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D. ha 17 anni ed è nato in Gambia a Banjul, il ragazzo è estremamente timido e mi comunica la sua difficoltà nel parlare l’italiano, lo conosce poco e lo parla in maniera ancora molto incerta. Ha lasciato il suo paese nel 2022 e si è diretto verso l’Italia passando per vari stati come il Senegal, il Mali, l’Algeria, la Tunisia per giungere a Lampedusa. D. in modo molto semplice e sincero, racconta di non essere mai andato a scuola in Gambia e di non avere mai studiato. E’ figlio unico, il padre è morto e la madre si è risposata con un uomo che non lo trattava bene così ha deciso di intraprendere il viaggio per avere un’opportunità per il proprio futuro. Da Torino è stato trasferito in provincia di Asti e per ultimo è stato ospitato a Felizzano presso “Il Galletto”. Il giovane afferma di sentirsi bene, di essere al sicuro, riferisce con sincerità di non avere paura, qui nessuno gli potrà fargli del male, va d’accordo con tutti, è volenteroso e ha voglia di imparare l’italiano, chiede spesso alle operatrici un supporto ed un aiuto nello studio della lingua italiana; a settembre 2024 riprenderà la scuola Cpia ad Alessandria. D. afferma di non aver mai lavorato, si sente di voler provare a fare l’imbianchino oppure il saldatore: nell’autunno inizierà un corso professionale per imparare questo mestiere. Ama guardare serie tv e spettacoli teatrali sul telefonino, gioca a calcio in una squadra di un paese limitrofo a Felizzano, è piuttosto riservato e ama trascorrere il tempo nel giardino della struttura.
Giulia ha 25 anni e ha avviato la sua attività due anni fa. Dopo aver studiato al liceo delle Scienze Umane, ispirata dalla carriera della madre, insegnante, inizialmente pensava di seguire le sue orme. Tuttavia, dopo il diploma, le si è presentata un'opportunità per aprire un bar. Decisa a prendere una strada diversa, ha scelto di avviare il suo locale, con il sostegno della famiglia che l'ha aiutata a intraprendere questa nuova sfida.
Giulia ha cercato di allontanarsi dall'ambiente scolastico, ma si è ritrovata con il suo bar proprio di fronte alla scuola. Questo si è rivelato un vantaggio, poiché ogni mattina molte mamme e persone che accompagnano i figli a scuola passano dal bar. Anche se ha scelto una strada diversa, la figura della sua mamma è sempre presente: molti clienti le chiedono di salutare la madre e spesso parlano di lei, e di questo Giulia è molto contenta
Nel tempo libero, da piccola, Giulia ha praticato danza per 17 anni, sia classica che moderna. Tuttavia, a causa dell'impegno richiesto dallo studio, ha dovuto lasciare la danza. Oggi, la sua passione è dedicata alla scrittura di libri, un interesse che continua ad alimentare con entusiasmo.
Giulia vive a Bruino, ma lavora tutto il giorno a Piossasco, dove sua mamma ha lavorato per molti anni. La sua casa a Bruino è principalmente un luogo dove dorme, mentre trascorre la maggior parte del tempo a Piossasco.
Per il futuro, Giulia sogna di espandere la sua attività, aprendo una sala sottostante per creare un bar-ristorante con una tavola calda. A livello di città, vorrebbe che si fanno più attività ed eventi che coinvolgono i giovani.
Cesare Melillo, sposato a 69 anni e padre di due figli, è nato da genitori meridionali. Sua madre, siciliana, e suo padre, pugliese, si trasferirono a Torino negli anni Cinquanta per motivi lavorativi senza conoscersi prima. Si incontrarono a Torino
Il padre di Cesare iniziò come imbianchino, mentre sua madre lavorava instancabilmente come sarta, dalle sei del mattino fino alle dieci di sera, anche da casa. Nonostante i salari modesti e le lunghe ore di lavoro, riuscirono a mettere da parte abbastanza soldi per comprare una casa, grazie ai loro sacrifici.
In quell'epoca, Cesare ha vissuto anche i contrasti culturali tipici di Torino, una città popolata da molti meridionali, seconda solo a Napoli e Palermo. Spesso si trovava davanti a cartelli nei negozi che dicevano 'non si affitta ai Meridionali', un chiaro segno delle difficoltà e delle discriminazioni che la sua famiglia e altre come la sua dovettero affrontare.
Cesare si sentiva più siciliano che pugliese, perché ogni 1° agosto, quando le aziende come la Fiat chiudevano per le vacanze, la famiglia intera si recava in macchina dai nonni materni in Sicilia. Queste vacanze hanno consolidato le tradizioni e le abitudini siciliane nella sua vita.
Negli anni Ottanta, Cesare ha studiato per diventare perito e, durante quel periodo, ha incontrato sua moglie Carla. Il lavoro più lungo della sua carriera è stato quello di ispettore del lavoro, ruolo che ha ricoperto per 33 anni. Questo lavoro consisteva nel controllo delle fabbriche e delle aziende per garantire il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro.
Oltre alla sua carriera, Cesare continua a essere attivamente coinvolto come volontario, sia in ambito culturale sia nel gruppo dei volontari per il lavoro. È molto conosciuto e rispettato nella comunità di Piossasco, dove il suo contributo e il suo aiuto sono sempre apprezzati.
Cesare è anche una persona molto credente. Frequentando l'ambiente della Chiesa, si è avvicinato molto a Dio e ha avuto l'opportunità di conoscere persone che considera maestre di vita, che gli hanno insegnato molto e arricchito il suo percorso spirituale.
Tiziana è ila proprietaria di un'oreficeria. È nata a Torino nel 1963, ma ha vissuto a Piossasco fino a quando aveva quattro o cinque anni, poi si è trasferita ad Asti per motivi lavorativi del padre. Successivamente, la famiglia è tornata a Piossasco sempre per motivi di lavoro. Ha avuto un'infanzia felice fino ai sedici anni, quando sua madre si è ammalata gravemente. Da quel momento, Tiziana è rimasta con la nonna e il padre. Il papà, che lavorava come autista di pullman di linea, ha dovuto cambiare lavoro per stare vicino a lei e ricoprire entrambi i ruoli di genitore.
Quattro anni dopo la morte della madre, il padre di Tiziana si è risposato con una donna che, secondo Tiziana, è stata per lei una seconda mamma. Hanno vissuto insieme per quarant'anni e questa seconda mamma è venuta a mancare recentemente all'età di ottantacinque anni.
Tiziana ha parlato del suo lavoro con grande passione. Ha gestito la sua oreficeria dal 1989 e, prima di aprire il proprio negozio, ha lavorato per cinque anni come commessa in un'altra oreficeria. È molto dedicata al suo lavoro e vende una varietà di articoli regalo di diverse marchi, tra cui collane, anelli, orecchini e altri gioielli. Inoltre, Tiziana è stata presidente dell'associazione commercianti per tredici anni, durante i quali ha organizzato eventi, fiere e mercatini, contribuendo attivamente alla comunità locale.
Tiziana ha sempre tenuto molto a Piussasco e ne è molto orgogliosa. Durante il suo mandato come presidente dell'associazione commercianti, ha organizzato molte attività e iniziative insieme ai colleghi e con il sostegno delle varie amministrazioni comunali. Ora, vorrebbe vedere una riqualificazione del centro storico, sostenendo i proprietari dei negozi affinché non restino sfitti, rendendo i canoni di affitto più accessibili rispetto a quelli delle grandi città come Torino.
Oltre al suo impegno lavorativo, Tiziana ha sempre avuto una passione per lo sport, che l'ha aiutata a evitare cattive influenze. Da giovane ha praticato molti sport, tra cui le maggiorette e il twirling, e ha persino insegnato twirling. Ha anche praticato il nuoto e altre attività sportive, anche se ha dovuto ridurre il tempo dedicato a questi hobby a causa del lavoro. Tuttavia, continua a mantenersi attiva, andando a cavallo e partecipando a diverse attività sportive.
Ornella è davvero dedicata al suo lavoro e apprezza molto il contatto con i clienti, aiutandoli a scegliere gli occhiali più adatti. È chiaro che il suo impegno e la sua conoscenza locale le permettono di offrire un servizio molto personalizzato e di alta qualità. Lavorare in un ambiente che conosce bene, come Piossasco, deve essere un grande vantaggio per lei. dall’ottico hanno davvero trovato un modo innovativo per migliorare il servizio del negozio con il noleggio degli occhiali. Questo approccio è particolarmente utile per le famiglie con bambini, che devono cambiare spesso gli occhiali. Inoltre, l'iniziativa di scattare una foto ai clienti con i loro nuovi occhiali e condividerla sui social è un'ottima strategia per fidelizzare la clientela e creare un senso di comunità. È bello vedere come queste idee possano avere un impatto positivo tanto sui clienti quanto sull'attività stessa.
Ornella desidera che Piossasco diventi un luogo con più iniziative e condivisione. Crede che sia importante che tutti contribuiscano per rendere la società più positiva e vivibile. Inoltre, sottolinea l'importanza di educare i giovani fin da piccoli, affinché imparino a comportarsi bene e a prendersi cura della loro città e dell'ambiente.
Fiorini, Tiziana Fiorini, è una donna di 64 anni, nata a Torino e ha vissuto sempre a y. La sua mamma è di origine piemontesi, il papà era di provincia di Ferrara.
I genitori di Tiziana si sono conosciuti nel Pullman perché sono tutti e due operai. Lui lavorava alla Fiat e lei lavorava presso una fabbrica ad Orbassano e si sono incontrati durante il tragitto al lavoro in Pullman, si sono conosciuti, poi in seguito si sono sposati e hanno avuto Tiziana in una figlia unica. Tiziana ha studiato a Pinerolo come ragioniera e in seguito ha lavorato per 19 anni presso il Comune di Piossasco si è trasferita nella provincia di Torino, oggi città metropolitana. Ha ricoperto vari ruoli, inclusi quelli legati al turismo, ai progetti con la frontiera francese e allo sport, e ha avuto un ruolo chiave nell'organizzazione delle Olimpiadi del duemilasei. Dopo la pensione, ha sentito il bisogno di impegnarsi in due associazioni significative: l'AMPI e l'Unitre, università della terza età.
Tiziana ha scelto di unirsi all'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) perché suo padre, originario della provincia di Ferrara, era cresciuto in una regione rossa e di sinistra, spesso bersaglio del fascismo. I suoi nonni e parenti erano contadini e hanno subito violenze, con alcuni addirittura deportati in Germania. Questi racconti della sua infanzia l'hanno segnata profondamente. Dopo il pensionamento, ha deciso di contribuire all'ANPI, un'associazione che ricorda la resistenza e lavora con le scuole per educare le nuove generazioni sulla storia.
Tiziana verrebbe che se riprendesse il gemellaggio e gli scambi culturali con città europee, promuovendo scambi tra scuole e famiglie. Inoltre, desidera migliorare le strutture sportive al Parco Monte San Giorgio e valorizzare i luoghi storici come Casa Lajeolo.
Romina Anardo 42 anni, lavora come giornalista locale per l'Eco del Chisone. Ha studiato a Pinerolo e proviene da una famiglia di operai: il padre era di origine sarda e la madre di origine friulana. I suoi genitori si sono trasferiti aTorino per migliorare la loro situazione lavorativa, si sono incontrati, sposati e hanno avuto tre figli. Inizialmente vivevano a Cumiana, poi si sono trasferiti a Piossasco , in una zona popolare abitata da molte persone provenienti dal sud e dal nord per lavorare nell'industria della Fiat.
Romina è stata una ragazza molto intraprendente e ha sempre desiderato studiare. Ha frequentato il liceo classico, nonostante fosse l'unica figlia di operai nella sua classe e non avesse nessuno che potesse aiutarla con il latino e le materie difficili. Grazie alla sua costanza e determinazione, è riuscita a diplomarsi. I professori le hanno suggerito di intraprendere un corso di laurea in Scienze Internazionali, ma lei ha sempre avuto una passione per la storia. Alla fine, ha seguito il consiglio dei professori ma l'anno scorso ha realizzato il suo sogno laureandosi in Storia.
Durante il periodo universitario, Romina ha incontrato Paolo e dopo ha lavorato in una associazione di educazione Ambientale e in seguito hanno avuto Giosuè il loro primo figlio a Torino.Romina, cresciuta a Piossasco, con il suo verde, le montagne di Monte San Giorgio, le sue amicizie e la sua famiglia, ha sentito il richiamo di casa. Così, insieme a suo marito, ha deciso di tornare a Piossasco e costruire la loro casa lì.
Successivamente, hanno avuto altri due bambini, creando una famiglia felice a Piossasco. Romina è una persona molto socievole e lavora come giornalista per l'Eco del Chisone. La sua scelta di tornare a Piossasco è stata motivata dal desiderio di offrire ai suoi figli un ambiente familiare e accogliente, simile a quello in cui è cresciuta.
Romina ha espresso il desiderio che Piossasco ospiti più eventi culturali e momenti di condivisione, dato che per lei la cultura è fondamentale. I suoi genitori, nonostante avessero solo la terza media, le hanno sempre insegnato l'importanza della cultura. Per loro, leggere e partecipare a eventi culturali era essenziale, non solo per ottenere un lavoro, ma per arricchire se stessi.
Romina vorrebbe vedere Piossasco diventare più moderna e europea, con scambi di gemellaggio tra città per conoscere altre culture e amministrazioni. Le piacerebbe un Piossasco più attiva. Inoltre, propone la creazione di un sito turistico per valorizzare i castelli, Monte San Giorgio, le ville storiche e altri luoghi d'interesse, attirando visitatori e promuovendo escursioni in questi posti importanti.
Noemi è una ragazza di ventuno anni che inizialmente desiderava diventare infermiera. Tuttavia, dopo un po', ha capito che quella non era la strada giusta per lei. Ha deciso di seguire la sua passione per la cucina, una passione trasmessa dalla nonna di origine napoletana, con cui preparava dolci e cibo tipico napoletano.
Noemi si è diplomata in una scuola professionale di Torino, ottenendo un diploma di cucina. Dopo il diploma, ha intrapreso un percorso di formazione attraverso un apprendistato in un bar a Frossasco, dove ha iniziato a fare le sue prime esperienze lavorative.
Successivamente, insieme alla sua famiglia, Noemi ha deciso di aprire un'attività di bar e ristorante. La madre, essendo una cuoca esperta, si occupa della cucina, mentre Noemi gestisce il bar. È molto contenta di questa scelta e lavora con passione. Noemi è una ragazza sognatrice che desidera continuare a crescere e imparare. Ha una grande passione per gli animali e sogna di fare la volontaria nei canili, avendo avuto un piccolo bulldog francese che amava tantissimo.
Noemi ha anche un sogno nel cassetto: viaggiare e trasferirsi in Canada, dove vorrebbe fare corsi di lingua e lavorare. Sin da piccola ha coltivato questo desiderio.
Mi ha parlato molto della sua terra di origine, Napoli, descrivendo i castelli, lo stile di vita e l'aria particolare della città. Ha deciso di chiamare il suo locale "O’ sole’ Napule. per richiamare le sue radici napoletane. Il locale è accogliente e molto divertente, un luogo dove si parla e si condivide buon cibo.
Noemi è una ragazza molto gentile e carina, con un futuro radioso davanti a sé.
Simone Ferrero è un giovane di 31 anni, originario di Torino, e il suo percorso professionale e personale riflette una combinazione di esperienze variegate e passioni. Dopo il diploma in ragioneria e informatica, ha deciso di dedicarsi al campo della comunicazione visiva, perseguendo il sogno di diventare fotografo, grafico e videomaker. Sebbene non abbia ancora raggiunto una stabilità economica con queste professioni, continua a coltivare i suoi interessi creativi, cercando lavoretti part-time per integrare il suo reddito.
Attualmente, Simone lavora presso la biblioteca di Rivalta nel servizio di guardiania. Il suo compito principale è quello di garantire il buon funzionamento della biblioteca, assicurandosi che non ci siano persone chiuse dentro dopo la chiusura e offrendo assistenza agli studenti per informazioni, fotocopie e altre necessità. Simone è anche responsabile della registrazione dell'affluenza dei visitatori, compilando grafici Excel per fornire statistiche alla sua responsabile. È molto attento nel suo lavoro, cercando di evitare qualsiasi errore, come quello di chiudere qualcuno dentro.
Nel tempo libero, Simone è un appassionato di fotografia, con un particolare interesse per i ritratti. Sebbene abbia tentato di farne una carriera, la difficoltà di affermarsi in questo settore lo ha portato a cercare altre fonti di reddito. Inoltre, ama giocare a giochi da tavolo e giochi di ruolo, che sono due delle sue principali passioni.
Simone descrive il suo attuale ambiente di lavoro come "fantastico", paragonando la biblioteca di Rivalta a un castello, e apprezza molto l'ambiente lavorativo. Gli piace passare il tempo all'aperto durante l'estate e trova molto affascinante il posto dove lavora.
Quando si tratta di suggerimenti per migliorare il territorio, Simone nota che mancano eventi interessanti per la sua fascia di età (20-40 anni). Osserva che, mentre vengono organizzati eventi per bambini e per adulti più maturi, le proposte per i giovani adulti sono scarse. Esempi di eventi che potrebbero interessare a persone della sua generazione includono conferenze con divulgatori su temi di attualità, fiere nerd e eventi di cultura pop. Simone suggerisce di organizzare più eventi simili a quelli che ha visto in altre località, come le fiere di gaming e cultura nerd che hanno avuto successo a Volvera e Avigliana. In particolare, propone di sfruttare il castello di Rivalta per ospitare fiere di fumetti, anime e cosplay, visto che il luogo sarebbe ideale per questo tipo di eventi.
In sintesi, Simone Ferrero porta al territorio una combinazione di esperienza nel servizio di guardiania e una profonda passione per la comunicazione visiva e i giochi di ruolo. Le sue osservazioni e suggerimenti riflettono una consapevolezza delle esigenze e dei desideri della sua fascia di età, nonché un desiderio di contribuire a migliorare la vivibilità e l’offerta culturale del territorio.
Maria Pia Brero, nata a Moncalieri e residente a Torino, lavora a Rivalta grazie a una commessa vinta dalla sua azienda, specializzata in servizi di pulizia industriale. Maria Pia ha un ruolo variegato nella sua azienda, occupandosi di pulizie industriali e della gestione di relazioni, turni, bollature e fatturazioni. Non ha completato il diploma di ragioneria, ma è entrata nell'azienda Frassate nel 1990, dopo aver lavorato in supermercati e come dog sitter.
Attualmente separata, Maria Pia è madre di due figli adulti e nonna di due nipoti, con un terzo in arrivo. Desidera trascorrere più tempo con i suoi nipoti e spera di andare in pensione tra circa dieci anni.
Nel servizio di vigilanza presso la biblioteca di Rivalta, Maria Pia si occupa di garantire il rispetto delle regole da parte degli utenti, prevenendo comportamenti inappropriati come il rumore e il furto. Sebbene il suo lavoro possa presentare alcune problematiche, come la gestione di ragazzi poco rispettosi, trova che l’ambiente sia generalmente tranquillo e rilassante.
Nel tempo libero, Maria Pia ama camminare, leggere, trascorrere tempo con le nipoti, e stare all’aria aperta. Le piace visitare nuovi posti, andare in piscina e al mare, e giocare a carte e giochi di società. Non è interessata a restare chiusa in casa, preferendo attività che la portano all’aperto.
Riguardo al territorio di Rivalta, Maria Pia osserva che la città appare tranquilla e poco popolata dopo un certo orario, una differenza marcata rispetto a Torino, che è molto più vivace. Nota che, al di fuori di eventi particolari, Rivalta può sembrare deserta, con poche opzioni per intrattenimento serale. Tuttavia, apprezza le iniziative culturali gratuite promosse dal Comune, che offrono opportunità anche a chi non può permettersi spettacoli o altre attività culturali.
Il suo desiderio più grande è godere di buona salute per poter continuare a fare le cose che ama, come trascorrere tempo con la famiglia e viaggiare. Valuta la salute come un aspetto fondamentale della vita, essenziale per realizzare i suoi desideri e per vivere serenamente.
Alessia è una bibliotecaria di 42 anni, originaria di Torino, ma residente a Rivalta da tutta la vita. Dopo aver studiato per diventare tecnico della gestione aziendale, ha trovato lavoro come bibliotecaria tramite un programma di inserimento lavorativo nel 2003. Da allora, lavora nella stessa biblioteca, ricoprendo vari ruoli che includono la catalogazione dei libri, la gestione dell'emeroteca, e l'assistenza all'utenza. Il suo lavoro include attività come lo scarto dei libri e il controllo della continuità nell'arrivo dei giornali e delle riviste, che devono essere timbrati e verificati per eventuali buchi nella distribuzione.
Alessia ama il suo lavoro e si occupa delle diverse mansioni con entusiasmo, sebbene non abbia una preferenza particolare per una delle sue attività quotidiane. Inoltre, le piace leggere e si dedica alla lettura delle trame dei libri durante il lavoro per poter meglio indirizzare i lettori. Tuttavia, legge libri completi principalmente a casa. Le sue letture preferite sono le biografie e le storie di vita vissuta, con un attuale interesse per "Vita di Liod", un libro leggero di un autore italiano. Tra i suoi libri consigliati c’è "Il libro di Alice" di Alice Sturiale, che le è piaciuto per il suo contenuto ricco e le poesie significative.
Nel suo tempo libero, Alessia si dedica a passeggiate, incontri con amici, e alla piscina. È appassionata di animali, specialmente cani, avendo avuto due cani nella sua vita, con l'ultimo, Chida, deceduto recentemente. Nonostante il dolore per la perdita di Chida, Alessia considera la possibilità di adottare un altro cane in futuro. Le piace anche viaggiare, preferendo città europee e luoghi verdi dove può passeggiare. Sebbene attualmente non abbia desideri particolari per il futuro, apprezza la vita a Rivalta e non ha osservazioni specifiche sui trasporti pubblici, poiché non li utilizza.
Nel corso degli ultimi vent'anni, Alessia ha visto significativi cambiamenti nella biblioteca, tra cui un trasferimento nella nuova sede nel 2017, che ha portato a spazi più ampi e meglio organizzati, con aree separate per adulti, bambini e ragazzi. Questo cambiamento ha migliorato l'accessibilità e l’esperienza dei visitatori. La biblioteca ha visto un incremento della frequentazione, in parte grazie all'introduzione di orari serali per gli studenti universitari, una misura avviata circa due anni fa e che ha avuto un buon riscontro. Alessia ha notato una maggiore affluenza di bambini, ragazzi e studenti universitari, anche se non ha dati statistici specifici sulla frequenza. La biblioteca ora è aperta a tutti e svolge un ruolo importante non solo per i cittadini di Rivalta ma anche per quelli dei comuni limitrofi.
Daniele Prandelli, 22 anni, ha seguito un percorso di formazione artistica e culturale che ha avuto inizio con il liceo artistico a Torino e successivamente con un corso di fotografia nella stessa città. Dopo aver completato questi studi, ha intrapreso un anno di servizio civile presso le biblioteche del comune di Rivalta. Durante questo anno, Daniele ha lavorato in due sedi: la biblioteca di Tetti Francesi e la biblioteca centrale al castello di Rivalta.
Nel suo ruolo di servizio civile, Daniele si occupa principalmente di attività di prestito di libri, consulenza all’utenza e gestione dei rientri dei libri dati in prestito attraverso il programma SBAM. Le sue responsabilità includono anche la circolazione libraria e la partecipazione alle attività organizzate dalle biblioteche, che spaziano dalle letture animate ai giochi da tavolo. Daniele è coinvolto nella creazione e promozione di locandine per eventi e nella gestione di un progetto di scacchi con un’associazione locale, dove ha imparato a giocare e a insegnare ai bambini le basi del gioco.
Nato a Torino ma residente a Orbassano, Daniele ha deciso di orientare la sua carriera verso il settore naturalistico e ambientale, un campo che lo appassiona fin da giovane. Il suo obiettivo finale è diventare guardia parco. Daniele considera il servizio civile come un trampolino di lancio per accedere ai concorsi pubblici per entrare nel corpo di guardia parco. Dopo il servizio civile, prevede di intraprendere un corso di formazione per accompagnatore naturalistico o guida escursionistica, con l’intento di lavorare a contatto con la natura e gli animali.
Daniele ha una profonda conoscenza delle montagne grazie alle escursioni familiari nella Val di Susa e si sente fisicamente preparato per le sfide che comporta il lavoro all’aperto. Sogna di lavorare nel Parco del Gran Paradiso, noto per avere una guardia parco con uno stemma distintivo. È aperto a opportunità anche all’estero, grazie alla sua conoscenza dell’inglese e al suo interesse per le lingue e le culture.
Nonostante attualmente non pratichi regolarmente escursioni a causa delle condizioni meteorologiche, Daniele continua a programmare e realizzare escursioni in montagna ogni anno. Ha recentemente tentato una salita al Rocciamelone, che ha dovuto interrompere a causa delle condizioni meteorologiche avverse, ma intende completare l’escursione in futuro. È appassionato di viaggi e desidera esplorare sia l'Oriente, con particolare interesse per il Giappone e la Cina, sia il Nord Europa e il Canada.
Nel servizio civile, Daniele si occupa anche di gestire e ordinare libri e giornali, archiviare materiale, e realizzare attività manuali per laboratori per bambini. Nonostante le sfide iniziali e le difficoltà di adattamento, si è inserito bene nel suo ruolo e ha trovato soddisfazione nel lavoro con il personale delle biblioteche e con l'utenza.
Il suo grande desiderio professionale è di fare del bene agli altri e lasciare un'impronta positiva nel mondo. Daniele sogna di organizzare viaggi missionari per aiutare i paesi poveri e le persone bisognose. È già in contatto con organizzazioni che si occupano di missioni e spera di realizzare questo sogno nei prossimi anni.
Valentina Bertea, nata a Pinerolo 38 anni fa, si considera una valligiana per le sue radici e il suo legame con la Valpellice. Ha vissuto la sua infanzia a Bricherasio, un piccolo paese alle porte della Valpellice, un luogo caratterizzato da un forte contatto con la natura e da una comunità in cui tutti si conoscono. Questa atmosfera protetta ha fortemente influenzato la sua crescita e il suo senso di appartenenza.
Essendo figlia unica, Valentina ha spesso cercato opportunità di socializzazione e comunità. Ha trascorso gran parte della sua infanzia e adolescenza nei centri giovani e nei centri estivi parrocchiali, inizialmente come partecipante e poi come animatrice. Questo impegno le ha permesso di sviluppare importanti competenze organizzative e relazionali, imparando a pianificare attività e a lavorare con persone di diverse età e con bisogni differenti. L'esperienza le ha insegnato il valore della comunità e l'importanza di mettere al centro le esigenze degli altri, un concetto che ha continuato a influenzare la sua vita e la sua carriera.
Fin da bambina, Valentina ha coltivato una passione per l'arte. Amava disegnare e colorare, attività che la appassionavano profondamente. Tuttavia, per motivi logistici, ha frequentato il liceo turistico anziché quello artistico. Il liceo turistico rappresentava un compromesso che le permetteva di approfondire le sue conoscenze artistiche e culturali, preparando nel contempo una base solida per eventuali sbocchi lavorativi in un paese come l'Italia, ricco di patrimonio culturale e artistico.
Durante gli ultimi anni delle superiori, la passione per il restauro è diventata sempre più forte. Dopo il diploma, ha deciso di intraprendere un percorso universitario in Beni Culturali, un'esperienza non prevista inizialmente ma che si è rivelata fondamentale per la sua formazione. Durante i tre anni di studi universitari, Valentina ha ampliato le sue conoscenze artistiche, culturali e letterarie, ottenendo la laurea triennale. Tuttavia, il suo interesse per il restauro non si è mai affievolito. Decisa a seguire questa passione, ha superato il test d'ingresso per la Scuola per Artigiani e Restauratori del Cermig, specializzandosi nel restauro di tele e tavole. Durante questo periodo, ha avuto l'opportunità di lavorare su un progetto significativo: il restauro della parrocchiale del suo paese natale. Questo progetto non solo le ha permesso di applicare le sue competenze pratiche, ma è stato anche un modo per restituire qualcosa alla sua comunità, valorizzando un edificio storico locale.
Dopo aver completato il corso di restauro, Valentina ha vissuto un periodo di transizione, cercando di entrare nel mondo del lavoro. Ha svolto vari lavori temporanei, ma la svolta è arrivata con l'opportunità di fare il servizio civile in biblioteca, all'età di 29 anni. Questa esperienza si è rivelata determinante, accendendo una nuova passione per il mondo delle biblioteche. Valentina ha iniziato a lavorare nel campo del restauro, dove è rimasta per sette anni, gestendo anche una piccola biblioteca di valle in collaborazione con il comune. Questo ruolo le ha permesso di organizzare eventi e lavorare con adulti e volontari per valorizzare il territorio, un'esperienza che ha arricchito ulteriormente le sue competenze e la sua visione del lavoro comunitario.
Nonostante il successo nel restauro, Valentina ha deciso di seguire la sua passione per le biblioteche, riprendendo gli studi universitari per acquisire nuove competenze e cercando lavoro nelle cooperative. Attualmente, lavora a Rivalta e a Caselle, collaborando con la biblioteca centrale e promuovendo la lettura attraverso varie attività. Il suo lavoro include la progettazione e realizzazione di eventi culturali e laboratori, soprattutto per bambini e ragazzi. Ha organizzato attività innovative come gli escape book, una modalità di lettura interattiva che ha riscosso molto successo tra i giovani. Valentina crede fermamente che la biblioteca debba essere un luogo accogliente e inclusivo, dove tutti possano sentirsi a casa e partecipare a una varietà di attività culturali e sociali.
Nel tempo libero, Valentina si dedica alle relazioni personali, alla cura del giardino e delle piante, e alla sua passione per l'arte. Insieme al suo compagno, partecipa ad attività legate all'arte e all'antiquariato, mantenendo vive le competenze da restauratori. Ama visitare mostre d'arte e coltivare il suo interesse per l'illustrazione, in particolare i silence book, libri senza parole che stimolano la fantasia dei bambini.
Il desiderio di Valentina è quello di mettere a frutto tutte le sue competenze per il bene degli altri, evitando di sprecare tempo e cercando di centrare i suoi obiettivi. Vuole che il suo lavoro e le sue capacità contribuiscano alla felicità delle persone intorno a lei. In sintesi, Valentina Bertea è una persona che ha saputo integrare le sue passioni artistiche e le competenze pratiche con un forte senso di comunità e dedizione al servizio degli altri. La sua carriera riflette un continuo adattamento e crescita personale, con una costante attenzione alla valorizzazione della cultura e al supporto alle comunità locali.
Loredana è una donna originaria di Napoli, si è trasferita Torino a sedici anni con i genitori. Dopo essersi stabilita in città, ha conosciuto suo marito e insieme hanno avuto quattro figli. Tuttavia, il destino ha voluto che si separassero, lasciando Loredana a crescere i figli da sola. Ha lavorato sempre nel settore della ristorazione, guadagnandosi il rispetto e l'apprezzamento dei suoi clienti grazie alle sue doti culinarie.
Recentemente, Loredana ha deciso, insieme a sua figlia e alla sua famiglia, di avviare una nuova attività. Hanno preso in gestione un ex bar trattoria, trasformandolo in una pizzeria trattoria e bar. Questo locale offre non solo cibo buono e tradizionale napoletano, ma anche serate di karaoke, feste di compleanno, eventi con musica dal vivo e un ambiente molto divertente.
Loredana è felice di aver portato un po' della tradizione napoletana a Piossasco, contribuendo a ravvivare il centro storico. Il suo locale sta avendo un buon riscontro, attirando clienti anche dai comuni limitrofi come Bruino, Orbassano e Cumiana. Offrono pizza d'asporto e il suo famoso calzone fritto, molto
Loredana lavora con passione nel suo locale, desiderando continuare a crescere e farsi conoscere sempre di più, ampliando le attività e creando nuove opportunità di socializzazione per la comunità.
Laura Montanaro è una persona che ha vissuto gran parte della sua vita a Rivalta, in Piemonte, dopo essere nata a Torino il 3 maggio 1967. Ha scelto Rivalta come sua residenza principale dal 1974 e vi ha cresciuto la sua famiglia, composta da quattro figli ormai adulti. Laura ha dedicato la maggior parte della sua carriera lavorativa al servizio pubblico, inizialmente impiegata presso una casa di riposo dal 1992, dove ha trascorso circa trent'anni della sua vita lavorativa.
