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Emanuel è un ragazzo albanese di quasi 16 anni, ha raggiunto l’Italia nel mese di ottobre 2022, è stato ospitato inizialmente a Torino poi ad Asti in una struttura, successivamente ha trovato accoglienza in una comunità nei pressi di Alessandria, nel mese di febbraio 23 Emanuel è giunto a Felizzano presso la comunità Il Galletto, gestita dalla Cooperativa Sociale Azimut. I genitori di Emanuel vivono in Albania, sono disoccupati, i suoi fratelli, una sorella di 26 anni ed un fratello di 30 anni hanno entrambi dei figli e vivono al suo paese d’origine. Il ragazzo è iscritto e sta frequentando la terza media, in accordo con il dirigente scolastico e gli insegnanti, affinché possa completare il ciclo di studi e riesca a conseguire la licenza media. Emanuel si reca quotidianamente a scuola a Felizzano, il rendimento scolastico è adeguato, ha instaurato un rapporto positivo sia con i compagni sia con gli insegnanti. Dopo la scuola il ragazzo trascorre parte del tempo in struttura, dove va d’accordo con gli altri ragazzi e con gli operatori, oppure esce per recarsi autonomamente, usando i mezzi pubblici, nelle città di Alessandria o Asti. Il giovane passa il suo tempo giocando a calcio con i suoi compagni della comunità, fa esercizi nella palestra della struttura, esce per fare delle passeggiate con i suoi amici. Emanuel a volte in comunità si occupa di fare piccoli lavoretti per aiutare gli operatori aggiustando oggetti che vanno riparati, è attirato da ciò che è “elettrico” e a settembre 23 inizierà un corso da elettricista presso un istituto professionale ad Alessandria. Il ragazzo ha inventiva e fantasia e sa riutilizzare alcuni oggetti dando loro un’altra destinazione d’uso. Il suo sogno è quello di poter aprire una ditta specializzata in impianti elettrici. Il giovane vorrebbe lavorare ed essere inserito in un progetto di tirocinio in modo da imparare e mettersi alla prova con il mondo del lavoro.
Laura Cattaneo ha 27 anni e da quasi 10 anni lavora a Felizzano nell’ azienda di famiglia che opera nel settore del florovivaismo producendo e vendendo principalmente piante ornamentali all’ ingrosso a rivenditori o a partita iva. L’azienda, sorta nel 1973, è nata su ispirazione del nonno paterno in qualità di “giardiniere” al castello di Redabue negli anni 40/60. L’ azienda animata da una sana passione per le piante e una spiccata propensione per le nuove tecnologie, si è evoluta acquisendo conoscenze e metodologie dei vari mercati con particolare riferimento ai paesi del Nord Europa. L’azienda attualmente si sviluppa su un’area di 35000 mq, dei quali circa 25000 mq coperti da serre completamente automatizzate. L’azienda è così suddivisa: una parte dove avviene il cash and carry e una parte dove avviene la produzione che è attiva tutto l’anno, soprattutto d’inverno è fiorente quella dei ciclamini e delle stelle di Natale, vi sono 3 grandi serre e 2 parti esterne, il personale impiegato è di 7 dipendenti. L’ azienda è automatizzata riguardo gli impianti di irrigazione, clima e riscaldamento e coinvolge anche la produzione e la piantumazione del taleaggio. Gli orari di lavoro giornalieri sono dalle h.8/12, dalle 14/18, ci sono periodi durante l’anno in cui la produzione è piuttosto intensa, soprattutto in prossimità delle festività come il Natale, la Pasqua, Ognissanti, la Festa della Mamma, San Valentino, in altri momenti meno impegnativi si riesce a dedicare più tempo a mettere a posto le piante, al riordino e alla pulizia all’ interno dei grandi spazi. Le mansioni nelle serre non sono difficili, le persone che vogliono lavorare in questo contesto devono avere cura delle piante, dell’ordine e della pulizia, Laura afferma che le piante “sono vive” hanno bisogno di cibo, ovvero di acqua, concime e di attenzioni, come togliere le foglie secche, i fiori sfioriti, i sacchetti quando vengono consegnate, va dedicato loro tempo. Quando arrivano le piante vanno messe sui bancali per essere esposte e vendute, come in un supermercato, per quanto riguarda la produzione, le piante vengono raccolte dai bancali messe su dei carrelli per essere portate nel magazzino, dove vengono insacchettate e successivamente consegnate al cliente. La vendita si estende sul nord Italia e in parte al centro Italia e qualche esportazione all’ estero. Laura sottolinea che i clienti si affidano e scelgono la ditta Cattaneo per la serietà, la professionalità e la qualità del prodotto, è importante produrre piante sane e belle che possano durare nel tempo. La giovane donna afferma di voler continuare l’attività, è animata da tanta passione che le è stata tramandata dai suoi genitori e ancor prima dai nonni, la sua aspirazione è quella di portare avanti l’azienda, così da non vanificare tutti gli sforzi ed i sacrifici compiuti, garantendo un solido futuro. La tecnologia all’ interno dell’azienda è sempre stata applicata fin dall' inizio, questa scelta è stata compiuta dal padre e dallo zio di Laura, con lo scopo di poterne trarre beneficio e un aiuto nelle numerose mansioni. La parte maggiormente tecnologizzata è quella legata all’ impianto di irrigazione, anche altre mansioni sono affidate all’ automatizzazione, come l’apertura e la chiusura delle finestre, la copertura e scopertura dei pannelli oscuranti, l’utilizzo di lampade che riscaldano alcuni tipi di piante, l’impianto di riscaldamento è alimentato da una caldaia a cippato. Questo tipo di lavoro richiede molto impegno, tanti sacrifici legati alla fatica fisica e ad un grande investimento di denaro, Laura vuole trasmettere passione e conoscenze anche ai nuovi dipendenti, in modo da far crescere l’azienda, per lei lavorare “è come essere in ferie”, tanta è la passione e la voglia con cui lavora e porta avanti i suoi obiettivi, la curiosità e la motivazione ad imparare sono requisiti necessari per poter svolgere questa professione. Occuparsi di questo settore è faticoso, questo tipo di lavoro rischia di non essere portato avanti dalle nuove generazioni, si tratta di un mestiere duro ma ricco di soddisfazioni. Il sogno nel cassetto di Laura è quello di espandere l’azienda in quanto, a differenza di altre parti d’Italia, al nord questo settore è poco sviluppato.
