciofficina della Boa e con l’LVIA nel progetto “Nutrire”, che prevede il recupero delle eccedenze mercatali per ridistribuirle ai più bisognosi.
In Canada, oltre al lavoro in Università, faceva il meccanico part-time in un negozio di biciclette, attività per liberare la mente in alcuni momenti della settimana, dedicandosi ad un lavoro “fisico”.
Per il futuro di Cuneo spera in più “mobilità intelligente”: una città che si muova sempre di più senza macchine grazie ad un sistema di servizi che collegano le frazioni al centro. Spera inoltre che ci sia più integrazione, che richiede sforzo ad aprirsi, conoscere, legare, uguale da parte di chi vive qui da tanto tempo e di chi arriva.
The Corner

The Corner
Vittorio ha 29 anni ed è nato in Cuneo Centro. È titolare del The Corner, un bar-ristorante aperto a dicembre 2021, che offre dalla colazione all’aperitivo e l’idea è di fare prossimamente anche i brunch la domenica. Tutto il background di Vittorio è stato importante per questo lavoro di imprenditore e ristoratore, che lo porta sia ad amministrare sia ad aiutare in cucina o a servire ai tavoli, insieme agli altri 12 lavoratori.
Con il bar è “ritornato alle origini”, riprendendo in mano il suo diploma all’Alberghiero di Dronero. Prima, Vittorio ha lavorato all’estero nell’ambito della finanza, prima in Germania e poi in Inghilterra, da cui ha preso ispirazione per lo stile “inglese” del locale.
Il locale ha un wifi che può essere usato da studenti e lavoratori; sotto i divanetti ci sono le prese elettriche e usb per ricaricare i propri dispositivi. La cucina è a vista, con attorno i tavoli per mangiare, la pianta è triangolare e al centro ha un albero.
La sfida è stata quella di aprire un luogo bello ed elegante in una zona difficile, con l’obiettivo di portare nel quartiere persone benestanti con un potere di acquisto e di spesa medio-alto e migliorare con questo tutta la zona.
Nel weekend si tengono alcuni eventi con dj sempre nuovi che finiscono prima della mezzanotte e rispettano i livelli di musica definiti da regolamento comunale; infatti per il momento il rapporto con il vicinato è buono. La clientela è principalmente caratterizzata da persone tra i 20 e i 45-50 anni.
Rileva che da quando si sono insediati la situazione nel quartiere è diventata migliore, anche la sera la frequentazione è aumentata e l’illuminazione del locale ha incrementato la sicurezza, anche se ciò non basta per risolvere i problemi che ci sono.
Ambulatorio Medico di Via Meucci

Ambulatorio Medico di Via Meucci
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- Via Antonio Meucci, 15, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Valentina è una mamma di tre bambini e lavora come medico di famiglia a Cuneo da quasi otto anni, in uno studio insieme ad altri colleghi nel cuore del quartiere Cuneo Centro, in via Meucci.
Tra i suoi 1300 pazienti ci sono persone di tutti i tipi, estrazioni sociali e nazionalità: il suo lavoro le permette di conoscerle in modo profondo. In questi anni ha notato che la composizione dei suoi pazienti è cambiata: gli anziani “storici” del quartiere sono venuti a mancare e sono aumentati i pazienti giovani provenienti da altri stati e con cui non sempre è facile capirsi e per questo, in alcuni casi, intervengono mediatori culturali.
Inoltre spesso gli stranieri non conoscono i servizi sanitari a cui possono aver accesso, quindi una parte del lavoro del medico è anche di informarle su questi.
Il covid non ha aiutato: le persone sono molto più chiuse, insicure, spaventate, esasperate. Questo ha portato a un isolamento delle persone che non cercano più l’incontro, le situazioni conviviali e sono più ansiose e meno serene. Questo aspetto lo riscontra non solo negli anziani, ma tra i giovani che non lavorano e non studiano.
La cosa essenziale per stare bene è uscire di casa, muoversi: Cuneo è una città adatta a farlo, con tanti spazi aperti, piazze e parchi. Così facendo, le occasioni per incontrarsi, fare cose ecc. nascono di conseguenza.
Valentina, negli anni, ha imparato che bisogna avere cura di se stessi, del proprio equilibrio mentale e della propria salute, tenersi del tempo per fare cose al di fuori del lavoro, mettere dei limiti alla disponibilità verso i pazienti.
Per il futuro del quartiere vorrebbe che i tanti locali sfitti si riempissero di attività, che ci fossero bambini che giocano nei giardini, persone anziane che si incontrano e camminano per le strade con qualcuno sottobraccio.

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- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Simone è laureato in architettura, ma non ha mai fatto l’architetto con continuità, lavorando principalmente come grafico. Ha cambiato lavoro perché si sentiva chiuso in un vortice, non riuscendo a fare ciò che voleva, come voleva. Oggi lavora con l’Associazione culturale Noau, realtà che gli permette di essere parte di un gruppo con una visione comune. Inoltre è volontario nell’Associazione Origami con cui organizza eventi musicali. Continua ad essere incasinato tra le tante cose da fare, ma soddisfatto nel farle.
Per lui il detto “Fai della tua passione un lavoro e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita” è una grande falsità: è fondamentale ritagliarsi del tempo per gli interessi, per non fare nulla e per staccare la testa e trovare un equilibrio.
L’arrivo della figlia Carlotta, sei anni fa, ha modificato la vita di tutta la famiglia e lo ha portato a fare alcuni cambiamenti.
La sua passione più grande è la musica, il suo più grande rimpianto è non saper suonare. Ha messo questo interesse anche nel suo lavoro: era il “sesto elemento non suonante” di un gruppo cuneese, organizzava concerti, tour e scriveva pezzi. È stato inoltre tour manager e social media manager per alcuni artisti.
Per lui è fondamentale passare del tempo con persone diverse per entrare in contatto con altri punti di vista, confrontarsi, cambiare insieme, crescere.
Con la famiglia vive in Cuneo Centro, dove abita da quando aveva 6 anni. Frequenta il quartiere, dando una mano con le sue competenze, ad esempio disegnando il logo del Comitato. Recentemente ha potuto lavorare nella zona insieme a Noau, portando iniziative culturali inedite.
Pensa che Cuneo sia una buona “zona di comfort”, anche se il suo quartiere è un incastro non sempre facile di persone diverse per abitudini, culture, punti di vista. Vorrebbe che ci fosse più disponibilità a ragionare sulle necessità anche degli altri, non creare conflitti per cose piccole e irrilevanti: è compito di tutti impegnarsi ad ascoltare e capire, prima di giudicare.

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- 10-2022
Roberta abita nel quartiere Cuneo Centro, è mamma di tre figli, è educatrice professionale e ha sempre lavorato a contatto con la disabilità.
Quando frequentava le superiori, faceva volontariato con i disabili e così ha deciso di iscriversi al corso di formazione per educatori.
Ha iniziato lavorando, per circa un anno, nell’ex manicomio di Racconigi ed è stato molto pesante e impegnativo. Oggi segue le attività di un centro disabili a Borgo San Dalmazzo.
Roberta, nel suo tempo libero, lavora a maglia, all’uncinetto e al ricamo. Inoltre le piace realizzare i fiocchi nascita: al momento li prepara per parenti e amici. In un precedente lavoro, sempre con i disabili, aveva messo questa sua passione nell’attività e realizzato un laboratorio di cucito.
Abita a Cuneo fin da quando era bambina, ma all’epoca viveva dove oggi ci sono le piscine comunali. Quella zona un tempo era già campagna: i suoi nonni stavano lì e avevano le mucche. Anche i suoi figli sono cresciuti lì, nonostante lei abitasse in centro, perché tutti i suoi familiari vivono lì e lei torna spesso perché si sta bene.
Roberta ama molto la sua città, un amore “viscerale”: quando le capita di allontanarsi per un tempo più lungo, rientrando si sente bene guardando ciò che la circonda. Vedendo la “corona di montagne” si sente subito a casa.
Nel suo quartiere è attiva: non le piace lamentarsi, ma poi tirarsi indietro se le viene proposto qualcosa.
Per il futuro è un po’ preoccupata perché ha visto un cambiamento repentino e in negativo nel suo quartiere, oltre che in altre zone della città: negozi abbandonati, sporcizia, violenza. Spera possa esserci una maggior sicurezza e tranquillità tornando la sera da soli, soprattutto per ciò che spesso avviene sotto casa. Ha anche pensato di spostarsi, però le dispiacerebbe per i legami che ha creato nel quartiere e inoltre vorrebbe dire svendere l’alloggio perché gli immobili in zona hanno perso valore.