Inizialmente assunta come impiegata amministrativa, Laura ha successivamente ottenuto la qualifica di direttore di struttura sociosanitaria. Il periodo del Covid-19 ha segnato profondamente la sua esperienza lavorativa, costringendola a gestire situazioni difficili all'interno della struttura. Questo periodo intenso e stressante l'ha spinta a chiedere un trasferimento, decidendo di cambiare ambiente lavorativo per cercare nuove sfide e alleviare il carico emotivo accumulato negli anni.
Due anni fa, Laura ha iniziato a lavorare come dipendente comunale a Rivalta. Nonostante le iniziali difficoltà dovute all'apprendimento di nuove mansioni a 55 anni, ha trovato soddisfazione e autonomia nel suo nuovo ruolo. Le sue responsabilità spaziano dalla gestione di documenti e certificati alla cura delle pratiche di cittadinanza e progetti matrimoniali, mantenendo sempre un forte legame con la comunità locale.
Laura è una persona positiva e intraprendente, convinta che la felicità e la serenità siano fondamentali per svolgere bene qualsiasi tipo di lavoro. Crede fermamente nell'importanza della formazione continua, sia per sé stessa che per gli altri, e nel saper gestire le proprie emozioni e quelle altrui per affrontare situazioni difficili con professionalità e umanità.
Originariamente residente a Collegno, i genitori di Laura si trasferirono a Rivalta in cerca di una vita più tranquilla in una casa indipendente. Questa scelta di vita ha influenzato Laura, che preferisce la calma e il verde della provincia alla frenesia della città. Anche nel tempo libero, Laura trova conforto nella natura e nelle passeggiate col suo cane.
Oltre alla sua carriera, Laura ha un diploma di perito aziendale corrispondente in lingue estere, con conoscenze di inglese e tedesco, sebbene il tedesco sia stato in gran parte dimenticato a causa della mancanza di utilizzo. Vorrebbe riprendere lo studio delle lingue, in particolare inglese e francese, per migliorare la comunicazione con gli stranieri che necessitano di assistenza presso l'anagrafe.
Il suo percorso professionale è stato segnato dall'iniziale impiego nella casa di riposo, un'esperienza che Laura descrive come altamente formativa e carica di responsabilità. Ha affrontato molte sfide, tra cui la selezione e la gestione del personale, sempre con l'obiettivo di garantire il massimo benessere e dignità agli anziani ospiti. Laura ha spesso lavorato con volontari e ha gestito con successo progetti di miglioramento della struttura.
Uno degli aspetti più difficili del suo lavoro nella casa di riposo è stato garantire che il personale trattasse gli anziani con rispetto e cura, affrontando situazioni in cui era necessario prendere provvedimenti disciplinari. Laura crede che il rispetto e la tutela degli anziani siano fondamentali e ha sempre cercato di garantire che venissero trattati con dignità.
Laura spera che le nuove generazioni sviluppino un forte senso di rispetto per le persone e per l'ambiente, e desidera che la sanità sia accessibile a tutti. Le sue passioni includono la creatività e il cucito, attività che svolge nel suo tempo libero per contribuire a cause benefiche come l'aiuto all'Etiopia. Ama creare oggetti nuovi, dai vestiti ai portatorte, e trova soddisfazione nel lavoro manuale.
Infine, Laura esprime il desiderio di perdere peso per poter tornare a camminare in montagna e continua a nutrire un interesse per la pasticceria, anche se non ha intenzione di aprire una propria attività. Il suo desiderio è di sostenere i suoi figli nelle loro ambizioni e godersi una vita equilibrata e serena.
Nata a Torino e cresciuta a Rivalta, dal 2015 lavora presso l’ufficio commercio del Comune di Rivalta. Questa persona ha una profonda conoscenza del territorio, avendovi vissuto per trent'anni e avendo lavorato come giornalista fino al 2008, occupandosi della cronaca cittadina. Attualmente gestisce le attività produttive locali, seguendone le aperture, le variazioni e le chiusure, e supporta sia piccoli negozi di vicinato che grandi strutture come supermercati e attività artigianali. Coordina inoltre lo sportello unico per le attività produttive, accogliendo richieste e organizzando iniziative come la sagra del Tomino e la Fiera di Primavera.
Collabora con diverse associazioni locali per promuovere e sviluppare il commercio a Rivalta, tra cui l'ACAR, la Famiglia Rivaltese e la Proloco. Grazie alla sua lunga permanenza nel comune, ha instaurato rapporti di fiducia con molti residenti, facilitando il suo lavoro quotidiano.
La situazione attuale del commercio a Rivalta è descritta come altalenante. Alcune attività prosperano, mentre altre chiudono, come un recente laboratorio di sartoria. Tuttavia, il settore della ristorazione è in crescita. I negozi non alimentari affrontano difficoltà, in parte a causa della concorrenza degli acquisti online. Eventi itineranti e di aggregazione, come la fiera dell'olistica, stanno diventando sempre più importanti per promuovere la socializzazione e attirare persone.
La pandemia di COVID-19 ha avuto un forte impatto sul commercio locale. Dal 2019, subito dopo l'inizio del lavoro nell'ufficio commercio, la pandemia ha causato una rivoluzione normativa e un grande disorientamento. I mercati non alimentari hanno subito un duro colpo, mentre il settore alimentare ha mostrato maggiore resilienza. Dopo un periodo di fermo, alcune attività non sono sopravvissute, mentre altre, soprattutto legate all'alimentare, hanno ripreso a crescere.
Guardando al futuro, si prevede uno sviluppo crescente del commercio online. I negozi che prosperano a Rivalta offrono prodotti particolari e di eccellenza, come il gelato di una rinomata pasticceria locale. Questi negozi, oltre alla loro attività tradizionale, spesso integrano anche il commercio online. È essenziale per i commercianti differenziare la loro offerta, combinando il commercio tradizionale con quello online e specializzandosi in prodotti unici.
Un cambiamento di mentalità è necessario per adattarsi alle nuove dinamiche del commercio. I commercianti devono abbandonare l'idea che i clienti verranno da soli e devono impegnarsi attivamente per attirare i clienti, anche adattando gli orari di apertura in base alle iniziative locali. Il Comune di Rivalta supporta i commercianti attraverso vari strumenti regionali e nazionali, proponendo formazione e attività per migliorare la loro competitività.
Prima di entrare nel settore pubblico, questa persona ha lavorato come giornalista per circa venticinque anni, sviluppando competenze nella comunicazione e una profonda conoscenza del territorio. Dopo la chiusura dell’azienda per cui lavorava, ha partecipato a diversi concorsi pubblici, trovando infine un impiego nel Comune di Rivalta, scoprendo un ambiente dinamico e coinvolgente.
Rivalta è cambiata molto nel corso degli anni. In passato, il comune era spesso deserto e nebbioso. Oggi è molto più vivace, con numerosi luoghi e momenti di aggregazione che attirano le persone a uscire e socializzare, come il parco del Sangone. Anche il commercio si è evoluto, con nuove attività legate all’olistica e ai massaggi shatsu.
Questa persona desidera continuare a specializzarsi nel proprio lavoro e migliorare il servizio offerto ai cittadini, ai commercianti e alle associazioni di Rivalta. Si impegna a rispondere meglio alle esigenze della comunità e a supportare le attività locali, contribuendo allo sviluppo del comune e migliorando la qualità della vita per tutti.
La storia di Cinzia è toccante e piena di coraggio. Cynthia una ragazza nigeriana di ventisei anni, è sposata e madre di tre figli. Vive a Piossasco da circa nove anni. È arrivata in Italia affrontando un viaggio pericoloso attraverso il mare su una barca, senza sapere se sarebbe mai arrivata. Prima di arrivare in Italia, ha trascorso tre mesi in Libia.
Nonostante la sua giovane età, Cynthia ha rischiato la vita e ha affrontato molte difficoltà. Grazie al suo carattere estroverso e solare, è riuscita a connettersi con persone che l'hanno aiutata a raggiungere l'Italia, la meta che desiderava.
Dopo il suo arrivo in Italia, ha vissuto a Torino, Pinerolo e in altre località, ma ha trovato in Piossasco il suo posto preferito. Descrive Piossasco come un paese accogliente, dove ha trovato meno giudizi e più accettazione. Anche i suoi figli si trovano bene e apprezzano la tranquillità del paese. Cynthia vede un futuro promettente per i suoi figli a Piossasco, grazie anche al supporto delle scuole e della comunità che li accoglie senza pregiudizi.Oltre a tutto questo, Cynthia è appassionata di moda e sartoria. Le piace cucire e creare abiti e borse. Il suo sogno nel cassetto è aprire un'attività a Piossasco, dove poter vendere le sue creazioni. Immagina un atelier etnico dove condividere le sue opere con la comunità. Questo sogno rappresenta per lei non solo una possibilità di realizzazione personale, ma anche un modo per arricchire il tessuto culturale del paese.
M. è un ragazzo di 16 anni proveniente dalla Guinea Conakry, precisamente dalla città di Nzerekore, la sua famiglia è composta dalla madre e d un fratello più grande che studia e lavora. Il ragazzo ha deciso di lasciare il suo paese per avere un futuro migliore, anche per lui il viaggio è stato lungo e ha patito molto, è partito dalla Guinea e si è diretto in Mali, ha attraversato l’Algeria e la Tunisia ed è arrivato a Lampedusa; ha raccontato che dalla Guinea ad arrivare in Algeria ha impiegato 8 mesi, dall’Algeria alla Tunisia 3 mesi, dalla Tunisia 2 giorni di gommone per raggiungere le coste italiane. E’ stato a Biella per qualche mese e poi ad ottobre 2023 è stato accolto presso la struttura “Il Galletto” Ha frequentato la scuola dell’obbligo, dopo l’orario scolastico andava nell’officina dello zio per aiutarlo e gli piaceva molto, ha fatto anche qualche lavoretto come fattorino, sa parlare il francese, l’inglese ed il suo dialetto “madingo”. Gli piaceva giocare a calcio come centrocampista e tuttora gioca nella squadra “Juniores Olimpia Solero Quattordio”, M. parla molto bene dei compagni che ha trovato e dell’allenatore. Il ragazzo ha frequentato la scuola di italiano riuscendo a superare l’esame per ottenere il livello A2, a settembre 2024 inizierà la Scuola Media, si impegna molto ed è educato, gentile e molto rispettoso con tutti, ha un carattere solare e gentile. A M. piace studiare l’italiano, lo parla piuttosto bene, è un ragazzo curioso e volenteroso. Nel mese di luglio ha iniziato il tirocinio attivato con il progetto Tempo al tempo presso il Family Park di Felizzano, si è inserito bene nel nuovo contesto e si impegna, è ben voluto da tutti. Il suo sogno sarebbe quello di lavorare come meccanico in un’officina o come saldatore.
Marica è una giovane artista illustratrice di 34 anni che vive a Felizzano (Al), la sua passione ed il suo interesse verso questo tipo di forma artistica è iniziato quando aveva 8 anni cominciando a copiare immagini ed illustrazioni. La sua fonte di ispirazione sono stati i cartoni animati della Disney e i film. Si è diplomata al Liceo Artistico di Asti, ha frequentato un corso da tatuatore e un corso di illustrazione ad Asti. La musica crea ispirazione e aiuta l’immaginazione, è un elemento fondamentale che non può mancare, Marica afferma che ascoltando la musica riesce a prendere spunto per dare inizio ai suoi lavori, l’ambiente di lavoro ideale deve essere raccolto e tranquillo. La giovane illustratrice afferma di riuscire a creare solo se serena e tranquilla, può lavorare per diverse ore, non c’è un tempo limite, se si trova in condizioni ottimali può disegnare anche fino a sera. Musica e film sono le maggiori fonti di ispirazione per realizzare i personaggi e le scene di ambientazione che si creano nella mente di Marica, i personaggi che prendono vita devono esprimere delle emozioni, gli stati d’animo che stanno provando, devono arrivare allo spettatore attraverso lo sguardo, devono colpire e suscitare una reazione. I colori sono importanti ed esprimono lo stato d’animo dei soggetti rappresentati, Marica utilizza pantoni colorati, colori acrilici, china, punte spesse e sottili per rappresentare i dettagli. Marica si definisce un’anima cupa ma dolce, si rivede nel lupo di Cappuccetto Rosso, è molto legata a tutti i suoi lavori ma, in particolare, l’opera a cui tiene molto è “Medusa”. Afferma che non è facile essere artisti oggi, si dice soddisfatta del suo lavoro e consiglia a giovani talentuosi che si vogliono avvicinarsi a questo mondo di provarci! Il confronto con altri artisti è molto importante, i suoi massini ispiratori sono soprattutto Federici e Parrillo, il sogno di Marica è quello di arrivare al loro livello. Ha tante idee…ora sta lavorando all’ opera di Malefica, rappresentata e “reinterpretata” a suo modo. Le piacerebbe illustrare alcuni film, rivisitandoli, come ed esempio Alice nel Paese delle Meraviglie: fantasia e immaginazione non possono mancare, così afferma. Il suo auspicio è quello di poter fare parte di questo mondo, di mostrare agli altri quello che sa fare, e di trasformare questa sua grande passione in una professione.
L. è un ragazzo del Gambia, ha quasi 18 anni, anche lui come tanti altri ragazzi ha un trascorso di sofferenza legato al viaggio durato circa un anno per arrivare in Italia, verbalizza di aver avuto molta paura, era sera quando è arrivato finalmente a Lampedusa, ha attraversato molti paesi, è stato un percorso piuttosto complesso: dal Gambia al Senegal, alla Mauritania all’Algeria dove si è fermato a lavorare per qualche tempo, dall’Algeria L. ha ripreso il cammino e si è diretto in Tunisia dove si è imbarcato per raggiungere l’Italia. L. vede l’Italia come un paese per lavorare, per studiare, per imparare. Il giovane ha avuto brevi esperienze di lavoro come giardiniere dallo zio con la madre e brevi mansioni per racimolare del denaro per pagarsi la continuazione del viaggio. Il ragazzo è orfano di padre e la madre si è risposata con un uomo dello stato del Sierra Leone, il ragazzo sentiva di dover trovare la propria strada tentando il viaggio in Europa. L. è stato trasferito a Torino in aereo, poi ha vissuto a Dusino San Michele in provincia di Asti in una struttura e infine è arrivato presso “Il Galletto” di Felizzano dove ha iniziato a studiare italiano al Cpia di Alessandria ed è stato inserito a giocare in una squadra di calcio a livello dilettantistico a Quattordio. Gli piace ascoltare la musica Rap, Dance, ama il mare, uscire con i suoi compagni e andare in città. Dal mese di giugno 2024 ha iniziato un tirocinio formativo presso una ditta che si occupa di imballaggi e logistica vicino a Felizzano. Il ragazzo verbalizza di non voler fare la video narrazione, non si sente a suo agio.
K. ha 17 anni, è nato a Tirana in Albania, è arrivato in Italia 1 anno e 7 mesi fa, è stato ospitato presso la struttura “Il Galletto” di Felizzano dove si è inserito in maniera positiva, ha instaurato buoni rapporti con gli ospiti e con gli operatori. Il ragazzo ha frequentato la classe Terza Media a Felizzano superando l’esame a fine anno scolastico 2023, ha successivamente iniziato un corso da elettricista presso una scuola professionale ad Alessandria, ha terminato il primo anno a giugno 2024, per lui si prevede la possibilità dell’attivazione di un tirocinio per impegnarlo nel periodo estivo in un’esperienza formativa. K. è un ragazzo piuttosto dinamico, gli piace molto uscire e recarsi ad Alessandria o ad Asti dove incontra amici sia italiani sia albanesi. Al giovane piace molto la musica, sia italiana sia straniera, si diletta a scrivere testi di canzoni rap e a cantare. Gli piace il calcio e si intrattiene con i suoi compagni di comunità, non ama molto cucinare ma apprezza mangiare la pasta e alcune specialità italiane, soprattutto la pizza. K. è un ragazzo ambizioso e vorrebbe vivere bene lavorando come elettricista. Il suo sogno nel cassetto sarebbe quello di diventare un bravo rapper.
Sissoko è da poco maggiorenne e viene dal Mali, ha lasciato la sua patria nel 2023, racconta del suo viaggio in cui ha attraversato vari paesi prima di arrivare in Italia, è partito dal Mali, ha impiegato 3 settimane per arrivare in Algeria, poi una settimana per raggiungere la Tunisia ed infine 2 giorni di navigazione per arrivare a Lampedusa; è rimasto moto poco in Sicilia, è stato trasferito in Calabria per alcuni giorni e poi mandato in Piemonte a Biella, poi a Cossato ed infine a Felizzano presso la struttura per minori stranieri non accompagnati “Il Galletto”. Sissoko riflette su tutti questi cambiamenti, questi passaggi da paese in paese, ha affermato di trovarsi bene in Italia, in Mali ci sono molti problemi, ha lasciato il proprio paese per salvare la sua vita, per avere una possibilità di riscatto e di speranza per il futuro. La sua famiglia è numerosa, lui è il fratello più grande di 7 fratelli, vorrebbe poter aiutare i suoi genitori trovando un lavoro che gli permetta di mantenersi e di garantire un aiuto economico ai suoi famigliari. A Sissoko interessa molto fare un corso da saldatore in modo da essere impiegato in officine specializzate e avere un guadagno sicuro. Al ragazzo piace praticare lo sport del calcio, ha giocato nel ruolo di attaccante in una squadra a Quattordio, un paese vicino a Felizzano, faceva allenamento 2 volte a settimana, ha trovato un ambiente accogliente e si trovava bene con i suoi compagni e con il mister, gli piace seguire il calcio, in particolare le squadre del Napoli e della Juventus. Nel tempo libero gli piace correre, disegnare e ascoltare la musica Rap. Ha frequentato un corso di italiano presso la scuola Cpia di Alessandria. Sissoko non parla ancora bene l’italiano, fatica molto a colloquiare, è estremamente timido e non si è sentito di produrre un video racconto, però ha accettato di fare le foto.
Storia Il ragazzo si fa chiamare Oba, ha 16 anni e proviene dal Burkina Faso, precisamente da Beguedo piccola città dove è nato. Oba è in Italia dal 2023, è stato a Torino, poi a Chieri, successivamente accolto in una comunità a Quattordio vicino ad Alessandria ed infine presso la struttura “Il Galletto” di Felizzano. Il giovane ha deciso di partire dall’Africa per arrivare in Italia in quanto i suoi genitori sono morti, ha lasciato la nonna paterna che è mancata quando lui era in viaggio. Oba racconta che la nonna voleva che facesse le sue esperienze, così a 15 anni, da solo, inizia il suo lungo viaggio che lo porterà ad attraversare molti paesi, a vivere esperienze estreme, racconta di aver attraversato l’Algeria dove vi era un acceso conflitto, riferisce che è stata molto dura ed è stato rischioso. Dall’Algeria è arrivato in Tunisia ma la polizia lo ha rimandato indietro 2 volte, è stato aiutato da una persona per cui lavorava in Burkina Faso ed è riuscito finalmente ad arrivare a Lampedusa dopo un paio di tentativi falliti. Per arrivare in Italia ha sofferto molto, ricorda di essere stato sul gommone 3 giorni, erano in 43 persone con donne e bambini, ha avuto molto freddo. Oba ha voluto concedersi la speranza di un futuro migliore, così mi riferisce. Il giovane al suo paese lavorava con un commerciante e girava i vari stati limitrofi al Burkina Faso per acquistare merci che sarebbero state rivendute a vari acquirenti, era un lavoro che gli piaceva, il suo capo lo trattava bene, racconta che da bambino non ha studiato, faceva dei lavoretti per mantenere la famiglia. Oba vive a Felizzano, ha studiato italiano, pratica il rugby, sport che lo appassiona molto e che gli ha dato la possibilità di conoscere nuove persone e di fare amicizie. Ora è tranquillo e vorrebbe poter studiare per migliorare la lingua italiana e imparare a fare il saldatore oppure l’imbianchino, non ha esperienze di lavoro ma dimostra buona volontà nell’imparare
Michele Siani, cinquantadue anni, è sposato e ha quattro figli. Vive a Piossasco sin dalla nascita, figlio di un padre originario di Napoli e una madre di Salerno ha due sorelle, trasferitisi a Piossasco perché i loro genitori lavoravano alla Fiat. Il padre di Michele ha lavorato come ascensorista, costruendo ascensori in vari condomini.
Michele è molto attivo nella comunità locale. Fa parte dell'associazione Piossasco a Pedali, un ramo della FIAB di Torino, che promuove la mobilità sostenibile. L'associazione organizza eventi e manifestazioni, inclusi teatri illuminati con persone che pedalano, per sensibilizzare sulla mobilità sostenibile e l'importanza dell'attività fisica.
In passato, Michele è stato membro dell'associazione GIOC, che ha avuto un ruolo significativo nella sua formazione, e dell'associazione culturale APIS, ormai sciolta. Attualmente, è coinvolto nell'organizzazione di un grande evento a settembre chiamato PGF, che si focalizza su giochi e fumetti.
Di professione, Michele è architetto e si dedica alla progettazione edile. È stato anche politicamente attivo, servendo due legislature come consigliere comunale con precedenti amministrazioni di sinistra, tra cui PDS e Partito Democratico. Michele è molto conosciuto a livello locale e rispettato come architetto a Piossasco.
Sara Picco, quarantacinque anni, vive a Trana e lavora a Piossasco da circa ventisei anni. Ha avviato la sua attività da giovane, gestendo un negozio di bomboniere e articoli regalo, che ora include anche l'organizzazione e allestimento di eventi. Sara è molto conosciuta a Piossasco, essendo stata membro dell'associazione dei commercianti di Piossasco, attualmente sospesa, e parte dell'associazione Borgo Antico. È molto attiva nel centro della città e vorrebbe vedere più eventi e manifestazioni.
Oltre alla sua attività principale, ha avviato una pensione per gatti a casa sua, iniziando con quattro gatti grazie ai box costruiti da suo padre, un falegname. Ora gestisce otto gatti e offre il servizio durante i fine settimana, i ponti e il periodo estivo, accogliendo i gatti per periodi fino a un mese e mezzo.
Sara apprezza molto Piossasco, descrivendolo come un paese tranquillo e bello. Venendo da Trana, un paese molto piccolo con poche attività, trova Piossasco attivo e vivace. È contenta di lavorare qui! e di conoscere tante persone.
Angelo Stoppa, ottantenne e residente a Piossasco residente a Piossasco, è arrivato in città dai Veneto per motivi di lavoro. Ha lavorato per l'Indesit, come molte altre persone che si sono trasferite per migliorare la loro situazione lavorativa.
sposato e ha due figli. Angelo si è poi inserito nella politica locale, servendo come consigliere comunale per diverse legislature e partecipando attivamente in varie associazioni locali. Angelo è un cittadino molto attivo e conosciuto nella comunità, durante il suo percorso a Piossasco, ha scoperto fin da giovane la sua passione per la falegnameria, diventando molto abile in quest'arte, quella che era una semplice curiosità si è trasformata in una grande passione, che Angelo continua a coltivare con dedizione.
Silvia Montaldo, cinquantasei anni, vive a Piossasco sposata e ha due figli, ed è molto legata alla sua famiglia, le cui radici sono profondamente piemontesi. La sua famiglia paterna è originaria di Piossasco , e suo padre proviene da una famiglia numerosa. Silvia ha raccontato quanto sia importante la famiglia per lei e come questa abbia influenzato la sua vita e carriera.
I suoi genitori inizialmente lavoravano come dipendenti: suo padre in fabbrica e sua madre in un altro ruolo. Anni fa, i genitori di Silvia decisero di avviare una delegazione ACI Assicurazione a Piossasco, un'attività che la madre gestiva. In seguito, suo padre lasciò il lavoro in fabbrica per lavorare insieme alla moglie nell'azienda di famiglia. Oltre a Piossasco, aprirono anche una sede a Orbassano che poi successivamente hanno venduto.
Silvia e le sue due sorelle, hanno iniziato a lavorare nell'azienda di famiglia man mano che finivano gli studi superiori. Attualmente, lavorano tutte insieme e hanno un legame molto forte. Silvia ha sottolineato l'importanza della famiglia e segue l'esempio dei suoi genitori nella gestione della propria famiglia.
Silvia ha anche parlato del ruolo significativo che suo padre ha avuto nella comunità di Piossasco, menzionando il suo percorso politico e il contributo che ha dato alla città.
Bruno Salvatore, quarantaquattro anni, è sposato e ha tre figli. Vive a Piossasco da circa otto anni, attratto dalla natura e dalla presenza di Monte San Giorgio. Lavora presso una casa editrice e ha origini lucane da parte paterna e venete da parte materna. Ha raccontato la storia dei suoi nonni, che si sono trasferiti a Torino dal sud e dal nord Italia per lavorare. Bruno ha seguito le orme del padre, lavorando nella stessa azienda.
È appassionato di pittura, in particolare di ritratti e paesaggi, e ama addestrare i cani, attività per cui ha anche seguito dei corsi fin da piccolo. Come sport, pratica il tai chi. È felicemente sposato e desidera che Piossasco offra più attività per la comunità e che le persone giuste possano contribuire a questo sviluppo.
Bruno è molto contento che a Piossasco ci sia molta attenzione a livello sociale in particolare l l’integrazione.
Shazil è un ragazzo pakistano di 18 anni, arrivato in Italia 2 anni fa, al suo paese lavorava nei campi e faceva il pastore. Il suo viaggio per raggiungere l’Europa è stato lungo, Shazil ha fatto tappa in Turchia dove ha lavorato in una fabbrica di mascherine, poi ha proseguito il viaggio, tra molte difficoltà, ed è arrivato in Italia, in Valle d’Aosta, poi in Piemonte, è stato accolto in una comunità vicino ad Alessandria e poi a dicembre 2023 è giunto presso la struttura di Felizzano “Il Galletto”. Il ragazzo parla abbastanza bene l’italiano, ha voglia di trovare un lavoro, si sta attivando mandando dei curricula in alcune ditte vicino ad Alessandria. Da alcuni mesi è stato assunto con un contratto di apprendistato in una ditta che si occupa di logistica e di imballaggi, Shazil è molto contento e si reca al lavoro volentieri. Il ragazzo, vista la sua buona condotta, è stato inserito nell’ appartamento del progetto Tempo al Tempo, dove convive e condivide la quotidianità con altri ragazzi che hanno avviato un percorso di autonomia personale. Shazil è abbastanza disponibile e collabora in maniera proficua con gli operatori dai quali riceve sostegno e aiuto in caso di disbrigo di pratiche e per necessità contingenti. Grazie al progetto in cui è inserito è stato possibile aiutarlo ad iscriversi a scuola guida, uno dei suoi obiettivi è prendere la patente.
Mohammed è un giovane egiziano che vive con la sua compagna e il loro bambino di tre mesi. Arrivato in Italia da quando aveva quindici anni dopo essere stato in Libia a lavorare come imbianchino, ha iniziato a lavorare come dipendente in un negozio di frutta e verdura. Proveniente da una famiglia di contadini, ha molta esperienza con la frutta, la verdura e la terra. Dopo aver lavorato per anni nel negozio, il proprietario gli ha ceduto l'attività. Mohammed ha preso la licenza e, insieme ad un amico, ha aperto un altro negozio sempre a Piossasco, in via Pinerolo, oltre a fornire merce de prima scelta alla casa di cura San Giacomo situata a Piossasco.
Mohammed è molto diligente e il suo negozio è ben organizzato, attirando molti clienti anche da città vicine come Pinerolo, Cumiana, Volvera e Bruino. Si trova molto bene a Piossasco e sogna di espandere la sua attività, aprendo un ingrosso di frutta e verdura per diventare un imprenditore di successo.
Maria Ostengo, prossima ai 68 anni e nata a Torino, ha trascorso la sua gioventù e i primi anni della sua vita adulta nella città natale. All'età di 26 anni, dopo il matrimonio, si è trasferita a Giaveno insieme al marito, un cambiamento voluto per allontanarsi dalla vita cittadina e per avvicinarsi alla residenza del marito a Piossasco. La scelta di Giaveno è stata anche influenzata dal desiderio di vivere in un ambiente meno caotico e più tranquillo, lontano dal tumulto urbano.
Per 12 anni, Maria ha diviso il suo tempo tra Giaveno e Torino, dove continuava a lavorare in Fiat. Questo comportava una lunga e impegnativa quotidianità di pendolarismo. Nel 1993, la coppia ha deciso di trasferirsi a Piossasco, vicino ai suoceri, e in una casa con giardino, una scelta che ha rappresentato una comodità e un miglioramento nella qualità della vita. Questa nuova residenza ha segnato un periodo di stabilità e conforto per Maria e suo marito.
La carriera professionale di Maria è stata caratterizzata da un lungo e significativo impegno nella Fiat, dove ha lavorato per ben 42 anni. Inizialmente assunta come impiegata amministrativa, Maria ha gradualmente acquisito esperienza e responsabilità, salendo nella gerarchia aziendale fino a diventare quadro capo ufficio. Il suo lavoro è stato per lei una fonte di grande soddisfazione e ha richiesto un notevole impegno, con giornate lavorative che spesso si estendevano per 10-11 ore, escludendo il tempo dedicato ai tragitti casa-lavoro.
Una volta raggiunta la pensione nel 2019, Maria ha visto un cambiamento importante nella sua vita. Senza figli e con più tempo a disposizione, ha potuto dedicarsi appieno alle sue passioni e interessi personali. Tra questi, i viaggi occupano un posto speciale. Fin da giovane, Maria ha viaggiato con i genitori e successivamente con il marito, un interesse che ha continuato a coltivare. I viaggi rappresentano per Maria non solo una passione, ma una parte essenziale della sua vita, offrendo esperienze uniche e opportunità di esplorare nuove culture e ambienti.
Oltre ai viaggi, Maria ha trovato una nuova passione nel teatro. Dopo essere andata in pensione, ha deciso di seguire le orme del marito, il quale aveva iniziato a prendere lezioni di chitarra presso l’associazione "Iniziativa Musicale". Maria, inizialmente attratta dalla parte teatrale di uno spettacolo dell’associazione, ha deciso di provare il teatro. Questo primo approccio si è evoluto in un impegno costante, con la partecipazione a diversi gruppi teatrali. Attualmente, Maria fa parte di due gruppi che si esibiscono settimanalmente, un impegno che ha arricchito la sua vita e le ha permesso di esprimere la sua creatività.
Maria è anche molto attiva nell'Università della Terza Età di Piossasco, dove partecipa a passeggiate settimanali e a un corso di dizione e lettura interpretativa. Recentemente, è stata coinvolta in un progetto teatrale avanzato, partecipando alle prove di uno spettacolo scritto da Giovanni Lavia, un noto drammaturgo. Questa esperienza rappresenta per Maria una nuova avventura nel mondo del teatro, arricchendo ulteriormente la sua vita culturale e artistica.
Il viaggio rappresenta per Maria una delle sue più grandi passioni. Le sue esperienze di viaggio includono destinazioni esotiche e avventurose, come lo Yemen e il deserto, che le hanno offerto emozioni e scoperte uniche. Recentemente, Maria ha prenotato un viaggio in Finlandia con una vecchia amica, un viaggio che promette nuove avventure e opportunità di esplorazione. Per Maria, la preparazione di un viaggio è quasi tanto importante quanto il viaggio stesso, poiché rappresenta la gioia dell'attesa e la pianificazione di nuove esperienze.
Oltre ai viaggi e al teatro, Maria ha altre passioni, tra cui la fotografia e le attività sportive. Le sue fotografie preferite sono i tramonti, un soggetto che le suscita una profonda emozione. In passato, ha partecipato a attività sportive organizzate dalla Fiat, come nuoto e ping pong, e ha trovato gioia e soddisfazione in queste esperienze.
Maria ha completato il suo percorso di studi come perito aziendale e corrispondente in lingue estere a Torino. Ha studiato francese e tedesco, mantenendo una certa competenza nel francese e solo una conoscenza basilare dell'inglese. La sua formazione le ha fornito strumenti utili, anche se il suo vero talento e interesse sono emersi più chiaramente nel contesto lavorativo e nelle sue passioni personali.
Maria ha identificato alcune criticità nelle sue esperienze e nella sua comunità. La prima riguarda l'accesso all’associazione di iniziativa musicale, che si trova in una zona difficile da raggiungere, limitando la partecipazione. Inoltre, ha notato che la partecipazione alle attività culturali spesso dipende dalla presenza di eventi sociali, come pasti, suggerendo una difficoltà generale a coinvolgere le persone solo per il valore culturale delle attività stesse.