Ali è un ragazzo somalo di 19 anni. È arrivato in Italia circa 2 anni fa per essere responsabile del suo futuro. E’ stato inserito in un Progetto SAI presso il comune di Calanna, a Reggio Calabria per iniziare ad essere più autonomo e responsabile delle proprie azioni. Frequenta lil CPIA a Reggio Calabria. Ha molta voglia di fare e soprattutto di imparare per progettare il suo futuro. Ali ha iniziato un percorso di tirocinio formativo presso un ristorante, ricoprendo la figura di cameriere. Nel tempo ha stretto relazioni significative per il suo percorso ed ha trovato persone che l’hanno accolto ed aiutato.. Oggi ha molti sogni e passioni, la musica, la ristorazione ma soprattutto gli piacerebbe lavorare con i PC come informatico.
Guled è un ragazzo somalo di 20 anni. È arrivato a Reggio Calabria circa 2 anni fa per essere responsabile del suo futuro. E’ stato inserito in un Progetto SAI a Calanna per iniziare ad essere più autonomo e responsabile delle proprie azioni. Frequenta lil CPIA a Reggio Calabria. Ha molta voglia di fare e soprattutto di imparare per progettare il suo futuro. Guled nel tempo ha stretto relazioni significative per il suo percorso ed ha trovato persone che si sono messe al suo posto e che l’hanno aiutato molto. Oggi ha molti sogni e passioni, il calcio ma soprattutto sogna di voler fare il pizzaiolo ed aprire una pizzeria tutta sua.
Il signor Serralunga Giandomenico ha ricoperto l’incarico di Sindaco di Felizzano per diversi anni, dal 1975 è stato anche amministratore e consigliere comunale, si è dedicato all’ attività politica e agli studi storici di Felizzano. Appartiene ad una delle famiglie più antiche del paese, le cui radici sono ben salde e legate alla storia e al passato di Felizzano. Il signor Serralunga nella sua presentazione sottolinea che fin da quando era bambino ha iniziato ad essere interessato alla storia e alle vicende che si sono sviluppate nel tempo, in particolare riferite a Felizzano. Il nome Felizzano deriva dalla parola “Felicianus” di origine latina risalente al I secolo dopo Cristo, è un paese legato alla prima romanizzazione del Piemonte sud-orientale, delle prime legioni romane che occupavano questo territorio, un tempo ligure. Questo paese è stato caratterizzato per la sua posizione geografica strategica rispetto al territorio: è stato un importante crocevia di strade del Piemonte orientale, che collegava la Pianura Padana, la Liguria e la Francia. Qui si incrociavano 2 grandi vie, la Strada Franca e la via Francigena e la presenza di un porto sul fiume Tanaro consentiva i collegamenti con il basso Monferrato e la Liguria. Felizzano, insieme ad un altro paese Quattordio che si trova poco lontano, è stato per la seconda metà del 900, uno dei punti industriali più importanti del Piemonte meridionale. Viene ricordato che Felizzano è stata una terra monferrina legata agli Aleramici, uno dei casati più caratteristici in età Medioevale. Dalla prima metà del ‘500 ha fatto parte del Ducato di Milano e del Ducato spagnolo di Milano. Felizzano è poi passato in mano ai Savoia e fu occupato dai napoleonici di Francia nel 1799, sotto il dominio napoleonico, successivamente è ritornato sotto i Savoia e seguì poi le sorti dello Stato italiano a partire dall’Unità d’Italia del 1861. Come già accennato, la favorevole posizione in cui si trova Felizzano, nel Piemonte sud-orientale, ha visto passare eserciti, commerci, è stata un’essenziale via di comunicazione tra le città di Asti, Alessandria, Casale Monferrato, Acqui Terme e la riviera Ligure. Fin dall’antichità Felizzano ha sempre dimostrato di avere una dimensione “aperta” ad altre culture e altri popoli e ha saputo assimilare influenze molteplici e diverse. Si caratterizza per essere una comunità accogliente, aperta e variegate nelle sue origini etniche. Questo tipo di mentalità ha permesso una certa apertura sociale che ha consentito un giusto rapporto facilitando l’inclusione di altre popolazioni. All’oggi su circa 2200 abitanti poco meno di 1/3 ha origini felizzanesi, circa i 2/3 provengono da altre regioni come la Calabria, la Sicilia, la Sardegna ed il Veneto, questo è avvenuto dopo il secondo dopoguerra, a seguito dello sviluppo industriale. Il signor Serralunga collabora con la scuola presente in paese, illustrando agli alunni le vicende storiche del territorio felizzanese. Ha scritto diversi articoli e saggi storici, scrive per il “Bollettino Parrocchiale” di Felizzano, dal 1949 è la rivista su cui vengono riportate le vicende storiche, culturali, informazioni sugli eventi e le vicende del paese. Il sig. Serralunga sta lavorando per la pubblicazione di un vocabolario del dialetto felizzanese, per salvaguardare il patrimonio linguistico e per la stesura di alcuni volumi sulla storia di Felizzano e sulla storia delle 4 chiese presenti: S. Michele, S. Pietro, S. Rocco e S. Maria della Fonte. In passato sul territorio felizzanese, agli inizi dell’800, tra chiese e conventi se ne contavano circa una ventina, all’ epoca era indice di devozione e di benessere della popolazione. Di grande interesse vengono ricordati alcuni dipinti e sculture realizzati da famosi autori locali del ‘400/’500 come il Moncalvo e il Morgani per citarne alcuni. Per il futuro il signor Serralunga vorrebbe poter portare a termine e pubblicare le sue opere letterarie volte a promuovere, valorizzare e salvaguardare il patrimonio storico, culturale e linguistico del suo paese.