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- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Riccardo è nato a Fossano nel 1935 e, dopo aver lavorato in un Autogrill per quattro anni, è stato gestore del Bar Ricky per 35 anni, dal 1970.
Quando arrivò a Cuneo, tutti gli dicevano “Non andare a Cuneo, non riuscirai ad andare avanti”: era difficile entrare nei giri di amicizie e conoscenze già esistenti. In effetti, in confronto a Fossano che era più un “paesone”, a Cuneo era difficile conoscere anche chi abitava sul tuo stesso pianerottolo.
Prima del suo arrivo, il bar prima era un’osteria, “Da Demo”: per qualche mese la gestì ancora come osteria ed era frequentata da uomini che già al mattino bevevano mezza bottiglia di vino.
Poi trasformò l’osteria in un bar e così l’attività divenne più remunerativa. Partendo dalla sua esperienza in Autogrill, iniziò a proporre alcuni cibi che si proponevano ai clienti internazionali in autostrada e a cui i cuneesi non erano abituati, come gli hot dog. Nel suo bar mise anche un microonde, comprato a Milano, tecnologia che all’epoca nessuno conosceva.
Il suo bar era un ritrovo per studenti, data la vicinanza alle scuole. Nella tavernetta, dove gli studenti che “schissavano” la scuola andavano a nascondersi, aveva inserito un jukebox.
Riccardo abitava e lavorava nella stessa zona che era bella e tranquilla: c’erano molti uffici e lavoratori.
Il suo bar apriva alle 5:00 per dare un servizio a chi partiva presto dalla stazione e chiudeva alle 20:00, presto rispetto agli altri locali presenti in città. Era un bar principalmente di passaggio, con soli due tavolini. All’epoca era anche l’unico gestore di bar di Cuneo a fare le ferie, cosa che fu motivo di critiche dai clienti che dicevano “Guarda questo che si è già fatto un sacco di soldi e può andare in ferie”.
Oggi il suo bar è gestito dal figlio e ha cambiato il nome in “Torrefazione Dotta”.
Società San Vincenzo

Società San Vincenzo
Patrizia è volontaria da circa 20 anni nella San Vincenzo, un’associazione di laici cattolici presente a Cuneo dal 1855 che promuove la persona umana attraverso un rapporto di vicinanza. Il volontariato per lei è uno strumento straordinario che educa alla carità, un’esigenza dell’uomo di interessarsi agli altri, mettendo in comune ciò che ha per partecipare alle vite altrui.
L’Associazione lavora in rete con altri enti sociali del Terzo Settore, il Comune e molte altre realtà e i suoi volontari seguono tutte le attività, non occupandosi di un solo settore. Patrizia è tesoriera, si occupa delle questioni amministrative e di emergenza abitativa (San Vincenzo mette a disposizione 5 case per famiglie in emergenza). È inoltre referente di Casa Madre della Speranza, una casa di accoglienza femminile che in 10 anni ha accolto circa 90 donne in difficoltà, talvolta accompagnate da bambini. Le donne ospitate lavorano nella stireria creata con il progetto “Donne di ferro”, un servizio gratuito per i fruitori che permette alle ospiti di fare un’azione “restitutiva”. In questo momento si occupa inoltre dell’accoglienza di alcune famiglie ucraine.
La visita in famiglia è l’attività che a Patrizia piace di più: andare a casa delle persone crea una relazione diversa, porta le persone ad aprirsi di più e ti porta anche a essere coinvolto maggiormente.
La San Vincenzo ha inoltre dei centri viveri per la distribuzione di borse con alimenti di base. Prima della pandemia, la domenica mattina, presso il Duomo, distribuivano la colazione alle persone bisognose. Quest’attività coinvolgeva i giovani a differenza delle altre che richiedono maggior tempo e costanza. Per far crescere lo spirito volontaristico nei ragazzi, la San Vincenzo ogni anno promuove nelle scuole il progetto “Nei suoi panni”: una premiazione di progetti sociali da sviluppare.
Per l’associazione sarebbe utile rinnovare i linguaggi e migliorare la presenza sui social per poter arrivare maggiormente alle nuove generazioni.
Caffé Bontà

Caffé Bontà
Patrizia vive in via Meucci e, da 20 anni, lavora nel suo bar in Via Silvio Pellico, che è un luogo familiare, un punto di riferimento del quartiere, dove ognuno si sente a casa sua. Ascolta le problematiche dei suoi clienti davanti ad un caffé e cerca di essere d’aiuto a tutti, anche a chi non può permettersi un panino.
Prima di gestire il bar con la sua socia Chiara, ha lavorato nella cucina di una casa di riposo e poi ha fatto pasta fresca per 7 anni.
A Patrizia piacciono le mucche, i pascoli, la montagna: i suoi genitori erano contadini e da piccola ha allevato un suo vitellino. Oggi a casa ha due gatti con cui dialoga la sera quando torna a casa. Le piace molto andare a camminare. Non le piace, invece, stirare e infatti si fa aiutare da una signora del quartiere.
A Patrizia piace Cuneo per la tranquillità e la qualità di vita, anche se pensa che per i giovani ci vorrebbe un po’ di movida in più.
È innamorata del viale di Via Silvio Pellico, le piace lo scambio etnico, anche se non è sempre facile: crede che spesso bisognerebbe mettersi nei panni di chi arriva da altre parti del mondo.
Il suo sogno nel cassetto è aprire un piccolo chioschetto su una spiaggia…non si sa mai.

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- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Nicolò ha 26 anni e nel suo tempo libero ama vivere la montagna, soprattutto la Valle Maira perché è selvaggia, affascinante e congelata nel tempo.
È operatore dell’accoglienza in Caritas. Segue prevalentemente le attività legate al progetto Presidio, volto a combattere il caporalato e lo sfruttamento in ambito lavorativo. Lavora anche nel CAS per l’accoglienza dei profughi ucraini, allo sportello fisso di presidio del punto .Meet e in progetti di accompagnamento a persone senza fissa dimora.
Da circa un anno collabora con la Caritas, realtà che ha incontrato nel suo precedente lavoro in Diocesi all’interno del progetto Policoro, dedicato ai giovani.
Nicolò ha studiato presso la scuola agraria di Cuneo, in seguito si è iscritto a Educazione Professionale e poi ha frequentato due anni di Teologia, ma non ha terminato i percorsi iniziati. Il mondo del sociale gli è sempre piaciuto e lo ha approcciato da diversi punti di vista: come volontario in parrocchia e nell’ambito dei corridoi umanitari e come assistente alle autonomie.
Nell’ambito in cui opera, percepisce un bel lavoro di rete, una rete che sostiene tutta la mole di azioni da portare avanti. Una nota dolente è la scarsa partecipazione dei giovani, anche se, quelli che ci sono, sono molto motivati e bravi. Sicuramente è necessario cambiare il modo di comunicare per rendere appetibile e attraente per le nuove generazioni la scelta di impegnarsi nel volontariato.
Per parte sua, agli altri giovani dice: “impariamo ad ascoltare e prendiamoci il nostro spazio per chiedere ad alta voce quello che crediamo ci spetti, perché questo è il nostro tempo”.

- Cuneo
- IT
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Mauro è un ex operaio di una fabbrica di serramenti. Oggi è un pensionato con una grande passione per la bicicletta, lo sport e i viaggi. Ha scoperto la bicicletta, quando ha iniziato ad utilizzarla per andare a lavoro. Le capacità manuali, invece, le ha sviluppate grazie al suo lavoro da serramentista.
Seguendo i suoi interessi, è diventato volontario nella biciofficina de La Boa. Per lui è un’attività piacevole, soprattutto per i sorrisi che riceve quando aggiusta una bici.
Ha sempre viaggiato, spinto dalla curiosità di scoprire sempre posti nuovi. Prima si muoveva in vespa o in moto dormendo in tenda, poi in albergo e infine con il camper, con cui ha girato tutta l’Europa e gli permette di fermarsi ovunque voglia. Anche quando è in vacanza, non si dimentica la bicicletta: la usa per spostarsi da dove parcheggia il camper alle spiagge o alle città da visitare.
Prima di vivere a Cuneo, Mauro abitava in una frazione. Il cambiamento più grande da affrontare è stato quello di non vedere mai chi abita di fronte a te. Con il tempo, ha imparato ad occupare solo i suoi spazi, senza condividere troppo con gli altri. Pur non vedendosi tra vicini, a Cuneo si sa sempre tutto di tutti: la mentalità è tanto “da paesino”, soprattutto in relazione ad alcuni personaggi.
Mauro apprezza le comodità della città: piste ciclabili che ti permettono di lasciare la macchina ferma per settimane.
Apprezza molto i Paesi del Nord, caratterizzati da una forte cultura eco-sostenibile. A Cuneo non ci sono ancora la mentalità e le infrastrutture giuste, anche se gli spazi ci sarebbero: Mauro sogna un cambiamento in questa direzione per la sua città. Immagina un sistema di parcheggi di testata con un servizio di navette che portino in centro e permettano di lasciare l’auto in periferia e una rete di piste ciclabili che colleghino tutte le frazioni.b