Guardando al futuro, Maria esprime il desiderio di continuare a fare solo le cose che le piacciono e spera di vivere una vita lunga e sana. Non ha particolari aspirazioni professionali, ma è soddisfatta dei suoi successi e delle sue esperienze. La sua vita attuale è caratterizzata da un equilibrio tra interessi personali e impegni culturali, che le permettono di vivere in modo pieno e gratificante.
Riguardo al suo ambiente attuale, Maria vive a Piossasco da molti anni e, sebbene non sia particolarmente coinvolta nella vita sociale del territorio, non ha riscontrato grandi problemi con i servizi disponibili. Tuttavia, ha notato che la posizione dell'associazione di cui fa parte potrebbe rappresentare una difficoltà per l’accesso della comunità. Maria riflette anche sulla difficoltà di coinvolgere le persone in attività culturali senza l’incentivo di eventi sociali come i pasti, un aspetto che considera una sfida nella promozione delle attività culturali.
Maria Ostengo è una donna che ha saputo trasformare il pensionamento in una nuova fase di vita ricca di soddisfazioni personali e impegni culturali. La sua vita è una celebrazione delle sue passioni e delle sue esperienze, dimostrando come una carriera significativa possa aprire la strada a una vita altrettanto gratificante e avventurosa nella fase successiva della vita.
Maria Cristina ha 55 anni, sposata mamma di due ragazzi vive a Piossasco da 27anni lavora a Torino come tecnico presso un'azienda, ha fatto parte dell'associazione CAMI. quest' associazione si occupa di raccogliere farmaci e di rispedirli in Bolivia, in una zona chiamata CAMI, col tempo hanno esteso il progetto anche a Madagascar E Romania, L'iniziativa è stata particolarmente utile per le donne, permettendo loro di effettuare dei test di gravidanza e distinguere tra una gravidanza tra una gravidanza e altre possibili condizioni mediche.
Cristina ha raccontato la storia della sua famiglia e dei loro origini, il papà e delle Marche e la mamma della Lazio e si sono incontrarti a Roma lavoravano entrambi nella chiesa e hanno deciso di trasferirsi a Torino, il papà ha lavorato alla Fiat e la mamma in ambito della scuola
Maria Cristina ha espresso il suo desiderio di vedere il centro storico della sua città valorizzato e i negozi più qualificati, evitando la chiusura di questi ultimi. Per lei il centro storico rappresenta un punto di riferimento e una parte importante della storia della città, non solo un luogo per fare acquisti. inoltre, vorrebbe vedere più attività e iniziative per i giovani, ispirandosi a una realtà di Torino dove ha vissuto da piccola, dove i negozi erano dei punti di riferimento importanti.
Maria Giovanna Rinaldi, prossima ai 64 anni, è una pugliese che si è trasferita a Torino in giovane età. La sua famiglia ha sempre avuto una forte inclinazione per la musica, un aspetto cruciale della sua vita e della sua carriera. Suo padre, recentemente scomparso all’età di 96 anni, è stato un batterista attivo fino alla sua morte. Questo amore per la musica è passato anche a suo fratello, anch'esso batterista. Maria Giovanna, pur avendo tentato di seguire le orme familiari, ha scelto una via diversa nel campo musicale.
Maria Giovanna ha avviato la sua carriera professionale come impiegata in uno studio di commercialista a Torino, situato in Piazza Statuto. Questo lavoro le ha permesso di accumulare esperienza e competenze professionali significative. Tuttavia, la nascita dei suoi due figli e il conseguente trasferimento a Rivalta nel 1991 hanno cambiato drasticamente le sue circostanze. La distanza tra casa e lavoro, combinata con le esigenze di accudimento dei figli dopo la scuola, ha reso difficile per Maria Giovanna continuare a lavorare come dipendente. Questo ha portato a una decisione di lasciare il lavoro nel 1994 e dedicarsi a tempo pieno alla famiglia.
Nel 1997, Maria Giovanna entra in contatto con l’Associazione "L'Iniziativa Musicale di Rivalta" quando decide di iscrivere i suoi figli ai corsi musicali offerti dall’associazione. I suoi figli scelgono due strumenti diversi: il pianoforte e le percussioni. L'associazione, fondata da un gruppo di giovani musicisti e sostenuta da un consigliere comunale, ha come obiettivo principale offrire corsi di musica a un prezzo accessibile e promuovere la cultura musicale nel territorio di Rivalta. Questa associazione è stata un punto di riferimento per la comunità, grazie anche al supporto del comune.
Maria Giovanna inizialmente partecipa all’associazione come madre, portando i figli ai corsi e rimanendo coinvolta come volontaria. Questo impegno le consente di acquisire una conoscenza approfondita delle operazioni interne dell’associazione. Dopo aver dedicato gran parte del suo tempo all’associazione, Maria Giovanna viene invitata a entrare nel consiglio direttivo e, infine, a ricoprire il ruolo di presidente, incarico che ha mantenuto per dieci anni. Durante questo periodo, la sua esperienza e dedizione hanno contribuito significativamente alla crescita e alla stabilità dell’associazione.
Dopo il suo mandato come presidente, Maria Giovanna continua a essere una presenza fondamentale all'interno dell’associazione, mantenendo un ruolo in segreteria. La sua conoscenza storica e il suo impegno continuo hanno fatto di lei una figura insostituibile, nonostante il passaggio del testimone ad altri presidenti.
L'Associazione "L'Iniziativa Musicale di Rivalta" è stata fondata con l'intento di offrire corsi musicali accessibili e promuovere la musica nella comunità locale. All'inizio, l'associazione contava pochi iscritti, ma con il passare degli anni ha visto una crescita significativa, raggiungendo un picco di oltre 200 iscritti. Attualmente, conta circa 170 soci. L'associazione offre una vasta gamma di corsi, tra cui pianoforte, chitarra, batteria, violino, arpa, canto moderno, basso elettrico e armonica bocca.
Nonostante il successo iniziale, l’associazione ha dovuto affrontare sfide negli ultimi anni, tra cui la difficoltà di mantenere l'interesse per la musica d'insieme. Questo è stato causato da una serie di fattori, tra cui l’aumento degli impegni scolastici e personali dei giovani, che rende difficile coordinare gruppi musicali e laboratori di musica d’insieme. Tuttavia, l’associazione ha cercato di adattarsi creando corsi e laboratori che possano rispondere alle esigenze e agli interessi degli studenti.
Oltre ai corsi musicali, l’associazione organizza spettacoli di fine anno a tema. Questi spettacoli sono una tradizione consolidata e sono aperti anche agli associati non necessariamente iscritti ai corsi regolari. I temi per gli spettacoli vengono scelti dal direttore artistico e approvati dall'assemblea dei soci, garantendo una partecipazione attiva della comunità associativa.
Nonostante il forte legame con la musica, Maria Giovanna ha sviluppato altre passioni nel corso degli anni. Una di queste è il cucito, anche se si limita a progetti di piccole dimensioni come pochette, astucci e borse, piuttosto che alla sartoria completa. La sua timidezza le ha impedito di dedicarsi completamente alla musica, ma ha mantenuto il suo amore per essa attraverso l'associazione e le sue attività correlate.
Maria Giovanna è anche appassionata di mercatini delle pulci, dove trova e salva oggetti che riportano a casa. Questa passione si riflette nella sua casa, che è piena di oggetti recuperati da questi mercatini. La sua inclinazione a salvare e recuperare beni è un aspetto distintivo del suo carattere e della sua personalità.
Maria Giovanna esprime il desiderio di vivere in un ambiente marittimo, amando il mare e il caldo. Questo riflette il suo desiderio di una vita all’insegna della tranquillità e del benessere. Non ha particolari aspirazioni lavorative, ma desidera continuare a contribuire alla vita culturale e sociale della sua comunità attraverso l’associazione e le sue attività.
Maria Giovanna riconosce alcune sfide significative nel suo territorio. La distribuzione degli eventi culturali è un problema, con molte attività concentrate in aree centrali, rendendo difficile l'accesso per chi vive in periferia. Inoltre, il problema della pigrizia e del disinteresse da parte dei giovani rappresenta una barriera per una partecipazione più ampia agli eventi culturali locali.
L’associazione e altre realtà locali cercano di superare queste difficoltà, ma l’isolamento geografico e la mancanza di spazi adeguati per eventi più grandi sono sfide persistenti. Maria Giovanna sottolinea che, sebbene ci siano eventi, è spesso necessario uno sforzo maggiore per coinvolgere una fascia di pubblico più ampia e giovane.
Lavoro da alcuni anni nel Comune di Rivalta di Torino, nel Servizio Politiche Sociali e Istruzione. Mi occupo di pace ai migranti, di pari opportunità, di lavoro e di beni comuni. Lavoro a stretto contatto con le assessore Nicoletta Cerrato, Alessia Aragona e l'assessore Nicola Lentini, ognuno per le proprie delighe. Per quanto riguarda la pace ai migranti, organizziamo iniziative pubbliche in occasione di ricorrenze importanti come il 27 gennaio, giornata della memoria, il 21 marzo, giornata in ricordo delle vittime innocenti di mafia, il 20 giugno, giornata mondiale del rifugiato, ecc. Di queste ne ricordo due in particolare. Una nel 2019, nel trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino. Abbiamo ospitato nel Teatro Francarame una cover band dei Pink Floyd, di una bravura eccezionale che ha infiammato l'auditorium suonando The Wall. E una nel 2022, in ricordo dei 30 anni dalla strage di Capaci. Abbiamo realizzato una marcia da Rivoli a Rivalta, in memoria dei giudici Falcone e Borsellino e di tante altre persone a servizio dello Stato, vittime della criminalità organizzata. In occasione di questi eventi e giornate nazionali o internazionali aperte al pubblico, si invitano relatori, esperti, volontari, che illustrano il loro lavoro, il loro impegno, le loro difficoltà, ecc. Oppure si unisce l'argomento ad una presentazione di un libro o di un saggio, ad uno spettacolo teatrale, ad una fiaccolata lungo le vie del paese, e così via. Talvolta, quando possibile, si aggiunge un momento di convivialità, un aperitivo, una pericena, una merenda, sempre molto apprezzato dai rivaltesi. Per la parte migranti e rifugiati, collaboriamo con il CIDIS, cioè il nostro consorzio dei servizi socioassistenziali, e con le cooperative che gestiscono le accoglienze nel SAI, Sistema Accoglienza e Integrazione, e nel CAS del Doirone, cioè il Centro Accoglienza Straordinario. Il SAI si distingue dal CAS, semplificando molto, perché realizza la microaccoglienza in alloggi presi in affitto per questo scopo, mentre il CAS del Doirone è una struttura più grande, ristrutturata, in cui gli spazi sono condivisi dagli ospiti. In questi contesti, gli ospiti hanno la possibilità di imparare la lingua italiana, ottenere la licenza media, intraprendere un'attività lavorativa o un tirocinio, ecc. Solitamente, quando vengono inseriti nuovi stranieri sul nostro territorio, il Comune di Rivalta li invita ad un incontro nella nostra sala più rappresentativa, la Sala Consiglio, per conoscerli e conoscersi, e un modo per dimostrare vicinanza e presenza. Nel tempo, con i progetti SAI e CAS, abbiamo avuto occasione di incontrare moltissimi volti ragazzi giovani provenienti dall'Africa subsahariana, pakistani, famiglie siriane e afghane, e poi con l'inizio della guerra in Ucraina, alcune famiglie ucraine, molteplici storie da non dimenticare, che andrebbero approfondite, raccolte e raccontate. Storie di dolore, di orrori della guerra, di torture, violenze, persone che si sono ammalate o che hanno subito gravi danni psichici, oppure che nel loro paese hanno vissuto una vita a distenti e sono emigrati per provare a migliorare le loro condizioni. Nell'ambito della pace è inclusa la cooperazione decentrata. Il nostro Comune, insieme al Comune di Bruino, al COCOPA, cioè il coordinamento dei comuni della pace e della provincia di Torino, aduna ONG e a altri partner da anni, porta avanti i progetti cofinanziati dalla Regione Piemonte in Senegal, più precisamente in una piccola comunità rurale che si chiama Kusanar. Si tratta di un posto davvero molto speciale per diversi motivi, antropologici, naturalistici, paesaggistici, dove convivono, a poche decine di chilometri di distanza, persone che utilizzano mezzi e tecnologie più moderne e persone con una vita legata ancora ai ritmi e alla disponibilità delle risorse del posto, pastorizia, agricoltura, disponibilità d'acqua. Abbiamo avuto modo di visitare questi luoghi grazie alle missioni istituzionali, che ci hanno restituito molto in termini di esperienza vissuta e che ci hanno aperto ancora di più la mente e il cuore su queste realtà così lontane da noi. Anche nell'ambito delle pari opportunità ci sono alcune ricorrenze importanti a cui l'amministrazione tiene moltissimo. L'8 marzo, giornata internazionale della donna. Il 25 novembre, giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, Il Black History Month, Just the Woman I am, eccetera. Queste occasioni in cui si realizzano eventi aperti alla cittadinanza, spesso si fa un mix di letture, presentazioni, libri, incontri con autori, con associazioni di volontariato, sfilate di moda, spettacoli teatrali, musica, cene multietniche, merenda per i cene, proprio per testimoniare l'attenzione alle persone e alle diverse culture provenienti. In queste occasioni si cerca di coinvolgere più cittadine e cittadini possibili per sensibilizzare sulle violenze di genere, fisiche e psicologiche, sulle donne e in generale sulle persone a rischio di esclusione sociale o discriminate, per contrastare la discriminazione in ogni sua forma, razziale, sessuale, religiosa, eccetera. Poi c'è la parte a cui dedico una buona parte del mio tempo, finalizzata all'inclusione lavorativa di persone più fragili, sfortunate o anche non adeguatamente attrezzate per contendersi le opportunità o le sfide delle nostre società. Sono per lo più progetti finanziati in parte dal Comune, in parte dalla Regione Piemonte, per fronteggiare lo stato di disoccupazione anche di lunga durata di persone adulte, escluse dal mercato del lavoro per età o per bassa scolarità, o in prossimità della pensione ma non ancora in pensione, oppure con qualche forma di disabilità. Anche in questo caso siamo stati testimoni, di volte storie, persone come tante che nella loro vita hanno avuto una serie di circostanze sfortunate, come la perdita del lavoro per fallimento dell'azienda o una brutta malattia o un errore di cui hanno pagato le conseguenze, e che si sono trovate da un giorno all'altro senza mezzi. Persone a volte molto miti, a volte più arrabbiate, che difficilmente potrò dimenticare, alle quali mi sono affezionata. L'ultimo grande argomento di cui mi occupo sono le collaborazioni tra Comune e cittadini per la cura dei beni comuni, materiali o immateriali. Da qualche mese vige il nuovo regolamento sui beni comuni, grazie al quale rivaltesi possono proporre progetti o aderire ai progetti dell'amministrazione comunale per la cura e la gestione condivisa. Sperimenteremo nei prossimi mesi alcune collaborazioni con genitori, famiglie, scuole per l'abbellimento di giardini nei plessi scolastici, ed altri progetti sono in fase di studio. Ma la potenzialità di questo nuovo regolamento è davvero enorme e lascia spazio a moltissimi ambiti. Tutto sta anche nel grado di immaginare e realizzare qualcosa di veramente utile e originale. Nel tempo ho seguito tantissimi progetti, sicuramente uno dei più interessanti è stato Comunità Inclusione Femminili Plurali, per cui si stanno realizzando queste audio interviste per il portare dei saperi con il coinvolgimento di rete italiana a cultura popolare.
Raffaele è un uomo di 33 anni originario di Collegno, un comune in provincia di Torino, che si è trasferito a Rivalta durante il periodo della scuola media, precisamente durante la seconda media. Questo cambiamento è stato significativo e impattante per lui, soprattutto perché il nuovo ambiente era molto diverso da quello a cui era abituato.
Raffaele aveva vissuto precedentemente a Collegno, vicino alla fermata Fermi, e il trasferimento a Gerbole, una frazione di Valtese, ha rappresentato un grande cambiamento. Le scuole medie erano situate a Tetti Francesi, un’area che, all'epoca, era conosciuta per avere una popolazione diversa rispetto alla sua zona di origine. La nuova comunità era caratterizzata da una presenza di ragazzi più di strada e con background differenti rispetto al contesto più borghese di Collegno. Questo contrasto ha reso il suo arrivo particolarmente difficile e lo ha fatto sentire come un “alieno” nel nuovo ambiente.
Durante il periodo scolastico, Raffaele ha vissuto un'esperienza di isolamento a causa dei suoi interessi e della sua personalità, che erano molto diversi da quelli dei suoi coetanei. Non era interessato alle attività tradizionali come il calcio e preferiva dedicarsi ad attività artistiche come la scrittura di poesie, il dialogo con le piante e la creazione di programmi per la televisione e il teatro.
Nel corso della pausa pranzo a scuola, Raffaele ha incontrato un ragazzo che condivideva la sua passione per la musica e il teatro. Questo incontro ha portato alla creazione della "Compagnia della Felicità", una compagnia teatrale fondata nel 2005-2006, quando erano in terza media e prima superiore. La compagnia, composta da loro stessi e dai loro familiari e amici, ha iniziato a mettere in scena spettacoli che Raffaele scriveva e che includevano contributi musicali del suo amico batterista.
Il primo spettacolo della compagnia è stato una rivisitazione dei "Promessi Sposi", e hanno cercato uno spazio per le loro rappresentazioni. Hanno trovato un palcoscenico nella parrocchia di Tetti Francesi, grazie alla disponibilità del parroco Don Paolo, che ha offerto loro un salone per le rappresentazioni teatrali.
La compagnia ha continuato a operare per tre anni, realizzando vari spettacoli e collaborando con l'oratorio e il comune. Raffaele ha lavorato a stretto contatto con Don Paolo, diventando anche animatore e collaboratore dell'oratorio. Questo periodo ha visto la compagnia realizzare numerosi spettacoli di successo, che hanno coinvolto giovani del territorio e hanno avuto un impatto positivo sulla loro crescita personale e artistica.
Con il tempo, Raffaele ha intrapreso un percorso accademico in sociopsicopedagogia presso l'Istituto Corporato di Pinerolo, dove ha sviluppato competenze che lo hanno aiutato nella sua carriera successiva. Ha poi proseguito gli studi nell'Accademia di Arti Sceniche a Torino, dove ha completato un triennio in canto, recitazione e danza.
Durante e dopo il periodo di studi, Raffaele ha continuato a lavorare con l'oratorio, realizzando spettacoli sempre più complessi e di successo. Ha creato e messo in scena spettacoli su temi importanti come la Shoah, il bullismo e la violenza domestica. La sua collaborazione con il comune è diventata sempre più forte, e ha lavorato su progetti educativi e culturali nelle scuole e nei centri estivi.
Nel frattempo, ha continuato a insegnare e a gestire corsi di teatro per le scuole e per la comunità. Ha lavorato in diverse località, inclusi Piusasco e Bruino, e ha mantenuto un forte legame con il territorio di Valtese, dove ha fatto un significativo contributo culturale e educativo.
Oggi, Raffaele Folino è coinvolto in una varietà di attività teatrali e culturali. Gestisce corsi di teatro presso l’iniziativa musicale, dove è anche direttore artistico. Ha sviluppato progetti che spaziano dalla valorizzazione dei luoghi storici attraverso eventi come i "cluedo viventi" a Andezeno e Torino, a iniziative di comunicazione e grafica per promuovere eventi culturali.
Un esempio notevole del suo lavoro è il progetto "Mr. in Villa", che consiste in un gioco di mistero ambientato in una villa storica. Questo progetto si è evoluto in vari format, tra cui eventi presso Palazzo Madama e cene con delitto.
Raffaele si trova spesso a fronteggiare sfide legate alla gestione del tempo e alla sostenibilità dei progetti culturali. È consapevole delle difficoltà di mantenere un alto livello di partecipazione e di attrarre pubblico, specialmente quando si lavora con risorse limitate e su temi di nicchia.
È anche un sostenitore dell’importanza di ascoltare le esigenze degli studenti e dei partecipanti ai suoi corsi, e cerca di adattare i suoi progetti per rispondere alle loro necessità. Ha recentemente completato un master in scrittura televisiva e si è iscritto a Scienze della Comunicazione, con l'obiettivo di ampliare le sue competenze e migliorare la sua presentazione nel campo della scrittura e della comunicazione.
La carriera di Raffaele Folino è caratterizzata da una dedizione profonda al teatro e all'educazione culturale, con un forte impegno verso il miglioramento della comunità attraverso le arti. La sua esperienza dimostra un percorso di crescita personale e professionale che ha avuto un impatto positivo su molti giovani e sulla comunità locale. Nonostante le sfide e le difficoltà, il suo lavoro continua a essere una fonte di ispirazione e di cambiamento positivo per coloro che lo circondano.
Sergio Gallavotti, nato a Santa Cange di Romagna, si è trasferito a Rivalta nel 1968, dove ha intrapreso una lunga carriera lavorativa presso la Fiat. Dopo aver terminato le scuole superiori, Gallavotti si è qualificato come tornitore attrezzatore specializzato e ha iniziato a lavorare in Fiat. Qui ha avuto la fortuna di diventare il primo operaio del modello 128 e, successivamente, l'ultimo caposquadra dello stesso modello, ricoprendo diversi ruoli tecnici e organizzativi. Il suo impegno e la sua dedizione lo hanno reso una figura di riferimento all'interno dell'azienda, contribuendo significativamente al suo sviluppo.
Parallelamente alla sua carriera professionale, Gallavotti ha avuto un impatto rilevante anche nel mondo dello sport a Rivalta. È stato uno dei co-fondatori della società calcistica Rivalta Varta, che successivamente è diventata Valsangone. La sua passione per il calcio lo ha portato a giocare fino a quando un infortunio lo ha costretto a ritirarsi. Nonostante ciò, ha continuato a contribuire al club come allenatore e dirigente, dimostrando un impegno costante per lo sviluppo dello sport giovanile nella comunità. La sua visione inclusiva dello sport lo ha portato a creare un ambiente accogliente e stimolante per i giovani atleti, promuovendo valori come la collaborazione e il rispetto reciproco.
Non limitandosi al calcio, Gallavotti ha fondato anche il Volleyball Club Rivalta, portandolo a raggiungere la Serie C e Serie D. Sotto la sua guida, il club ha promosso un approccio educativo e inclusivo, organizzando attività sportive per i bambini senza la pressione delle classifiche. Questo ha permesso ai giovani di godere dello sport in un ambiente rilassato e privo di stress, focalizzandosi sulla crescita personale e sul divertimento. Gallavotti ha sempre creduto che lo sport dovesse essere accessibile a tutti e che il suo scopo principale fosse quello di promuovere la salute e il benessere.
Dal 2006, Sergio Gallavotti ha assunto il ruolo di presidente dell'Unitre di Rivalta, un'associazione dedicata all'educazione e al benessere della terza età. L'Unitre di Rivalta, sotto la sua guida, ha offerto una vasta gamma di corsi che spaziano dalle lingue straniere come l'inglese e il francese, alla ginnastica dolce e al pilates, dalla pittura alla cucina, e molto altro ancora. Gallavotti ha sempre sostenuto che l'importante non fosse imparare perfettamente, ma partecipare, fare nuove amicizie e svagarsi dalla routine quotidiana. La sua filosofia ha reso l'Unitre un luogo accogliente e inclusivo, dove gli anziani possono socializzare e imparare nuove abilità in un ambiente stimolante.
L'Unitre organizza circa 30-32 corsi all'anno, coprendo una vasta gamma di interessi e bisogni. I corsi sono tenuti da insegnanti professionisti che offrono lezioni di alta qualità, rendendo l'apprendimento un'esperienza gratificante per tutti i partecipanti. Gallavotti ha sempre lavorato per mantenere i costi dei corsi limitati, rendendoli accessibili a un pubblico ampio. Le entrate generate dai corsi vengono utilizzate per finanziare ulteriori iniziative e migliorare costantemente l'offerta formativa dell'Unitre.
Un'altra iniziativa importante promossa da Gallavotti sono le visite mediche gratuite per i soci dell'Unitre. Queste visite includono screening per ischemie, vene varicose, aterombosi, tumori della gola e problemi di equilibrio. Grazie alla collaborazione con vari specialisti, l'Unitre è in grado di offrire servizi medici di alta qualità, contribuendo a prevenire gravi problemi di salute tra gli anziani. Gallavotti ha sempre considerato la salute una priorità e ha lavorato instancabilmente per assicurare che i soci dell'Unitre potessero accedere a cure mediche preventive.
Nonostante i numerosi successi, l'Unitre di Rivalta deve affrontare alcune sfide, come la mancanza di spazi disponibili nelle ore mattutine. Gallavotti ha espresso il desiderio di avere più disponibilità di spazi per soddisfare le numerose richieste dei soci, soprattutto quelli che hanno impegni familiari nel pomeriggio. Ha sempre creduto nell'importanza di creare un ambiente sociale e di apprendimento inclusivo. Il suo motto è che non importa quanto si impari, l'importante è partecipare e godersi la compagnia degli altri. Questa filosofia ha reso l'Unitre di Rivalta un punto di riferimento per la comunità, con molti soci che apprezzano le attività e i servizi offerti.
In conclusione, Sergio Gallavotti è una figura chiave nella comunità di Rivalta, dedicando la sua vita a migliorare il benessere degli anziani attraverso lo sport, l'educazione e la socializzazione. La sua leadership e il suo impegno hanno avuto un impatto duraturo e positivo sulla vita di molte persone, rendendo Rivalta un luogo migliore in cui vivere. Il suo lavoro instancabile, la sua passione e la sua dedizione sono un esempio per tutti, dimostrando che con impegno e determinazione è possibile fare la differenza nella vita degli altri.
Sergio Muro, un politico italiano di 47 anni, è attualmente sindaco della città di Rivalta. Nato a Torino, è cresciuto e ha sempre vissuto nel quartiere Pasta di Rivalta. Ha frequentato l’asilo nido, la scuola materna e le scuole elementari nel suo quartiere, mentre le scuole medie le ha fatte a Rivalta presso la Don Milani. Successivamente, ha frequentato il liceo scientifico Majorana di Orbassano e l’università a Torino, dove si è laureato in scienze politiche.
Muro ha un forte legame con la sua città natale e ha iniziato a interessarsi alla politica sin da giovane. Nel 1999, è entrato nel Consiglio Comunale di Rivalta, iniziando così una lunga carriera politica. Ha ricoperto vari ruoli all’interno dell’amministrazione comunale, tra cui consigliere di maggioranza, assessore, vice sindaco, consigliere di opposizione e di nuovo vice sindaco. Nel 2021, è stato eletto sindaco di Rivalta, un ruolo che considera una delle esperienze più gratificanti della sua vita.
Oltre alla politica, Muro è anche un dipendente della città di Torino, sebbene attualmente sia in aspettativa. Ha sempre mostrato un forte interesse per il sociale, contribuendo alla fondazione di diverse associazioni nel suo quartiere. Queste associazioni hanno organizzato numerose iniziative e eventi per bambini e adulti, come feste di quartiere, attività culturali e sportive. Muro ha sempre cercato di rimanere informato sugli eventi locali e globali, sviluppando le sue opinioni su ciò che accadeva nel mondo.
Le vacanze di Muro da giovane erano spesso trascorse in Basilicata, la regione di origine dei suoi genitori, e in Calabria per il mare. Da quando si è sposato con Emanuela, le loro vacanze familiari hanno avuto altre destinazioni marine, sebbene Muro mantenga un forte legame con la Basilicata, dove ritorna volentieri ogni volta che può.
Durante la sua amministrazione come sindaco, Muro ha affrontato sfide significative, tra cui la gestione della crisi COVID-19. Uscendo dalla pandemia, ha lavorato per ricostruire le fondamenta della comunità di Rivalta, che era stata profondamente scossa dagli effetti del lockdown e delle restrizioni sociali. Ha promosso iniziative per rinvigorire il senso di comunità e la voglia di stare insieme, organizzando feste di piazza, eventi culturali, concerti e attività sportive all’aria aperta. Ha anche implementato il progetto "Femminili Plurali" per promuovere la partecipazione delle donne nella vita sociale e politica della città.
Grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Muro ha avviato numerosi progetti di riqualificazione urbana e infrastrutturale. Questi includono la riqualificazione e l’ampliamento delle scuole locali, come l’asilo Lillo di Pasta, la scuola dell’infanzia di Pasta e la scuola primaria di Tetti Francesi. Ha anche investito nella riqualificazione di spazi culturali e sportivi, come il Castello, Casa Camosso e il campo sportivo di Tetti Francesi. Un progetto particolarmente significativo è la bonifica delle aree ambientali compromesse dalle ex aziende chimiche sul territorio, un’eredità pesante per la comunità.
Muro ha anche posto grande enfasi sull’educazione, assicurando che le scuole dell’obbligo a Rivalta offrano un’ampia gamma di attività formative in collaborazione con le dirigenti scolastiche. Ha investito risorse significative per garantire che nessun bambino venga lasciato indietro, con particolare attenzione ai ragazzi disabili. Collaborando con associazioni di volontariato locali, come Lauser, Muro ha sostenuto progetti individualizzati per l’accompagnamento e l’educazione dei ragazzi disabili.
Un altro tema importante per Muro è stato il supporto alle famiglie colpite dall’impoverimento durante la pandemia. Ha implementato bonus per agevolare la pratica sportiva e la frequenza dei centri estivi per i bambini, con un’attenzione particolare alle famiglie con redditi bassi. Ha anche investito nell’educazione ai centri estivi, assicurando che i ragazzi disabili abbiano accesso agli educatori durante queste attività.
Guardando al futuro, Muro spera di vedere completati i numerosi cantieri e progetti avviati, e di continuare a promuovere una comunità aperta, accogliente e solidale a Rivalta. La città ha visto un significativo boom demografico negli anni ’70 e ’80 grazie all’immigrazione interna, e ora sta assistendo a una nuova ondata di immigrazione da altri paesi. Muro desidera che Rivalta mantenga la sua tradizione di accoglienza, offrendo supporto a chi è in difficoltà e lavorando insieme per costruire un futuro migliore.
Nel poco tempo libero che ha, Muro ama leggere. È particolarmente appassionato di libri gialli e noir, leggendo autori come Maurizio De Giovanni, Joel Dikeff, Bartlett e Donato Carrisi. Recentemente ha letto anche "La banalità del male" di Hannah Arendt, un libro che ha trovato molto impegnativo. È anche interessato alla psichiatria e alla malattia mentale, leggendo autori che trattano questi temi. Nonostante il suo ruolo di sindaco richieda un impegno totalizzante, Muro trova gratificante la sua esperienza e mantiene un forte attaccamento alla sua città, desiderando sempre tornare a Rivalta anche dopo le vacanze.
Mara è nata e cresciuta a Sant'Ambrogio, un paese nella Val di Susa. La sua famiglia ha origini piemontesi da parte di madre. Dopo aver conseguito il diploma in grafica pubblicitaria a Torino, ha iniziato l'università in Lettere, ma ha dovuto interrompere gli studi a causa della morte del padre e della necessità di lavorare.
Durante un viaggio all'estero, ha conosciuto una persona che l'ha incoraggiata a seguire un corso regionale per diventare educatrice della prima infanzia, completato il quale ha iniziato a lavorare come educatrice in un asilo nido a Rivalta. Qui ha lavorato per vent'anni, prima nel nido di una frazione chiamata Pasta e poi nel nido centrale, quando il primo è stato affidato a una cooperativa.
Nel frattempo, Mara ha chiesto un trasferimento all'ufficio comunicazione del comune o alla biblioteca, grazie alle sue competenze in grafica. La sua richiesta è stata accolta e ora lavora in biblioteca, dove svolge vari compiti nonostante non sia una bibliotecaria certificata. Si occupa del reference con l'utenza, della comunicazione sui social media, della gestione del prestito e di altre attività organizzative e tecniche.
Una delle sue principali responsabilità è lo Sportello Digitale, un servizio che aiuta le persone a navigare il mondo digitale, specialmente gli anziani e coloro che hanno difficoltà con l'uso della tecnologia. Questo servizio è diventato molto popolare grazie al passaparola e alla promozione sui canali di comunicazione del comune.
Nel tempo libero, Mara ama viaggiare, aggiustare cose e dedicarsi a lavori manuali, trovando che queste attività stimolino il cervello. Sebbene lavori a Rivalta, vive in un piccolo paese dove ha poche relazioni con gli abitanti, mantenendo invece rapporti più stretti con le strutture e i commercianti di Rivalta.