Bruno Dalchecco è il Presidente Sezione ANA Associazione Nazionale Alpini di Alessandria ed Ennio Besola è il Capogruppo Alpini di Felizzano in specifico. Dalchecco si arruola nel 1976 e fa parte dell’Associazione Nazionale Alpini, fa subito un accenno storico riguardo la nascita del corpo degli Alpini, fondato a Napoli nel 1872. Dal 1919 i reduci della 1° Guerra Mondiale hanno fondato l’ANA che raggruppa gli Alpini, il loro motto diventa “ Aiutare i vivi per ricordare i morti”, riportato sulla colonna mozza all’ Ortigara nel 1920 dove si è svolto il primo raduno nazionale, da allora ogni anno, come consuetudine, avviene in una diversa città d’Italia. L’ANA, con sede nazionale a Milano, conta 4300 gruppi in tutta Italia suddivisi in 80 sezioni, mentre all’ estero si contano 30 gruppi suddivisi 29 sezioni, si tratta dell’associazione d’arma più grande al mondo. All’interno di ogni sezione vi sono vari gruppi, in quella di Alessandria si contano 35 gruppi e circa 1500 iscritti, può essere presente un corpo di Protezione Civile all’ interno della sezione, dove si aiutano gli enti locali e viene fatta beneficenza. Gli Alpini in arma portano pace e democrazia, gli Alpini in congedo continuano a portare avanti i valori e il loro motto. Ogni anno l’operato degli Alpini viene rendicontato e riportato in un “Libro Verde” dove viene raccolto il numero delle ore svolte di volontariato per eseguire opere di solidarietà e di sostegno al prossimo, con un valore monetario molto alto, a questo si aggiungono i soldi devoluti in beneficenza raccolti attraverso varie iniziative nel corso dell’anno. Lo spirito degli Alpini è animato dalla solidarietà e volto all’ aiuto nei confronti di chi è bisognoso, ad esempio a livello nazionale sono stati costruiti vari edifici, all’ estero ad esempio in Ucraina oppure in luoghi in cui ci sono state calamità naturali. Si ricorda il grande impegno e coinvolgimento da pare degli Alpini durante e dopo l’alluvione di Alessandria nel 1994. Dal 2005 è presente la figura femminile all’ interno degli alpini, dove svolge mansioni identiche a quelle maschili. L’ANA da 3 anni organizza campi scuola a livello nazionale che coinvolge ragazzi dai 16 ai 25 anni svoltisi in Sicilia e in Sardegna, per la durata di 15 giorni. La sezione di Alessandria organizza da diversi anni il campo scuola per giovani dai 10 ai 15 anni, sia per maschi, sia per femmine. Il 17 settembre 2023 ci sarà l’inaugurazione del monumento agli Alpini antistante la Stazione ferroviaria di Alessandria, in quel weekend si terrà in città la riunione del centro studi nazionale dove si riuniranno tutte le sezioni ANA, questo evento è motivo di orgoglio da parte del Presidente Dalchecco, il quale auspica che possa a breve svolgersi anche il consueto annuale Raduno Nazionale proprio ad Alessandria. A Felizzano il gruppo è nato il 15/4/1984, è composto da un buon numero di iscritti, alle attività ed iniziative organizzate partecipano spesso i soliti associati. La caratteristica che accomuna gli alpini è “la passione con cui vengono fatte le cose”, sottolinea Besola Ennio, e quando si agisce con passione e impegno le cose riescono bene. Gli Alpini collaborano attivamente con gli istituti scolastici di Felizzano coinvolgendo le scuole elementari e medie con varie manifestazioni, ad esempio la festa dell’ albero, la giornata ecologica e la giornata mondiale della sostenibilità. Queste attività svolte nelle scuole riscuotono sempre molto successo e sono molto apprezzate, i ragazzini vengono coinvolti e dimostrano interesse. Nel comune di Felizzano sono stare realizzate opere a cure degli Alpini, come ad esempio il ripristino del viale della Rimembranza, la ristrutturazione dell’attuale sede del gruppo, è stato inaugurato il monumento dedicato all’ Alpino in un’ area concessa dal Comune, si è stipulata anche una convenzione con l’amministrazione comunale per la pulizia e la sicurezza all’ interno del paese di Felizzano. Si riferisce che ogni anno vengono devoluti molti soldi in beneficenza, per quanto riguarda la realtà di Felizzano, in particolare, sono state acquistate delle lavagne LIM e altri materiali per la scuola, viene mantenuta attiva e attrezzata l’ aula dei laboratori, sono presi in adozione a distanza 2 bambini stranieri, questo denaro viene solitamente ricavato da alcune iniziative come ad esempio le cene che avvengono nella sede. Il gruppo di Felizzano è attivo, funziona bene, garantisce aiuto e sostegno attraverso attività e iniziative rivolte alla cittadinanza. Prossimo impegno sarà la seconda domenica di maggio al raduno nazionale che si terrà quest’ anno a Udine.