- Cuneo
- IT
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Matteo ha 23 anni, da quando ha cinque anni abita a Cuneo, in via Silvio Pellico. Per questo motivo ha vissuto tutte le evoluzioni del quartiere, rendendosi conto che la situazione e gli abitanti sono cambiati molto. Le attività storiche si sono spostate o hanno chiuso e sono state sostituite da attività etniche. Cambiando i negozi, si è modificata anche la frequentazione.
Alle superiori ha frequentato l’I.T.I.S., scuola che non gli è piaciuta per niente. Poi ha deciso di andare all’università e studiare comunicazione, una delle sue passioni. Un’altra è il calcio: gioca in una squadra fin da quando era bambino. Il suo sogno sarebbe unire le cose che gli piacciono e occuparsi di comunicazione sportiva, diventando il social media manager di una squadra calcistica importante. Nel suo piccolo ha iniziato a farlo per il Caraglio, la sua squadra.
Ritiene che il Social Media Manager sia un lavoro importante per aiutare le attività ad essere presenti su Internet, perché oggi qui avvengono tutte le ricerche.
Essendo nel quartiere da quando ha 5 anni, Matteo vede la “Cuneo per i giovani” molto altalenante: ci sono alcuni eventi per i giovani, ma gestiti e organizzati non con continuità. Tra i giovani è diffusa l’idea che Cuneo sia una città per i vecchi, dove prevalgono gli ostacoli alla possibilità di fare festa la sera e non ci sono altre possibilità di fare cose diverse dal mangiare e bere qualcosa in un locale o andare in una delle poche discoteche rimaste. Manca un vero luogo di ritrovo riconosciuto in cui fare qualcosa di diverso. A Matteo piacerebbe ci fosse un appuntamento fisso ogni settimana attrattivo per i giovani, nello stesso spazio, che potrebbe diventare per i ragazzi un punto di riferimento.
Matteo non vorrebbe vivere in un posto diverso da Cuneo, per la sua posizione vicina a montagne e mare, per il suo clima, per il suo essere “città-non-città”, con una dimensione giusta perché si possa stare in tranquillità e anche per le persone un po’ chiuse, ma piacevoli.
Deep Line Tattoo

Deep Line Tattoo
Matteo è un tatuatore da più di 25 anni, quando non era nemmeno considerato un vero lavoro, ma per Matteo è molto di più: l’ha aiutato ad affrontare il mondo.
Ha trasferito il suo negozio in Via Silvio Pellico nel 2017, perché aveva bisogno di alberi, verde e quiete: dove stava prima c’era troppo chiasso.
In merito alle problematiche di quartiere, Matteo pensa che, in realtà, i problemi ci siano dappertutto e che il problema vero sia far sempre finta di non vedere o guardare solo per poi giudicare, mentre bisognerebbe saper ascoltare per abbattere i muri.
Grazie al suo lavoro, è entrato in contatto anche con situazioni “estreme” e ha imparato a coglierne il lato positivo: la multietnicità della zona gli ha permesso di conoscere tante persone, usi e costumi, sensi estetici, simbologie diverse, situazioni molto stimolanti. Il suo mondo è fatto di immagini, simboli, culture: quando può incontrare culture differenti, gli si spalanca un mondo.
Si definisce molto curioso. Oltre che per i tatuaggi e il disegno, ha una grande passione per la musica: definisce la sua vita come una grande colonna sonora.
Gli piace inoltre andare in bici, isolarsi, stare nei boschi e in tutti quei luoghi che gli permettono di staccare la spina e uscire per un po’ dalla quotidianità.
Ha tante idee che gli piacerebbe sviluppare nel suo studio, aprendo alcune attività al pubblico.
Sogna un grande concerto (o tanti concerti diffusi) in una via Silvio Pellico chiusa al traffico, con persone che si incontrano, si scambiano punti di vista e una grande jam session finale.
Perché non unire le idee? Se si è in tanti, il peso dell’organizzazione diventa più gestibile.
Città dei Talenti

Città dei Talenti
Mariella lavora per la Cooperativa Sociale Orso; a Cuneo, è la coordinatrice del progetto e luogo Città dei Talenti, nato da un bando in cofinanziamento tra l’Impresa Sociale Con I Bambini e la Fondazione CRC. In quel periodo alcune organizzazioni in Provincia di Cuneo stavano lavorando sull’orientamento precoce e questa è stata l’occasione di creare un luogo fisico dedicato al tema.
La Città dei Talenti, situata al primo e secondo piano del Rondò dei Talenti, mette insieme 17 partner tra cooperative e agenzie formative, che collaborano per organizzare attività volte a sviluppare una riflessione sull’orientamento a partire dal tema dei talenti destinate alle classi terze e quarte della scuola primaria e prime della secondaria di I grado. L’obiettivo è aiutare bambini/e e ragazzi/e (dai 7/8 anni) a esplorare i loro talenti, capire le loro predisposizioni e attitudini che in futuro possono guidare le loro scelte: infatti chi trova la strada giusta, non la abbandona.
A Città dei Talenti si può accedere per diverse attività: il percorso esperienziale con il gruppo classe o come singoli, laboratori, ecc. Tutta l’offerta è disponibile su www.cittadeitalenti.it, e ci si può anche iscrivere alla newsletter per rimanere aggiornati.
Chi accede allo spazio può fare un viaggio per scoprire soprattutto i talenti che non conosce: ognuno di noi naturalmente ne possiede almeno cinque. Inoltre si possono scoprire lavori meno conosciuti, in ambiti diversi da quelli normalmente presentati.
Il messaggio che si vuole trasmettere è che l’importante è fare bene le cose che ci piacciono, al di là dello “status” che nella società i vari lavori hanno.

- Cuneo
- IT
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Margherita è nata a Polonghera il 26 febbraio 1925 da una famiglia di nove fratelli e sette sorelle avuti da due madri diverse (tra loro sorelle), in una cascina in campagna.
Custodisce molti ricordi legati alla guerra partigiana, che toccò da vicino la sua famiglia.
A 21 si è sposata e ha fatto la mugnaia per vent’anni, a Osasio (TO), in un mulino tradizionale alimentato dalla forza motrice dell’acqua.
La sua prima figlia, Luigina, ha lavorato per molti anni all’Ospedale Santa Croce a Cuneo e viveva nel convitto dell’ospedale. Per lei, Margherita e il marito si sono poi spostati a vivere a Cuneo.
Negli anni ’60-’70 Cuneo finiva dove c’era l’Ospedale e di quel periodo si ricorda il Cantagiro a Cuneo. In quell’epoca si costruirono molti palazzi che sostituirono le cascine. Nel vicinato gli abitanti erano molto uniti, ci si conosceva tutti. Margherita potrebbe raccontare aneddoti su ciascuno di loro.

- Cuneo
- IT
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Luca è un agente di commercio in un ingrosso di formaggi e salumi. Da alcuni anni ha scelto di andare al lavoro in bicicletta: da San Rocco Castagnaretta a Confreria, tutto l’anno, 15 km tra andata e ritorno, con tutto il necessario per ogni condizione meteo.
Passando dal Movicentro, ha iniziato a notare alcuni stranieri che si mettevano a posto la bici ma spesso erano in difficoltà anche nel fare piccole cose, più volte ha pensato di andare ad aiutarli. Poi è venuto a conoscenza dell’esistenza della bici-officina e così ha deciso di collaborare come volontario dando una mano con le poche competenze in suo possesso e mettendosi in gioco.
Con il servizio in bici-officina, ha la possibilità di impegnarsi per fare qualcosa per chi ha bisogno, rendendo concrete quelle che spesso sono solo parole. Inoltre dal confronto con i frequestatori di questo spazio, impara ogni giorno qualcosa: loro fanno davvero i chilometri pedalando tra casa e lavoro. Prendendo esempio da loro, la bicicletta potrebbe diventare il principale mezzo di trasporto ogni volta che è possibile sostituirla alla macchina.
Per Luca la bicicletta è una passione, poi è diventata mezzo di trasporto: lo rilassa e gli permette di avere del tempo per sé. Nella mezz’ora che impiega per andare a lavoro pensa, incontra e saluta altre persone; piccoli aspetti che diventano parte della sua routine.
Per lui la bicicletta dovrebbe diventare uno status symbol, in grado di attrarre anche i giovani, come oggi lo sono l’iphone o la macchina: pulita, economica, silenziosa. Forse un problema è che non sostiene il consumismo.
Lui ama pedalare per il Parco Fluviale, che offre scorci bellissimi da godersi e che consiglia a tutti.
Spera che Cuneo rimanga il “paesone” che ora è, con persone che si conoscono e si salutano e con tante piste ciclabili.
Chicken King