Il suo desiderio più grande è viaggiare di più, anche se deve superare la paura degli aerei. Ama muoversi via terra e ha già fatto viaggi in bicicletta. Anche in biblioteca, Mara non è stanziale, preferendo cambiare spesso attività per evitare la monotonia.
Riguardo al contesto di Rivalta, Mara sottolinea l'importanza del supporto digitale per le persone, specialmente per gli anziani che trovano nella biblioteca un rifugio e un luogo di incontro. Nota anche la difficoltà di creare interazioni significative con i giovani, che utilizzano le sale studio ma tendono a non interagire molto con lo staff della biblioteca.
Gabriella Cibin è una cittadina di Rivalta di Torino con una lunga carriera nel volontariato, iniziata a 18 anni. Ha cominciato con l'Aido (Associazione Italiana Donatori e Organi), pubblicizzandone le attività con fervore. Successivamente, si è dedicata al volontariato terzomondista, specialmente in Brasile. Il suo interesse per l'ambiente è stato un costante nella sua vita, e ha sempre creduto nell'importanza dell'azione individuale.
Arrivata a Rivalta, Cibin è stata spinta a impegnarsi attivamente in campo ambientale, in particolare quando ha visto una discarica di grandi dimensioni nella zona. Con gli Ecovolontari Rivaltesi, ha lavorato per eliminare le discariche abusive, affrontando anche pericoli personali, come le minacce degli scaricatori abusivi. L'impegno degli Ecovolontari ha portato a una significativa riduzione delle discariche, con Rivalta ora praticamente libera da questi problemi.
Un punto d'orgoglio per Cibin è stata la protezione della Magnolia Grandiflora nel Parco del Castello, per cui ha lottato per ottenerne la monumentalità e proteggere le sue radici. Inoltre, ha contribuito alla gestione di due rotatorie stradali e alla potatura di alberi, attività che richiedono fondi e impegno costante. La gestione di queste aree ha migliorato la bellezza urbana, riducendo l'abbandono di rifiuti e il degrado.
Cibin ha anche affrontato il problema dei graffiti, ottenendo vernici dalle imprese edili e ridipingendo muri vandalizzati. Questo ha dissuaso i vandali dal ritornare, portando a una Rivalta quasi priva di graffiti. Nonostante il lavoro ingrato e pericoloso nel campo dei rifiuti, Cibin ha sempre dimostrato una conoscenza tecnica superiore, necessaria soprattutto come donna in un ambiente prevalentemente maschile.
Cibin sottolinea l'importanza del volontariato ambientale e incoraggia le persone a non vergognarsi di raccogliere i rifiuti abbandonati. Conclude l'intervista con un saluto e un ringraziamento a tutti i volontari, invitando tutti a fare gesti concreti per l'ambiente.
Elena Albergo lavora per la cooperativa San Donato e si occupa del servizio di accompagnamento socioeducativo per le famiglie Rom nel territorio del Cidis da 5 anni. La sua attività si estende nei comuni di Orbassano, Beinasco, Bruino, Rivalta, Volvera e Piossasco, con un focus particolare su Rivalta e Piossasco. In quest'area, Elena e le sue colleghe lavorano per facilitare l'accesso delle famiglie Rom ai servizi disponibili, un compito reso difficile dalla discriminazione e dalle barriere culturali.
Elena ha studiato politiche sociali e il suo ruolo principale è quello di mediatore culturale e di raccordo con vari servizi. Si occupa di supportare le famiglie Rom, che spesso affrontano discriminazioni e difficoltà nell'accedere ai servizi. Ogni famiglia ha la sua storia unica, quindi il lavoro deve essere personalizzato. Elena sottolinea l'importanza di intercettare progetti sul territorio e migliorare la comunicazione e il coordinamento tra le iniziative disponibili.
Tra le problematiche riscontrate, Elena evidenzia la difficoltà delle giovani generazioni Rom ad accedere al mercato del lavoro, spesso a causa del basso livello di istruzione. Un esempio positivo è stato il progetto "Femminili Plurali", che ha permesso a una giovane donna di ottenere un contratto di lavoro. Tuttavia, la scarsità di progetti di inserimento lavorativo rimane una sfida significativa.
Elena lavora anche per contrastare l'abbandono scolastico, una questione aggravata dalla limitata offerta formativa nel territorio. La necessità di spostarsi per frequentare scuole superiori o centri di formazione professionale rappresenta un ulteriore ostacolo. Nonostante queste difficoltà, Elena e il suo team cercano di costruire reti di supporto con gli enti locali e i servizi sociali.
Il Covid-19 ha ulteriormente complicato il loro lavoro, introducendo nuove sfide come l'alfabetizzazione digitale. Molte famiglie Rom hanno trovato difficile adattarsi ai cambiamenti tecnologici necessari per accedere a servizi e pratiche burocratiche. Elena nota anche che le misure di sostegno al reddito sono cambiate frequentemente, creando confusione e complicazioni per le famiglie.
Un altro aspetto importante del lavoro di Elena è la promozione della salute. Le risorse limitate e i tagli alla sanità pubblica hanno reso più difficile per le famiglie Rom accedere a cure mediche. Elena e il suo team collaborano con organizzazioni locali per fornire supporto medico e dentale.
Elena sottolinea che non tutte le famiglie Rom sono in difficoltà; molte sono autonome e non necessitano di assistenza. Tuttavia, il riconoscimento della minoranza Rom a livello nazionale e il rispetto della loro lingua e cultura sono cruciali per migliorare l'inclusione sociale.
Elena racconta dei cambiamenti culturali all'interno della comunità Rom, come l'aumento dell'età dei matrimoni e il desiderio di alcuni giovani di non sposarsi. La sua esperienza dimostra che la cultura Rom è dinamica e varia tra le famiglie, e il riconoscimento di questa diversità è essenziale per il lavoro di mediazione culturale.
Giuseppa Malaspina ha 61 anni sposata e ha due figli, da poco anche nonna, nata in Basilicata si è trasferita con i genitori da piccola per motivi lavorativi del padre, di lavoro ha fatto l'ostetrica all'ospedale Sant'Anna per tanti anni oltre a lavorare , ora è in pensione, fa parte dell'associazione Gaia per le donne la sua partecipazione è molto preziosa avendo fatto un lavoro generalmente rivolto alle donne ha una particolare sensibilità, in passato ha fatto parte di un gruppo di ostetriche che ha formato un'associazione che aiutava le donne a partorire in casa, attualmente il suo desiderio è creare uno spazio di aggregazione per le donne dove possono parlare, riflettere e avviare progetti insieme. Per realizzare questo obiettivo è fondamentale disporre di un luogo adatto per incontrarsi.
Giuseppa detta Giusy è figlia di una famiglia numerosa è immigrata dalla Basilicata. Ha trovato difficoltà ad inserirsi all'inizio, ma con determinazione è riuscita a diventare ostetrica. La sua storia di resilienza e impegno continua a ispirarla nel suo lavoro a supporto della donne.
Fabio Giusto 51anni di origine Veneta da entrambi i genitori ha 51 anni, nato a Piossasco sposato e ha un bimbo di 10 anni, lavora come agente immobiliare, presso l'agenzia Abitare situata nel cento storico di Piossasco in via Palestro, durante la conversazione Fabio ha detto che il suo lavoro glia ha permesso di conoscere in modo più approfondito la citta, mi ha espresso il suo punto di vista sulla situazione immobiliare e delle esigenze della comunità. Secondo lui, ci sono state molte nuove costruzioni, ma importante ma e importante valorizzare anche e abitazioni vecchie per evitare che i prezzi diminuiscono. Inoltre, ritiene necessario incrementare le attività per i giovani, il paese deve avere più collegamenti al livello di trasporti, sia al interno di Piossasco tra una zona e l'altra sia per muoversi verso l'esterno. Fabio spera che ci siano delle attività di tipo musicale per coinvolgere più persone ad esempio dedicare un luogo dove si può suonare o semplicemente bere una bibita e scambiare delle idee.
Enrica Ferrero 70 anni sposata e ha due figli, è una insegnante in pensione da qualche anno, nata a Pinerolo, si è trasferito a Piossasco in quel momento giovanissima per lavorare nella scuola a Piossasco, Enrica oltre a che ha fatto l insegnante per tanti anni, ha voluto mettere a disposizione la sua preziosa esperienza nel dare un contributo per aiutare i ragazzi delle scuole medie che riscontrano difficoltà nel svolgere i compiti o hanno particolarmente qualche lacuna in alcuni materie, lei insieme ad altri volontari di studio assistito che è una realtà parrocchiale continuano coinvolgere altri volontari giovani per continuare questo importante lavoro, oltre a volere ampliare l aiuto anche ai ragazzi della prima e seconda superiore per contrastare l’abbandono scolastico.
Alberto Castellana, 36 anni nato a Piossasco, è un commerciante, proprietario di un negozio di cialde di caffè, Alberto ha studiato alberghiero a Pinerolo, e ha raccontato che è stata un esperienza positiva, dopo il diploma ha lavorato a un bar e poi come cuoco al castello dei Nove Merli a Piossasco, in seguito a scoperto una sua passione per il caffè e da lì ha avuto il coraggio de avviare la sua attività di vendita di tutto ciò che è relativo al caffè come le cialde le machine da caffè ed accessori, dopo 7 anni Alberto ambisce de ingrandire la sua attività aggiungendo altre categorie alimentari, oltre al lavoro, ha parlato della sua passione per lo sport in particolare il body building, che pratica in palestra nel tempo libero. In futuro Alberto vorrebbe viaggiare in paesi orientali come l india per scoprire nuovi sapori e culture.
Francesco Ruocco, di 24 anni, nato nel 1999, vive a Piossasco da sempre, anche se attualmente risiede in affitto a Torino. Francesco è spesso a Piossasco per il lavoro in associazione, oltre che per la famiglia, gli amici e la ragazza. È laureato in economia e statistica per le organizzazioni e sta attualmente frequentando un corso magistrale in politica e servizi sociali al Campus. Nonostante questa deviazione nel percorso accademico, ha sempre mantenuto un forte impegno nel volontariato e nelle attività sociali.
Durante l'adolescenza, Francesco è stato attivo come animatore parrocchiale e ha partecipato al Consiglio Comunale dei Ragazzi (CCR). Ha collaborato con l'associazione "Spostiamo Mari e Monti" e ha partecipato al progetto "Nessuno Resta Solo Piossasco" durante l'emergenza COVID-19, che prevedeva la distribuzione di derrate alimentari. Nel 2020 ha fondato l'associazione FORO con altre persone, diventandone presidente. L'associazione è nata da un senso di frustrazione verso le dinamiche problematiche del territorio, come la mancanza di trasporti efficienti e di luoghi di aggregazione per i giovani.
Francesco si è sempre sentito incerto riguardo al suo percorso universitario, trovando difficoltà a mantenere il fuoco sull'ambito accademico. Ha sempre cercato di restare attivo al di fuori dell'università, dedicandosi a molteplici attività. FORO è nata dal desiderio di creare un luogo di identificazione, riconoscimento e socializzazione per i giovani di Piossasco. Francesco è anche coinvolto in un corso da animatore interculturale presso il centro interculturale di Torino con l'associazione Asai.
Dal punto di vista lavorativo, Francesco è un volontario in associazione e lavora presso Casa Laiolo nel progetto "Cuore Verde". Ha precedenti esperienze lavorative come tirocinante in un'azienda e nell'ufficio dell'università. Le sue passioni includono stare con le persone e organizzare eventi, che lo hanno assorbito molto negli ultimi due anni.
Francesco ha avuto esperienze internazionali significative, tra cui sei mesi di studio in Australia e un semestre in Norvegia durante l'Erasmus. Queste esperienze lo hanno formato e gli hanno permesso di uscire dalla sua zona di comfort, coltivando legami forti con persone incontrate durante i viaggi.
Nonostante il suo impegno e le numerose attività, Francesco si sente spesso insicuro riguardo al suo percorso personale e accademico. Ha attraversato momenti di difficoltà, compresi periodi di ansia e depressione, soprattutto dopo la laurea triennale. Questo lo ha portato a cambiare corso di studi, passando da economia a servizi sociali, nella speranza di trovare una nuova prospettiva e coltivare il suo interesse per il sociale.
Francesco vede il futuro dell'associazione FORO con la necessità di ringiovanimento e di coinvolgimento delle nuove generazioni. Vorrebbe che l'associazione continuasse a essere un luogo di ritrovo e progettazione sul territorio, collaborando con altre realtà locali. Spera di poter continuare a coltivare l'entusiasmo e l'energia necessari per far crescere l'associazione e renderla un punto di riferimento per la comunità di Piossasco.
Francesco riflette sul suo rapporto con Piossasco, un luogo che ha imparato ad apprezzare nonostante le difficoltà iniziali. Vorrebbe contribuire a rendere Piossasco un posto fertile e animato, coltivando un senso di comunità e continuando a lavorare per migliorare le dinamiche del territorio. Nonostante le incertezze personali, Francesco è determinato a trovare la sua strada e a combinare le sue passioni e competenze per il futuro.
Pina Laurino, nata a Riesi, in provincia di Caltanissetta, nel 1957, racconta la sua vita, partendo dall'infanzia. All'età di due anni, i suoi genitori emigrarono a Torino, lasciandola per un anno dalla nonna in Sicilia poiché a quell'età non avrebbe potuto frequentare la scuola materna, necessaria per permettere a sua madre di lavorare. A quei tempi, Torino non offriva servizi comunali per l'infanzia come asili nido e scuole materne, che erano gestiti esclusivamente da istituti cattolici, accessibili solo ai bambini dai tre anni in su. A tre anni, Pina si trasferì a Torino, dove visse fino ai 30 anni.
A Torino, Pina completò tutti i suoi studi, frequentando inizialmente le attività dell'oratorio cattolico nonostante fosse di famiglia valdese. Frequentava la scuola domenicale dei valdesi ma si univa all'oratorio per attività ricreative, poiché non esistevano molti spazi di aggregazione per i bambini e i ragazzi. Durante le scuole superiori, Pina si avvicinò al movimento studentesco che si sviluppò dal 1968 in poi. Sebbene nel 1968 avesse solo 11 anni, a 14 anni si unì al movimento degli studenti e, a 18 anni, alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) nel 1975.
Pina iniziò a lavorare a Torino, passando anche per la redazione torinese del giornale dell'Unità per 2-3 anni, fino a quando la redazione chiuse. Dovendo trasferirsi a Milano o Bologna per continuare, decise di cambiare lavoro e iniziò a lavorare per le Poste Italiane, dove rimase fino alla pensione. Inizialmente lavorò come sportellista e negli ultimi 20 anni nel servizio commerciale della filiale di Pinerolo.
Durante questo periodo, Pina si sposò e rimase a Torino per altri 2-3 anni, durante i quali nacque il suo primo figlio, Lorenzo. Nel 1987, quando Lorenzo aveva quasi due anni, la famiglia si trasferì a Piossasco, dove Pina vive da 37 anni. La scelta di Piossasco fu influenzata dal desiderio di trovare una casa più grande fuori Torino ma non troppo distante, e dal fatto che amici avevano già acquistato casa lì. Si trasferirono a Piossasco in quattro famiglie conosciute, creando un ambiente comunitario accogliente e ben organizzato.
A Piossasco, Pina trovò la comunità molto accogliente. Suo figlio Lorenzo iniziò a frequentare l'asilo nido, che si rivelò un luogo di aggregazione importante per le famiglie. Le mamme organizzavano serate di discussione e feste, con il supporto di educatrici straordinarie. Pina non ha più avuto contatti con il nido dopo il 1995, quando la sua seconda figlia, nata nel 1992, smise di frequentarlo. Anche le scuole materne ed elementari a Piossasco erano ben gestite e considerate eccellenti.
Pina ha raccontato anche delle attività sportive dei suoi figli, che praticarono pallavolo, pallacanestro e calcio. Le figure che gestivano queste attività erano considerate educative e attente non solo al rendimento sportivo ma anche al comportamento dei ragazzi.
La narrazione si sposta poi sulle esperienze giovanili di Pina nel movimento studentesco e nei movimenti sociali e politici degli anni '60 e '70. A 14 anni, Pina si unì al movimento studentesco durante un periodo di grande fermento. La sua famiglia era già attenta ai temi sociali, con suo padre che lavorava in fabbrica durante le lotte dell'autunno caldo per il miglioramento delle condizioni di lavoro. A scuola superiore, Pina entrò in contatto con il movimento studentesco, partecipando a scioperi e manifestazioni.
Pina parlò anche delle rivendicazioni femministe e delle lotte per i diritti delle donne. Ricorda il referendum del 1974 per l'abolizione della legge sul divorzio e la successiva battaglia per l'apertura dei consultori, visti allora come luoghi di aggregazione e educazione sessuale per le donne. La legge sull'aborto, approvata nel 1978, fu un altro punto cruciale, affrontando forti opposizioni da parte delle forze conservatrici e cattoliche. Pina discusse anche della lotta per la parità salariale e di opportunità lavorative, sottolineando i progressi fatti ma riconoscendo che non si è ancora raggiunta una parità completa.
L'associazione "Gaia per le donne", di cui Pina fa parte, è nata intorno al 2007 come gruppo di volontarie a supporto dell'assessorato alle pari opportunità e si è costituita formalmente nel 2021. L'associazione organizza eventi sociali e culturali, supporta donne in difficoltà e partecipa a progetti di sensibilizzazione ed educazione. Un progetto significativo è stato "Femminili Plurali", che ha coinvolto donne nella creazione di un pannello pittorico e di un libro di storytelling bilingue.
Pina ha evidenziato le sfide nel mantenere attiva l'associazione senza il coinvolgimento delle nuove generazioni, sperando di trovare nuove collaborazioni per evitare che l'associazione si estingua. Ha espresso la necessità di nuove idee e energie per rispondere alle esigenze delle giovani donne di oggi, sottolineando l'importanza di adattarsi ai cambiamenti nei modi di comunicare e fare politica rispetto ai tempi passati.
Pina conclude esprimendo la sua preoccupazione per il futuro dell'associazione, sperando di poter coinvolgere nuove persone e continuare a promuovere i diritti delle donne in un mondo che è cambiato molto rispetto ai decenni passati.
Julian Suppo è nato nel 1990 a Pinerolo e ha vissuto tutta la sua vita a Piossasco, nella stessa casa costruita dai suoi genitori. Ha frequentato le scuole elementari e medie a Piossasco, mentre per le superiori si è spostato, continuando comunque a frequentare Piossasco con i suoi amici. Durante l'università ha iniziato a lavorare nella cartoleria di famiglia, ereditata dalla madre, ma l'attività ha chiuso nel 2019, poco prima della pandemia di COVID-19. Dopo la chiusura della cartoleria, Julian ha ripreso e completato gli studi universitari, conseguendo una laurea in psicologia e una magistrale in psicologia criminologica e forense. Attualmente lavora da un anno e mezzo come consulente assicurativo per un broker di Torino, fornendo soluzioni assicurative a una vasta gamma di clienti, soprattutto associazioni del terzo settore. Julian trova soddisfazione nel suo lavoro per la libertà che offre e per la possibilità di aiutare le persone a navigare tra le complicate questioni assicurative.
La cartoleria, aperta nel 1995, era situata in una posizione strategica vicino alle scuole, ma ha sofferto la concorrenza dei supermercati e, soprattutto, del commercio online, che ha dato il colpo finale all'attività. Negli ultimi anni, il commercio a Piossasco ha visto una diminuzione dei negozi, con molti che aprono e chiudono rapidamente a causa delle difficoltà economiche.
Julian descrive Piossasco come una "città dormitorio" dove molte persone vivono ma lavorano altrove. Suggerisce che si potrebbe migliorare la vivibilità della città rendendola più attrattiva per i giovani e le famiglie, magari con eventi che coinvolgano i commercianti e che rivitalizzino le diverse aree commerciali. Nonostante le difficoltà, Julian apprezza la tranquillità e la bellezza di Piossasco, auspicando una maggiore partecipazione della comunità per valorizzare la città. Nel tempo libero, Julian è molto impegnato nel sociale, collaborando con varie associazioni, soprattutto per i diritti della comunità LGBT. È anche attivo politicamente, avendo fatto parte del consiglio comunale fino a giugno di quest'anno. La sua passione per la psicologia è rimasta sempre viva, anche se non ha mai voluto trasformarla in una carriera per non perderne la magia. In futuro, Julian vorrebbe continuare a studiare, magari in scienze della mente, per approfondire le neuroscienze.
Julian trova particolarmente interessante il diritto penitenziario, che gli ha fatto comprendere come la legge italiana sia orientata alla rieducazione dei detenuti, sebbene la pratica spesso non riesca a realizzare questo ideale a causa di carenze strutturali e finanziarie. Spera che il governo possa prioritizzare la riforma del sistema penitenziario per rendere il carcere un vero strumento di rieducazione e reintegrazione sociale.
Infine, Julian vede Piossasco come una "bolla felice" dove le comunità straniere e la comunità LGBT convivono in relativa armonia, grazie anche all'impegno della cittadinanza nel rispondere in modo forte e coeso a eventuali problemi di integrazione e discriminazione. Questo senso di comunità rende Piossasco un luogo piacevole e sicuro in cui vivere.
Gessica lavora da otto anni presso il Bar Bollani, storico panificio-pasticceria fondato nel 1930, che da allora è cresciuto e si è espanso notevolmente con l'apertura - anche futura - di diversi punti vendita in giro per la città. Con le vetrine affacciate su piazzale Martini a pochi passi dalla Biblioteca, questo storico forno di goloserie è un punto di riferimento per la comunità, famoso per produrre quello anche alcuni giornali hanno definito il miglior strudel di mele della città.
Secondo Gessica, ciò che distingue il Bar Bollani è l'approccio familiare-umano con i clienti. Non si tratta solo di prendere un caffè o comprare il pane, ma di instaurare veri e propri rapporti, condividere storie e modi di vivere.
All'interno del quartiere osserva una grande varietà sociale: si incontrano persone in difficoltà economica così come individui benestanti. Questo mix perfetto di diversità, secondo lei, non necessità particolari interventi perché rende la zona dinamica e affascinante, intessuta da un forte senso di comunità. Anche tra i commercianti e i residenti si sono instaurate relazioni profonde e significative, e buoni sono i rapporti tra i commercianti stessi (come testimonia l'esperienza di Bar Bollani con realtà attigue quali il Penny e il Pam).
I valori fondanti del Bar Bollani sono impegnarsi a crescere, migliorarsi, rimanere allegri e lavorare bene.
Per il futuro, auspica che la catena continui a espandersi e ad alimentare il suo spirito comunitario.
Annalisa lavora alla Biblioteca di Calvairate da alcuni mesi ed è un'attività che la gratifica moltissimo, perché le consente di conoscere meglio la comunità milanese e interagire quotidianamente con essa. In passato, lavorando nel settore privato, non aveva la stessa opportunità di scambio con il pubblico e la cittadinanza.
Per lei la 'comunità' è condivisione di esperienze teoriche e pratiche, dove idee e fatti vengono scambiati per comprendere meglio se stessi e le relazioni con gli altri. Da questo punto di vista ritiene che Milano necessiti di instaurare relazioni più profonde e meno superficiali al suo interno; i cittadini avrebbero bisogno di ascoltarsi e ascoltare le storie degli altri, dice, percependo intorno a lei un bisogno diffuso di ascolto e condivisione.
Dalla sua prospettiva lavorativa, Annalisa ha notato che le persone, se trattate con gentilezza, rispondono positivamente con curiosità e apertura. Il suo lavoro le permette di fare da anello di congiunzione tra richieste diverse e possibili soluzioni: per lei il ruolo del bibliotecario è anche un atto politico, poiché riguarda la comunità e la possibilità che i suoi membri comprendano e accedano ai loro diritti, come lo studio e il piacere della lettura.
Annalisa, amante della musica, delle arti e dei fumetti, spera che il futuro del quartiere includa più spazi verdi, meno cementificazione e traffico, e più luoghi dove le persone possano incontrarsi e discutere. Vorrebbe vedere il quartiere vivo e non silente, con meno spazi vuoti e sguardi assenti.
Guardando al futuro, desidera che la biblioteca diventi un punto di incontro dove le persone possano scambiarsi saperi e riflettere di più, contribuendo a riempire quei 'vuoti' tra le persone. In questo senso crede che i libri rappresentino una risorsa preziosa per menti critiche e anime gioiose volte alla condivisione..
Barbara, 46 anni, e sua madre Maria Grazia, 77, vivono nel quartiere di Calvairate praticamente da sempre e provano per questi luoghi un forte legame affettivo, conoscendone profondamente la storia e l'evoluzione.
Maria Grazia ricorda che un tempo in cui il quartiere era più vivo e vivace, con numerosi negozi familiari e botteghe di prodotti locali. Ora, ai suoi occhi maturi, appare più povero e sporco, con molti negozi che chiudono a causa degli affitti elevati e dei costi delle materie prime in aumento, come un vecchio panificio storico che era attivo da più di 60 anni.
Nonostante le difficoltà, il quartiere mantiene un forte clima di comunità e un tessuto sociale che ricorda quello di un paese. Questo aspetto è molto apprezzato da entrambe le donne che sottolineano l'importanza di preservare questa ricchezza sociale. Lo sviluppo e l'ingresso della zona nei rapidi ritmi metropolitani del centro stanno determinando un continuo ricambio di residenti, con molte persone che restano per poco tempo e numerose case trasformate in affitti brevi. Questo, riflettono, sta rendendo più difficile instaurare rapporti duraturi tra vicini.
Per il futuro del quartiere, Barbara e Maria Grazia sperano in maggiore aggregazione sociale e nell'aumento di progetti che coinvolgano tutte le fasce d'età. Maria Grazia, la mamma, sostiene la necessità di centri e iniziative per gli anziani, sempre più numerosi ma anche soli, isolati. Sarebbe bello e utile vedere più iniziative all'aria aperta, in spazi attrezzati, dove le persone possano incontrarsi e socializzare.
Maria Grazia, originaria del Veneto, è un'artigiana abile nel lavorare a maglia, con l'uncinetto e la carta. Quella che è iniziata come una passiona da bambina è ora una conoscenza che le permettono di creare collane, braccialetti e oggetti di carta riciclata e altri materiali. Alcuni dei suoi lavori li vende, altri li regala.
Barbara, la figlia, ama disegnare, dipingere, e ha ereditato dalla madre la passione per l'uncinetto. Le piace anche molto scrivere e leggere, ragioni che la portando a frequentare regolarmente la biblioteca di Piazzale Martini.
Entrambe sottolineano l'importanza di mantenere vive le tradizioni artigianali per trasmetterle alle nuove generazioni. Ritengono che eventi, iniziative sociali e gruppi di lettura possano avvicinare i giovani alla cultura, utilizzando linguaggi e modalità attraenti. L'arte del riciclo della carta, ad esempio, potrebbe essere un'attività interessante e stimolante da condividere.
Per Barba e Maria Grazia il senso di comunità significa prendersi cura l'uno dell'altro. Ripensando ai tempi in cui tutti in quartiere si conoscevano e si salutavano, e auspicano il ritorno a quei valori di solidarietà e vicinanza.
Nicola ha 62 anni e vive nel quartiere Calvairate da ormai 28 anni. Arrivato per puro caso, ha iniziato a conoscere la zona gradualmente grazie anche al lavoro come corriere, e con il tempo questa zona è diventato per lui casa, il luogo del cuore.
Apprezza ogni giorno di più il quartiere, legato ormai a molte persone e osservando la crescita e l'espansione della zona. Sebbene ne riconosca anche i contro, apprezza di essere vicino al centro città e di vivere in una luogo piacevole in continuo sviluppo. Presenti anche alcuni i problemi di sicurezza e di controllo, come accade in molte grandi metropoli.
Con il passare degli anni, Nicola ha stretto amicizie con persone di diverse età, dai ragazzi ai più giovani. Se dovesse immaginare di andarsene si sentirebbe spaesato.
Nicola è testimone delle trasformazioni in atto nel quartiere, resa evidente dalla costruzione di tanti nuovi edifici. Per il futuro desidera vedere miglioramenti nella sicurezza e nella qualità della vita, specialmente per le donne. Racconta di come, dopo la chiusura di un locale, una piazza fosse buia e poco sicura nelle ore serali.
La vivace vita di quartiere ha portato Nicola a partecipare a diverse attività, incontri culturali ed eventi locali. Qui, grazie anche alla passione per la musica, ha potuto scoprire e conoscere nuovi talenti emergenti e giovani musicisti, dei quali segue con piacere lavori e performance. Ricorda con piacere la riapertura della biblioteca e aspetta con ansia la realizzazione di quella nuova, che darà ancora più vitalità al quartiere.
Il senso di comunità è fondamentale per Nicola, che crede nell'importanza di essere presenti e solidali in caso di emergenza. Ricorda un episodio in cui un appartamento è andato a fuoco e tutti i vicini sono accorsi in aiuto. Questo senso di appartenenza e collaborazione è ciò che rende il quartiere speciale per lui, che si sente parte di una comunità dinamica e accogliente, dove le persone si conoscono e si supportano a vicenda.
In conclusione, nonostante i problemi e le difficoltà, Calvairate per Nicola è un luogo bello in cui vivere perché la comunità e l'interazione sociale hanno un ruolo forte nella sua quotidianità.
Stefano ha vissuto nel quartiere fino ai 22 anni, poi per ragioni sentimentali si è spostato in un'altra zona della città e tempo dopo il 'destino', come lo definisce lui, lo ha riportato a Calvairate, nelle case popolari di via Etruschi. Nato, cresciuto e ritornato in un posto che è casa come nient'altro.
Parlando di sé, Stefano racconta che - soprattutto in gioventù - le sue più grandi passioni sono sempre state le donne e lo sport anche se un brutto incidente in moto gli ha causato gravi danni fisici ed una parziale invalidità. Questo episodio ha cambiato radicalmente la sua vita, limitandolo fisicamente e complicando notevolmente la ricerca di un lavoro: ha visto chiudersi molte porte e l'energia della sua motivazione, specialmente con il passare degli anni.
Riflettendo sui cambiamenti nel quartiere, Stefano ricorda una piazza Martini molto diversa da quella di oggi, segnata dal problema della droga. Tanti sono i conoscenti che non ha più incontrato, distrutti dalle sostanze, incarcerati o deceduti. Nonostante le esperienze difficili vissute, si considera un sopravvissuto di quel periodo turbolento.
Il quartiere, a suo avviso, è diviso tra abitanti poveri o in difficoltà delle case popolari e abitanti benestanti più vicini alle vie del centro. In questo spaccato di vita urbana e sociale, ritiene utile rafforzare le uguaglianza anziché inasprire le disuguaglianze, anche tra i povero stessi. Critica il sistema che fa pagare alcuni e assolve immeritatamente altri che sfuggono alle responsabilità, creando un clima di ingiustizia complessivo.
Stefano ha preso parte alla vita del quartiere anche attraverso il volontariato, aiutando gli anziani. Intorno a se evidenzia la mancanza di un vero senso di comunità, unito e solidale. Tra gli aspetti positivi nel quartiere riconosce la presenza dei molti spazi verdi e la grande popolazione anziana che lo abita, una grande risorse per tutti, afferma. Per i giovani esprime preoccupazione, soprattutto per quelli che si rendono protagonisti con comportamenti problematici, tipici delle baby gang.
Per il futuro, Stefano non guarda troppo avanti, preferisce vivere giorno per giorno e si ritiene generalmente soddisfatto.
Per lui senso di comunità significa stare insieme, aiutarsi reciprocamente senza retorica, ipocrisia o falsità, proprio come in una seconda famiglia.