Filippa, da tutti conosciuta come FINA, è una donna di 70 anni, dalle mille sfaccettature, ferma sui suoi valori, combattiva, ma nello stesso tempo dolce e accogliente E' un'Assistente sociale, una mamma e una nonna.Originaria della provincia di Caltanissetta, ha vissuto gli anni universitari e lavorativi a Catania, una città che l'ha accolta ma che lei non ha sentito mai sua, perchè, molto forte il legame con le sue origini.Dopo il diploma, si è iscritta a Scienze Politiche, ma durante gli studi, una esperienza per diversi anni, all'interno di una associazione per ragazzi portatori di handicap ha dato una svolta significativa alla sua vita.Da quel momento la sua nuova Mission è diventata: -aiutare e sostenere i più deboli-Quindi cambia facoltà , e si iscrive alla Scuola Superiore dei Servizi Sociali, e dopo tre anni è diventa appunto una Assistente Sociale.Per 47 anni, ha svolto la sua professione all'interno dell'Amministrazione Pubblica del Comune di Misterbianco (CT), con il supporto di figure professionali provenienti dal Privato Sociale grazie ai progetti presentati dalle varie Cooperative del territorio.Il lavoro in questi anni non è stato facile, le vite dei tanti nuclei familiari che ha incrociato e preso in carico erano deprivate sia economicamente che affettivamente, spesso il suo ruolo non veniva riconosciuto e accettato, per tanti la sua figura aveva solo uno scopo: "TOGLIERE I BAMBINI".Si è spesa in tante battaglie, anche le piu disperate, perchè per lei, anche il piu piccolo dei risultati raggiunti era pur sempre qualcosa..un piccolo granello che avrebbe fatto sentire accolto chi si sentiva inascoltato, dimenticato.Proprio per questo non ha mai perso l'entusiasmo e la voglia di darsi.All'età di 67 anni è andata in pensione.Per Fina, è stato un momento difficilissimo, legato soprattutto alla prematura perdita del compagno di una vita, senza piu il lavoro e i collehi si è rifugiata nella famiglia.E poi un giorno, inaspettivamente la sua routine familiare è stata interrotta dalla proposta della Cooperativa Marianella Garcia.Con quest'ultima e alcuni suoi collaboratori nel corso di tutti questi lunghi anni lavorativi ha stretto rapporti di stima e affetto significativi, per cui alla proposta di ritornare a lavorare come assistente sociale in un nuovo progetto "Teneramente", finanziato da Cesvi e di cui la Garcia e partenr, ha subito accettato.Progetto molto innovativo, della durata di tre anni. Ha ripreso cosi a fare l'assistente sociale e insieme all'equipe multidisciplinare, formata da un coordinatore, uno psicologo, un pedagogiste e gli educatori professionali e diverse agenzie del territorio sanitarie e non. Ad essere seguiti e presi in carico dall'intero team, sono le famiglie e i bambini da zero a a sei anni, che vivono situazioni molto particolari e delicate.Sente di essere cambiata, come lei stessa ha detto durante l'intervista, è meno rigida, più accogliente, più dolce, meno istituzionale.Ha un part-time, perchè la sua famiglia, soprattutto i nipoti hanno bisogno di lei e lei ha bisogno del suo tempo per ascoltare e vivere finalmente il suo essere "Donna".
Ramona è una genovese trapiantata a Torino. Ha conseguito un diploma da cuoca, ma non ne ha fatto una professione, per cui la cucina è rimasta una passione. Ha poi conseguito una laurea breve in materie marittime ed aeree, che le ha dato la possibilità di lavorare a Genova, presso uffici che si occupavano di pratiche legate a queste attività.
Dal 2010, per amore, si è trasferita a Torino, dove ha cominciato a svolgere lavori, prevalentemente d’ufficio, ricoprendo vari ruoli; dalla segretaria, all’addetta di telemarketing, alle vendite.
Vorrebbe riprendere a lavorare, ovviamente le piacerebbe ritornare in un ufficio, ma la situazione contingente un po’ difficile, la porta ad accontentarsi di svolgere qualsiasi lavoro, che si possa conciliare con la sua attività di mamma.
Legge molto, perché è una donna molto curiosa. Una frase che ripete spesso alle figlie: “leggete, per poter scrivere bene”.
Si interessa di questioni di legalità; è infatti collabora con l’Associazione volontari Capitano Ultimo e le piacerebbe molto organizzare nelle scuole, dei laboratori che trattino i temi legati alla legalità, oppure incontri con adulti e ragazzi per dibattere la questione.
Scrive su qualsiasi argomento che le passi per la mente e ha collaborato con un giornale locale ligure, con articoli di cronaca, vignette o caricature; sì perché anche il disegno rappresenta un modo per esprimere una personalità forte, empatica e soprattutto vivace. La passione per l’arte l’ha ereditata dalla mamma, maestra d’arte ceramista, dipinge ceramiche e ogni cosa le capiti tra le mani.
SHENOUDAE' un ragazzo egiziano di 18 anni.Ha lasciato il suo paese ed è giunto in Italia ad ottobre del 2022.In Egitto continua a vivere tutta la sua numerosa famiglia, tranne una sorella che ormai da anni vive a Milano.lI sente e li vede regolarmente attraverso le video chiamate. E' un ragazzo timido, gentile e molto educato.La prima cosa che ti colpisce sono i suoi bellissimi e grandi occhi verdi,che si illuminano ad ogni suo sorriso. Non parla molto volentieri del suo viaggio, dice solo che è stato molto lungo e brutto....ma il desiderio di una vita diversa e suoi compagni di sventura gli hanno dato la forza di affrontarlo. Shenouda, giunto a Catania è stato accolto dalla Fondazione Cirino la Rosa.I primi mesi sono stati molto difficili, la lingua italiana, la nuova cultura e il distacco dai suoi genitori, adesso sta bene in Comunità, ha instaurato pian pianino un buon rapporto con gli operatori e i minori che ci vivono, molti dei quali sono egiziani, tra questi c'è anche Ayman. Il pomeriggio frequenta regolarmente la scuola (CPIA/Pestalozzi),per imparare l'italiano e conseguire la licenza media.Acquisita la licenza, gli piacerebbe frequentare un corso di cucina che lo faccia diventare un bravo CHEF.Il suo sogno quando sarà piu grande e sarà diventato bravo è quello di aprire un Ristorante tutto suo a Milano, cosi da ricongiugersi con la sorella.Vuole diventare ricco, non solo per lui ma per aiutare la sua famiglia. Ha anche un'altra passione: il FOOTBALL, segue regolarmente le partite , la sua squadra del cuore è il Real Madrid e il suo campione LIONEL MESSI, alla quale si ispira quano gioca a calcio, sia nei campi della struttura che lo ospita che nei campetti sparsi in città.Forse quando sarà "grande grande"si sposerà con una ragazza egiziana e avrà dei figli.