Chicken King
- Cuneo
- DO
- Via Silvio Pellico, 7, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Helen è nata in Ecuador nel ’79 ed è in Italia da 14 anni. Quando è arrivata, non conosceva né la lingua né il Paese. Ha iniziato facendo tanti lavori differenti tra cui la badante e la baby-sitter.
In Ecuador ha avuto una figlia, che ora ha 19 anni, poi qui in Italia si è spostata e ha avuto un altro figlio.
Oggi gestisce un locale, il Chicken King, in via Silvio Pellico, che ha rilevato nel 2018 inseguendo il suo sogno di lavorare nella cucina, ma non sapendo nulla su come gestire l’attività. All’inizio si è sentita un pesce fuor d’acqua e negli anni ha avuto anche momenti difficili e tanti ostacoli da affrontare e superare. Sente che ancora oggi non ha raggiunto quello che sognava per il suo locale.
La cucina che propone è ecuadoriana e domenicana (pollo fritto, pesce, gamberi, chevice, empanadas, platano) ed è apprezzato dagli altri sudamericani che vivono a Cuneo. Gli italiani invece non la conoscono ancora abbastanza.
Quando ha aperto il suo locale, si aspettava maggiore apertura da parte degli abitanti. Invece si è trovata ad affrontare uno scontro tra abitudini locali e modo di vivere sudamericano (aperto, rumoroso, con musica ecc.). Con il tempo, sta riuscendo ad adattarsi al contesto in cui si trova, controllando maggiormente la sua clientela.
Sono stati tanti i momenti in cui ha pensato di andarsene e mollare, ma è difficile staccarsi da qualcosa che si è creato.
In futuro spera che i residenti possano vederla con occhi diversi, non solo per il rumore creato dal suo locale, ma anche per il suo impegno come lavoratrice e impreditrice, rispervandole maggior rispetto. Helen vorrebbe che il quartiere si popolasse di nuove attività in grado di riempire i locali vuoti e creare un luogo vivo, ma anche maggiormente sicuro e controllato.
A tutte le persone che vivono nel quartiere, Helen vuole lanciare un invito a venire conoscerla e ad assaggiare i suoi piatti (dice che il suo pollo è il migliore di Cuneo!).

- Cuneo
- IT
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Guido ha 66 anni ed è in pensione da un anno e mezzo. Ha lavorato in Posta per 35 anni, occupandosi delle spedizioni e interagendo con il pubblico allo sportello.
Ha vissuto 3 anni a Roma in una comunità internazionale e un anno e mezzo a Torino. Andandosene ha aperto la propria mente e capito che Cuneo non è che un puntino del mondo.
Fin da giovane ha deciso di dedicare parte del suo tempo libero al volontariato. Ha svolto il servizio civile in Caritas come alternativa alla leva militare, occupandosi di prima accoglienza e di attività parrocchiali per i giovani. Oggi è volontario alla bici-officina del progetto La Boa. Ha scelto questa attività perché voleva impegnarsi in un contesto “laico”, non legato al mondo religioso, lontano dal dare insegnamenti.
Nel restante tempo libero si dedica alla manutenzione della sua casa e all’apicoltura, per la quale ha ereditato la passione da suo suocero. Nell’apicoltura non si finisce mai di imparare, ogni volta è come andare a scuola per entrare nella mentalità delle api.
Per il futuro di Cuneo vorrebbe idee nuove che permettessero di recuperare realtà aggregative che oggi rischiano di scomparire.
Gioie di creta

Gioie di creta
Lucrezia e la sua collega gestiscono come associazione culturale “Gioie di Creta” una bottega in cui vengono prodotti manufatti artistici in ceramica e svolte attività didattiche.
Lucrezia è pugliese e fa l’insegnante a Cuneo, dove vive da alcuni anni. Ha studiato restauro all’Accademia di Belle Arti di Milano e qui entrata in contatto con il mondo della ceramica.
I primi anni a Cuneo svolgeva il lavoro al tornio a Torino, dove condivideva la sede con altre associazioni culturali che mettevano i loro spazi a disposizione di artisti. Nel 2016 ha dato vita all’associazione a Cuneo, con cui svolge prevalentemente attività didattica: I suoi workshop, della durata di una o massimo due giornate, non sono tanto professionalizzanti, quanto ludico-creativi. Dall’utilizzo di semplici strumenti nascono oggetti strani, imperfetti, ma che custodiscono la personalità di chi li ha creati. Le attività sono rivolte a tutti dagli 8 anni in su e si collocano nel periodo tra settembre e giugno. Organizzano anche apposite attività per le scuole.
La bottega è nel quartiere Cuneo Centro ed è frequentata da chi la cerca appositamente e non da chi ci si imbatte per caso.
Secondo Lucrezia il quartiere ha una buona potenzialità, ma necessita di essere rivalutato e non abbandonato. Vorrebbe che attività come la sua fossero scoperte anche da chi frequenta il quartiere. Il rapporto con il vicinato è ottimo e qui si respira quell’umanità che in altri posti è difficile da trovare: ci sono piccole botteghe, negozi e attività di vicinato che è importante preservare.

- Cuneo
- IT
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Gianluca è un artista e un compositore di musica per strumenti elettronici e acustici. La sua attività l’ha portato a viaggiare tanto, ma ha poi deciso di tornare a Cuneo, dove insegna al conservatorio. Con la famiglia vive nell’unica via di Cuneo che “non quadra”, la “diagonale”. Le situazioni troppo regolari, del resto, non gli sono mai piaciute: qui c’è tanto di trasversale e questo è sia un limite che un’opportunità.
Il locale Kebap sotto casa ha aperto quando lui è arrivato e Gianluca è diventato amico del gestore: queste sono le opportunità della diversità, una salvezza contro un pensiero sterile che non segue il ritmo a cui sta andando il mondo.
La casa in cui vive era stata acquistata dai suoi genitori, trovata “per caso” entrando nell’agenzia immobiliare sbagliata. All’epoca, ci viveva la sorella dei Fratelli Vaschetto, partigiani morti per la libertà. Questa memoria storica gli ha trasmesso angoscia e energia allo stesso tempo e così ha messo lo studio in casa perchè l’arte, come la libertà spesso sembra inutile, ma è indispensabile come l’aria.
Il lavoro lo porta a essere spesso fuori città per tessere legami e relazioni che non si possono creare a Cuneo. Però è contento di aver viaggiato prima ed essere tornato a Cuneo che reputa ottimo posto per diverse cose: per crescere i propri figli, per essere creativi. Spesso sono gli stessi cuneesi a non rendersi conto di questo; c’è un “understatement” diffuso che vede sempre migliore quello che c’è fuori.
È affezionato all’isolato in cui vive: è una zona “vera”, però purtroppo c’è una carenza di spazi per stare insieme e fare socialità, al di fuori degli spazi commerciali.
Vivendo qui ha dovuto abituarsi a lavorare con il rumore, cosa non sempre semplice. Crede che la trasformazione del quartiere debba avvenire passando dalla condivisione e dalla conoscenza, mettendosi sullo stesso piano, diminuendo la paura e dandosi regole comuni. Solo se ogni residente si metterà in gioco creando un terreno comune rispettato e condiviso, si potrà arrivare ad un clima positivo.
APICE

APICE
Franco è stato funzionario europeo e ha vissuto in Belgio per oltre 30 anni. Quando è rientrato a Cuneo, ha scoperto una provincia più ricca di qualità di quanto possa sembrare dall’esterno, ma ancora poco aperta sul mondo e con scarse capacità di relazione sia all’interno che fuori. Come la definisce lui, Cuneo è una “provincia talpa” che lavora molto e mette poco il naso fuori.
Franco ha studiato filosofia e ha insegnato per qualche tempo prima di partire per il Belgio. Poi è stato a Roma, dove ha raccolto l’esperienza belga con i migranti, occupandosi di accoglienza ai tempi della Legge Martelli. Per alcuni anni ha collaborato con il Gruppo Abele a Torino. Nel 2005 ha fondato, insieme ad altri amici, l’Associazione per l’Incontro delle Culture in Europa (APICE) con l’obiettivo di raccontare il mondo, in particolare l’Europa, e semplificarne le complessità altrimenti difficilmente percepibili. APICE fa formazione, scrive articoli per i giornali piemontesi e organizza attività nelle scuole per sensibilizzare ai valori dell’Unione Europea; la sua sede si trova, non a caso, a Cuneo in un’area densa di istituti scolastici.
In una stagione di comunicazione orizzontale e volatile, crede che sia importante che i giovani leggano libri, strumenti di “penetrazione verticale” che trattano un tema in profondità. Il libro è stato un grande veicolo della costruzione europea e ha fatto la modernità dell’Europa.
Franco reputa che i cittadini di Cuneo e del cuneese siano “Europei a loro insaputa”: non hanno ancora capito che le frontiere non sono muri, ma saldature tra popoli.
Per lui la Cuneo del futuro esiste già, deve solo esserne cosciente, aprire le finestre verso l’esterno e dare la parola alle giovani generazioni, ma in un dialogo intergenerazionale, perché senza storia è difficile immaginare il futuro.