Syria Maisano, 23 anni, è nata a Pinerolo e cresciuta a Piossasco, dove ha sempre vissuto. Dopo aver frequentato il liceo scientifico a Pinerolo, ora è una studentessa universitaria di giurisprudenza e allena ginnastica artistica. Ha iniziato a praticare ginnastica acrobatica da piccola a Cumiana, e ha continuato a insegnare questo sport per passione e amore verso l'insegnamento. Syria ha allenato prima a Piossasco, ma la società sportiva è stata chiusa dopo il Covid, e poi è passata a Rivoli, continuando parallelamente anche a Piossasco quando una nuova società è stata riaperta. Syria sogna di diventare avvocato penalista e di aprire uno studio legale tutto suo. Attualmente, ha già iniziato a comunicare ai genitori dei suoi atleti che questi potrebbero essere i suoi ultimi mesi come allenatrice, dato che intende concentrarsi sull'ultimo anno di studi e sul tirocinio anticipato. Vive con i suoi genitori a Piossasco e non frequenta tutte le lezioni universitarie, preferendo quelle obbligatorie o che trova più interessanti. Syria è molto legata alla sua famiglia e non si è ancora trasferita altrove. Il suo nome, Syria, è stato scelto casualmente dalla madre e dal fratello in un supermercato, e aggiunto con una 'y' per renderlo più particolare. Siria desidera realizzarsi lavorativamente e ha già immaginato in dettaglio il suo futuro studio legale. Oltre alla sua attività sportiva, Siria è molto coinvolta nella comunità di Piossasco, soprattutto in ambito religioso. Ha un lungo percorso come animatrice in chiesa, dove organizza incontri settimanali e campi estivi per adolescenti, e attualmente è all'ultimo anno come animatrice con i suoi ragazzi. Questo ruolo le ha permesso di trasmettere valori e significati importanti alle nuove generazioni, in un contesto che è sia religioso che sociale. Syria nota che Piossasco manca di luoghi di aggregazione per i giovani, soprattutto serali, e di un forte centro sportivo. Tuttavia, apprezza l'aula studio che è stata aperta recentemente, che è diventata un punto di riferimento per gli studenti universitari. Nonostante le sfide, Siria si considera una persona felice e appassionata della vita. Le semplici cose, come una giornata di studio produttiva, le danno soddisfazione, e attribuisce gran parte della sua felicità alle persone che la circondano, agli amici e ai luoghi che frequenta. Ha un carattere socievole, sebbene inizialmente possa sembrare timida, ma si lancia sempre in nuove esperienze con entusiasmo.
Serena, 21 anni, vive a Piossasco e dopo aver studiato al liceo linguistico, ha iniziato a lavorare in un supermercato come tirocinante e successivamente si è candidata per il servizio civile in una biblioteca, ispirata dall'esperienza di sua cugina. Originaria di Pinerolo, nata il 6 maggio, Serena ha praticato molti sport e ha sempre avuto una forte inclinazione verso l'interazione con le persone, mostrando un carattere altruista e socievole. Serena studia criminologia presso un'università telematica, scelta per poter conciliare lo studio con il lavoro e non gravare economicamente sui genitori. La sua passione per la criminologia è nata fin da piccola, guardando programmi polizieschi in TV, e si è consolidata grazie all'interesse per la giurisprudenza. Nonostante non abbia un particolare interesse per la psicologia, ha trovato la facoltà ideale che combina le sue passioni per la legge e la criminologia. Attualmente al secondo anno di università, Serena ha scelto un percorso telematico per avere la flessibilità di lavorare. Ha abbandonato lo studio delle lingue (inglese, tedesco e francese) dopo la maturità, ma ha il desiderio di riprenderle in futuro, soprattutto per viaggiare e forse vivere all'estero. Le sue mete di viaggio preferite includono la Grecia e i paesi nordici. Serena è molto critica verso la situazione politica e sociale in Italia e considera seriamente l'idea di trasferirsi all'estero a lungo termine. È innamorata del paesaggio e della cultura italiana, ma è delusa dalle limitate opportunità e dalla restrizione dei diritti nel paese. Il servizio civile in biblioteca è un'esperienza molto positiva per Serena, che consiglia vivamente a tutti. Oltre alle mansioni tradizionali come il prestito dei libri, Serena e i suoi colleghi gestiscono i social media della biblioteca, cercando di combattere il cliché della biblioteca noiosa e di avvicinare i giovani al mondo della lettura e della cultura. Serena sottolinea l'importanza della lettura per l'arricchimento personale e culturale. Per il futuro, Serena ha ancora molte incertezze. Anche se ha sempre desiderato aiutare le persone, inizialmente pensando di diventare medico, ora si orienta verso un lavoro legato alla criminologia e alla giurisprudenza. È indecisa se cercare un impiego subito dopo la laurea o continuare con ulteriori studi e concorsi pubblici. Nonostante la sua indecisione, Serena è determinata a trovare il percorso giusto per sé. Nel frattempo, Serena è soddisfatta della sua vita nel territorio, apprezzando la comunità locale e l'ambiente naturale. Tuttavia, nota una carenza di spazi e servizi per i giovani, il che li porta a isolarsi e a dipendere troppo dalla tecnologia. Serena vorrebbe vedere più opportunità per i giovani di interagire e conoscere il mondo reale, valorizzando le diversità e promuovendo l'uguaglianza e il rispetto reciproco. Si preoccupa per l'attuale clima di odio e discriminazione e spera in un futuro più inclusivo e consapevole. , Serena è una giovane donna determinata, con una forte passione per la criminologia e un grande desiderio di aiutare gli altri. Nonostante le sfide e le incertezze, è impegnata a costruire un futuro che combini le sue passioni con la possibilità di fare la differenza nella vita delle persone.
Maria Carmela Bartolotta è nata nel 1971 a Pinerolo, in provincia di Torino, ma è cresciuta nel Vibonese, in Calabria, dove ha frequentato un corso di studi in informatica, che all'epoca offriva buone prospettive lavorative. Successivamente, si è trasferita in Piemonte per lavoro e attualmente vive a Cumiana. Lavora come direttore amministrativo in due istituti comprensivi a Piossasco: l'Istituto Comprensivo Davide Bertrand e l'Istituto Comprensivo Piossasco 1.
La sua vita familiare è caratterizzata da un matrimonio felice iniziato a 21 anni. Ha due figli: uno di 31 anni, laureato in economia, e una figlia di 23 anni che studia giurisprudenza a Torino. Maria Carmela ha gestito le attività commerciali del marito e ha svolto praticantato in uno studio commerciale, prima di dedicarsi definitivamente al settore amministrativo scolastico.
Il lavoro di Maria Carmela richiede molto tempo e dedizione, lasciandole poco spazio per il tempo libero. Un tempo praticava ginnastica artistica, ma ora si dedica principalmente alla cucina, suo grande hobby, e legge articoli leggeri per rilassarsi. Si sente gratificata dal suo lavoro a Piossasco, dove ha trovato un ambiente lavorativo stimolante e amicizie durature che hanno arricchito la sua vita.
La sua carriera è iniziata come assistente amministrativo e, dopo diversi anni, è diventata responsabile amministrativo e infine direttore amministrativo. Il suo ruolo include la gestione di vari aspetti amministrativi delle scuole, come il reclutamento del personale, gli acquisti, e la didattica, oltre a mantenere rapporti con le amministrazioni comunali e altre istituzioni.
Maria Carmela ritiene che il territorio di Piossasco abbia delle carenze, specialmente nella mancanza di punti di ritrovo per i ragazzi delle scuole secondarie, che spesso non hanno un luogo adeguato dove trascorrere il tempo libero. Sostiene che una collaborazione tra le istituzioni potrebbe migliorare questa situazione.
Dal punto di vista personale, il suo desiderio più grande è vedere i suoi figli realizzati e felici. Recentemente, ha ricevuto conferme di questo, con la figlia che ha espresso la sua felicità per la vita che conduce e il figlio che sta avendo successo nel suo lavoro. Questi momenti di gratificazione personale e familiare sono molto significativi per lei.
Maria Carmela e suo marito, che si conoscono da quando lei aveva 13 anni e lui 16, continuano a coltivare la loro relazione e a fare progetti per il futuro, trovando grande soddisfazione e felicità nella loro vita insieme.
Fabio di Falco è il presidente della Cooperativa Sociale Madiba, con sede a Beinasco, nella cintura sud di Torino. La cooperativa opera principalmente su questo territorio, che include i comuni di Beinasco, Bruino, Orbassano, Piossasco e Rivalta, ma è attiva anche in altre aree della città metropolitana e a livello internazionale. Madiba si occupa principalmente di tre macro aree di lavoro: 1. Ambito Educativo: La cooperativa realizza progetti e laboratori nelle scuole di ogni ordine e grado, focalizzati sulla cittadinanza attiva, la creatività, la musicoterapia e l'educazione non formale.2. Politiche Giovanili: Madiba gestisce centri di aggregazione giovanile e progetti locali e sovracomunali, rivolti ai giovani. Questi progetti mirano a favorire la socializzazione e l'inserimento lavorativo dei giovani, inclusi bambini, giovani adulti e persone con disabilità.3. Mobilità Internazionale: La cooperativa è convenzionata con l'Agenzia Nazionale della Gioventù e gestisce progetti di scambio internazionali nell'ambito del programma Erasmus Plus. Ogni anno, ospitano e inviano giovani in vari progetti di scambio culturale.Madiba è riconosciuta come un soggetto capace di tessere reti tra vari attori della comunità educativa, tra cui enti pubblici, scuole e enti del terzo settore. Un esempio significativo di questo ruolo è il progetto "Per noi ci vuole una comunità per fare comunità", finanziato nell'ambito del bando "Comunità Educanti" della Fondazione Con i Bambini. Questo progetto mira a sviluppare e potenziare la comunità educativa attraverso momenti di formazione, socializzazione e scambio di buone pratiche.Sul territorio di Rivalta, la cooperativa gestisce vari progetti, tra cui il progetto giovani che include la gestione di due centri di aggregazione giovanile. Madiba è coinvolta nei processi legati al protagonismo giovanile, aiutando i giovani a sviluppare nuove idee e prendersi cura del territorio. Tra le iniziative in corso c'è l'attivazione di una sala di registrazione che servirà sia per scopi musicali che per la sperimentazione digitale, come la realizzazione di podcast e video making.Un altro progetto rilevante su Rivalta è "Direzione Futuro", rivolto ai giovani tra i 16 e i 29 anni, con l'obiettivo di fornire loro strumenti per fare un bilancio delle competenze e scrivere un proprio progetto di vita, sia professionale che personale. Questo progetto include azioni formative sulle competenze non formali e la creazione di rapporti con le aziende locali per favorire l'inserimento lavorativo dei giovani.Fabio di Falco ha una formazione universitaria in Scienze Motorie e una lunga esperienza nel mondo associativo sportivo. La cooperativa Madiba è nata nel 2014 da un progetto del Piano Locale Giovani della Provincia di Torino, che mirava a favorire la partecipazione e l'ingaggio dei giovani. Madiba è cresciuta da 4 soci fondatori a 16 membri, e continua a investire nel territorio, collaborando con vari enti locali per affrontare le sfide progettuali e sperimentare nuove azioni. Un progetto futuro in corso di progettazione riguarda la promozione della pratica sportiva tra i giovani dai 16 ai 25 anni, coinvolgendo diverse associazioni sportive del territorio. Questo esempio sottolinea l'importanza del lavoro di rete e della collaborazione tra vari soggetti per cogliere le opportunità progettuali e portare risorse al territorio.
Vanna Pontiglione racconta la sua vita, iniziando dalla sua infanzia trascorsa nella campagna di Sommariva Perno, in provincia di Cuneo. Cresciuta in una famiglia di contadini, ha vissuto in un ambiente rurale fino a un tragico incidente avvenuto all'età di nove anni, quando perse la mano destra a causa di un ordigno bellico. Questo evento cambiò drasticamente il suo percorso di vita, spingendo la sua famiglia a farla studiare in collegio, dove Vanna completò le scuole medie e magistrali, diventando poi insegnante. Dopo aver lavorato per alcuni anni a Torino, Vanna si trasferì a Piossasco nel 1974, dove continuò la sua carriera di insegnante. Qui, oltre all'insegnamento, si impegnò attivamente in progetti sociali, tra cui l'occupazione di case per aiutare famiglie bisognose. Vanna descrive quegli anni come un periodo di grande fermento e partecipazione, sia nel campo educativo che sociale. Vanna ha poi fondato una scuola di musica a Piossasco nel 1994, partendo da condizioni difficili e con pochi mezzi, ma con il sostegno di volontari e genitori. La scuola, inizialmente limitata a pochi strumenti e spazi ristretti, è cresciuta nel tempo diventando una realtà importante per la comunità, offrendo corsi a centinaia di allievi e collaborando con il comune per fornire laboratori gratuiti nelle scuole. Grazie anche al direttore artistico con contatti internazionali, la scuola ha guadagnato riconoscimenti e supporto istituzionale. Vanna ha anche avuto un ruolo attivo nell'amministrazione comunale di Piossasco, dove ha lavorato come presidente del consiglio comunale e consigliera. Nonostante le difficoltà incontrate, soprattutto per le dinamiche politiche spesso dominate da uomini, Vanna ha perseverato nel suo impegno civico. Ad oggi, Vanna continua a dedicarsi alla scuola di musica e a promuovere iniziative culturali e sociali nella sua città. Ha una visione positiva per il futuro di Piossasco, desiderando maggiore collaborazione tra le diverse associazioni locali e l'espansione delle opportunità culturali e sportive per i giovani. La sua passione per la città e il suo impegno costante testimoniano il suo profondo legame con la comunità e la sua volontà di contribuire al suo sviluppo.
Simona D'Abbronzo è nata a Napoli 51 anni fa e ha vissuto lì fino ai 32 anni. Ha completato tutti gli studi a Napoli, dalle scuole materne fino alla laurea in giurisprudenza. Dopo la laurea, ha deciso di non intraprendere immediatamente la carriera di avvocato, ma di provare a entrare nel mondo del lavoro. Ha ottenuto alcune borse di studio, una presso uno studio legale e una presso l'università, lavorando in amministrazione. Successivamente, ha partecipato a concorsi in varie regioni italiane, tra cui Lazio, Lombardia, Veneto e Piemonte. In Piemonte, ha vinto una borsa di studio al Politecnico di Torino nel campo dei lavori pubblici, che includeva un periodo di formazione al Politecnico e presso la Regione Piemonte o le comunità montane. Tuttavia, questa esperienza si è rivelata deludente a causa della mancanza di un chiaro piano formativo per i borsisti. Simona ha quindi partecipato e vinto un concorso per un contratto di formazione lavoro al Comune di Torino. Questo contratto prevedeva inizialmente una sostituzione di maternità, che si è poi estesa grazie all'apprezzamento del suo lavoro da parte della dirigenza. Dopo diversi anni di contratti a termine, ha vinto un concorso a tempo indeterminato come categoria C, nonostante avesse una laurea. Ha lavorato per 11 anni a Torino nella direzione dei servizi sociali, occupandosi di progetti domiciliari per anziani. Durante questo periodo, ha conosciuto suo marito tramite amici comuni e si è trasferita con lui a Piossasco. Dopo il matrimonio e la nascita della loro figlia nel 2012, Simona ha cercato di ridurre i suoi spostamenti per stare più vicina alla famiglia. Ha quindi partecipato a concorsi nella zona di Piossasco e ha vinto un concorso per una posizione di categoria C nel comune locale. Nel 2021, le è stato offerto il ruolo di posizione organizzativa (PO) per il settore affari generali e poi anche per i servizi al cittadino. Ha trovato il lavoro impegnativo e, a causa della mancanza di personale e delle difficoltà nel gestire tutti gli uffici sotto la sua responsabilità, ha deciso di trasferirsi al comune di Orbassano. Tuttavia, non ha trovato soddisfacente il lavoro lì e ha deciso di tornare a Piossasco, dove si è occupata dell'ufficio scuola. A marzo 2024, le è stato nuovamente conferito l'incarico di posizione organizzativa fino alla fine del mandato dell'amministrazione in carica. Simona descrive il suo lavoro come molto amministrativo, gestendo vari uffici, tra cui scuola, welfare sociale e abitativo, lavoro, biblioteca, sport e giovani, e cultura. Le sue giornate sono impegnative, dovendo seguire molte procedure amministrative e atti legati agli indirizzi della giunta comunale.
Mi chiamo Maria Elena, ho 53 anni, sono sposata da 25 e ho tre figli. Ho dedicato gran parte della mia vita alla famiglia, ma ho anche lavorato sin da giovane in una piccola azienda che successivamente è diventata una banca. Durante la mia carriera, ho ricoperto molte mansioni e ho viaggiato in giro per l'Italia. La decisione di avere tre figli è stata ben ponderata, e ho affrontato difficoltà nel trovare un part-time per gestire meglio la famiglia, specialmente con l'arrivo del terzo figlio. Ho lottato anche per mantenere un impiego part-time, ma fortunatamente ho incontrato un capo molto comprensivo che mi ha concesso la flessibilità di cui avevo bisogno. Questo mi ha permesso di seguire i miei figli a scuola e a casa, e sono stata ampiamente ripagata per questo.
Rivalta è il luogo ideale per crescere una famiglia, grazie al suo ambiente tranquillo e ai servizi primari che offre.
Nel tempo libero, mi piace camminare da sola e ho esplorato tutti i percorsi nei boschi della zona. Sono stata anche contattata per tracciare il percorso della "Just the Woman I Am". Inoltre, aiuto mio marito, che collabora con diverse associazioni di volontariato, a tracciare i percorsi per le giornate organizzate da queste realtà. Questo ambito mi appassiona molto.
Il mio desiderio più grande è vedere i miei figli realizzati e sistemati, e poterli vedere prendere la loro strada con successo.
Mi chiamo Laura Priotti e vivo a Cumiana dal 1994, da quando mi sono sposata. Prima vivevo a Rivoli con i miei genitori. È stato un cambiamento significativo, passando dalla città alla campagna. Vivo in collina, circondata dalla natura e dagli animali selvatici, il che rende la vita più serena e rilassante. Mi piace ascoltare i suoni della natura, come il canto del cucù e delle cicale. La vista da casa mia è spettacolare, posso vedere le piste sciistiche di Artesina e la rocca di Cavour. Ho iniziato a lavorare nel 1988 come agente di polizia municipale a Rivoli, dove ho lavorato fino al 2002. Durante la mia gravidanza, ho richiesto un trasferimento al comune di Piossasco per essere più vicina a casa, dato che gli orari e la distanza non erano compatibili con la vita di una mamma. Ho ottenuto il trasferimento nel 2004 e ho iniziato a lavorare come agente di polizia municipale senza divisa, occupandomi di mansioni d'ufficio. Dal 2008 lavoro all'ufficio attività economiche, dove mi occupo di rilasciare licenze per i mercati e controllare le autorizzazioni dei negozi. Nel corso degli anni ho cambiato diverse colleghe, molte delle quali sono andate in pensione. Dal 2019 lavoro con un nuovo collega giovane, che considero una risorsa preziosa. Dopo 35 anni di servizio, mi sento stanca e vorrei andare in pensione, ma le leggi attuali non lo permettono. Ho molte responsabilità familiari: mia madre è invalida, ho un figlio di 20 anni e mia suocera è peggiorata. Gestire tutto questo è molto faticoso e rende difficile concentrarsi sul lavoro. Spero di non ammalarmi, perché sono il perno della mia famiglia. Non ho hobby perché non trovo il tempo di riposarmi. Mio padre mi consiglia di prendermi almeno mezz'ora per fare una passeggiata, ma spesso non ce la faccio a causa delle numerose responsabilità domestiche. La mia unica passione è il ballo, condivisa con mio marito. Ci siamo conosciuti ballando e in passato partecipavamo spesso a serate di ballo, ma ora, a causa dei problemi familiari, non riusciamo più a farlo. Stiamo cercando di convincere nostro figlio e la sua ragazza a iscriversi a una scuola di ballo latino-americano, perché crediamo che potrebbe arricchire le loro serate e farli socializzare di più. Mi sono diplomata come ragioniera nel 1986 e ho svolto vari lavori fino a vincere il concorso per agente di polizia municipale a Rivoli nel 1988. Il passaggio dal lavoro sul campo a quello d'ufficio non è stato difficile per me, poiché ho sempre avuto a che fare con il pubblico. In passato, il lavoro sul campo era più gestibile rispetto a oggi, quando i miei ex colleghi devono indossare telecamere per registrare tutto ciò che accade. Essere una donna in quel ruolo non è stato facile all'inizio, ma alla fine i colleghi hanno apprezzato la nostra presenza e il nostro lavoro puntiglioso. A Piossasco noto che manca un vero centro storico visibile e attraente. La città si è sviluppata rapidamente con l'arrivo della Fiat Rivalta, ma senza una pianificazione adeguata. I commercianti non sono molto legati tra loro e potrebbero fare di più se fossero uniti. La parte alta di Via Palestro è ormai deserta, mentre la parte bassa è più viva. Credo che incentivare il restauro dei locali vecchi e fatiscenti potrebbe aiutare a rivitalizzare la zona. Piossasco offre molte possibilità, come il Monte San Giorgio e il castello dei nove merli, che potrebbero essere valorizzati maggiormente per attrarre visitatori.
Gina , una donna di quarant'anni originaria di Piossasco, è una cittadina profondamente legata al suo territorio. Ha frequentato le scuole del posto e mantiene molte amicizie nate durante il suo percorso di crescita. Madre di un bambino, Gila è attivamente coinvolta nelle realtà locali frequentate dalle mamme, come scuole materne e associazioni, sentendosi parte integrante di questa comunità sia per le sue radici che per il suo lavoro.
Piossasco è un luogo complesso per Gina , un grande "paesone" che ha visto un incremento della popolazione senza un corrispondente aumento dei servizi. Nonostante la vicinanza a Torino, Piossasco soffre di problemi di viabilità e trasporto pubblico, con una sola linea di autobus invariata da anni. Tuttavia, il territorio offre molte risorse attraverso un vivace tessuto di associazioni cattoliche, religiose e laiche che offrono varie opportunità alla comunità.
Gina sottolinea le carenze nei servizi, come la mancanza di pediatri, che ha costretto molte famiglie a recarsi fuori dal comune per le cure mediche dei bambini. Questo esempio illustra la disconnessione tra la crescita demografica e l'adeguamento dei servizi alla popolazione. La sua affezione per Piossasco è radicata anche nella possibilità di osservare e vivere i cambiamenti del territorio nel tempo, come la riqualificazione di aree precedentemente degradate.
Sul piano professionale, Gina è un'assistente sociale dal 2008, lavorando nel consorzio che include Piossasco. Prima di questo, aveva studiato socio-psicopedagogia e considera di essere una "insegnante mancata". Nonostante il suo impegno lavorativo e familiare, sente il desiderio di dedicare più tempo alla comunità locale e alle associazioni, sperando di poterlo fare con la crescita del figlio.
Gina ama leggere, visitare mostre d'arte e camminare, attività che le permettono di coltivare il senso del bello e di connettersi con la natura e la comunità locale. Vive in un territorio che si presta bene alle camminate grazie alla collina e al Monte San Giorgio, e non riesce a immaginarsi in una realtà diversa, lontana dalla campagna.
Sul piano lavorativo, Gina è recentemente diventata responsabile territoriale dei comuni di Beinasco, Rivalta e Bruino, dopo aver lavorato a lungo a Orbassano. Questo nuovo ruolo, iniziato a marzo, le ha posto la sfida di entrare in territori con una storia e una struttura esistenti, guadagnandosi la fiducia delle persone e dei colleghi. Gila si trova a dover conciliare la creatività necessaria nel problem solving con le rigidità burocratiche ed economiche del sistema.
Nonostante le difficoltà e le sfide, Gina ama il suo lavoro e sente una grande responsabilità verso i nuovi colleghi, desiderando che la loro passione rimanga viva nel tempo. Crede che lavorare nel sociale richieda una profonda vocazione, poiché è un lavoro complesso e spesso poco riconosciuto. Il suo desiderio più grande è quello di avere tempi più lenti, per poter gustare e vivere appieno le cose, riuscendo a conciliare lavoro, famiglia e amicizie in una società che corre sempre più veloce.
Paola Natta è nata a Rivoli nel 1967 e ha vissuto a Rivalta fin dalla nascita. Ha completato gli studi presso una scuola alberghiera e ha lavorato nel settore per un periodo. Successivamente, ha iniziato a lavorare in una casa di cura come ausiliaria e ha completato i corsi per diventare Operatore Socio Sanitario (OSS). Dal 2002, lavora per l'ASL TO3 in questa funzione. Paola è sposata e ha due figlie, rispettivamente di 31 e 28 anni, ed è nonna di una nipotina di tre anni e mezzo. Oltre alla sua professione, è profondamente coinvolta nella vita culturale e sociale di Rivalta. Dal 2004 è attivamente impegnata nell'Associazione Culturale "Famiglia Rivaltese", di cui è presidente. L'associazione è nata negli anni '80 con l'obiettivo di mantenere vive le tradizioni del paese. L'associazione organizza varie attività e feste, tra cui il "Carlevet dei Citt", un carnevale dedicato ai bambini, e altre celebrazioni che mirano a promuovere la cultura locale. Paola sottolinea l'importanza di queste attività per far conoscere il patrimonio di Rivalta, che include il Castello, la Collina Morenica, la Cappella di San Vittore e la Piazza Gerbidi. Un aspetto centrale delle iniziative dell'associazione è il coinvolgimento delle scuole locali. Durante il carnevale, le classi sfilano per le strade del paese e partecipano a giochi e attività organizzati dall'associazione. Invece di premi in denaro, l'associazione offre contributi per l'acquisto di materiale didattico, aiutando così gli insegnanti a fronteggiare le necessità delle famiglie meno abbienti. L'associazione partecipa anche alla festa patronale di San Vittore, collaborando con un'altra associazione per mantenere viva la tradizione religiosa e culturale. Durante la festa, l'associazione organizza attività folkloristiche, serate di musica e teatro, e gestisce una tensostruttura per offrire cene e raccogliere fondi per le proprie attività. Un'altra importante iniziativa è il concorso per le scuole dedicato alla valorizzazione della Cappella di San Vittore. Ogni anno viene scelto un tema diverso, e i bambini realizzano elaborati che vengono premiati con materiale didattico. Paola parla anche della Sagra del Tomino, una manifestazione storica dedicata al formaggio tipico di Rivalta. L'associazione collabora con il Comune e altre realtà locali per organizzare degustazioni e promuovere prodotti tipici del territorio. Durante l'anno, l'associazione organizza varie attività per il Natale, tra cui merende per i bambini delle scuole, distribuzione di caramelle e cioccolata calda, e la partecipazione al presepe vivente, collaborando con la parrocchia e l'oratorio. Paola descrive con affetto la sua infanzia a Rivalta, vissuta all'oratorio e partecipando alle attività organizzate dalla parrocchia. Parla delle sfide affrontate dalla comunità locale, come la mancanza di mezzi di trasporto adeguati e il cambiamento della vita sociale con l'espansione del paese. Esprime il desiderio di vedere una maggiore partecipazione dei giovani alle attività dell'associazione e una maggiore sensibilizzazione verso le tradizioni locali. Il suo più grande desiderio è la salute e il benessere per la sua famiglia e la comunità, e spera che le nuove generazioni possano riscoprire il valore del rispetto e dell'impegno sociale.
Alexia, una donna di quasi 38 anni, ha studiato servizio sociale perché ha sempre creduto nell'importanza delle reti sociali, sia formali che informali. Questo interesse deriva anche dal suo background familiare. Alexia ha sempre riflettuto sull'importanza delle reti nella vita delle persone, ritenendo che anche un solo punto di connessione possa cambiare la vita di qualcuno. Dopo essersi laureata, il suo primo incarico come assistente sociale è stato in una cooperativa lontano da casa, in comuni come Chivasso, Montanaro, Forizzo, Brandizzo e Rondissone. Abitando a Torino, Alexia ha trovato questo periodo molto faticoso sia a livello economico che mentale. Doveva coprire personalmente le spese della macchina e il rimborso chilometrico era insufficiente. Spesso doveva consegnare fisicamente le domande in sede, e ciò le faceva sentire di sprecare energie sugli spostamenti piuttosto che nel lavoro con le persone. Professionalmene, si occupava di accoglienza, orientamento, segretariato sociale, assistenza economica e molto altro, inclusi i minori e le autorità giudiziarie. Prima di Chivasso, Alexia aveva già lavorato nel sociale, ad esempio come affidataria educativa a Chivasso, e come operatore di strada con la BOA di Torino. Nonostante la fatica di avere più lavori contemporaneamente, questo le permetteva di pagare l'affitto e mantenere un certo livello di autonomia. Tuttavia, con l'inizio della pandemia, tutto è cambiato. Il ricevimento pubblico è stato chiuso e la relazione con l'utenza è diventata prevalentemente telefonica. Alexia ha quindi chiesto di essere spostata più vicino a casa, ma invece le è stato offerto un trasferimento a Ivrea, ancora più lontano. Nonostante le difficoltà, ha accettato il trasferimento e ha lavorato prima nell'equip minori e poi con gli adulti in povertà. Dopo circa un anno, Alexia ha colto l'opportunità di lavorare più vicino a casa in una nuova cooperativa. Ha ricordato questo periodo di due anni e mezzo come molto positivo, ma alla fine l'appalto è terminato e Alexia ha deciso di fare un corso di alta formazione in progettazione sociale e gestione del territorio all'Università La Sapienza di Roma. Ha lavorato alla progettazione di progetti sociali e alla fine dell'appalto, nonostante fosse rimasta coinvolta nella progettazione, ha scelto di cercare altre opportunità. Dopo un breve periodo di lavoro a Pinerolo, Alexia ha accettato una posizione tramite un'agenzia interinale in un consorzio in cui aveva già lavorato durante il tirocinio. Sebbene trovasse alcune procedure frammentate e faticose, come la gestione delle ore di lavoro, preferiva questa situazione rispetto a lavorare per una cooperativa. Nonostante la precarietà del lavoro interinale, Alexia non aveva interesse a diventare un impiegato pubblico e preferiva esplorare altre possibilità, incluso il lavoro autonomo. Nel tempo libero, Alexia ama viaggiare, preferendo viaggi immersivi e slow travel. Ha una grande passione per la musica, anche se negli ultimi anni ha dovuto metterla un po' da parte. È anche appassionata di fumetti, anime, serie TV e a volte disegna. Recentemente, ha ricevuto una diagnosi di ADHD, il che le ha permesso di capire meglio alcune sue scelte passate e caratteristiche personali. Alexia è sposata e il suo compagno, che chiama preferibilmente compagno piuttosto che marito, è laureato in informatica umanistica e lavora nella digitalizzazione e catalogazione di fondi culturali. Condividono valori comuni come la libertà all'interno della coppia e il fatto di non volere figli.
Alessandra è una donna di 51 anni nata e cresciuta a Torino, con radici torinesi da parte di entrambi i genitori. Ha due fratelli, Barbara, più grande di due anni, e Claudio, più giovane di due anni. I genitori di Alessandra si sono sposati giovani nel 1970, e la sorella Barbara è nata poco dopo il matrimonio. Alessandra racconta di una famiglia normale, con il padre che ha sempre lavorato come taxista e la madre che inizialmente si è dedicata ai figli per poi entrare nel mondo del lavoro una volta che il fratello minore ha raggiunto una certa autonomia. Alessandra è sposata e ha tre figlie: una di 21 anni, una di quasi 19 e una di 10 anni. La sua infanzia, sebbene felice, è stata segnata da problemi di salute a causa di una sordità parziale congenita, che ha richiesto diversi interventi chirurgici. Questo ha influenzato la sua scelta professionale, portandola a lavorare con persone in difficoltà come forma di compensazione. Alessandra lavora per il Cidis dal 2002 e ha iniziato la sua carriera come educatrice nel 1996. Ha frequentato la scuola magistrale e poi la scuola per educatori SVEP. Durante il secondo anno di tirocinio, ha iniziato a lavorare con la cooperativa Ascemia, occupandosi di un bambino in difficoltà. La sua carriera l'ha vista impegnata in vari contesti, tra cui istituti per anziani e comunità di salute mentale, prima di aprire una comunità alloggio a Cantarana nel 1998. Nel 2000, Alessandra ha partecipato a un concorso per il Cidis e ha firmato il contratto nel settembre 2002. Da allora, lavora come educatrice di territorio, occupandosi di minori che vivono situazioni di disagio all'interno del nucleo familiare. Il suo ruolo consiste nel collegare i minori con il territorio e i comuni limitrofi, diventando un punto di riferimento positivo per loro. Lavora spesso con situazioni derivanti da separazioni conflittuali e problemi relazionali o scolastici. Alessandra ha deciso di diventare educatrice per aiutare i bambini sfortunati, e nel 2006 si è iscritta all'università, laureandosi nel 2009, giorno del compleanno della sua prima figlia. Le sue esperienze personali, tra cui il divorzio e la gestione di figli con ADHD, hanno influenzato il suo approccio lavorativo. La sua ultima figlia, nata con la sindrome di Beckwith-Wiedemann, ha avuto un percorso complicato, ma Alessandra ha trovato supporto e conforto nell'associazione italiana per i sindromici Beckwith-Wiedemann (IPVS), di cui oggi è vicepresidente. L'associazione offre supporto e informazioni alle famiglie e finanzia la ricerca medica. Alessandra organizza eventi di raccolta fondi, spesso con il patrocinio dei comuni locali, per sostenere l'associazione. La sindrome di Beckwith-Wiedemann è caratterizzata da iperaccrescimento e incidenza maggiore di sviluppare tumori in età pediatrica. I bambini con questa sindrome necessitano di controlli periodici e interventi medici multipli. L'associazione IPVS, fondata nel 2004, unisce le famiglie colpite dalla sindrome e fornisce un network di supporto e condivisione di esperienze. Alessandra sottolinea l'importanza delle associazioni per fornire supporto e informazioni, promuovendo la conoscenza e la partecipazione della comunità. Le difficoltà principali dell'associazione risiedono nella raccolta fondi per finanziare la ricerca e nel mantenimento delle attività con il contributo volontario dei membri. Tuttavia, grazie al supporto dei comuni e delle comunità locali, l'associazione riesce a offrire importanti servizi e a mantenere viva la speranza e la solidarietà tra le famiglie coinvolte.