Angela ha 32 anni, è una giovane pedagogista nata e cresciuta Catania,quartiere San Giorgio, che nonostante tutti i suoi limiti,trova il posto piu bello dove vivere.E' una ragazza molto dolce e appassionata della sua professione.Ama stare con gli amici, la famiglia, adora questa città e il suo mare dove si rifugia appena può.Da cinque anni, lavora presso la Fondazione Cirino La Rosa che accoglie minori italiani e MSNA, svolgendo oltre al suo ruolo di pedagogista altre mansioni all'interno dellla casa che la fanno sentire utile e indispensabile.Non guarda orari e turni, vuole esserci, ritiene questo luogo e chi lo vive un prolungamento della sua famiglia.Ha un ottimo rapporto con i colleghi, con la quale pianifica il lavoro.
Per i minori, cerca con attenzione e cura di costruire percorsi che li portino nel tempo ad acquisire una loro indipendenza lavorativa ed abitatibva.Si occupa dell'accoglienza, del loro inserimento a scuola, dai corsi di alfabetizzazione fino al conseguimento della licenza media presso il CPIA del quartiere (Ist. Pestalozzi)Tiene i contatti con i vari Enti di Formazione, che possano far acquisire qualifiche professionali e far svolgere tirocini lavorativi, nella speranza di veri e propri contratti lavorativi. Cura e pianifica, sempre con l'ausilio dei colleghi le attività sportive e ludiche.-CALCIO-PING PONG-LABORATORIO TEATRALE-FESTE E GITE DIDATTICHE-Ascolta: i loro sogni, le loro fragilità, le loro paure e gioisce dei loro traguardi.Angela, nonostante le difficolta di chi opera nel sociale, in questa terra martoriata di suo, che riconosce l'importanza di chi svolge tali professioni, ma non li gratifica sicuramente regolarmente da un punto di vista economico, ritiene che il suo sia il LAVORO PIU'BELLO che si possa fare.Ed è all'interno della Fondazione che immagina la sua vita.Angela, spera tanto che nel tempo si infonda sempre piu il principio dell'integrazione tra le diverse culture dei popoli e che le diversità di ogni essere umano possano imparare a convivere serenamente, senza giudizi e pregiudizi, ma facendone tesoro come un bene unico e prezioso, a cui ogni essere umano attingere anche solo con un semplice abbraccio.
Ayman è un ragazzo egiziano, ha 18 anni.Ha lasciato il suo paese e la sua famiglia ed è giunto in ITALIA ,cinque mesi fa.E' un ragazzo alto, timido, che stra cercando pian pianino di dare un senso alla sua giovane vita in un paese straniero ma che gli piace.Giunto a CATANIA è stato accolto dalla Fondazione Cirino La Rosa, che accoglie minori stranieri e non, la loro sede da decenni è nel quartiere di San Giorgio.AYMAN si trova bene in comunità, ha un buon rapporto sia con gli operatori che con il gruppo di pari che vivono in struttura, molti dei quali provenienti dal suo paese e come lui quindi hanno affrontato il viaggio, lungo e doloroso ma pieno di sogni.Il pomeriggio frequenta regolarmente la scuola e spera di conseguire al piu presto la licenza media, nonostante abbia ancora parecchie difficoltà con la lingua italiana.La mattina invece, frequenta un Corso di Panificatore, presso l'Istituto San Giuseppe di Catania. Da grande vuole fare lo CHEF, gli piace la nostra cucina e si diverte a sperimentare nuovi piatti insieme agli operatori di turno in cucina.Nel suo tempo libero oltre che stare in giro per la città con gli amici, gli piace giocare a Ping Pong, a tal proposito gli piacerebbe che al Cirino comprassero il tavolo, cosi da organizzare dei tornei.Un'altra cosa che lo rende felice è l'essere entrato dal mese di novembre a far parte del gruppo teatrale della MILIZIA dell'IMMACOLATA, con i suoi nuovi compagni ( grandi, piccoli e alcuni stranieri come lui) balla e si diverte, ha gia preso parte ad un MUSICAL, andato in scena a fine dicembre.Catania gli piace e un giorno spera di trovare lavoro in un bel ristorante che gli permetta di vivere e realizzare tutti i sogni che gli hanno dato la forza di affrontare il viaggio e il distacco dai suoi affetti più cari.
Debora è una giovane mamma di tre figli e con il marito vive in un piccolo alloggio in affitto. In famiglia lavora solo lei, come addetta alle pulizie, part time, presso Il Politecnico di Torino, da 19 anni. Si trova molto bene e l’ambiente è accogliete. La situazione economica non è florida, quindi Debora cerca di appoggiarsi ad associazioni che possono aiutarla a far fronte alle esigenze della famiglia. È una donna positiva e ricca di iniziativa che cerca di conciliare lavoro, famiglia e impegni vari dei ragazzi. Infatti confessa che è molto difficile e accontentare le esigenze di tutti, quasi impossibile.
Oltre a cucire molto bene, ama leggere, quando stacca un po’ la spina ed è soprattutto abile nei lavori manuali. Usa la sua grande creatività per realizzare oggetti utili, risparmiando. Questa attività le permette anche di staccare la spina dai problemi, che sono molti e sono lei si trova a gestirli.
Vita, è una donna molto dinamica ed empatica, figlia di padre pugliese migrato a Torino per lavoro, trascorre un’infanzia felice con una famiglia numerosa. Appassionata di disegno, frequenta per 2 anni l’Accademia di Arte, ma le spese che deve sostenere per la frequenza ed i materiali, sono troppo elevate per la sua famiglia, quindi decide di abbandonare la scuola, per iscriversi ad un corso di contabilità. Capisce subito però che non è la strada giusta per lei. Poi, per caso, un’amica la prega di accompagnarla presso un salone di parrucchieri e lì scopre un mondo che le permette di coniugare la sua passione per l’arte, con l’apprendimento di una professione, che l’accompagna per gran parte della sua esperienza lavorativa.