- Cuneo
- NG
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 10-2022
Francis arriva dalla Nigeria ed è in Italia dal 2016. I primi 4 anni ha vissuto a Borgo San Dalmazzo, in un centro di accoglienza. Pur avendo riscontrato alcune difficoltà, è riuscito a superarle più velocemente di altri.
All’inizio ha seguito corsi di italiano ottenendo il certificato A2. Pur avendo la maturità, ha dovuto frequentare la scuola serale a Cuneo per avere il diploma di terza media. Contemporaneamente ha frequentato un corso di falegnameria a Savigliano.
Quindi ha prestato servizio civile in Croce Rossa a Borgo San Dalmazzo, dove continua a collaborare. Dopo aver frequentato un corso, nel 2020 ha iniziato a lavorare come mediatore interculturale, lavoro che per lui è un modo per aiutare coloro che vivono oggi quello che lui ha vissuto alcuni anni fa. Si è iscritto ad un corso da OSS per poter essere di supporto fisico e morale a chi ne ha bisogno. Oggi lavora nella Casa di riposo di Robilante: il suo lavoro gli piace molto.
Come mediatore interculturale collabora all’interno del progetto La Boa per l’associazione Spazio Mediazione Intercultura. Inoltre aiuta i volontari della Biciofficina a entrare in relazione con gli stranieri che si presentano per richiere una bicicletta o far aggiustare la loro. Anche questo lavoro per lui è facilitazione: infatti la bici è il mezzo che gli stranieri utilizzano per andare a lavorare nei campi.
Nel 2019 ha anche preso la patente, cosa che gli ha permesso di essere ancora più attivo in Croce Rossa.
Francis oggi è felice del suo percorso e di quello che sta facendo. Dopo sei anni e dopo tante trafile, ha ottenuto un permesso di soggiorno per due anni, documento che gli permette davvero di poter pensare al suo futuro.
Francis vede un miglioramento nelle trasformazioni di Cuneo Centro. Se tre anni fa era diventato un posto “maledetto”, dove lui stesso aveva paura a venire, oggi vede più convivenza e comunicazione e meno discriminazione e disuguaglianza. In generale trova il quartiere più vivo e meno frequentato da nullafacenti. Si augura che per il futuro la situazione possa ulteriormente migliorare.
Comitato di Quartiere Cuneo Centro

Comitato di Quartiere Cuneo Centro
Francesco è presidente del Comitato di Quartiere Cuneo Centro dal 2021 e risiede a pochi metri dalla sua sede.
È economista del lavoro, analista di dati, studioso di fenomeni socio-economici e lavora nel centro studi di Fondazione CRC.
Da quando è nato il Comitato (inizialmente come gruppo informale), è attivo nella vita di quartiere. È un impegno oneroso, ma le dinamiche del quartiere l’hanno appassionato fin da subito e spinto a investire parte del suo tempo libero per risolvere problemi e raccogliere proposte.
Trova utile e prezioso per tutti avvicinarsi alla vita del quartiere perché questo può avere impatti positivi nella quotinianità, nelle relazioni, nel sentirsi parte di una comunità più grande.
Al di là del direttivo, il comitato è aperto a incontri, scambi e dialogo con tutti gli abitanti; organizza momenti in cui raccogliere le voci di chi abita questa zona per indirizzarle, se serve, verso l’amministrazione o verso chi è competente rispetto ai temi trattati.
In estate, il giovedì, il comitato diventa una sorta di “sportello cittadino”: per un’ora si mettono alcune sedie fuori, ci si confronta su come è andata la settimana e si esprimono necessità e proposte. Le problematiche vengono raccolte e diventano argomento per cui immaginare possibili soluzioni da portare all’amministrazione comunale.
Nel gestire i cambiamenti in atto, Francesco trova difficile riuscire ad avere sufficienti informazioni per comprenderli, valutarli e poter attivare servizi e presidi che se ne occupino.
È compito di chi può farlo, anche solo in termini di tempo, provare ad accompagnare questi cambiamenti segnalando i conflitti da risolvere e ricercando le competenze necessarie a farlo.
Tra qualche anno immagina il quartiere con le stesse diversità attuali: bisogna cercare di stare nel cambiamento, essendone parte nel modo più virtuoso possibile. In questo il comitato continuerà ad avere il ruolo di collettore con l’obiettivo di alimentare gli scatti positivi degli abitanti nel vivere le trasformazioni in atto.

- Cuneo
- SN
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 09-2022
Fana viene dal Senegal e vive nel quartiere Cuneo Centro da 22 anni. Ha un marito e tre figli di 20, 18 e 13 anni che sono nati a Cuneo e sono ben integrati. Non hanno mai avuto problemi a scuola o a casa e hanno molti amici italiani. In casa si parlano diverse lingue (italiano, senegalese e il loro dialetto) mischiandole tra loro.
Quando è arrivata a Cuneo, gli africani erano pochi e ha imparato l’italiano per riuscire a inserirsi meglio.
Oggi Fana lavora con la Cooperativa Fiordaliso nel progetto SAI di accoglienza, imparando moltissimo sulla realtà e sulla sofferenza delle persone. Così ha capito di essere più fortunata di altri.
Inizialmente arrivavano solamente uomini; lei si occupava di aiutarli a capire come muoversi per fare la spesa, avere i documenti necessari e comprendere le abitudini italiane.
Fana trova faticosa comunicare con le persone da accogliere quando non capiscono che le numerose domande servono ad aiutarli. Il loro modo di fare prepotente deriva dalle storie difficili che li hanno portati a non fidarsi degli altri: ci vuole tempo per costruire un rapporto che li porti ad aprirsi e a raccontare il loro vissuto.
Un’altra parte del suo lavoro prevede il confronto con le mamme e i bambini e questo le piace molto.
Di Cuneo ama la tranquillità, ma non le piace la chiusura, anche se è meno marcata di 20 anni fa. Il problema è che ancora si fa fatica a capire che siamo tutti uguali: per esempio, molti proprietari di case non vogliono affittare ad africani.
Le piacerebbe che i cuneesi fossero più disponibili a conoscere le persone straniere, che ci fossero più spazi dedicati ai giovani e ai migranti per organizzare attività di comunità e più facilità nelle pratiche burocratiche.
Del Senegal le mancano la famiglia e la vita in un ambiente tranquillo, ricco di persone e aperto. Ha sempre detto di volerci tornare, ma lo farà solo quando i figli saranno completamente sistemati ed è consapevole che, ritornando, sarà difficile reintegrarsi, perché quando vanno là in vacanza si sentono come emigrati in Senegal.

- Cuneo
- IT
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 09-2022
Fabiano ha 26 anni, ha studiato lingue a Genova e in Germania, dove è stato in Erasmus. Conosce l’inglese e il tedesco, appresi all’università, e anche un po’ di spagnolo. Anche se si è appena laureato, ha già insegnato lingue e crede che sia il lavoro che fa per lui.
Gli piace molto viaggiare e scoprire nuove culture: si sente un “mediatore naturale”.
I Paesi, scoperti in viaggio, che ama di più sono quelli che si affacciano sul Mediterraneo: Italia, Croazia, Grecia, Turchia e Francia Meridionale. Spera di poter andare preso anche in Spagna.
Gli piace la musica e, da alcuni anni, segue dei corsi di ballo (hip hop e dance hall). Ama cucinare e ha una passione per le macchine, anche se si ritiene una persona attenta all’ambiente.
Abitava nel quartiere Cuneo Centro prima di andare a studiare a Genova. Questo gli ha permesso di apprezzare il valore ed il potenziale della propria città: le due visioni della città “da dentro” e “da fuori” sono molto diverse. Oggi trova Cuneo più aperta e “colorata” dal punto di vista delle persone che la abitano. Ne apprezza la tranquillità e i ritmi “da paese”, il fatto che sia una realtà protetta e la vicinanza con il contesto naturale che dà tanto respiro. Nonostante la riscoperta dei valori della sua città, si sente più a suo agio a vivere in una città più grande.
Gli piacerebbe riuscire a vivere di più il quartiere di Cuneo Centro perché lo vede pulsante di vita, anche se ricco di complessità.
Caritas Diocesiana Cuneo