Giorgia Caruso, trentenne nata a Torino, racconta la sua esperienza professionale e personale, iniziando dal conseguimento della laurea triennale in Scienze dell'Educazione nel 2017. Subito dopo la laurea, Giorgia inizia a lavorare come educatrice in una comunità terapeutica per minori psichiatrici. Questa esperienza, durata due anni e mezzo, è stata molto impegnativa e formativa, segnando il suo ingresso nel mondo lavorativo con sfide significative, tra cui tre infortuni sul lavoro. Parallelamente agli studi universitari, Giorgia aveva già iniziato a lavorare per sostenersi economicamente, svolgendo vari lavori come assistente in una scuola di ballo e babysitter. Questa determinazione a raggiungere l'indipendenza economica le ha permesso di prendere in affitto una casa a 24 anni, nonostante le preoccupazioni della sua famiglia. Durante i quattro anni di lavoro nella comunità terapeutica, Giorgia è riuscita a gestirsi economicamente, nonostante le difficoltà iniziali. Nel 2019, a causa del burnout dovuto all’eccessivo impegno lavorativo, Giorgia decide di lasciare la comunità terapeutica. Trova facilmente un nuovo lavoro grazie alla forte domanda per il suo ruolo, accettando una posizione in un servizio educativo territoriale a Pino Torinese, sebbene fosse distante dalla sua residenza a Orbassano. La distanza e il contratto part-time non erano ideali, per cui Giorgia continua a cercare altre opportunità. Successivamente, viene assunta dalla cooperativa Esserci per lavorare nel progetto Piano Povertà, legato al reddito di cittadinanza e alle misure di contrasto alla povertà economica e sociale. In questo ruolo, Giorgia lavora sul territorio di Rivalta e Bruino, affrontando le sfide di un comune frammentato territorialmente, con frazioni distanti e mal collegate tra loro. Giorgia evidenzia la problematica della scarsa integrazione delle frazioni di Rivalta (come Tetti Francesi, Gerbole e Pasta) rispetto al centro cittadino, sottolineando come i cittadini di queste aree si sentano spesso esclusi e isolati. Racconta le difficoltà dei residenti, in particolare di una madre camerunense che segue come educatrice, nel partecipare alle attività comunali a causa della mancanza di trasporti adeguati. Giorgia descrive anche il suo impegno nel creare opportunità di inclusione sociale per le famiglie che segue, come l'organizzazione di attività e cene per favorire la socializzazione. Inoltre, parla di un’affidataria brasiliana che, nonostante sia arrivata da poco in Italia, si è integrata nella comunità e offre supporto ai connazionali nella gestione della documentazione per l'immigrazione. Infine, Giorgia condivide le sue passioni personali, tra cui la danza, la musica latinoamericana, l'attività fisica, lo yoga, il pilates e i viaggi. Esprime anche il suo interesse per la psicologia, ambito che intende approfondire iscrivendosi alla magistrale dopo aver completato alcuni esami propedeutici. Giorgia conclude riflettendo sull'importanza di considerare le frazioni di Rivalta nelle politiche comunali e nella programmazione degli eventi, al fine di garantire un’inclusione reale di tutti i cittadini.
Clarissa Vergine, 29 anni, è originaria della Puglia, dove ha vissuto fino a 18 anni prima di trasferirsi a Torino per gli studi universitari. A Torino ha conseguito sia la laurea triennale in Servizio Sociale che la laurea magistrale in Politiche e Servizi Sociali. Dopo aver completato gli studi, ha deciso di stabilirsi a Torino per motivi lavorativi, sentimentali e culturali, trovando un ambiente affine alle sue necessità. Clarissa ha iniziato a lavorare nel 2020 come dipendente di una cooperativa sociale all'interno di un consorzio socio-assistenziale, occupandosi di tutte le fasce della popolazione. Dopo un anno è diventata dipendente di un ente pubblico a seguito di un concorso pubblico, operando nei territori di Rivalta e Bruino. Parallelamente al suo lavoro, Clarissa ha mantenuto un ruolo accademico, trovando che la combinazione tra lavoro pratico e insegnamento accademico abbia effetti positivi su entrambi i fronti. Nel corso del suo primo anno di lavoro nel territorio di Rivalta, Clarissa ha lavorato principalmente con minori, anziani non autosufficienti e casi di conflittualità genitoriale in contesti di separazione giudiziaria e divorzi. Ha anche collaborato con famiglie migranti, inclusa una famiglia nigeriana e una ucraina. La sua esperienza con la famiglia nigeriana non è stata molto positiva a causa delle difficoltà nell'instaurare un rapporto di fiducia e delle complicazioni legate all'intervento dell'autorità giudiziaria. D'altra parte, il lavoro con la famiglia ucraina ha mostrato potenziali sviluppi positivi grazie alla maggiore disponibilità della madre ad integrarsi e al sostegno della comunità locale. Clarissa ha notato un forte coinvolgimento delle amministrazioni comunali e dei cittadini nei processi di accoglienza e integrazione delle famiglie migranti. La collaborazione tra servizi pubblici, privati e il terzo settore è stata cruciale per il successo di questi progetti. Ha osservato che l'approccio delle famiglie ospitanti e il supporto delle amministrazioni comunali hanno avuto un impatto significativo sull'adattamento delle famiglie migranti al nuovo contesto. Oltre al suo impegno professionale, Clarissa è appassionata di cucina e pallavolo. Ha praticato la pallavolo a livello quasi agonistico per molti anni e continua a giocare a beach volley per divertimento. Durante la pandemia, ha sviluppato una passione per la pasticceria, dedicandosi con grande entusiasmo alla sperimentazione di nuove ricette. Ha anche espresso il desiderio di dedicarsi al volontariato in futuro, con un particolare interesse per l'oncoematologia pediatrica, settore a cui si sente vicina per esperienze personali. Clarissa aspira a mantenere un equilibrio tra la sua vita personale, familiare e professionale, cercando sempre di soddisfare le sue ambizioni. Vorrebbe vedere un maggiore dinamismo nei progetti di lavoro di comunità a cui partecipa, sperando in una maggiore partecipazione e coinvolgimento da parte del territorio. Il suo desiderio più grande è di non deludere mai le proprie aspettative e di riuscire a portare il suo contributo in tutte le sfere della sua vita.
Sono Fabrizio, ho sessant'anni e quarant'anni di vita attiva nell'associazione Sonic, progetto nato in un momento della vita in cui mi son trovato a scegliere che strada prendere, diversa dai miei studi ma vicina alla mia indole di musicista. Erano gli anni '80 e, grazie alla scelta del servizio civile per un anno, mi dedicai ad un progetto socio culturale legato alla musica, che poi ha trovato sbocco in modo continuativo nella città in cui sono nato, Orbassano. Questo perché Orbassano dimostrò di avere l'attitudine per quello che ero andato a proporre e per la quale ancora oggi mi prodigo per documentare gli avvenimenti che accadono. L'attività consiste non tanto a scopo archivistico, ma proprio per rendere visibile l'attività della città e rendere partecipi così i cittadini, che abbiano consapevolezza delle variegate possibilità offerte dalla città.Nella mia professione sono un film maker, mi occupo di documentare tramite foto e video le attività della città ma se dovessi definirmi tutti mi riconoscono come un 'esploratore' per la mia inguaribile voglia di conoscenza.Nella naturale evoluzione che ci propone la vita mi auguro che ci sia sempre voglia di attivare nuovi progetti, anche se mi rendo conto che il volontariato necessita di una spinta molto rara da trovare al giorno d'oggi.
Gianna Alemanno è una donna pensionata, quando lavorava gestiva insieme a suo marito un’attività commerciale, per l’esattezza, una cartoleria una delle prime della città di Orbassano, Gianna nella sua conversazione ci racconta di quanto amasse il suo lavoro e di quanto i suoi clienti fossero affezionati a lei e a suo marito; uno degli hobby dei suoi hobby è quello del decupage infatti sfruttava molto questa sua passione e abilità anche nella sua attività per le varie festività dell’anno. Anna fa parte di un’associazione di volontariato chiamata Sabaoth ad Orbassano, che appunto si occupa di fare volontariato, l’associazione è conosciuta perché è una delle poche sul territorio che coinvolge molto i giovani infatti è una delle più frequentate; Gianna vorrebbe che ci sia di nuovo una comunità unita e una città viva come la ricordava lei.
Ciao, sono Paola e ho 63 anni. Sono andata in pensione con opzione donna, ho una famiglia composta da mio marito, conosciuto sui banchi del liceo scientifico, e da mia figlia. La mia famiglia d'origine era metà piemontese e metà veneta.
Ho svolto la professione di logopedista per ventun'anni con dei ragazzi cerebrolesi, ho studiato lavorando e questa cosa mi ha sicuramente portato a fare grandi sacrifici ma mi ha dato la soddisfazione di vedere il mio cammino compiuto. Successivamente ho poi lavorato nell'Asl.
Mi piace stare all'aria aperta ma soprattutto stare in mezzo alla gente. Da quando sono in pensione mi dedico alle associazioni: sono impegnata in famiglia ma aperta al sociale; in particolare il mio operato si svolge in parrocchia col servizio abiti, il doposcuola, le pulizie dei locali adoperati, i centri estivi insomma mi adopero per tutto quello di cui c'è di bisogno.
Adoro fare gite in alta montagna, sono appassionata di storie antica, la lettura, le passeggiate, il cucinare, andare in biblioteca a leggere i libri: sono proprio curioso dell'oggetto libro e a questo proposito di recente in parrocchia abbiamo attivato lo scambio libri. Mi piace anche fare l'uncinetto. Ritengo sia importante donare il tempo, metterlo a disposizione ed avere la dote di ascoltare e di incontrare le persone.
Orbassano è una città a misura d'uomo, i servizi sono disponibili ed accessibili ed è molto camminabile. Dovendo trovare un settore in cui metterci di impegno mi augurerei la possibilità di aumentare l'accesso alle palestre per le associazioni.
Sono Debora e ho 34 anni, provengo da una famiglia di origine calabrese trasferita al nord quando avevo 6 anni per trovare il lavoro. Da un anno mi sono sposata e ora la mia famiglia conta mio marito e due figli.
Ho frequentato le scuole a Orbassano, poi ho iniziato il percorso di studi pensando di fare l'avvocato, ma non soddisfatta della vita intrapresa, ho fatto lavori faticosi, che mi facessero rimpiangere l'abbandono dell'Avvocatura. Tutto questo mi ha portato a fare tanti sacrifici.
Ho poi cominciato la mia carriera di parrucchiera, frequentando un corso professionalizzante, all'inizio senza troppo appagamento, poi prendendo le forbici in mano ho capito che quello era il posto per me e ho ricordato che tagliavo i capelli alle bambole di mia sorella. Ho imparato molto anche a relazionarmi con i clienti più anziani.
Ho realizzato che tutto questo faceva per me: aiutare le persone, con il mio lavoro ed il mio modo di fare, attraverso un taglio di capelli dedicato alla persona e nello scambiare due parole, come un dono in reciproco scambio.
Sono ritornata in Calabria per sentirmi più a mio agio, nel lavoro e nella vita, ma mia mamma é riuscita a comprarmi un negozio, che ora condivido con mia sorella Francesca: a distanza di tempo, nella stessa zona, abbiamo preso in gestione anche un bar, di cui si occupa mia mamma.
È di vitale importanza per me il rapporto della condivisione.
Per Orbassano manca un centro di ritrovo per giovani, un punto di riferimento per la fascia di età più giovane perché quella per gli anziani è sufficientemente coperta.
Ciao sono Sara, una quarantaseienne di origini bergamasche che da vent'anni vive ad Orbassano. Nel tempo, ho scoperto essere nella mia dimensione ideale, giusta ed organizzata e viva.
Ho iniziato a lavorare come segretaria, poi i miei studi mi hanno portato ad essere educatrice della prima infanzia e andando avanti ho iniziato a lavorare nei supermercati, attività che svolgo ancora oggi.
Nel mio tempo libero, il mio mondo è fatto di oli essenziali che mi danno la possibilità di avere un momento emotivo e fisico, avendo benefici anche psicosomatici. Pratico anche le campane tibetane, la meditazione, pratico reiki, il tutto per intraprendere in modo significativo un ascolto attivo di se stessi.
Sono anche una persona sportiva: la mia grande passione è la pallavolo che abbino alla passione calcistica di mio figlio: io schiaccio e lui para.
Ritengo fondamentale l'importanza di immergersi nella natura a livello visivo e nell'ambito dei profumi.
Nel percorso della mia vita sono arrivata a capire che tutte le emozioni servono, per cui vorrei trasmettere queste mie conoscenze e affinare le possibilità delle persone che mi circondano, puntando soprattutto ai bimbi che ritengo siano gli adulti del futuro.
Ciao sono Gianni, orbassanese doc da settant'anni, proprio dalla nascita che è avvenuta in casa.
Sono sempre stato una persona dal forte desiderio di sperimentazione e questo mi ha portato a cambiare vari lavori e parallelamente ho coltivato la mia grande passione per il teatro. C'è stato un periodo della mia vita in cui mi sono prodigato per ben sei compagnie teatrali in contemporanea, riuscendo nel grande obiettivo di non andare a confondere i copioni. Ho avuto la possibilità di calcare teatri blasonati, ultimo dei quali il teatro Ariston, ma la carriera artistica non mi ha mai permesso di svoltare e vivere di questa grande passione. Ho avuto l'onore e lo coltivo tuttora di essere il presentatore ufficiale di tutte le attività che si svolgono sul territorio della mia città.
La mia voce mi ha anche permesso un'esperienza nella radio locale di allora, parliamo degli anni ottanta, Radio Sky. Come volto noto di Orbassano incarno la figura del Pulenté, una maschera che assieme a mia moglie la Pulentera, portiamo avanti da molti anni, presenziando a molteplici sagre e presentazioni, sia sul nostro territorio che nel comuni limitrofi, portando avanti la tradizione e soprattutto la presenza attiva della nostra città.
Trovo piacevole vivere nella mia città e darmi da fare come volontario nelle associazioni locali e vorrei che l'esperienza conseguita in tanti anni di vita attiva potesse riversarsi sui giovani che trovo siano sempre un po' restii a scendere in campo e mettersi in gioco.
Ciao, sono Luigi e sono nato all'inizio della guerra 1940. All'età di tre anni sono arrivato ad Orbassano, dopo i bombardamenti su Torino, e ho il ricordo di aver vissuto un'infanzia difficile, per la malattia del mio papà: per 7 anni ho vissuto in collegio, imparando anche il mestiere, facendo gli stampi, e son tornato ad Orbassano dove ho messo su famiglia con una moglie e una figlia, che per me rappresentano le cose più belle della vita.
Sono il Presidente dell'Associazione delle famiglie dei ragazzi disabili (Agafh) ci troviamo ogni sabato per trascorrere momenti di condivisione con i nostri ragazzi e l'obiettivo della nostra associazione è difendere i diritti dei nostri ragazzi. Al giorno d'oggi trovo che si capisca poco l'importanza della parola "Sacrificio".
Come genitore in prima persona e come Presidente dell'associazione che tutela i ragazzi disabili la nostra più grande premura è far sì che un domani i nostri figli abbiano la possibilità di vivere in serenità, anche dal momento in cui la famiglia di origine venga a mancare. Questo passaggio di vita risulta un pensiero molto sconfortante per noi e stiamo lavorando perché questo passaggio sia ottimale per i nostri ragazzi.
Non ci sono investimenti per i centri per le persone disabili, non devono essere dei parcheggi. Adesso ci sono tante lacune e viene tutto lasciato troppo alla bontà delle persone. C'è necessità di persone formate.
Ciao sono Ada, nativa di Orbassano, provengo da una famiglia con ben 4 sorelle e ora vivo con mio marito. Nella vita lavorativa ho percorso diverse carriere: ho fatto la commessa, la barista, la titolare di profumeria, di una cartoleria e la mia famiglia è stata tra i primi commercianti di Orbassano con una cartoleria e un distributore.
Ora la mia vita è operativa per la mia città, infatti sono attiva su molteplici associazioni come la Protezione Civile, la Fidas, il Coro Perosi, tutto questo perché trovo importante rendersi utili per la popolazione, che alla fine significa rendersi utili per se stessi.
Assolvo anche il ruolo di Pulentera, la maschera locale di Orbassano che assieme a mio marito mi ha permesso di compiere molti viaggi nel territorio locale per le investiture, le sagre e le mostre. Sono molto orgogliosa di questo ruolo e al contempo desiderosa di tramandarlo a una coppia che possa portare avanti questa usanza.
Nel corso della mia vita attiva sul territorio ho avuto la possibilità di vivere il gemellaggio con la città di Elk in Polonia, che mi ha portato a vivere un bellissimo scambio di cultura abitudini e tradizioni. Mi piace la tranquillità della mia casa perché mi permette di rigenerarmi per poi essere operativa per la mia città.Ripensando a quella che è stata la mia vita trovo di aver compiuto quello che fu scritto in un giudizio scolastico "dedita al canto e alla recitazione": infatti canto nel Coro Perosi e recito nell'operetta. Vivo attivamente e piacevolmente nella mia città con l'unico rammarico di vedere i concittadini spesso critici e poco intenzionati a valorizzare in prima persona il territorio: penso che parta tutto da noi dare il buon esempio e coinvolgerci a vicenda.
Ciao, sono Sergio, originario di Orbassano e ho frequentato il paese fin da piccolo perchè i miei nonni che vivevano nella cascina di appartenenza della famiglia del Cardinale Martini.
Ho avuto una parentesi torinese che mi ha permesso di concretizzare i miei studi: prima al liceo scientifico ( dove ho conosciuto quella che poi sarebbe diventata mia moglie) e come medico veterinario, professione che ho praticato con grande soddisfazione, intesa proprio come missione di vita e che ora mi vede impegnato nella veste di consulente per progetti sul territorio. Mi occupo della gestione della popolazione canina e felina e un progetto volto al censimento del dna delle feci come deterrente per l'abbandono delle feci appunto.
Il mio tempo ora è dedicato al prodigarmi su più fronti nella parrocchia dove mi occupo della Polisportiva con l'obiettivo di coinvolgere quanti più ragazzi possibili, che abbiano il piacere della condivisione di un momento di sport e di allegria nel nome dell'inclusione su tutti i fronti.Sempre sul versante sportivo sono anche il Presidente della Consulta delle associazioni sportive, cosa che mi permette di prodigarmi per mettere le associazioni in condizioni di creare eventi e conoscenza a carattere sportivo sulla popolazione.Il mio obiettivo è rispondere alla necessità e ai bisogni da soddisfare, mi servirebbero giornate con molte più ore.Trovo molto piacevolmente vivibile la mia città e da qui in avanti mi auguro che trovino compimento le possibilità che sono già in potenza che arrivino ad essere in atto per tutte le associazioni coinvolte.
Ciao sono Claudio, ho 68 anni e sono nativo di Orbassano.
La mia carriera conta 42 anni in amministrazione in una importante azienda automobilistica torinese e la mia prossima carriera è quella di nonno. Mi occupo di volontariato, sono il Responsabile del Gruppo Comunale di Protezione Civile, ma io partecipo a questo gruppo da più di 20 anni. Mi occupo anche del gruppo di Donatori di Sangue.
Sono un grande appassionato della mia città al punto che, ad esempio, come hobby sono alla costante ricerca di cartoline del mio paese, che ormai è una città, anche storiche. Per la città in cui vivo e che amo profondamente e per la quale mi prodigo affinché vada tutto bene. Ho militato anche nel coro e ho frequentato un gruppo di teatro dialettale. In passato sono anche stato appassionato di fotografia, ma adesso non ho più tanto tempo.
Essere attivo in molteplici gruppi della mia città mi ha portato a vivere anche dei viaggi dai quali ho tratto la conoscenza di nuove culture, usi e costumi e cucina: vedo il viaggio proprio come risorsa di conoscenza; ho il sogno di andare in Argentina e di visitare l'Egitto, del quale sono appassionato sin da bambino.
Al momento sono preoccupato per la difficoltà di coinvolgimento dei giovani: a livello sociale non vogliono mettersi in gioco e questo è controproducente perché di qui in davanti l'esperienza verrà a mancare. Sono un grande appassionato di sport ed è proprio in quest'ottica che esprimo il desiderio per la mia città di vedere più giovani coinvolti in questo settore della vita. È motivo di orgoglio per me ricevere il sorriso delle persone che abbiamo aiutato ed essere apprezzato per quello che si fa come volontario.
Gerardo Mansi racconta la sua vita, iniziando dalla nascita nel 1954 a Cerignola, in provincia di Foggia. La sua infanzia è segnata dalla povertà, e a soli sei anni si trasferisce a Torino con la famiglia per sfuggire alla fame. La figura del padre, rinomato panettiere e pasticciere, ha un'influenza profonda su Gerardo e i suoi cinque fratelli, che seguono quasi tutti le sue orme. Solo la madre rimane fuori dal mondo della pasticceria. A Torino, Gerardo e i suoi fratelli trovano lavoro in alcune delle pasticcerie più famose della città, come Arzilli, Marocco e Macocco. Gerardo, però, si distingue anche come panettiere, specializzandosi nella preparazione di panettoni e pandori presso aziende rinomate come Motta e Alemagna. Cresce nel quartiere di Porta palazzo, noto per essere una zona difficile, e a soli 13 anni inizia a lavorare in una pasticceria per evitare di finire sulla cattiva strada. Nonostante il suo iniziale desiderio di diventare panettiere, Gerardo riesce a eccellere sia come pasticciere che come panettiere, rendendo orgoglioso suo padre. Tuttavia, la sua vita prende una svolta inaspettata quando viene chiamato a svolgere il servizio militare in marina. Questo lo porta sull'isola di Pantelleria, un luogo bellissimo ma che non riesce ad apprezzare completamente a causa della lontananza dalla famiglia e del suo carattere ribelle. Durante i due anni di servizio, trascorre 17 mesi in prigione per continue fughe e insubordinazioni. Dopo il servizio militare, Gerardo ritorna alla sua passione per la pasticceria. Nel 1978, insieme a uno dei suoi fratelli, apre una pasticceria a Torino. L'inizio è promettente, ma la società con il fratello si conclude male. Nel 1982, Gerardo decide di trasferirsi a Orbassano, dove acquista una pasticceria chiamata Caramellino. Da quel momento, lavora instancabilmente per 42 anni, diventando un’istituzione locale grazie alla qualità dei suoi prodotti e alla sua generosità. Gerardo è noto per la sua cortesia, gentilezza e capacità di far sentire importanti i clienti, spesso offrendo dolci gratuitamente a chi non poteva permetterseli. Questo comportamento lo rende molto amato nella comunità. La sua pasticceria diventa un punto di riferimento a Orbassano, e Gerardo partecipa attivamente alla vita cittadina, anche come vicepresidente dell'Associazione Commercianti. Nel corso degli anni, Gerardo riesce a conciliare il lavoro con la sua passione per il calcio, giocando fino all'età di 64 anni e vincendo numerosi premi. Attualmente è in pensione, ma la pasticceria continua a essere gestita dalla figlia Sonia, rappresentando la terza generazione di pasticcieri della famiglia Mansi. Gerardo riflette sull'importanza della cortesia, della professionalità e dell'umanità nel commercio, sottolineando che la qualità dei prodotti deve essere accompagnata da un ottimo servizio clienti. Critica la mancanza di personalità tra i commercianti di Orbassano e il peso crescente del commercio online, che rappresenta una sfida per le attività locali. Nonostante le difficoltà, Gerardo è orgoglioso della sua carriera e spera di vedere i suoi figli sistemati e felici. Pur non volendo più essere coinvolto attivamente nella gestione della pasticceria o nella vita commerciale della città, rimane un modello di riferimento per la comunità di Orbassano. Oltre a queste esperienze professionali, Gerardo racconta anche aneddoti personali e toccanti della sua vita. Condivide una poesia dedicata alla madre defunta, esprimendo il dolore per la sua perdita e l'affetto eterno che prova per lei. Racconta anche episodi drammatici come il tentato suicidio della prima moglie, che lo ha visto coinvolto in un incidente quasi fatale e accusato ingiustamente di averla spinta dal balcone. Questa esperienza, seguita dalla sua liberazione grazie alla testimonianza di una vicina, ha segnato profondamente Gerardo. Nel corso della sua vita, Gerardo ha avuto diverse relazioni sentimentali. Dopo una prima moglie con cui ha avuto un matrimonio difficile, trova finalmente l'amore con una giovane commessa che lavorava nella sua pasticceria. Nonostante la differenza di età e le difficoltà iniziali, la relazione si evolve in un matrimonio duraturo che dura da 34 anni, con una figlia avuta insieme e altre due figlie dai matrimoni precedenti. Infine, Gerardo riflette sulla sua vita e pensa che sarebbe interessante scrivere un libro su di essa. Pensa a un titolo appropriato e conclude che "Pensavo di perdermi, ma alla fine ho trovato la strada giusta" rappresenterebbe bene il suo percorso di vita.
Debora Campagna, nata a Torino e madre di tre figli, lavora presso la cooperativa San Donato dal 2000, occupandosi di vari servizi educativi e sociali. Inizialmente ha fornito supporto agli insegnanti di sostegno nelle scuole di Pianezza, per poi lavorare per oltre dieci anni nel servizio disabili. Da settembre 2023, Debora si è trasferita a Orbassano per lavorare con la popolazione rom, un compito iniziato un anno e mezzo fa con lo svuotamento di un campo e la ricollocazione delle famiglie in abitazioni.A Orbassano, Debora lavora venti ore settimanali con le famiglie rom, affrontando la sfida di avvicinarle all'istruzione nonostante la loro diffidenza verso il sistema scolastico. Nota una carenza di opportunità educative e professionali oltre la terza media, il che ostacola l'integrazione e lo sviluppo personale, specialmente per le ragazze. Debora osserva che le diverse etnie rom, i Dastikane (cristiani ortodossi) e i Korakane (musulmani), hanno approcci differenti alla vita e all'igiene, influenzando il loro adattamento alle nuove abitazioni. Le difficoltà principali che Debora riscontra sono la mancanza di risorse educative dopo la scuola media e la difficoltà di integrazione sociale dovuta alle condizioni di vita precarie. Gli studenti rom spesso non frequentano la scuola materna, rendendo l'inizio della scuola elementare particolarmente difficile. Inoltre, le scuole spesso non sono preparate ad accogliere e integrare questi bambini, e la comunicazione con le famiglie rom è limitata. Debora collabora con vari servizi, tra cui la neuropsichiatria, per ottenere certificati necessari per i bambini con difficoltà linguistiche. Tuttavia, i servizi sociali non hanno una presa in carico adeguata delle famiglie rom a Orbassano, anche se vi è maggiore attenzione a Beinasco. Debora desidera che il suo lavoro di inserimento lavorativo diventi un servizio strutturato con più risorse e personale, per meglio supportare disabili, giovani e rom. Nel tempo libero, Debora si dedica alla ceramica e al fai-da-te. Il suo desiderio personale è che i suoi figli trovino felicità e realizzazione nella società. Sul piano lavorativo, spera che il servizio di inserimento lavorativo della cooperativa San Donato riceva maggiori risorse per essere sviluppato in modo più efficace e inclusivo.
Ciao, sono Soukaina, ho 23 anni, sono di origine marocchina e dall'età di 4 anni vivo in Italia qui a Orbassano.
Ho conseguito la maturità linguistica perché il mio sogno è di fare l'assistente di volo, poi la vita mi ha portato a prendere altre scelte, tra cui quella del servizio civile, un anno che mi sono presa per vivere un'esperienza nuova (che consiglio a tutti i giovani) in ambito lavorativo e formativo. Per ora nel mio lavoro mi sono occupata di fare l'animatrice: lavoro nei servizi per la scuola durante l'anno scolastico e nei centri estivi nel periodo dell'estate e questo lavoro mi permette di sentirmi me stessa, un po' come una sorella maggiore (cosa che sono nella mia famiglia). Cerco di essere amica ed educatrice allo stesso tempo.
Sono molto legata alla mia famiglia, i viaggi che ho compiuto fino adesso rappresentano proprio il fatto di potersi riunire. Nella mia città svolgo il ruolo di Peer leader (leader alla pari) in un progetto d'inclusione territoriale legato alle donne con un background migratorio, nella speranza di poterle introdurre in modo attivo nella società in cui viviamo. Questa esperienza comporta molto lavoro, tanti sacrifici ma è appagante in termini di relazioni umane.
Proprio avendo a che fare con tante persone trovo che la mia città sia in qualche modo scoperta per la fascia che va dai 18 ai 40 anni: ci sono tanti spazi per i bambini, tanti centri anziani, ma forse manca un luogo identificativo per questa fascia più giovane. Nel mio immaginario vorrei poter sentire le loro idee e le loro necessità, magari attraverso un indirizzo mail di posta elettronica, in cui loro possano far capire quali desideri, quali idee hanno per la nostra Città e fare da tramite in qualche modo per organizzare uno spazio in cui riconoscersi.
Cos'é per me la felicità? Qualcuno che ci ama.
Sono Flaviana, ho settant'anni, originaria del Veneto, del Polesine, dopo le alluvioni.
Sono felicemente sposata da cinquant'anni, con una figlia. La mia carriera mi ha visto come impiegata ed insegnante nella parte tecnica della ragioneria.
A 35 anni ho iniziato a dipingere, ma era sempre stato il mio sogno: è quello che definisco "un piacevole lavoro". La mia vocazione é sempre stata quella di dipingere: la mia felicità consiste nell'imprimere i colori sulla tela. Questo mi permette di trasmettere e di ricevere.
Mi piace anche tanto viaggiare con il nostro camper, nella natura. Mi piace pianificare cose o attività che già solo nel pensiero regalano gioia: ad esempio, adesso sogno un viaggio in Grecia con il camper.
Orbassano ha un potenziale da accrescere, c'è ampio raggio di miglioramento soprattutto in prospettiva di aumentare la cultura dell'arte; sarebbe importante avere uno spazio espositivo dedicato agli artisti locali. Le istituzioni dovrebbero occuparsi della comunità e della città. Le persone possono attivarsi e prendersi cura del territorio, ma anche la città deve pensarci.
Sono Filomena, ho 59 anni e dal '74 vivo ad Orbassano, con molto orgoglio. Sono stata un'impiegata pentita e oggi sono un'educatrice professionale molto soddisfatta del mio lavoro, nel quale riverso impegno e passione: per questo motivo ho scelto il sociale. Lavoro presso il centro diurno "La gabbianella" che ospita ragazzi dei 15 ai 65 anni con difficoltà fisiche e mentali. Lavorando con loro ho la possibilità di mettere in pratica il mio lato creativo: ricordo ad esempio la stesura e l'invio di lettere gentili, con lo scopo di creare una rete di gentilezza reciproca.
Inoltre sono impegnata nella parrocchia nell'attività di doposcuola nell'ambito delle ripetizioni di francese, materia in cui sono pratica perché il mio compagno è di origine francese. Quest'ultimo anno mi sono sperimentata anche nei centri estivi.
Sono anche una mamma di due figli ormai grandi.
La vita mi ha fatto conoscere la malattia, mettendomi in condizione di convogliare in positivo il trambusto vissuto: sono una testimone di vita vissuta in modo autentico, e ne ho tratto una grande capacità di valorizzare .Per la mia città il pensiero va all'Inclusione.