Vita è una donna molto curiosa, oltre che cultrice del bello. Ama infatti leggere e le sue letture spaziano dai romanzi, ai libri di scienza. Le piace moltissimo seguire la nipotina negli studi, perché questo le permette di riprendere ed approfondire materie che nel passato aveva giudicato poco importanti.
Shuvo è un ragazzo del Bangladesh, ha 18 anni.Due anni fa ha deciso di lasciare il suo Paese, affrontare il viaggio per arrivare in Italia e cambiare la sua vita, dopo varie peripezie e sofferenze è sbarcato a Catania.La sua famiglia ha appoggiato questa sua scelta e con grandi sacrifici è riuscita a fargli intraprendere questa avventura.Continuando a mantenere i rapporti con loro grazie ad internet.E' un ragazzo molto timido ed educato.Dal suo arrivo a Catania è stato affidato alla Comunità Marianella Garcia,che ha sede nel quartiere San Giorgio insieme ad altri connazionali.Dal suo racconto si evince che si trova molto bene sia in struttura che nella città,nonostante le difficoltà iniziali legati alla lingua e ad una nuova cultura.Nel tempo ha imparato a superarle, grazie al lavoro di accoglienza e ascolto degli educatori della Comunità e agli insegnanti della scuola nella quale è stato iscritto.Per rendere piu facile l'apprendimento della lingua italiana(di per sè molto difficile per la maggior parte dei ragazzi bengalesi) e crearsi nuovi amici ha anche partecipato, grazie alla forte collaborazione tra i due realtà, ai corsi di italiano e ai vari laboratori e gite ,proposti da Civico Zero,A giugno di quest'anno dovrebbe conserguire la licenza media.Inoltre da luglio 2022, è inserito in un tirocinio lavorativo di sei mesi, che dovrebbe concludersi a breve, grazie ad un progetto proposto dall'ente di formazione ARCHE'.TIROCINIO che svolge con grande entusiasmo e partecipazione, presso l'OSTELLO di Catania,una realtà lavorativa gestita da giovani imprenditori catanesi che da anni accoglie e forma molti minori stranieri non accompagnati.Le 25 ore settimanali di Shuvo sono suddivise tra giorno e sera, per affiancare sia lo chef, come aiuto-cuoco, che il pizzaiolo poiche duirante il colloquio di presentazione ha espresso il desideri di imparare l'arte della pizza.in questi due anni la sua rete amicale si è molto arricchita, si trova bene a Catania e nel quartire di San Giorgio.E' piu' allegro , meno timido e molto affettuoso con le persone alle quali vuole bene.Nel tempo libero dopo aver vinto la "VERGOGNA", cosi come dice lui, si è avvicinato al gruppo teatrale della Milizia dell'Immacolata (che ha la sua sede sotto gli spazi della Comunità Garcia), prima come semplice spettatore durante le prove, attirato dalla musica e dalle risate e poi pian pianino inserito all'interno di esso, grazie all'accoglienza dei ragazzi , degli adulti e del regista e fondatore del gruppo Giovanni Salamone.Ormai si e' ben integrato e sente le persone che lo circondano come famiglia. Si diverte , balla, canta e si impegna durante le prove, nonosostante i vari impegni tra scuola e i turni del tirocinio,
Ha già preso parte a diversi Musical, che sono stati rappresentati in diversi teatri e piazze di Catania e provincia.Non sa cosa gli riserverà la vita, se rimarrà a Catania o cambierà città, una cosa è certa per lui, un giorno avrà una Pizzeria tutta sua.Un altro obiettivo che si è prefisso e che spera potrà raggiungere appena si sentirà pronto ad impegnarsi e a superare le difficoltà della lingua è l' iscrizione presso una scuola guida del quartiere e l'acquisizione della tanta agogniata Patente.
Percorso che gli è stato proposto di intraprendere grazie al sostegno del progetto TEMPO AL TEMPO.Quest'ultimo traguardo, quando raggiunto insieme ad una maggiore stabilità al lavoro contribuiranno sicuramente alla sua crescita e indipendenza di giovane- adulto, ormai integrato in questa città.Grazie di tutto
Franco è una persona gentile, educate e molto disponibile. Ha avuto una vita piena che lo ha portato a svolgere diverse attività: nel campo dell’edilizia, come muratore, elettricista, fabbro, imbianchino, pulizie. Ha una grande manualità, infatti si definisce un “tuttofare”, ma gli piacerebbe gestire la portineria di un palazzo. Avendo infatti avuto problemi di salute, non può affrontare lavori troppo pesanti.
Ha due figli, di cui è molto orgoglioso e con cui ha un ottimo rapporto. I genitori originari del sud, si sono trasferiti a Torino per lavoro. Il padre il cuoco, faceva le stagioni in località fuori Torino, anche straniere. Spesso, quando finiva la scuola, portava Franco, che era un bambino un po’ irrequieto, con sé mentre la mamma accudiva il fratello più piccolo.
Per una serie di vicissitudini personali ha svolto lavori socialmente utili, che gli hanno permesso di implementare le sue competenze e gli hanno aperto nuove prospettive. Attualmente vive in un alloggio in condivisione con altre persone ed è in attesa di una nuova sistemazione. Essendo un uomo socievole va d’accordo con i coinquilini e, in generale, con le persone con cui lavora e collabora attivamente, offrendo il proprio aiuto in caso di necessità.
Nel tempo libero ama frequentare gli amici, andare ogni tanto a ballare, ma soprattutto ha scoperto che gli piace molto visitare luoghi nuovi, soprattutto perché non riesce a stare fermo in casa. Spesso passeggia per le vie del centro e gli piace l’idea di riscoprire la città in cui è nato, visitando anche musei, chiese, piazze etc. A volte prende il treno e parte alla scoperta dei dintorni di Torino.