Caritas Diocesiana Cuneo
Enrico è il direttore della Caritas Diocesana di Cuneo, il cui scopo è tradurre in atti concreti la proposta del Vangelo in particolare nell’ambito della carità.
La Caritas si occupa di sostegno alle persone povere e in difficoltà in un’ottica di profonda umanità svincolata da qualsiasi interesse.
Cuneo Caritas coopera con Comune, Prefetture, Enti del Terzo Settore, servizi sociali e Croce Rossa. Raccorda le Caritas parrocchiali, diffuse sul territorio, per creare una rete di accoglienza. Gestisce una mensa, alcuni dormitori e un centro vestiario. Tutti i servizi sono coordinati dal centro di ascolto, che si occupa di incontrare le persone, accoglierle e capirne le necessità per accompagnarle in un percorso di autonomia.
I dati raccolti dai centri di ascolto, analizzati da un osservatorio, fanno emergere che le problematiche principali sono la casa, il lavoro (sottopagato e in condizioni difficili) e l’istruzione da cui derivano povertà, bisogno di cibo e vestiario.
Al di là dei servizi (“opere segno”) sono attivi diversi progetti in rete con realtà locali:
- “Presidio” relativo alle problematiche del lavoro (soprattutto in ambito agricolo) e all’accoglienza dei migranti stagionali;
- “Costellazioni” inerente alla povertà educativa;
- “Casa” di aiuto nella ricerca di un’abitazione e di sostegno nel periodo immediatamente successivo.
Inoltre Caritas propone momenti che calino i giovani nel vivo delle attività assistenziali presenti sul territorio. Quest’esperienza li apre a una comprensione più profonda dei bisogni dell’altro.
Il lavoro di sensibilizzazione viene portato avanti anche nelle scuole, dove, attraverso l’alternanza scuola-lavoro e alcuni incontri, si informano le classi sui bisogni legati alla povertà e alle migrazioni.
L’Ente è sempre desideroso di accogliere proposte nuove, provenienti da singoli, da parrocchie o altre realtà; a prescindere dal prezioso apporto dei volontari, c’è sempre bisogno di idee e di “creatività” che possono e devono arrivare da tutti, soprattutto dai giovani.

- Cuneo
- IT
- Via Silvio Pellico, 12100 Cuneo CN, Italia
- 09-2022
Cristina ha 36 anni, è un’educatrice professionale e, dal 2019, vive nel quartiere Cuneo Centro con il marito e la figlia di 9 mesi.
La sua passione per aiutare gli altri, che la caratterizza fin da quando era bambina, l'ha spinta a scegliere la professione di educatrice. Per anni, ha lavorato con gli adolescenti in una comunità per minori, mentre oggi lavora con gli adulti, prevalentemente nel centro storico di Cuneo.
Cuneo per lei è cambiata molto e in meglio, rispetto a quando era piccola. Come mamma, vorrebbe però che ci fossero ancora più occasioni educative per i più piccoli.
A Cristina piace leggere e ascoltare musica. Vorrebbe che, nel suo quartiere, venissero organizzati eventi culturali o che aprissero locali in cui poter chiacchierare, prendere dei libri, godere di piccoli eventi culturali per tutta la famiglia.
Cuneo, per lei, è una città tranquilla, adatta alle famiglie, ma non molto attrattiva per i giovani. Vorrebbe che aumentassero le iniziative di integrazione per le persone straniere, così come di inclusione per chi ha disabilità.
Vorrebbe che non ci fossero “ghetti”, mentre spesso oggi è ciò che avviene.
Asilo nido I Girasoli

Asilo nido I Girasoli
Chiara abita a Borgo San Dalmazzo con un marito e due figli. Dal 2001 lavora negli Asili Nido; oggi è educatrice e coordinatrice dell’Asilo nido comunale I Girasoli e del Micronido Le Primule, in Via Silvio Pellico. Il nido, che è il primo ad essere aperto a Cuneo, ha una capienza di 75/80 bambini lattanti, semi-divezzi e divezzi, dai 3 mesi ai 3 anni di età. Il Micronido ha 24 bambini da 1 a 3 anni.
L’asilo supporta le famiglie nell’educazione dei figli e nell’inserimento sociale nell’ambiente che li circonda, con un’équipe di educatori e ausiliarie che fanno parte della ditta Sodexo Italia.
Le famiglie che accedono provengono da tante culture diverse: la priorità dell’asilo è l’integrazione e l’inclusione, che raggiungono anche grazie a mediatori culturali che sono di supporto nella comunicazione.
L’asilo nido è un punto fermo che risponde ai bisogni primari, in un percorso di relazione tra personale e famiglie che spesso porta ad instaurare rapporti molto belli con una valenza educativa forte. Negli anni la richiesta è sempre più alta e non si riesce a dare risposta a tutta la domanda.
L’asilo è fortemente legato al territorio, così come gli altri nidi comunali della città (che in totale hanno 200 posti): tutti gli iscritti provengono dalle aree circostanti.
Tutte le informazioni nenecessarie per iscrivere i propri figli si possono trovare sul sito web del Comune di Cuneo: l’accesso in graduatoria permette quasi sempre di entrare nei nidi, solitamente a settembre. Il servizio è a pagamento, in base all’ISEE.
L’asilo è “aperto” al quartiere tramite il giardino dei nidi, che può accogliere attività e pubblico al di fuori dell’orario di apertura ordinaria.
Chiara vede nel quartiere una sempre maggiore inclusione: una strada aperta dai progetti realizzati nella zona e che dialoga anche con l’asilo nido.

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- 09-2022
Cecilia ha quasi 25 anni, ha frequentato il liceo linguistico a Cuneo e si è laureata al triennio in Comunicazione Interculturale a Torino. Lavora da un paio di anni con la Cooperativa MOMO: ha iniziato con il Servizio Civile nel centro aggregativo della Casa del Quartiere Donatello e nel progetto SAI. Attualmente lavora nel quartiere Cuneo Centro: in una casa che ospita due donne del progetto SAI e in un’altra che ospita alcuni uomini che lavorano e sono inseriti nel progetto Accoglienza diffusa 2.0.
Grazie al Servizio Civile, si è completamente immersa in ambiti che pensava potessero essere interessanti per lei e, una volta avuta la conferma delle sue sensazioni, si è potuta inserire gradualmente nel suo attuale contesto lavorativo.
Il suo ruolo come operatrice dell’accoglienza del progetto SAI è quello di aiutare le donne rifugiate con asilo politico ad integrarsi nel territorio e a lavorare per la loro autonomia. Cecilia è la prima persona che chi viene accolto incontra e il suo ruolo è fare da filtro tra loro e l’equipe di operatori.
I principali lavori da portare avanti con le persone accolte sono: l’apprendimento della lingua, le questioni legali connesse ai documenti, la ricerca di un lavoro e della casa e, infine, l’uscita dal progetto di accoglienza.
Ama la vicinanza e la condivisione di un percorso con le persone accolte, da cui si riceve anche tanto, aspetti che il suo lavoro le regala. Anche se questo scambio e la relazione umana possono essere anche molto faticosi.
Dal suo punto di vista l’accoglienza delle ragazze in Cuneo Centro da un lato permette loro di essere vicine a Corso Giolitti che ha un’alta frequentazione multiculturale e una forte presenza di negozi di articoli etnici, dall’altra porta con sé la complessità di abitare in condomini in cui gli altri residenti, tutti italiani, hanno abitudini molto diverse e con cui è difficile integrarsi. Come operatrice, si mette in ascolto e cerca di far conoscere al resto degli abitanti il progetto e di trovare insieme una mediazione.
Per Cecilia, i tentativi di mettere insieme le persone che popolano il quartiere di Cuneo Centro, anche se diverse, facendole partecipare in maniera condivisa alcune piccole attività sono un tassello importante per sviluppare una convivenza e è importante continuare in questa direzione.

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- 09-2022
Caterina abita ai confini del quartiere Cuneo Centro, che frequenta per progetti legati al suo lavoro e per vicinanza al luogo in cui vive.
Ha studiato a Torino arichitettura per il restauro e la valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio. Ha iniziato a lavorare come architetto, ma non era la sua strada. Così ha trasformato il suo bagaglio di studi in qualcosa in linea con il suo modo di essere, formandosi presso la Fondazione Fitzcarraldo. Si è occupata di sviluppo del territorio in uno studio e per il Parco del Monviso all’interno di un progetto europeo; ha anche lavorato presso l’Abbazia di Staffarda come operatrice culturale.
Nel suo lavoro le mancava però una parte creativa e così è diventata progettista culturale nell’Associazione culturale Noau. Trasforma idee in progetti per cui cerca finanziamenti e che gestisce, una volta operativi.
Del suo lavoro ama le relazioni con le persone, la capacità di dare forma a un’idea, la scoperta continua di cose nuove e l’incontro con persone arricchenti e stimolanti.
Ama disegnare, fotografare, passeggiare, andare in bici, da poco ha ricominciato ad andare in canoa. Ha scoperto la fotografia durante l’Erasmus in Belgio e l’ha approfondita in un corso a Torino: le piace “leggere” l’interazione delle persone con gli altri e con il contesto, anche architettonico.
Ha vissuto a Torino e a Saluzzo, per poi tornare a Cuneo, dove, sempre in relazione alla sua dimensione medio-piccola, le sembra che siano aumentate le occasioni culturali. Spera che il fermento culturale cresca ancora: maggiore offerta di corsi creativi, più occasioni di socialità e tante contaminazioni da fuori, che pensa offrano uno sguardo diverso sulla città e portino novità.
Di questa città ama il potersi muovere a piedi e avere attorno un’atmosfera rilassata e tranquilla, cosa che in una città grande manca.
Vorrebbe vedere valorizzati luoghi come i Bagni Pubblici, la Villa Invernizzi, la Stazione e in generale le piazze di Cuneo (Piazza dello Sferisterio, Piazza Europa,..) che potrebbero essere ripensate come spazi di incontro.