Mi chiamo Chiara, ho 53 anni e da 24 anni vivo ad Orbassano. Sono la Direttrice della biblioteca Carlo Maria Martini di Orbassano. Ho scoperto la passione per il mondo delle biblioteche pubbliche all'ultimo anno dell'università.
Sono una mamma orgogliosa e una lettrice appassionata, mi piace molto anche il cinema.
Sono un punto di riferimento per la città, al punto che le persone mi chiedono consigli o mi restituiscono i libri mentre sono a passeggio per le vie di Orbassano. Ho un grande senso civico, che metto a disposizione della collettività, cercando di dare il mio contributo a tenere pulita la città, fornendo io per prima il buon esempio.
Ritengo sia importante comprendere le persone ed aiutarle, rispondendo alle loro esigenze, proponendo un ascolto attivo. Metto in pratica l'importanza di accogliere come stile di vita. Dobbiamo porre l'attenzione sulla consapevolezza dell'offerta proposta dalla nostra Città: è inutile lamentarci se non sappiamo cosa ci propone.
Mi chiamo Marco, ho 53 anni e le mie origini vanno dal Veneto al Piemonte, dove per Veneto intendo la piana del Prosecco e per Piemonte le colline del Barbera e del Grignolino.
Ho iniziato l'Università di Scienze Naturali, ma non sono riuscito a concluderlo. Ad oggi sono un piccolo artigiano, come naturale conseguenza degli insegnamenti della mia famiglia, ho una ditta di pulizie e di giardinaggio.
La mia passione per la montagna, nata nel tempo dal duplice desiderio di camminare e osservare, mi ha portato a ricoprire il ruolo di Presidente del Cai della sezione di Orbassano; così ho sperimentato anche la carriera di accompagnatore ed istruttore. Mi piace viaggiare e l'arte, compresa la storia dell'arte.
Auspico un volontariato efficace e un miglioramento che coinvolga tutti e che la capacità di capire le esigenze dell'altro si concretizza nell'esserci.Mi definisco pragmatico, ho pochi sogni nel cassetto ma molti obiettivi da raggiungere. Tra questi sono alla ricerca dell'equilibrio tra i miei pregi e i miei difetti.
Ciao sono Enrico, orbassanese da sempre proprio per origini di famiglia. Sono quasi arrivato all'età di cinquant'anni.
Sono un educatore che ha allargato le sue conoscenze: partendo da un hobby, che poi si è trasformato in possibilità lavorativa. Da vent'anni infatti sono nell'Associazione Jaqulé che sviluppa metodi e strategie di formazione per il circo. In questo ambito ho avuto la possibilità di seguire molti corsi di aggiornamento, nutrendo così la mia curiosità di trovare sempre nuove forme artistiche di espressione e soprattutto ho avuto la possibilità di interagire con tantissimi bambini con progetti nelle scuole, nei parchi e nelle sedi comunali dei comuni limitrofi con i quali abbiamo collaborato. Abbiamo creato anche dei percorsi per la diversità, quindi riusciamo ad animare anche diversi centri diurni e raggiungiamo anche le persone con disabilità.
All'interno del progetto dell'associazione di giocoleria abbiamo cercato di portare avanti, tramite serate e festival, la possibilità di sviluppare anche tematiche sociali, con un occhio speciale alle abilità diverse, il tutto nel tentativo di proporre un'inclusione più universale.
Dal mio punto di vista il desiderio per la mia città è quello di investire sulla cultura fuori dagli stereotipi, la cultura pensata in modo coinvolgente e divertente e non per forza come una cosa percepita come noiosa o d'elite.
La mia più grande passione è la montagna e in nome di questo mio sogno nel cassetto vorrei portare avanti un progetto di abitazione in una borgata abbandonata, ristrutturandola, con lo scopo di far coabitare italiani e stranieri.
Ciao, sono Piero, sono di origini calabresi, trapiantato al nord con la mia famiglia, con la quale gestisco una macelleria e salumeria. Nel tempo, l'attività si trasformata, per rispondere alle esigenze dei consumi e dei nuovi modi di approcciarsi alla vita; nel tempo abbiamo avuto anche il passaggio alla gastronomia recentemente abbiamo intrapreso anche il ramo della ristorazione e del catering.
Ho sempre avuto una forte spinta al lavoro infatti il mio percorso di studi è stato breve ma subito mirato alla vita operativa. Nell'azienda di famiglia il rapporto padre-figlio è molto forte, abbiamo fatto tanti sacrifici in nome dell'autonomia, che ho conseguito sin dalla giovane età e per la quale mi sento di consigliare anche i ragazzi di oggi un percorso di vita come il mio. Si tratta di una scelta coraggiosa, fatta di tanti sacrifici, la formazione nello studio è sicuramente opportuna, ma va affiancata alla possibilità di darsi da fare da subito.
In base alla mia esperienza sicuramente la burocrazia influisce in modo negativo, limitando la progettualità nelle tempistiche ma l'importante è avere sempre una buona idea e prodigarsi per rilanciarla.
Vivo bene la mia città, che mi dà la sensazione di essere un luogo attivo e propositivo; vorrei più collaborazione attiva con i miei concittadini, che molto spesso si soffermano nel lamentarsi e non si attivano per contravvenire alle problematiche, ad esempio, della pulizia della città che ritengo parta in primis da noi.
Ciao sono Valeria, una sessantacinquenne orbassanese, commerciante in attività con una futura carriera da nonna. Sono molto dedita all'attività di volontaria sul mio territorio e in passato ho partecipato anche al teatro orbassanese.
Adesso sono operativa nella Fidas, nelle cui file ho iniziato dall'età di 15 anni e come donatrice dai 18. Mi adopero anche nella protezione civile: insomma quello che c'è da fare per Orbassano mi ci metto sempre di impegno a farlo.
Mi sono occupata molto dei miei genitori quindi non ho avuto molto tempo per me stessa, ma adesso cerco di tenermi impegnata soprattutto nell'attività di propaganda per la donazione del sangue, che ricordiamo si dona e non si fabbrica.
Per Orbassano auspico un'associazione di commercianti del luogo e una Pro Loco motivata a promuovere i prodotti tipici del luogo come il Sedano Rosso. Per quanto riguarda i miei concittadini mi auguro che siano più collaborativi e meno lamentosi. Orbassano è vivibile e l'aspetto su cui si dovrebbe puntare è l'integrazione.
Sono Giulia, ho 26 anni e un 110 e lode appena conseguito con la laurea in Scienze della comunicazione e cultura dei media. Sono venuta ad abitare ad Orbassano quando avevo 4 anni, con mia mamma Emanuela e Yuri, il mio cagnolino che ha 12 anni, che ha convissuto questo periodo della mia vita in tutte le mie esperienze.
Ho iniziato con un percorso di scienze umane e conseguendo la laurea adesso il mio pensiero è di frequentare un corso di grafic designer, perché in fondo ho sempre vissuto in modo creativo da bambina e adesso vorrei sviluppare la mia creatività con il digitale. Nel contempo ho deciso di affrontare l'esperienza del servizio civile nella biblioteca della mia città per rendermi operativa in questa occasione di vita.
Mi piacciono i gialli, sia sotto forma di libri che sotto forma di film; ho una grande passione per il mondo del cinema proprio a partire dalla sua realizzazione e per il suo aspetto di fruizione collettiva.
Tutti questi aspetti mi arricchiscono nella vita perché sono una persona che si annoia facilmente, allora sono alla continua ricerca di stimoli, che ho trovato in grande quantità nel corso di un viaggio in Irlanda; ora invece dovessi scegliere, andrei a New York.
Ho trascorso molto tempo sui libri per motivi di studio ma ho sempre cercato di frequentare la palestra proprio in nome del "mens sana in corpore sano".Non mi piace stare al telefono, pensando all'uso dei social, preferisco esperienze di vita attiva e in generale non mi sento mai arrivata, questo è per me uno stimolo a cercare di fare sempre meglio.
Vivo bene nella mia città e mi auguro di poter rendermi utile perché questo viver bene collettivo sia sentito anche dei miei concittadini.
Ciao sono Jacqueline, ho 22 anni, orbassanese per origine di famiglia, con lo spirito decisamente spagnolo, avendo vissuto per un certo periodo in terra spagnola: trovo che si avvicini molto al mio modo di essere.
Ho studiato al liceo linguistico e la mia grande passione è il canto, che coltivo insieme a mio fratello e con il quale vorrei creare un coro di voci bianche, sull'onda dell'esperienza che abbiamo vissuto noi formati al canto e nella speranza che possano ripercorrere il nostro cammino tanti altri giovani artisti.
La vena artistica è nata in famiglia grazie a mio nonno, con il quale ho vissuto a stretto contatto e che mi ha incoraggiato a percorrere questa strada che in un prossimo futuro spero possa essere la mia carriera ufficiale.
A Orbassano vivo bene, vorrei poter immaginare uno spazio dedicato ai giovani in cui possano esprimere la loro essenza.
Ciao, sono Edoardo. Ho 22 anni e se dovessi trovare una parola attorno alla quale gravitano tutti i miei interessi sicuramente sceglierei: Cultura. Sono infatti appassionato di lettura, musica, arte, concerti, mostre e spettacoli. Negli ultimi 4 anni ho maturato un'esperienza nella web radio locale, Radio Agorà 21, cercando di coinvolgere ospiti che potessero raccontarsi e fornissero spunti di bellezza su tutti i rami della cultura.
Sicuramente mio papà e mio nonno hanno influito nella mia passione per la cultura della bellezza. Colleziono cimeli del passato ma non tanto per il fatto di possederli da collezionista, quanto per poterne usufruire.
La mia passione per la musica è trasversale: a partire dalla musica classica, il jazz, il Pop italiano e straniero, il rock, l'hard rock e l'havy metal. Amo anche il cinema.
Il mio sogno nel cassetto? La possibilità di unire la mia passione con il lavoro e trovare questo connubio nella Radio.
Per Orbassano auspico una svolta culturale puntando la maggior parte delle forze nell'organizzazione di eventi musicali e culturali.
Alessandro ha 45 anni. Il suo lavoro consiste nel dare vita e colore ai muri delle città di Orbassano e in giro per il mondo. Il suo lavoro è disegnare.
La passione di Alessandro nasce quando andava alle scuole superiori, era sempre stato bravo a giocare con i colori, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe diventato il suo lavoro. A spronarlo e incoraggiarlo a coltivare questa sua passione fino a renderla il suo lavoro fu sua moglie, infatti adesso insieme mano nella mano vanno in giro a colorare i muri delle città e delle case delle persone, dando loro vita.
Le persone gli danno anche carta bianca per i suoi lavori, altre volte ci sono indicazioni più specifiche. Il progetto nasce sulla carta o adesso sul tablet, poi ci si confronta con il cliente e poi si realizza.
Sonia ha 43 anni ed è di Torino. Lavora presso una società informatica, facendo l'analista di business per soddisfare le richieste dei clienti.
Per lei la famiglia è importante e passare del tempo con suo figlio è sicuramente fondamentale.
Per questo motivo infatti lei insieme a suo figlio e suo marito hanno deciso di iniziare a fare il karate. In realtà Sonia aveva sempre avuto il desiderio di fare karate, ma da piccola i suoi genitori non hanno mai voluto farglielo fare e in questo modo Sonia è riuscita ad esaudire per se stessa e insieme alla sua famiglia un grande desiderio.
Sonia ha sempre avuto un viaggio dei sogni, che è riuscita recentemente a realizzare con la sua famiglia: una crociera nel Mediterraneo.
Per Sonia, sarebbe importante offrire più informazione rispetto alle realtà e associazioni del territorio, facendo conoscere tutte le attività che vengono proposte. In questo modo, la cittadinanza sarebbe molto più partecipe.
Valerio è membro dell'Associazione Inquilini e Abitanti dell'Unione Sindacale di Base. L'organizzazione si dedica alla tutela del diritto all'abitare con sportelli presenti in diverse città italiane, e lavora per proteggere i diritti degli inquilini sia delle case di proprietà che delle case popolari. L'associazione interviene sulle politiche pubbliche locali e nazionali, sostenendo che il diritto alla casa sia fondamentale e impegnandosi in azioni collettive per affermarlo.
Valerio, all'interno dell'associazione, partecipa a vari organismi locali e nazionali, contribuendo alla redazione di proposte di legge e all'apertura di tavoli di confronto. Quotidianamente, opera in uno sportello legale offrendo consulenze su contratti di locazione, sfratti, spese condominiali e accesso alle case popolari, assistendo persone in emergenza abitativa.
L'associazione, nata a Roma negli anni '90, è oggi presente in numerose città italiane. A Milano, Valerio indica gli sportelli in Via Calvi, Via Calvairate, San Siro e Via Padova. L'associazione collabora con l'Unione Sindacale di Base, rivolta principalmente ai lavoratori con redditi bassi, e cerca di incidere sulle politiche pubbliche collaborando con istituzioni e enti locali.
Valerio racconta che l'associazione si rivolge a chiunque abbia problemi abitativi, prioritizzando le situazioni urgenti. Si rivolge a inquilini, spesso stranieri, che vivono in affitto, in situazioni irregolari, nei dormitori o nei centri di accoglienza.
Riguardo all'edilizia sociale a Milano, sottolinea l'importanza di investire nelle case popolari contrastare l'elevato costo degli affitti. Condivide la frustrazione percepita e diffusa per la situazione attuale, ma evidenzia anche la soddisfazione per i traguardi positivi quotidianamente raggiunti: tanta gioia e motivazione possono generarsi da un semplice bigliettino di ringraziamento.
Immagina una comunità serena dove le persone non devono preoccuparsi costantemente delle necessità quotidiane e possono vivere in armonia. Sostiene che una maggiore presenza di stato sociale e condizioni abitative dignitose alimenterebbero a una società più coesa e meno conflittuale.
Guardando al futuro, auspica un maggiore investimento nell'edilizia residenziale pubblica e il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, tanto nei centri urbani quanto nelle periferie.
L'Associazione "La Ginestra" è un gruppo costituitosi all'interno della parrocchia Pio V di Calvairate a Milano. Fondata per affrontare la crescente solitudine tra gli anziani e le persone in pensione, "La Ginestra" mira a creare una comunità inclusiva e solidale. L'associazione ha ottenuto una partecipazione significativa sin dai suoi primi interventi culturali, mirati ad avvicinare le persone e a promuovere il dialogo intergenerazionale.
"La Ginestra" prende il nome dal fiore omonimo, noto per le sue radici forti e la capacità di crescere in terreni difficili, simbolo della resilienza e della capacità di adattamento.
La fondatrice, ispirata dalla presenza diffusa di questo fiore sulle colline della sua campagna, ha scelto il nome per riflettere l'essenza dell'associazione: robusta, accessibile e profondamente radicata nel territorio.
Oltre agli interventi culturali, "La Ginestra" si impegna in attività di prossimità, aggregazione e supporto sociale, con l'obiettivo di promuovere una comunità coesa e solidale, dove giovani e anziani possano interagire e crescere insieme
Roberto, nato e cresciuto vicino a Viale Umbria, è una memoria storica e affezionata del quartiere Calvairate da ormai 60 anni.
Nel corso della sua vita, Roberto ha collaborato a livello sociale con diverse società sportive locali, occupandosi principalmente di calcio. Ha lavorato con ragazzi di età compresa tra i 6 e i 20 anni, svolgendo un importante ruolo anche educativo. Nonostante le difficoltà incontrare, il lavoro con i giovani lo appassiona e lo spinge a continuare con dedizione, offrendo sostegno e affetto.
La sua passione per lo sport, e in particolare per il calcio, è nata dall’esperienza di giocatore in prima persona. Anche se i suoi genitori non lo supportavano particolarmente, la sua devozione lo ha portato a giocare in diverse società.
Attualmente si sta dedicando ad alcuni corsi di formazione in ambito informatico, non tanto per ottenere nuove certificazioni, quanto per il piacere di imparare e mantenere la mente stimolata.
Roberto osserva che il quartiere di Calvairate, rispetto a cinquant'anni fa, è cambiato notevolmente. Un tempo, a suo dire, le amicizie erano più forti e consistenti mentre oggi tende a prevalere un forte individualismo. La presenza di conflitti e invidia tra le persone è un problema che danneggia il tessuto sociale, inclusi i bambini.
Tra gli aspetti positivi del tempo e del contesto in cui vive individua la possibilità per famiglie di legarsi e aggregarsi attraverso le attività dei figli, come feste e compleanni. Apprezza anche i parchi della zona che considera luoghi di tranquillità e relax per tutte le età. Sottolinea tuttavia l'importanza di mantenere e proteggere questi spazi, nonché di monitorare e contrastare attività poco oneste e pericolose per i cittadini.
Riguardo ai bisogni della sua generazione, evidenzia la necessità di sostegno e tranquillità, soprattutto con l'avanzare dell'età, quando le fragilità aumentano.
Per Roberto, il senso di comunità implica ragionare e operare nello stesso modo, condividendo obiettivi comuni e mettendo da parte egoismi e invidie. Crede nell'importanza di lavorare insieme per il bene della società, con un focus sugli obiettivi collettivi piuttosto che sui vantaggi personali.
Roberto desidera un miglioramento per i giovani del quartiere e per l'intero ambiente in cui vive. Si auspica una maggiore collaborazione tra giovani e anziani, con un'attenzione particolare al sostegno reciproco e alla costruzione di una comunità più unita e solidale.
Ali è un giovane uomo sui trent'anni, di origine egiziana, arrivato a Milano da adolescente e rimasto poi nei dintorni di Calvairate e limitrofi. La sua riservatezza e il suo carattere di poche parole non gli impediscono di condividere parte della sua storia e del suo sguardo verso il quartiere.
Ali svolge diverse attività lavorative, alternandosi tra i mercati rionali - dove spesso lo si può incontrare tra i banchi di frutta e verdura- e una ditta di impianti elettrici. La sua dedizione al lavoro è evidente e, nonostante la fatica, Ali riesce sempre a trovare il tempo per godere dell'ambiente che lo circonda e che ormai considera casa.
Ama trascorrere i momenti liberi all'aria aperta, nei parchi e nelle piazze circostanti, dove si rilassa e ricarica le energie. La musica è una delle sue passioni, e non c'è niente che lo renda più felice di un pomeriggio passato a chiacchierare e ridere con gli amici. Per Ali, comunità significa stare insieme e rispettarsi reciprocamente.
Guardando al futuro, spera di raggiungere maggiori soddisfazioni lavorative ed economiche. Il suo desiderio più grande è quello di continuare a stare bene.
Francesco, detto "Cischi", è noto per la sua versatilità nel campo delle arti, sia come rapper e più recentemente anche come attore. Sin da giovane, ha coltivato la passione per la scrittura e il rap, facendosi strada nella scena hip hop milanese degli anni '90. Le sue competenze spaziano dalla musica al cinema, includendo regia, montaggio, effetti speciali e disegno. Pur dedicandosi ora prevalentemente alla recitazione, continua a coltivare il suo amore per la musica.
Del periodo dell'infanzia ricorda le difficoltà familiari e sociali, la strada, le difficoltà e la violenza che ha conosciuto. Questo bagaglio complesso ha elicitato in lui un carattere resiliente e creativo, e lo ha spinto a ricercare nell'arte la grinta, la pace e la stabilità che desiderava.
Cischi, cresciuto nei territori tra Corvetto e Calvairate, ne ha osservato cambiamenti e trasformazioni. In passato, afferma, nonostante la presenza crimini e delinquenza era come se esistessero delle regole non scritte condivise, una sorta di rispetto latente tra le persone. Oggi invece sembra imperversare una mancanza di coesione e un aumento del disordine, legati forse alla massiccia crescita di multietnicità e gentrificazione che hanno alterato profondamente il tessuto sociale del quartiere. Le nuove generazioni, secondo lui, non dimostrano lo stesso rispetto e la stessa consapevolezza verso chi li precede e li supera in età.
Per Cischi il senso di comunità non esiste, o meglio, si è come perso nel tempo. Ricorda con nostalgia i giorni in cui, pur con tutte le difficoltà, un forte legame di comune appartenenza univa gli abitanti del quartiere. Tra le cause, a suo dire, dell'impoverimento delle relazioni comunitarie e della partecipazione ai processi trasformativi positivi c'è innanzitutto la mancanza di progetti e interventi sociali, continuativi e diffusi, capaci di abbracciare e integrare davvero i contesti più marginali e svantaggiati. E' la mancanza di motivazione verso un "noi" e di fiducia verso le istituzioni ad alimentare un sentimento di abbandono e distacco, soprattutto tra i "vecchi" residenti.
Guardando al futuro, Francesco auspica il ritorno ad una maggiore partecipazione e inclusione nel quartiere. Sogna progetti che possano coinvolgere direttamente i giovani, offrendo loro opportunità concrete per esprimere le proprie capacità e trovare un senso di appartenenza. Crede fermamente che solo attraverso un impegno costante e la presenza sul territorio si possa ricostruire quel senso di comunità che un tempo rendeva il quartiere un luogo speciale.
Michele si occupa di strategia digitale per un'agenzia di consulenza, ma le sue passioni abbracciano anche la fotografia e il teatro. Molto affezionato alla alla natura intima e raccolta del quartiere, è coinvolto nelle attività dell'associazione "La Loggia di Calvairate", per la quale lavora alla documentare gli eventi e alla coordinazione delle sinergie con altri gruppi, associazioni, festival e rassegne.
Ha conosciuto La Loggia poco dopo essersi trasferito da Pavia a Milano, tramite un gruppo Facebook dedicato al quartiere. La presidente dell'associazione, Annalisa, ha organizzato alcuni aperitivi natalizi che hanno favorito l'incontro e la vicinanza tra i residenti della zona, e la successiva costituzione di un piccolo gruppo informale. Insieme hanno lavorato alla trasformazione del gruppo in una vera e propria associazione mirata a realizzare e promuovere iniziative concrete nel e per il quartiere.
Michele apprezza molto il quartiere di Calvairate che gli ricorda la Spagna con le sua Ramblas alberate e i parchi verdi. Questa infatti è una zona con molta vegetazione, cosa rara a Milano, e uno dei suoi luoghi preferiti è proprio Piazzale Martini, dove ama correre, leggere e socializzare. Il quartiere, pur essendo ancora uno dei pochi a Milano dove si respira un'aria di comunità, necessita di una maggiore cura del verde e di spazi pubblici più fruibili per eventi e attività.
La biblioteca di quartiere è un punto di riferimento fondamentale per Michele e per molti residenti. Rappresenta un luogo di raccoglimento e socializzazione, soprattutto per chi proviene da situazioni familiari più difficili. La sua recente riapertura della biblioteca è vista come un'opportunità per continuare a fornire occasioni e luoghi d'incontro anche per le associazioni locali.
Per Michele, una comunità ideale dovrebbe essere aperta, permeabile e accogliente. Ritiene molto prezioso e utile condividere valori e interessi comuni, e auspica che la sua comunità possa crescere e rafforzarsi, coinvolgendo sempre più persone appassionate e proattive. Lui, che personalmente si impegna nell'organizzazione di eventi teatrali e culturali per animare il quartiere, ha come sogno quello di realizzare una grande festa dell'associazione che coinvolga tutto il quartiere e tutti i suoi membri. Per il futuro si auspica una maggiore partecipazione dei residenti alle iniziative della comunità, affinché le energie negative a volte diffuse si trasformino in azioni positive e costruttive.
Mi chiamo Patrizia Battaglino, ho 60 anni e sono figlia unica. Sono nata a Torino e, quando avevo 9 anni, ci siamo trasferiti a Piossasco, nella casa di mia nonna. Ho fatto tutte le scuole a Piossasco e poi le scuole superiori a Pinerolo. Ho frequentato la parrocchia dei Santi Apostoli, poi sono passata a Gesù Risorto e infine a quella di San Francesco. Sono sposata e ho due figli: Andrea, che è laureato in Economia e in Inglese, e Simone, che è al quinto anno di Medicina.
Ho studiato per diventare maestra, ma non ho mai insegnato perché avevo fretta di trovare un lavoro stabile. Ho iniziato a lavorare come segretaria in vari posti e ora, da diversi anni, mi occupo di ossigenoterapia domiciliare. Mi occupo della logistica e gestisco un gruppo di pazienti. Negli ultimi anni ho avuto difficoltà nei rapporti con i colleghi, perché fatico ad accettare determinati atteggiamenti, magari un po' aggressivi.
Nel mio tempo libero mi piace fare tante cose. Amo la manualità e, fin da giovane, tutti i mobili che ho in casa li ho raccolti in giro e li ho restaurati perché amo il legno vecchio. Mi piace cucire, creare cose nuove, camminare e fare passeggiate. Mi piace andare a scoprire i musei. Passo anche un po' di tempo con i miei cani e i miei gatti e faccio anche la volontaria nell'emporio.
A Piossasco mi trovo benissimo. Per me, guardare solo il San Giacomo mi fa sentire a casa. Forse c'è la mancanza di qualche servizio o spazio per i giovani, ma per me va bene così.
Simone Licari, nato il 4 febbraio 1997 a Torino, vive a Piossasco. L'associazione a cui è legato, chiamata attualmente Intessere APS, ha origine dall'associazione culturale Inteatrabili. Quest'ultima si focalizzava esclusivamente sul teatro sociale e sull'educazione teatrale. Nel 2020, l'associazione ha iniziato a collaborare con un gruppo di giovani di Beinasco, portando alla trasformazione in un'associazione di promozione sociale nel 2023, con l'obiettivo principale di empowerment giovanile, pur mantenendo un forte legame con il teatro e le arti. La sede dell'associazione è a Rivalta, in via Dante Alighieri, e coinvolge ragazzi provenienti da varie località della zona ovest della provincia di Torino, inclusa la stessa città di Torino. L'associazione mira a creare uno spazio dove i giovani possano esprimersi artisticamente, sviluppare competenze e trovare supporto. Il focus principale è fornire opportunità ai giovani over 18, cercando di creare un centro di produzione giovanile che includa una sala registrazione, sala prove e altri spazi creativi. L'associazione ha gruppi informali interni che aiutano nella gestione degli spazi e degli eventi, e affronta la sfida della mancanza di servizi adeguati per i giovani over 18. Simone sottolinea come molti giovani, una volta raggiunta la maggiore età, non trovino spazi adatti a loro nei centri giovanili, che spesso ospitano ragazzi più giovani. Nel 2019, a seguito della chiusura di una precedente associazione che forniva loro spazi, Simone e i suoi collaboratori hanno fondato Inteatrabili, inizialmente focalizzata solo sul teatro. Dal 2022, grazie alla collaborazione con un gruppo informale di giovani, l'associazione ha ampliato il suo raggio d'azione verso l'empowerment giovanile, diventando Intesserà PS. L'associazione ora include professionisti come psicologi ed educatori, e offre vari laboratori, tra cui teatro sociale e educazione teatrale per diverse fasce d'età. Il teatro sociale ha un ruolo centrale nell'associazione, utilizzato non solo per spettacoli ma anche come strumento educativo e inclusivo, lavorando con bambini, adulti e anziani, nonché con persone con disabilità. Inoltre, l'associazione collabora con diverse realtà e progetti educativi, sia locali che nazionali, come agita, un ente di teatro educazione a livello nazionale. Simone ha iniziato la sua passione per il teatro da bambino, attraverso gli scout, e ha poi sviluppato una formazione artistica più ampia durante le scuole superiori. Attualmente, lavora con la compagnia Fonderia Ragazzi di Torino, e ha un interesse particolare per il teatro fisico e il teatro-danza. L'associazionismo è entrato nella vita di Simone per necessità, ma si è trasformato in una missione per sostenere e promuovere le arti tra i giovani. L'associazione intende supportare i giovani nell'espressione artistica e nella realizzazione di progetti, cercando di fornire spazi e opportunità a costi accessibili. Nel tempo libero, Simone ama leggere, andare a teatro e fare escursioni in montagna. Il suo sogno più grande è vedere una riforma educativa che riconosca e integri pienamente l'importanza delle arti nell'apprendimento, superando le divisioni tra diverse discipline artistiche e promuovendo una collaborazione più ampia tra enti e professionisti.
Alessandro, cuoco e food blogger di professione, è un membro attivo dell'Associazione "La Loggia di Calvairate" a cui si è avvicinato nel 2019 dopo essersi trasferito nel quartiere. Inizialmente osservatore esterno, ha gradualmente iniziato a partecipare attivamente alle attività della Social Street, sentendo il desiderio di contribuire concretamente al bene della comunità.
Il suo primo ricordo del quartiere è un sentimento di accoglienza, legato all'incontro con una gentile signora durante la ricerca di un alloggio. Ritiene che il quartiere viva una continua evoluzione, con alti e bassi nella percezione e soddisfazione complessiva delle persona, ma sempre all'interno di atmosfere vivaci e vivibili.
Per quanto riguarda gli aspetti da migliorare, Alessandro sottolinea la necessità di una maggiore mescolanza tra i diversi gruppi sociali e la disponibilità di maggiori luoghi di aggregazione. Tra i luoghi del cuore, cita Piazzale Martini con i suoi grandi spazi aperti verdi, un posto che lo vede spesso presente per lavoro e momenti di relax.
Per lui la comunità ideale è un gruppo capace di ascolto reciproco e comprensione, dove ognuno può esprimersi liberamente.
Il contributo che desidera offrire alla sua comunità è quello di qualificare il suo tempo, impegnandosi cioè attivamente nelle attività dell'associazione.
Guardando al futuro Alessandro auspica una maggiore partecipazione e condivisione di progetti nella comunità, sia a livello personale che collettivo. Da un punto di vista personale, desidera coltivare la sua appartenenza al quartiere e goderne serenamente nonostante le sfide legate al costo della vita e alla gentrificazione in corso.
Giusy o Giuse, come preferisce essere chiamata, si occupa di comunicazione nel mondo della cooperazione ed è anche la vicepresidente dell'Associazione "La Loggia di Calvairate". Tra i fondatori del gruppo vi entra in contatto quando l'idea stava ancora prendendo forma e nel corso del tempo ha assistito alla crescita e allo sviluppo di una realtà per lei molto cara.
Il suo arrivo nel quartiere è avvenuto prima come socia dell'associazione e successivamente come residente: ha da subito apprezzato l'approccio informale e conviviale che La Loggia promuoveva per creare comunità e relazioni tra i residenti. Per Giusy infatti, è particolarmente importante offrire la possibile di creare legami in un quartiere dove molti si trasferiscono senza conoscere nessuno. Considera in questo senso l'associazione una risorse preziosa per il territorio, perché si impegna per un valore collettivo cercando di sopperire alle mancanze sociali e aggregative talvolta presenti.
E' molto felice per la recente riapertura della Biblioteca, presidio e spazio comune non solo per il prestito di libri ma anche per lo studio, l'incontro e la condivisione di attività culturali. Anch'essa rappresenta una grande ricchezza per la comunità.
Relativamente ai cambiamenti osservati nel quartiere, Giusy sostiene che non corrispondono tanto e solo ad elementi tangibili, quanto al più ampio tema delle aspettative e dei desideri di cui le persone di fanno portatrici.
Quando si tratta di descrivere la comunità ideale, la immagina interessata e impegnata nel bene comune, con un sincero interesse per il proprio quartiere e per gli altri.
Guardando al futuro, Giusy auspica di vedere più spazi culturali e sociali nel quartiere, così come una maggiore partecipazione attiva dei residenti. Per quanto riguarda l'associazione spera che mantenga nel tempo lo stesso spirito informale e inclusivo.
Annalisa lavora nel mondo della comunicazione, è la presidente dell'Associazione "La Loggia di Calvairate" ed è una figura attiva nel municipio 4 di Milano. Traspaiono immediatamente il suo forte legame con il quartiere e l'appassionato coinvolgimento nella vita dell'associazione.
L'Associazione è nata durante la pandemia, formalizzandosi nel 2023 come Associazione di Promozione Sociale. I primi passi sono iniziati con la social street del 2014, che aveva l'obiettivo di coinvolgere e aggregare le persone in un contesto che, all'epoca, si presentava soprattutto come quartiere dormitorio nonostante le grandi potenzialità e ricchezze del tessuto sociale.
Tra le iniziative più rappresentative promosse dall'associazione, Annalisa menziona il "Plant Swap", evento basato sullo scambio di piante tra i residenti del quartiere diventato presto iconico e che continua a ripetersi regolarmente due volte all'anno. L'associazione organizza molte iniziative, in collaborazione con realtà e associazioni del territorio, per promuovere e ravvivare l'identità della zona; interessanti sono anche i corsi di Rockabilly Live promossi per le diverse generazioni.