Jessica ha 30 anni e dal 2021 lavora come apprendista per l’ATT, impresa sociale segata all’associazione Attivitabile, che promuove progetti e attività per ragazzi con disabilità cognitive. Jessica si occupa di amministrazione ed è contenta del suo lavoro. Ha molteplici interessi, tra cui il nuoto, che pratica 2 volte alla settimana ed è volontaria della Croce Rossa e ha una gattina che la tiene molto occupata, segue anche un corso di teatro che le sta insegnando molte cose. Si reca sul posto di lavoro in treno, ma tra i suoi obiettivi di autonomia, c’è quello di trovare una casa vicina al posto di lavoro. Jessica ha un diploma nell’ambito del sociale che le ha permesso di entrare e conoscere l’ambito della disabilità, nonostante essa stessa si riconosca delle difficoltà. Ha conseguito una laurea in lingue. Sa lo spagnolo ed il portoghese. Ama leggere, ma è poco costante, mentre ascolta moltissima musica, preferibilmente musica italiana. Ama anche il cinema, frequenta le sale cinematografiche e ha seguito un corso di video montaggio.
Stefania è una giovane cagliaritana che ha lasciato la Sardegna dopo una laurea triennale si è trasferita a Torino, per studiare psicologia clinica e interventi nella comunità. È una persona estremamente attiva e curiosa, infatti svolge attività di volontariato presso alcune associazioni, occupandosi sia di questioni di genere, che di immigrazione: svolge attività di servizio civile e sta lavorando presso un’associazione specializzata in interventi educativi e di supporto allo studio.
Alla fine del percorso universitario, dopo il tirocinio obbligatorio, le piacerebbe lavorare in un centro per tossicodipendenti, anche se in realtà il lavoro nel quartiere inteso come una comunità, è quello che l’attira di più perché l’ambiente in cui si vive, determina il benessere di una persona. Ciò contribuisce a migliorare la qualità della vita dei quartieri più disagiati, permette di pensare, a che li vive, di non dover subire un destino già segnato perché’ si è nati a pochi chilometri dal centro.
Nel suo tempo libero ricama, soprattutto quadretti, magliette. Legge moltissimo, dai saggi ai romanzi. ll suo preferito è il Cardellino. In questa fase è più dedita alle serie televisive che può interrompere quando vuole. Il crime è il suo genere preferito, tanto che grazie, ad una serie di documentari ha deciso di entrare in contatto con un carcerato negli Stati Uniti e con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio, da anni è diventata amica di penna di un ragazzo, che sta scontando la sua pena in Texas.
I ritmi lenti della sua regione, che tante volte le sono stati stretti, a volte le mancano, così come la sua famiglia, gli amici. Ma la voglia di cambiare e vedere cose diverse, oppure la consapevolezza di non avere alternative, l’hanno portata a scegliere Torino come luogo in cui fermarsi. Chissà…. Forse per un po’.
Ylenia, fa parte dell’associazione “A Casa Nostra” ed è una ragazza che tiene molto alla sua indipendenza ed autonomia, che cerca di costruire anche attraverso l’aiuto degli educatori, con cui impara a muoversi in tranquillità per il quartiere. Ama frequentare l’associazione e adora il mondo del trucco, che pratica sia su sé stessa che sugli altri, in particolare sua mamma. Ascolta anche molta musica, soprattutto quella legata al programma di Amici, che segue con i compagni. Ha frequentato un corso prelavorativo in cui seguiva lezioni di informatica, ma probabilmente non era adeguato alle sue esigenze. Ora segue un corso di ristorazione, in particolare sala bar e sembra piacerle molto. È una ragazza molto sensibile, vorrebbe aiutare gli altri facendo del volontariato.
Alessandro come Ylenia, appartiene all’associazione e gli piace moltissimo, perché’ la trova accogliente, ha la possibilità di fare attività molto interessanti e ha trovato nuovi amici. Segue anche lui il corso per sala bar, che trova molto interessante. L’anno scorso ha seguito un corso di grafica e ha fatto uno stage in una cartotecnica, esperienza che gli è piaciuta molto. Gli piace disegnare i personaggi della Disney. Aiuta anche sua mamma in libreria, anche se lui non ama i libri. Ascolta musica di ogni genere, anche degli anni 80, che chiama d’epoca. È un tifoso sfegatato del Toro e ha seguito per un po’ di anni un corso di judo, che ha abbandonato, perché’ richiedeva un impegno e un’attenzione troppo gravosi.
Serena fa parte dell’associazione “A Casa Nostra” e durante la giornata va a lavorare alla Zanzara, un laboratorio in cui creano e decorano oggetti: magliette, penne etc. A volte con delle frasi un po’ colorite ma scherzose. Quando era piccola voleva diventare veterinaria, come la sua mamma, ma bisogna studiare troppo. Ama ovviamente gli animali e li accudisce: ha tre gatti, un cane e ospitano anche quello del fratello, che è diventato ormai parte integrante della famiglia. Quando non lavora, Serena sta con la sua educatrice o va all’associazione, dove svolgono attività manuali con i volontari di alcune associazioni, come “Gli Anni d’Argento”, oppure seguono laboratori con psicologi su varie tematiche. Quando con gli altri ragazzi trascorre il fine settimana all’associazione, vanno a fare la spesa, cucinano. Lei ama cucinare perché’ ha fatto la scuola alberghiera, quindi dà una mano anche a casa.
Alex, compagno di intervista, frequenta anche lui l’associazione, ha 25 anni. Attualmente sta frequentando un centro in cui gli insegnano a cucinare e gli piace molto. Quando non lavora gioca con il nintendo, ama nuotare e quando è con gli amici dell’associazione si diverte ed esegue i lavori di casa in base ai turni assegnati: gli piace lavare i piatti. Legge i fumetti e ha un cane di cui si occupa.
Alda ha 26 anni e fa parte dell’associazione “A Casa Nostra”, dove ha avuto modo di fare nuove amicizie, in particolare con Silvana e Davide, ma anche con tutti gli altri ragazzi del gruppo. Ama la musica: il rock, la musica albanese e l’hip hop, che balla e che rappresenta una vera passione. Tutti i giorni si reca al centro diurno e con i compagni fanno passeggiate, si fermano al bar per stare un po’ insieme ed ascoltare la musica. Le piacciono molto i pesci, ha un acquario, ma se ne occupa suo padre, perché’ a lei piace di più osservare i pesci che nuotano. Al circo ha conosciuto Alessia, che è diventata un’amica inseparabile, anche per le interviste.