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- 09-2022
Barbara ha 50 anni, 1 marito, 3 figli, 4 gatti, 3 cani, 2 conigli. Vive nel quartiere Cuneo Nuova, ha un negozio di occhiali, ma ha sempre fatto la mamma a tempo pieno. Questa decisione non l’è pesata e si sente realizzata, ma ora che i figli stanno prendendo le loro strade ogni tanto si sente un po’ “spersa”.
Definisce Cuneo una città “di apparenza”, in cui non è possibile esprimere totalmente quello che si è e le proprie scelte. Si può essere facilmente giudicati ed esclusi, se non si segue ciò che la maggior parte delle persone sceglie. Le fa male vedere come sia una città con una mentalità un po’ ristretta, legata alle vecchie abitudini perché questo non invoglia i giovani a rimanere.
Nel tempo libero ama leggere, passeggiare con i suoi cani, passare del tempo con le persone che ama. Riconosce che Cuneo offra tanto per vivere all’aria aperta, anche se nota come, nel tempo, sia diventata più sporca e meno civile: i grandi lavori di riqualificazione del centro storico hanno penalizzato la “parte alta” della città che definisce “morta”, dimenticata.
Per il futuro di Cuneo vorrebbe più possibilità per i giovani, eventi meno commerciali, iniziative più votate alla relazione tra le persone, alla socialità, all’incontro con la diversità, perché aiuterebbero ad aprirsi al mondo.

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- 09-2022

Arianna è originaria di Cuneo. Nel 2022 ha iniziato il Servizio Civile con la cooperativa Emmanuele (opportunità conosciuta tramite gli educatori de La Pulce e la scuola): ha deciso di cimentarsi con una cooperativa sociale, anche se le sarebbe piaciuto anche lavorare con il CRAS al recupero animali o negli asili nido con i bambini.
Con il suo Servizio Civile può dare un contributo alla società, vivendo esperienze che la riempiono soprattutto interiormente attraverso il contatto e lo scambio con le persone. Quest'occasione è per Arianna un modo per capire cosa potrà diventare il suo lavoro e inoltre le sta facendo conoscere alcune attività e iniziative (cinema, tornei, ecc) che prima non conosceva, per difficoltà comunicative tra tali realtà ed i giovani.
Le dà soddisfazione poter realizzare qualcosa per gli altri, permettere di fare cose nuove alle persone con cui lavora e in cambio ricevere anche solo un sorriso.
Da giovane abitante di Cuneo, un lato positivo che vede è il poter avere tutto a portata di mano. Dall’altra, pensa non esista un luogo di incontro e di riferimento per i giovani come lei, aspetto che porta i vari gruppi a disperdersi per la città e non incontrarsi.
I giovani passano il loro tempo “a fare avanti e indietro per la città”: crede che per avere appeal su di essi sia necessario proporre qualcosa di completamente nuovo oppure che riguarda e ricrea delle “sfere” che interessano loro.
Inoltre le mancano un’offerta ricreativa e occasioni di incontro in città, soprattutto serali e musicali, per giovani della sua età.
Immagina un evento per giovani in centro, con alcuni gruppi che suonano, ma in cui i volumi permettano anche di ascoltarsi e parlarsi e, sparsi per lo spazio, chioschi dove prendere da mangiare e bere.
AltroMercato Bottega

AltroMercato Bottega
Antonella è mamma e nonna. Da qualche anno fa parte della realtà delle Botteghe Equo Solidali, nata a Cuneo molti anni fa con l’apertura di una prima Bottega nel Quartiere San Paolo. Il commercio equo solidale si impegna per garantire ai produttori e lavoratori di avere il giusto compenso e il rispetto di orari sostenibili di lavoro, non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche a livello nazionale.
AltroMercato è il principale consorzio importatore di materie prime e dà la possibilità di lavorare ad altre realtà riconoscendo il giusto prezzo. In Italia ci si rifornisce da cooperative che lavorano con lo stesso spirito che Altro Mercato adotta all’estero. Il marchio è garanzia di qualità, di solidarietà e di equità.
Nelle botteghe si può trovare una vasta gamma di prodotti alimentari sia provenienti dal commercio equo solidale, che biologici locali. Inoltre si possono acquistare capi d’abbigliamento provenienti da progetti italiani in India, oggettistica artigianale e molti altri prodotti.
Le botteghe, che fanno tutte parte della cooperativa Proteo, si trovano a Cuneo, Mondovì, Fossano e Saluzzo. Lavorare in una cooperativa sociale significa avere un progetto, uno scopo che va oltre il lavoro di tutti i giorni, un messaggio da trasmettere agli altri.
Sarebbe utile poter creare un contatto diretto tra i cittatini e la bottega AltroMercato per far conoscere maggiormente il negozio, la filosofia, le persone e soprattutto i volontari che lavorano in bottega. Essere volontario in bottega significa decidere di dedicare il proprio tempo libero al progetto. I nostri volontari sono principalmente pensionati che hanno voglia di scoprire tutta la filosofia che sta dietro al prodotto venduto e di mettersi in relazione con altre persone.
Antonella desidera che il quartiere in futuro sia più vissuto, più frequentato dalle persone e cercato dai turisti. Oggi questa zona è un contesto completamente diverso rispetto al centrale e vicino Corso Nizza da cui vorrebbe prendesse spunto.

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- 09-2022
Anna ha 34 anni, è la compagna di Francesco, presidente del Comitato di quartiere Cuneo Centro, di cui anche lei fa parte. Da poco tempo è diventata mamma di Alice.
Nata e cresciuta nel quartiere, in Corso Dante, ha studiato al liceo scientifico e poi si è trasferita a Torino, dove si è iscritta a Scienze Matematiche. Dopo un anno di Erasmus a Friburgo, è rientrata e ha iniziato a lavorare in banca a Biella, dove è rimasta per 5 anni, mentre il suo compagno viveva in Germania.
Nel 2018 è stata lei, convincendo poi anche Francesco, a decidere di tornare a Cuneo perché qui sta bene: ha le sue relazioni, la famiglia e la comunità a cui sente di appartenere. Il ritorno è stato positivo anche perché nello stesso momento sono tornati altri amici.
Tornata a Cuneo, ha continuato a lavorare per la banca da remoto, ma sentiva che quel lavoro non le apparteneva più e, dopo il Covid, è diventato sempre più complicato e stressante. Si è resa quindi conto di non volere quella vita basata solo sul lavoro e ha deciso di dimettersi. Oggi insegna ed è molto felice di questo cambiamento.
Da neo-mamma, nel quartiere la comunità è molto accogliente e offre un senso di appartenenza che apprezza molto. La città offre molte iniziative per famiglie con bambini e anche per questo è un ottimo luogo in cui crescere i propri figli.
Le piacciono la pallavolo e il beach volley, le camminate, stare con le amiche, chiacchierare e condividere, soprattutto tra donne. Nei mesi di gravidanza si è dedicata molto alle discipline dello yoga e del rilassamento.
È sempre molto attirata dall’impegno civico e le piace dare qualcosa indietro alla comunità in cui vive e da cui riceve tanto.
Anna vorrebbe che a Cuneo ci fosse una maggiore visione politica sul futuro, soprattutto rispetto a temi quali la mobilità sostenibile, la vivibilità, le alternative al consumo di suolo.
Spera che tutta l’energia che c’è nel quartiere si possa convertire in una forza positiva in grado di trasformare la zona e renderla attrattiva.
RSA Casa Famiglia

RSA Casa Famiglia
Anna ha 55 anni, ha studiato al Liceo Artistico, poi all’Accademia Europea di Design e oggi è un’educatrice professionale. Lavora dal 2018 a Casa Famiglia, prima aveva già lavorato in altre Residenze per Anziani e con giovani in progetti di comunità, di prevenzione nelle scuole, di promozione giovanile.
Ha iniziato il lavoro sociale per caso: un giorno le è stato proposto di condurre alcuni laboratori in occasione di uno scambio internazionale. A questa proposta ne sono seguite altre rivolte ai giovani e così ha deciso di prendere il diploma da educatrice mentre lavorava.
Al centro del suo lavoro ci sono persone e relazioni: giovani e anziani condividono un grande bisogno di essere visti e valorizzati per quello che sono in una fase di transizione.
Nel suo lavoro è importantissimo da subito entrare in relazione con la persona e poi animarne le giornate, creando un “tempo di qualità” con laboratori che stimolino a mantenere alcune capacità attive. L’entrata in una RSA stabilisce un prima e un dopo: in questo “dopo” le attività programmate sono fondamentali per mantenere vive le menti delle persone e per far nascere una comunità. Le proposte sono musicali, creative, cognitive e fisiche. Anna porta le sue passioni, arte, natura e movimento, nel suo lavoro e le fa dialogare con le persone che abitano Casa Famiglia.
Nell’organizzazione di laboratori il rapporto con le scuole crea un legame con la città e mette in moto le energie migliori di bambini e anziani. Lo scambio è reciproco ed è cercato e atteso da entrambi i lati: bambini e anziani si arricchiscono a vicenda.
Per mantenere una partecipazione alla vita cittadina si organizzano uscite e gite. Casa Famiglia vuole sempre di più essere una casa aperta alla città, una risorsa di memoria che valorizza le persone che la abitano e che è ricchezza anche per chi sta fuori.
“Da cosa nasce cosa”: Anna crede nella possibilità che da progetti, iniziative, scambi, incontri possano nascere relazioni e nuove opportunità per tutti.