Riflettendo sul quartiere, Annalisa sottolinea la mancanza di infrastrutture per la mobilità sostenibile, come le rastrelliere per le biciclette, nonché la necessità di uno spazio fisico per l'associazione. Nonostante le sfide, la Loggia di Calvairate mira a mantenere viva e a valorizzare l'anima e la ricchezza del contesto, promuovendo la partecipazione attiva dei residenti.
Pensando al futuro, si auspica un maggiore riconoscimento dell'associazione come parte integrante del quartiere e un'identità condivisa tra "La Loggia di Calvairate" e la comunità locale.
Anna si è trasferita a Calvairate durante le medie, ha frequentato la facoltà di Scienze dell'Educazione e ha esperienze professionali e di volontariato con bambini e persone disabili, che l'hanno resa sensibile ai temi di inclusione e prevenzione.
"Calvairate è un quartiere ricco di realtà che si occupano del supporto alle fragilità e alla marginalità", afferma Anna. "Nelle realtà più popolari non sono rare le situazioni di fatica economica e culturale, ed è importante che siano garantite servizi dedicati a queste persone."
Anna ha una buona opinione del quartiere, che vede in via di sviluppo e potenzialmente attraente per le nuove generazioni. "C'è ancora molto da fare per renderlo un luogo più accogliente e inclusivo", spiega. "Ci sono molti giovani stranieri di seconda e terza generazione, alcuni più integrati altri chiusi nella loro stretta cerchia."
Nonostante frequenti anche altre zone, Anna ama passeggiare per i parchi e i bar della zona ma frequentando principalmente altre zone non si considera un'abitante assidua e radicata.
Per Anna il concetto di comunità è complesso. "La comunità è appartenenza ma anche conflitto", dice. "È facile dire 'stiamo insieme e vogliamoci bene', ma se manca un senso di sicurezza e libertà condivise è normale chiudersi in se stessi e nella propria comfort zone."
Guardando al futuro, Anna si augura un miglioramento generale delle condizioni del quartiere. "Spero che ci sia più cura degli spazi comuni e una riduzione della delinquenza e della criminalità", confida. "Come donna, mi sento spesso più esposta ai pericoli di una grande città come Milano, quindi un quartiere più sicuro sarebbe un grande passo in avanti."
Emiliano, proprietario della tabaccheria Motta in Piazza Tito, ha avviato la sua attività due anni fa dopo aver deciso di lasciare il lavoro da dipendente. Residente nella zona, ha scelto questo luogo per la comodità e la familiarità che gli offriva.
Descrive il quartiere come tranquillo, vivibile e popolato principalmente da anziani. Racconta di non aver notato grossi cambiamenti nel quartiere nel breve periodo in cui ha aperto la sua attività, ma si aspetta di vederne nel prossimo futuro.
La sua clientela è piuttosto eterogenea, con una buona distribuzione tra residenti locali e persone provenienti da altri quartieri.
Riflettendo sul concetto di comunità Emiliano sottolinea l'importanza del rispetto reciproco e delle regole condivise.
Una sua grande passione sono i videogiochi anche se purtroppo, spiega, non ci sono nel quartiere luoghi specifici dove poter praticare questo hobby.
Pensando al futuro, esprime il desiderio che il quartiere diventi più pulito e sicuro, che il traffico venga monitorato meglio e che, in generale, ci sia un miglioramento della qualità della vita per se stesso, la sua attività e l'intera comunità.
Valerio è il proprietario dell'oreficeria e gioielleria di Piazza Tito, una piccola bottega affacciata sulle panchine, gli alberi e il via via quotidiano del quartiere. Per lui la vita comunitaria coincide soprattutto con la rete di vicinato e di piccoli commercianti a cui appartiene - dove molti si conoscono e si fermano a parlare fuori dalle vetrine dei locali - e con essa condivide un percorso e una prospettiva specifica del quartiere.
Le vetrine aperte e ben curate, secondo Valerio, rappresentano un importante presidio territoriale, contribuendo a valorizzare le case e a mantenere vivo il tessuto urbano. Tuttavia, il commercio locale è messo a dura prova da diverse situazioni, come le restrizioni al traffico e la crescente concorrenza dei centri commerciali e delle vendite online.
Valerio sottolinea il dilemma tra la comodità delle spese online e il valore del rapporto umano con i negozianti di quartiere: se da un lato la tecnologia offre benessere e praticità, dall'altro indebolisce il contatto diretto con il territorio e con le persone.
Con trent'anni di esperienza alle spalle, ha vissuto o osservato una trasformazione graduale e significativa del contesto urbano e sociale. Anche se le sfide per i commercianti, e in particolare per i piccoli artigiani locali e le piccole imprese, sono molteplici, Valerio desidera continuare a impegnarsi per contribuire alla vitalità e all'identità della zona.
Francesca, appassionata di cinema, racconta di essere nata e cresciuta nel cuore di Calvairate. Fin da piccola ha nutrito una profonda connessione con il quartiere, affascinata dalla sua vivacità e dalle sue sfumature.
"Vedere Calvairate cambiare nel corso degli anni è stato un'esperienza interessante e complessa", afferma Francesca. "Ho notato un aumento della multiculturalità, che porta con sé una ricchezza di prospettive e tradizioni, ma anche una maggiore percezione di insicurezza generale, soprattutto tra i più giovani."
Secondo Francesca, i veri gioielli di Calvairate sono i suoi spazi verdi, i luoghi pubblici di aggregazione e le associazioni culturali. "Sono queste le ricchezze del quartiere", sottolinea. "I parchi, le piazze, le biblioteche, sono luoghi vitali dove le persone si incontrano, si conoscono e condividono esperienze."
Parlando del significato di comunità, Francesca evidenzia l'importanza della condivisione e dell'integrazione. "Per me, la comunità è sinonimo di condivisione e integrazione", spiega. "Sono elementi apparentemente semplici, ma in realtà difficili da realizzare. È importante lavorare insieme per creare un ambiente inclusivo dove ognuno si senta parte integrante del tessuto sociale."
Francesca auspica che il quartiere continui a crescere e a prosperare, mantenendo al centro di ogni iniziativa la promozione della diversità, della cultura e della solidarietà.
Simone, giovane lavoratore fuori sede, originario di Firenze e trasferitosi a Milano per lavoro, ha vissuto a Calvairate, intorno a Piazzale Cuoco, per circa un anno e mezzo.
Appassionato di sport, giocatore amatoriale di calcio e avido lettore, dopo diverse esperienze all’estero è approdato a Milano nel settore bancario.
Il suo primo impatto con Piazzale Cuoco è stato intenso: un quartiere dalle forti componenti multiculturali, diverso dalle realtà urbane a cui era abituato. Pur non sentendosi del tutto a suo agio con tutte le peculiarità del quartiere (soprattutto per quanto riguarda la sicurezza percepita e i problemi legati allo spaccio) ne apprezza diversi aspetti: innanzitutto l’atmosfera vivace e dinamica, la presenza di aree verdi e il sistema di collegamenti con il resto della città.
Anche se per un periodo di tempo limitato, Piazzale Cuoco è stata per Simone un punto di riferimento, la sua casa. Per il futuro si auspica quindi tanta serenità e tante nuove opportunità, per sé stesso e per gli abitanti del quartiere, sperando in un miglioramento della qualità della vita e della sicurezza.
Grazia, presidente del Comitato Inquilini e Case Popolari di Calvairate-Molise-Ponti, ha operato come volontaria per circa vent'anni prima di assumere a pieno titolo questo ruolo quando il Comitato si è formalmente definito come organizzazione strutturata.
Nel corso degli anni il comitato ha ampliato e aggiornato progressivamente il raggio delle sue attività, e ad oggi sono molteplici i servizi che propone:
Una caratteristica distintiva del comitato è che tutti i suoi 60 volontari sono non-retribuiti. Il senso di comunità in cui credono e per cui operano, è ben rappresentato (nonché rafforzato) dal lavoro che svolgono nei cortili, emblema storico e sociale del quartiere, dove insieme ai cittadini mantengono viva quelle relazioni di vicinato e quel senso di appartenenza genuina preziosi per la condivisione e la prevenzione dei conflitti.
Il tema della casa e della mancanza di alloggi è centrale nel quartiere che, afferma Grazia, rischia di diventare un ghetto. L'abolizione del reddito di cittadinanza ha aggravato la disoccupazione e la precarietà abitativa, così come anche la rigenerazione urbanistica sta contribuendo all’aumento degli affitti e alle difficoltà dei più fragili.
Anche la dimensione culturale ha un ruolo centrale nella configurazione del contesto: il quartiere presenta infatti una significativa quantità di abitanti di origine straniera, con una forte maggioranza di famiglie arabofone; le scuola di quartiere presentano una predominanza di bambini nati all'estero; molti sono i giovani di seconda generazione nati e cresciuti a Calvairate. Tutti loro rappresentano già da ora una grande fetta di popolazione futura che occorre intercettare, considerare e coinvolgere, per evitare appunto marginalizzazioni e ghettizzazioni come in altre città europee.
Altri elementi peculiari e complessi del quartiere sono l’alta concentrazione di persone con problematiche mentali (il comitato mantiene forti rapporti di collaborazione con il CPS di quartiere), povertà e disoccupazione, spaccio di droga e piccola criminalità.
Il quartiere ha però anche molte potenzialità, spiega Grazia. Ci sono numerose persone straniere laureate e giovani in formazione che potrebbero valorizzare ed essere valorizzate. Alcuni rapper famosi sono nati qui, un contesto incubatrice di musica e street art. Il comitato supporta tutte queste ricchezze e talvolta organizza incontri e gite con nei luoghi della città, per mostrare ai ragazzi l'importanza della bellezza.
Per il futuro il comitato desidera mantenere e ampliare le sue attività, consapevole delle sfide che il futuro riserva.
Barbara Battistini ha 59 anni e vive da sempre a Piossasco. La sua carriera lavorativa è iniziata dopo un concorso che le ha permesso di lavorare presso l'ASL di Orbassano. Ha lavorato per dieci anni in un centro diurno per disabili e poi nel distretto ASL, occupandosi della gestione delle procedure di stabilità e delle commissioni relative alle erogazioni. Dopo il Covid, ha iniziato a lavorare a tempo pieno nel servizio di promozione della salute dell'ASL, focalizzandosi su progetti e attività per migliorare la qualità della vita degli anziani e degli studenti. Barbara ha frequentato le scuole a Piossasco, il liceo scientifico a Pinerolo, e successivamente la scuola per educatori professionali. Ha lavorato per diverse cooperative. Nel 1992, ha vinto un concorso e ha iniziato a lavorare per l'ASL. Barbara è sposata e ha tre figli. La sua seconda figlia ha attraversato un percorso di disforia di genere, che ha portato al cambio di sesso. La figlia maggiore è infermiera, il figlio lavora come giardiniere, e la figlia più giovane sta studiando per diventare assistente veterinario.
Barbara e suo marito hanno partecipato per molti anni a un'associazione giovanile chiamata "Gioco", che li ha molto formati e influenzati nelle loro scelte professionali e di vita. Hanno anche preso parte a gruppi di confronto per adulti legati alla parrocchia, sebbene non siano particolarmente attivi nella vita religiosa. Nel tempo libero, Barbara ha svolto volontariato in varie associazioni. Ha partecipato all'Associazione Italiana Dislessia (AID) per aiutare i genitori di bambini dislessici, e da 15 anni è coinvolta in un coordinamento Rom, collaborando con servizi sociali e scuole per supportare le famiglie Rom a Piossasco. È anche parte del direttivo dell'associazione musicale "Iniziativa Musicale" e suona in un gruppo di musica insieme. Due anni fa, Barbara ha contribuito alla nascita dell'Emporio 5 Pani, un progetto di solidarietà che raccoglie vestiti usati per evitarne lo spreco e li distribuisce a chi ne ha bisogno. L'emporio è cresciuto, coinvolgendo anche persone di diverse culture, come rom e ucraini. Da oltre dieci anni, Barbara è affidataria di bambini Rom. Ha seguito una ragazza dalla quinta elementare fino all'età adulta, e attualmente segue la sorellina, con la possibilità che questa venga a vivere con la sua famiglia in futuro. Barbara sottolinea la frammentazione delle associazioni a Piossasco e la difficoltà di coinvolgere i giovani nell'associazionismo. Tuttavia, vede segnali positivi nell'Emporio 5 Pani, dove sono stati coinvolti alcuni giovani.
Simona Aru lavora presso il Comune di Piossasco nell'Ufficio delle Politiche Sociali. Ha iniziato questo lavoro l'anno scorso dopo essere stata assunta tramite concorso pubblico. Simona conosce bene il territorio di Piossasco, avendoci vissuto dal 1995 al 1999 e per alcuni anni dopo essersi sposata, nonostante attualmente viva in un comune limitrofo. Piossasco è un comune ampio con circa 18.000 abitanti, diverse frazioni, una vivace realtà associativa e una buona offerta commerciale. Simona è nata a Pinerolo 48 anni fa, città a cui è molto legata e dove ha frequentato il liceo classico. Dopo il matrimonio, ha avuto figli e ha deciso di laurearsi, conseguendo una laurea triennale in Servizio Sociale nel 2008, mentre lavorava in un'azienda metalmeccanica. Successivamente, ha completato il suo percorso di studi con una laurea magistrale in Politica e Servizi Sociali. Ha iniziato la sua carriera come assistente sociale collaborando con una cooperativa di Torino, dove si è occupata di un progetto di accoglienza per rifugiati ucraini in collaborazione con la Croce Rossa. Successivamente, ha partecipato a diversi concorsi pubblici fino ad arrivare alla sua posizione attuale a Piossasco.Simona è sposata e ha due figli, uno di 21 anni che frequenta l'università e uno di 16 anni che frequenta il liceo. Nel tempo libero si dedica alla famiglia e alla formazione continua, essendo iscritta all'albo degli assistenti sociali, che richiede un aggiornamento costante.La sua giornata lavorativa tipica inizia salutando i colleghi e controllando la posta elettronica per identificare eventuali priorità. Si occupa di numerosi progetti, gestisce le richieste dei cittadini telefonicamente e collabora con la parte politica del comune per l'elaborazione di atti necessari per le politiche sociali. Ciò che ama di più del suo lavoro è aiutare i cittadini a risolvere i loro problemi, fornendo risposte e orientamento ai servizi disponibili sul territorio.Simona sottolinea l'importanza di un centro di aggregazione per giovani a Piossasco, un luogo dove possano sentirsi a casa e partecipare a attività sociali e culturali. Sottolinea anche la necessità di opportunità per le donne, come corsi di cucito o gruppi di auto-mutuo aiuto, che potrebbero essere offerti a costi contenuti.Tra i suoi desideri più grandi c'è quello di viaggiare, conoscere nuove culture e tradizioni, e arricchirsi spiritualmente. Le piacerebbe visitare luoghi come l'India e ilGiappone, esplorando diverse culture religiose. Un altro sogno è quello di acquistare un camper con il marito per poter viaggiare in modo economico e scoprire nuove terre. Tuttavia, questo desiderio è spesso posticipato a causa degli impegni familiari e lavorativi. Simona ha un forte desiderio di viaggiare per arricchire il proprio spirito e crede che i viaggi siano un'opportunità per il rinnovamento personale.Tra i viaggi che le sono rimasti nel cuore, ricorda con affetto quelli fatti con la famiglia, come una crociera nelle isole greche e una visita a San Giovanni Rotondo, che le ha lasciato una profonda sensazione di protezione e devozione.
Cristina Accastello è una donna di 58 anni nata a Torino, che ha trovato la sua vera casa a Piossasco, dove si è trasferita a 11 anni. La sua infanzia a Torino era caratterizzata da restrizioni e limitazioni, mentre il trasferimento a Piossasco le ha offerto una nuova libertà e l'opportunità di muoversi autonomamente e fare amicizie. La sua formazione scolastica include un diploma come perito aziendale e corrispondente in lingue estere, nonché un diploma ISEF, equivalente alle attuali scienze motorie. Durante la sua giovinezza, Cristina è stata attivamente coinvolta nello sport, praticando atletica leggera e pallavolo a livello agonistico. Ha allenato la pallavolo femminile per 12-13 anni a Piossasco, raggiungendo il picco con circa ottanta ragazze sotto la sua guida. In seguito ha insegnato educazione fisica nelle scuole attraverso supplenze, trovando grande soddisfazione in questa attività.A 25 anni, ha vinto un concorso per operatore sportivo presso il comune di Piossasco, un ruolo che ha trasformato il suo percorso professionale. Nonostante le opportunità offerte dal nuovo lavoro, Cristina ha sempre avuto il dubbio se sarebbe stata più felice continuando l'insegnamento. Nel corso degli anni, il suo ruolo si è evoluto da operatore sportivo a istruttore amministrativo, occupandosi principalmente di appalti e convenzioni per impianti sportivi, attività che trova meno gratificanti rispetto alla promozione sportiva. Dal punto di vista personale, Cristina è sposata da 26 anni con un ex sportivo ora operatore televisivo. La coppia ha due figli: una ragazza di 23 anni laureata in scienze politiche, che presto partirà per un master in Olanda, e un ragazzo di 18 anni che frequenta il liceo economico-sociale ma mostra scarso interesse per lo studio, preferendo la vita sociale e le amicizie.
Nel suo tempo libero, Cristina ama leggere, specialmente gialli non troppo cruenti, e seguire serie televisive dello stesso genere. Un'altra delle sue attività preferite è passare il tempo con un gruppo di otto amici di lunga data. Insieme organizzano passeggiate, grigliate e vacanze. Le decisioni del gruppo vengono spesso prese dalle quattro donne del gruppo, chiamate scherzosamente "CDA".Cristina vive in una casa con giardino e divide la proprietà con sua sorella, rendendo semplice la frequentazione tra le due famiglie. Riguardo al territorio di Pio Sasco, Cristina apprezza la dimensione del paese e il senso di comunità che offre, ma sente la mancanza di strutture e attività per i giovani, come cinema, birrerie e luoghi di ritrovo. Spera che in futuro i suoi figli possano trovare stabilità e soddisfazione nelle loro vite.
Isabel Bestonso ha vent'anni e ha vissuto tutta la sua vita a Piossasco, una cittadina che le piace per la comodità dei servizi, sebbene presenti delle sfide per i giovani, specialmente riguardo ai trasporti. Frequenta l'Università di Torino, dove studia lingue, specificamente inglese e spagnolo, con l'obiettivo di diventare docente universitaria di letteratura inglese. Isabel ha scelto di imparare diverse lingue perché ama viaggiare e desidera comunicare con le persone nella loro lingua madre.Durante il periodo scolastico, Isabel ha frequentato scuole elementari e medie a Piossasco, trovandole sempre comode perché vicine a casa. Ha poi frequentato il liceo linguistico, inizialmente a Pinerolo, ma a causa delle difficoltà con i trasporti ha deciso di trasferirsi ad Orbassano, dove poteva arrivare a piedi in un'ora se necessario.Oltre agli studi, Isabel lavora all'ufficio relazioni col pubblico del comune di Piossasco. Questo lavoro le piace molto perché ama il contatto con il pubblico e l'opportunità di imparare su vari settori amministrativi. Isabel si è resa indipendente dai suoi genitori per non pesare finanziariamente su di loro, dato che pagare l'università e altri bisogni può essere oneroso.Isabel ha sempre amato ballare, una passione trasmessa da sua madre che l'ha portata a competere in gare di ballo. Ha iniziato a ballare all'età di sei anni, ma ha dovuto interrompere durante la pandemia di COVID-19. Tuttavia, ha ripreso a gareggiare con sua madre, godendo delle nuove conoscenze e delle esperienze culturali che questo sport le offre.Tra i posti che ha visitato, Isabel ama particolarmente la Spagna per la calorosità della gente e gli Stati Uniti, un paese che ha sempre sognato di visitare grazie alle numerose letture ambientate lì. Le sue esperienze di viaggio sono spesso legate alle competizioni di ballo, dove ha avuto l'opportunità di stringere amicizie internazionali e scoprire luoghi meno turistici.Isabel sogna di diventare docente universitaria e di trasmettere la sua passione per la letteratura inglese ai suoi studenti. Questa passione è nata grazie a un professore delle superiori che l'ha ispirata profondamente. Isabel sa che dovrà affrontare la sfida di bilanciare il lavoro al comune e gli studi universitari, ma è determinata a perseguire entrambi finché sarà possibile.Per il futuro, Isabel immagina di continuare a vivere a Piossasco, nonostante il suo ragazzo sia di Modena e attualmente viva a Cumiana. Ritiene che Piossasco sia una bella città, ma nota la mancanza di opportunità e servizi per i giovani, specialmente la sera. Isabel sottolinea che miglioramenti nei trasporti e nelle infrastrutture per i giovani potrebbero rendere la città più attraente e vivibile per le nuove generazioni.
Alice De Faveri è un'educatrice professionale di 26 anni che lavora in questo campo dal 2019. Vive a Orbassano, vicino a Moncalieri, ed è cresciuta in questa zona. Ha iniziato la sua carriera con una cooperativa nella Val sangone e da quattro anni lavora con la cooperativa Esserci, nel progetto di educativa di strada "Area Zero" nei comuni del CIDIS (Orbassano, Rivalta, Bruino, Piossasco, Beinasco e Volvera). Oltre a questo, è anche educatrice al centro giovani di Bruino e collabora con un progetto di prevenzione e limitazione dei rischi per l'ASL TO3, dove misurano con l'etilometro le persone che escono dai locali notturni.
Alice si è avvicinata al mondo dell'educazione durante il liceo linguistico Pascal di Giaveno, iniziando a 16 anni a lavorare in un centro di aggregazione, dove aiutava i ragazzi con i compiti e costruiva relazioni significative con loro. Da quel momento, ha sognato di diventare educatrice. Un'altra esperienza formativa è stata il volontariato in una mensa sociale per persone senza fissa dimora a Torino, che le ha permesso di conoscere altri educatori e di lavorare in un contesto di bassa soglia con persone in difficoltà.
Nel suo lavoro, Alice si concentra molto sull'incontro volontario con le persone, senza obblighi da parte loro. Questo è un aspetto che caratterizza il suo approccio professionale. Alice crede profondamente nell'importanza di restituire qualcosa alla comunità e di fare la differenza nella vita delle persone che incontra, anche con piccoli gesti quotidiani. Ad esempio, considera un successo anche solo chiedere a un ragazzo come sta durante un incontro in strada.
Alice lavora spesso a Rivalta con la collega Sara, interagendo con un gruppo eterogeneo di giovani nei campetti di via Togliatti. Il loro approccio è molto libero e flessibile: i ragazzi possono giocare a carte, a calcio, o semplicemente parlare. La continuità delle relazioni è una sfida, dato che vedono i ragazzi solo una volta a settimana o poco più, e questo rende difficile costruire legami solidi.
Un'altra difficoltà è la scarsa partecipazione in alcuni comuni dopo il periodo del COVID-19 e la mancanza di opportunità ricreative gratuite. Anche i trasporti pubblici insufficienti rendono difficile la partecipazione dei ragazzi alle attività.
Alice ha studiato tre lingue (inglese, francese e tedesco) al liceo linguistico, ma ora parla fluentemente solo inglese e francese. Nel tempo libero suona il clarinetto, legge e coltiva le relazioni con amici e famiglia. È interessata alla vita politica e sociale e desidera essere attivamente coinvolta.
In generale, Alice trova grande soddisfazione nel suo lavoro, anche se affronta sfide come la mancanza di continuità e il confronto con le autorità che a volte non comprendono il valore del loro servizio. Nonostante tutto, continua a lavorare con passione e impegno per fare la differenza nella sua comunità.
Ciao, sono Anita, una orbassanese di 32 anni, con una formazione da psicologa (ambito in cui esercito a Orbassano e Pinerolo). Desidererei anche procedere con la carriera da insegnante. Il mondo a cui mi dedico è quello adolescenziale, nel delicato rapporto di confronto tra genitori e figli.
Collaboro in molteplici progetti volti a trovare un linguaggio comune per un dialogo tra esponenti di generazioni diverse. Nella mia città il mio impegno in questo senso è rivolto all'associazione Fratelli nel Mondo Onlus, che da anni ad esempio gestisce e realizza il Salone dell'orientamento, un'occasione di incontro tra scuole e possibilità formative di ogni tipo, e le famiglie che si trovano a pianificare il percorso di studi successivo alla scuola media.
Proprio sulla linea d'onda dell'importanza di avere dei punti fermi, vorrei che nella mia città ci fossero più punti aggregativi riconoscibili dai giovani come punti di riferimento. La percezione è che sia un posto dispersivo, invece sarebbe importante canalizzare le energie nascenti degli adolescenti.
Di pari passo con la mia volontà lavorativa di essere d'aiuto e di sostegno agli altri, auguro a me stessa di riuscire a trovare il tempo per pensare un po' di più a me.
Monia Di Bella è una residente di Piossasco, ha 53 anni, una famiglia composta da marito, due figlie, cinque gatti e due cani. Vive in una villetta e lavora presso il comune di Piossasco dal 2018, dopo aver lavorato per il comune di Grugliasco dal 2001. Monia ha un diploma di abilitazione all'insegnamento nelle scuole materne. Attualmente si occupa dell'ufficio casa, gestendo problematiche legate all'abitazione, affitti, sfratti e case popolari.
Le difficoltà principali per chi cerca casa a Piossasco sono legate al mantenimento dell'affitto e all'aumento dei requisiti richiesti dai proprietari, come contratti a tempo indeterminato e almeno due buste paga. Monia e il suo team cercano di capire le problematiche degli inquilini e di individuare le cause dell'amorosità (morosità non colpevole). Tuttavia, devono rispettare le regole nazionali e regionali, limitando le loro azioni alle risorse disponibili. In passato, la Regione forniva sostegni per il pagamento degli affitti, ma questi contributi sono stati ridotti. Attualmente, si lavora con la "Rete per la casa", una collaborazione tra comune, centro d'ascolto della parrocchia e servizi sociali, per trovare soluzioni alle difficoltà abitative.
Nel tempo libero, Monia si dedica alla danza, una passione che coltiva da quando aveva 5 anni. Pratica la Western Country Line Dance, una disciplina di ballo che comprende vari stili come polka, night, waltz, cha-cha e funky. Monia partecipa a competizioni internazionali e attualmente sta studiando inglese per diventare giudice di danza, ruolo che richiede una buona conoscenza della lingua.
Monia ha raccontato di aver sempre avuto una predisposizione per osservare i dettagli e capire le persone, capacità che ha sviluppato ulteriormente grazie alla danza. Questo le permette di identificare rapidamente chi finge di avere problemi per ottenere aiuti dal comune.
Parlando di Piossasco, Monia ha evidenziato alcune problematiche del territorio, come la mancanza di mezzi di comunicazione efficienti, che isola i giovani. Nonostante lei ami Piossasco, riconosce che per i giovani possa risultare un paese "morto" senza molte attività serali e di intrattenimento. Monia ha notato che le attività organizzate in paese spesso non ricevono sufficiente partecipazione, creando un circolo vizioso di mancanza di iniziative e scarso coinvolgimento.
In conclusione, Monia è una donna dinamica e appassionata, che cerca di aiutare la comunità di Piossasco attraverso il suo lavoro nel comune e coltivando le sue passioni personali come la danza. Nonostante le difficoltà del territorio, Monia rimane legata alla sua città natale e continua a contribuire attivamente alla vita della comunità.
Virginia, una giovane di 23 anni, ha sempre vissuto a Piossasco, nonostante abbia cambiato tre case. Tuttavia, non ha mai realmente vissuto il territorio, avendo frequentato solo l'asilo a Piossasco e poi le scuole elementari e medie a Sangano, dove ha anche partecipato all'oratorio come animatrice per molti anni. È stato solo circa tre anni fa che si è riavvicinata a Piossasco grazie al suo fidanzato, che le ha fatto conoscere meglio la realtà locale, incluso il gruppo Foro.
Virginia è una studentessa universitaria che ha completato una laurea triennale in scienze dell'educazione, diventando educatrice. Tuttavia, ha recentemente cambiato percorso, iscrivendosi a un corso magistrale in politica e servizio sociale, sperando di ampliare le sue competenze e opportunità lavorative. Sebbene trovi il ruolo di educatrice interessante, non lo vede come il suo futuro professionale definitivo. Durante il suo tirocinio e il lavoro in un gruppo appartamento per psichiatria, ha scoperto che preferisce lavorare dietro le quinte, occupandosi di capire le motivazioni e le necessità dei servizi sociali.
Virginia è una persona molto attiva e organizzata, impegnata in molte attività diverse. Oltre agli studi universitari, lavora in un centro giovanile e partecipa a varie attività di volontariato, inclusa una compagnia teatrale. Svolge anche lavori occasionali come hostess e in biglietteria. Nel gruppo Foro, Virginia fa parte del consiglio direttivo, dove si occupa della gestione burocratica e dell'organizzazione degli eventi. Sebbene non ci sia una "giornata tipo" a Foro, le attività principali includono la supervisione dell'aula studio e l'organizzazione di eventi culturali e ricreativi.
Quando le viene chiesto quali siano i bisogni del territorio o dei giovani, Virginia ammette di non avere una risposta chiara, poiché tende a concentrarsi su ciò che il territorio può offrirle e su come può contribuire a sua volta. Tuttavia, riconosce la necessità di spazi gratuiti per i giovani e attività che non richiedano costi elevati, poiché non tutti possono permettersi di pagare per lo sport o altre attività.
Virginia ha anche una passione per la danza, che ha ripreso tre anni fa dopo una pausa. Pratica danza contemporanea, classica e hip hop, trovando in questa attività un modo per esprimersi e rilassarsi. Sebbene non abbia ambizioni professionali nel campo della danza, la vede come un hobby importante che le permette di staccare la mente dai suoi numerosi impegni quotidiani. Le piacerebbe tornare a fare musical, ma per ora si accontenta della sua routine attuale, che le dà molta soddisfazione.
Sono nato a Torino ma cresciuto a Piossasco, un piccolo paese vicino. Sono il terzo di tre fratelli e ho frequentato tutte le scuole a Piossaasco fino alle medie. Per il liceo, ho studiato a Pinerolo, dove ho frequentato il liceo scientifico dei Mercuri, nell’indirizzo di scienze applicate. Ora sono al primo anno della magistrale in ingegneria informatica. Durante l'ultimo anno della triennale ho fatto un tirocinio che mi ha permesso di lavorare per sei mesi, ottenendo così un anno di esperienza lavorativa nel settore dello sviluppo software, in particolare sui software per cabine di ascensori. A Piossasco mi trovo bene, è un ambiente più piccolo e meno dispersivo rispetto a Torino. Mi piace la dimensione più provinciale e la comunità stretta. Nel tempo libero sono un arbitro di calcio a 11 e dedico i miei weekend a dirigere partite nei campionati regionali. Inoltre, mi occupo della preparazione dei nuovi arbitri. La mia attività preferita è il Foro, un'associazione di cui sono vicepresidente. Mi occupo della documentazione e dell’organizzazione degli eventi. l Foro è un luogo dove i giovani di Piossasco possono studiare e confrontarsi. Quando hanno aperto l’aula studio, mi sono impegnato subito per mantenerla attiva, poiché prima dovevo andare a studiare a Torino, con tutti i disagi dei mezzi di trasporto. La biblioteca locale aveva orari poco flessibili, mentre l'aula studio è più accessibile per gli studenti. Il Foro organizza vari eventi informativi, come quelli sulle elezioni e su temi come l'integrazione della comunità LGBTQIA+ e la violenza di genere. Abbiamo anche trattato l'orientamento scolastico e lavorativo e organizzato eventi sui sindacati. Mi piace confrontarmi con gli altri e partecipare attivamente a queste discussioni. ra i bisogni del territorio, penso che i trasporti siano il problema maggiore a Piossasco: i mezzi sono spesso in ritardo e poco frequenti. Sarebbe utile avere collegamenti migliori, come a Orbassano o Pinerolo, dove il treno rende tutto più comodo.
Nel tempo libero, oltre a fare l'arbitro, mi piace andare in montagna e in bicicletta. Vorrei anche riprendere a leggere, una passione che ultimamente ho trascurato a causa degli impegni di studio e di lavoro. Mi piace leggere su temi di attualità e storia, ma trovare il tempo e la concentrazione è difficile. Mi piacerebbe riuscire a dedicare più tempo alla lettura per piacere personale.
Silvana Bosco, prossima ai 63 anni, racconta la sua vita e le sue esperienze professionali e personali con grande dettaglio. Proveniente da una famiglia operaia che si trasferì a Pi