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- 09-2022
Andrea è cresciuto in via Meucci, dove ancora vivono i suoi genitori. Circa 15 anni fa si è trasferito a Torino per studiare comunicazione interculturale e lavorare nel sociale. Ha cominciato con persone di altre etnie, rifugiati politici: la sua prima esperienza è stata in Bosnia in un campo umanitario post-bellico, dove ha compreso l’importanza di lavorare a contatto con le persone. Poi si è avvicinato al mondo della psichiatria nell’ambito delle comunità e infine a quello della disabilità nei centri diurni.
Per 3 anni ha interrotto l’esperienza nel sociale, è andato all’estero sperimentando in parte la dimensione del “migrante”. Ha studiato e gettato le basi per quello che è il suo lavoro primario: l’insegnante di lingua, inglese in contesti aziendali e italiana ai parlanti altre lingue.
Per Andrea l’insegnamento è facilitazione, ovvero una posizione paritaria tra docente e studente.
Da poco ha iniziato a realizzare un documentario, seguendo la sua passione per il cinema, insieme a quella per la musica, indirettamente legata al lavoro con il video. Questo suo sperimentarsi mette insieme dimensione emotiva, creativa, intellettuale, in un decentramento da sé. Il documentario “L’isolato” lo vede indagare il cambiamento che vede nel quartiere: da un lato ritrovare il sé bambino e tutto quello che c’era, dall’altro ritornare a casa da adulto in un mondo che fisicamente è lo stesso, ma umanamente è cambiato. Un quartiere che, quando era piccolo, era una zona residenziale percepita tranquilla, ma con meno incontro e comunità. Gli piacerebbe che in futuro si cogliessero le opportunità date dall’attuale incontro/scontro, facendo coesistere tutte le visioni e le necessità nello stesso luogo, dove tutti rinuncino a qualcosa di sé, ma ritrovino qualcosa di più arricchente.
Ha un ottimo rapporto con Cuneo a cui ha imparato a non chiedere ciò che non può dargli, come un’offerta culturale particolarmente animata, e a rivalutare altri aspetti, come un contesto naturale altamente accessibile.

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- 09-2022

Alessandro ha 22 anni, originario di Barge, vive a Cuneo dall’estate 2022 nel cohousing 4G, in un appartamento con altri tre coinquilini: questo cambiamento gli permette di avere indipendenza e rivivere la socialità dopo gli anni di pandemia. Un cohousing è uno spazio condiviso con altre persone che spesso hanno altre culture. Alessandro convive con un italiano, un senegalese e un ecuadoriano: questo aspetto gli piace molto, perché il mondo “non è il posto in cui nasciamo, ma è molto più grande”.
Ha scelto la coabitazione dopo aver conosciuto altre realtà di cohousing collaborando con la Caritas a Saluzzo: qui ha iniziato a lavorare nel mondo dell’accoglienza ai migranti e a vedere come le équipe di operatori sociali operano e ne è rimasto affascinato. Ha quindi fatto domanda per il Servizio Civile per mettersi in gioco in questo ambito e così è iniziata la sua esperienza nella cooperativa MOMO, dando una mano nell’area migranti: gestione quotidiana del SAI (sistema di accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati), collaborazione nella scuola e nella Casa del Quartiere Donatello e nell’ufficio legale del punto MEET.
Allessandro collabora nei fine settimana con la Pro Loco di Paesana, un gruppo di giovani che organizzano eventi culturali e ricreativi per “togliere un po’ di grigiore” e riprendersi in mano i luoghi in cui vivono. È un ambiente che gli piace molto perché tutti sono “inesperti” e entusiasti di fare e provare, anche sbagliando.
Ad Alessandro piacciono il rap, il disegno e lo skate, che pratica quando ha un po’ di tempo libero.
Consorzio CIS

Consorzio CIS
Alberto lavora nell’ufficio di Cuneo Centro del Consorzio CIS (Compagnia di Iniziative Sociali), che ha sede ad Alba. Si occupa di inserimenti lavorativi, negli ultimi anni soprattutto riguardanti stranieri, collaborando anche con il progetto SAI del Comune di Cuneo. Gli piace interagire con le persone e aiutarle a superare le difficoltà. Lo scambio con gli stranieri può anche essere faticoso perchè può generare malintesi e/o incomprensioni riguardo la cultura lavorativa italiana.
Laureato in Psicologia del Lavoro, ha lavorato nell’ambito delle comunità terapeutiche e servizi per le dipendenze, prima a Bologna e poi, da circa 30 anni, a Cuneo, nel Consorzio che vede l’inserimento lavorativo come strumento per pensare al futuro della persona uscita dalla comunità.
Lo sportello di Cuneo Centro, sportello SAL accreditato dalla Regione Piemonte, si inserisce in Crocevia46, polo sociale con servizi per persone fragili e in difficoltà. Prima del Covid era possibile presentarsi direttamente, dopo è diventato obbligatorio prendere appuntamento, aspetto che ha reso più complesso l’accesso. Per rispondere a questo problema, si ascolta anche chi si presenta senza appuntamento dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 12:00 e si riserva solo ad appuntamenti il giovedì pomeriggio.
Le persone si rivolgono allo sportello soprattutto tramite passaparola. Il primo colloquio è di conoscenza: si costruisce un curriculum e ci si iscrive al centro di collocamento. Dopo, la persona viene guidata nella ricerca lavorativa negli ambiti legati alle proprie competenze.
Nel cuneese rileva che non c’è in generale uno scetticismo da parte delle aziende nell’assumere stranieri, ma si richiedono di base la conoscenza dell’italiano e il possesso della patente. Le offerte sul territorio non mancano, spesso però non ci sono i presupposti per potersi candidare.
Pensa che a Cuneo si generino talvolta pregiudizi dovuti al fatto di non essere abituati a vedere alcune scene anche innocue, come un gruppo di persone straniere che aspettano il proprio turno fuori da un ufficio di collocamento. questi pregiudizi fanno interpretare eroneamente alcuni fatti.
King Hair

King Hair
Afshin fa il barbiere da quando aveva 18/19 anni e studiava disegno industriale all’Università in Iran. Oggi ha 29 anni, è un rifugiato politico e continua a fare il barbiere a Cuneo in Corso Giolitti nel suo negozio, King Hair.
Grazie al suo lavoro, conosce ogni giorno persone con diverse idee, colori, nazionalità, ragionamenti. I suoi clienti sono sia italiani, sia africani, sudamericani, asiatici: questo lo ha reso capace di ascoltare, sentire storie e capire persone diverse. Nel negozio lavora con lui un ragazzo nigeriano: gli piace avere un collega, che per lui è come una famiglia, di diversa nazionalità.
Nel quartiere si trova bene, per lui questo luogo oggi è una casa per le persone più deboli, che hanno bisogno di essere protette: non deve essere abbandonato, ma valorizzato. Gli dà fastidio che si dica “Una volta, Corso Giolitti era il posto più bello di Cuneo”. “Perché ora non lo è? Che cosa c’è che non va? Le persone straniere? Gli spacciatori? Le persone che bevono?“. Secondo lui, i problemi delle persone più in difficoltà spesso derivano dalla mancanza di documenti che impedisce loro di lavorare: la maggior parte di loro vorrebbe solo farsi una vita, ma mancano le basi per farlo. Per risolvere i problemi bisogna affrontarli all’origine, prima che diventino irrecuperabili, dando all’inizio un’opportunità per costruire qualcosa. Il mondo sta cambiando, ma noi dobbiamo entrare dentro i cambiamenti, capirne le radici e non cercare solo di eliminarli.
Afshin canta, scrive e registra video in un gruppo e sta costruendo una specie di studio di registrazione in casa. Vuole far crescere anche quest’attività perché qui ha la libertà di parola che gli mancava in Iran, dove c’era censura imposta dalla dittatura, motivo per cui ha dovuto abbandonare il suo Paese.
Per il futuro del quartiere vuole Libertà, a cui è intitolato il Piazzale della Stazione, perché significa permettere a ogni fenomeno di nascere.