Alessia ha quasi 19 anni. Ama il calcio, ha fatto giocoleria al circo e le piace frequentare l’associazione “A Casa Nostra”, dove ha incontrato nuovi amici. Quando trascorre lì il fine settimana, ama cucinare i primi piatti. È brava, perché’ gli amici apprezzano. Il mattino va a scuola e frequenta il prelavorativo, dove segue lezioni di informatica e svolge attività laboratoriali artistiche, che apprezza decisamente di più dell’informatica. Ama disegnare, in particolare il joker. Ascolta la musica rap e le canzoni romantiche. Nel pomeriggio vede la sua educatrice, passeggiano o stanno a casa, dove Alessia ha due gatti che ama molto. Ma c’è una passione importantissima nella sua vita, la Juventus. È una tifosa sfegatata, ma corretta, raramente litiga durante il derby.
Maria Sofia è una giovane abitante del borgo, con la passione per il mare. Sin da piccola, durante le vacanze, si è interessata alla vita della flora e della fauna del mare. Ha quindi deciso di intraprendere gli studi per diventare una biologa marina, impegno di studio che unisce alla passione per la fotografia, che la porta ad immortalare qualsiasi soggetto attiri la sua attenzione. La fotografica le ha permesso di conoscere molte persone, che come lei condividono la stessa passione. Ha una grande manualità e crea oggetti con tutto ciò che le capita tra le mani, soprattutto gioielli. Appassionata di musica ne ascolta molta, soprattutto il jazz, ha suonato la batteria, per poi passare, come autodidatta, all’ukulele.
Lo scoutismo Agesci le ha dato la possibilità di maturare esperienza di vita di comunità con i ragazzi, che le ha permesso poi di poter lavorare nei centri estivi sia come animatrice volontaria, che come aiuto studio e compiti.
Lavora con un’associazione anche nel monitoraggio e nell’analisi del gradimento del flusso dei visitatori nei musei, attività che le permette di rapportarsi con un pubblico adulto.
Vive da sempre a Madonna di Campagna, ma lamenta la mancanza di centri di aggregazione per adolescenti per cui diventa difficile stringere amicizie vicino a casa. È però soddisfatta dei mezzi pubblici che collegano il quartiere con il resto della città.
Thiam Mouhamadou Mansour nasce 16 anni fa in Senegal da una famiglia numerosa (5 sorelle e 2 fratelli), il padre è in pensione e la madre è una commerciante, tutti vivono nel suo paese eccetto una sorella che lavora e vive in Marocco. Thiam si trova in Italia da 7 mesi, il viaggio per arrivarci è stato molto difficile: è partito dal Senegal, ha raggiunto il Mali, poi l’Algeria, si è diretto in Spagna, ha attraversato la Francia per arrivare in Italia. La prima città che lo ha ospitato in Piemonte è stata Tortona, che si trova vicino ad Alessandria, ha vissuto qualche mese in una struttura di accoglienza per poi essere stato trasferito a Felizzano (Al) in una comunità MSNA. Thiam è un ragazzino dal carattere mite e gentile e ha subito trovato appoggio e sostegno negli operatori con cui condivide la quotidianità e le proprie preoccupazioni. Frequenta la scuola di alfabetizzazione CPIA ad Alessandria e conosce altre lingue imparate a scuola in Senegal, ritiene di non fare molta fatica nello studio dell’ Italiano in quanto “simile” al Francese, che aveva imparato nel suo paese. Thiam racconta che in Senegal studiava e giocava a calcio in una squadra della sua città nel ruolo di difensore centrale o centrocampista, allenandosi 3 volte alla settimana. Attualmente sta frequentando gli allenamenti presso la squadra del paese di Felizzano, si è ben inserito e ha buoni rapporti con i ragazzi e la Società sportiva. Come ripete più volte, Thiam vorrebbe poter continuare a giocare a calcio, diventare un calciatore professionista, anche se ammette di essere interessato alla meccanica, essendo una materia che aveva studiato a scuola. Thiam vorrebbe prendere ispirazione da un famoso calciatore suo idolo, Cristiano Ronaldo, il quale rappresenta per lui un esempio di vita in quanto Ronaldo ha iniziato da semplice giocatore e, con impegno e costanza, ha saputo realizzarsi e diventare famoso. Il ragazzino spera in un buon futuro e auspica di poter realizzare il suo sogno, diventando calciatore, e di guadagnare molti soldi per poter aiutare chi ha bisogno.
Federica Gismondi vive a Felizzano ed è la Presidente fondatrice dell’Associazione Bambini affetti da paralisi ostetrica, si tratta di situazioni molto rare in cui insorgono problemi durante il momento della nascita ed i bambini nascono con una lesione ai nervi e una paralisi che coinvolge gli arti superiori. La paralisi da parto è un “evento avverso”: si tratta di un danno non volontario causato da un trattamento od una procedura sanitaria errata che determina la necessità di un monitoraggio aggiuntivo, terapie e cure specifiche. Questa associazione ha sede ad Alessandria e nasce nel 2002, a seguito dell’esperienza personale vissuta da Federica, in quanto nel 1995 è nato suo figlio, bimbo macrosomico di 4.900 grammi, il quale ha presentato fin da subito una condizione di paralisi agli arti superiori e la donna, non sapendo come poter affrontare la situazione e non avendo riferimenti in Italia, ha deciso di andare a Boston, il medico che all’ estero ha visitato il bambino le ha consigliato di rivolgersi all’ Ospedale pediatrico G. Gaslini di Genova, dove è stato poi seguito e curato dall’ équipe medica dell’ ospedale genovese. All’ oggi il ragazzo, dopo aver subito 3 interventi, dopo cure e un percorso mirato di riabilitazione, ha recuperato l’ uso del braccio all’ 80% e conduce una vita normale. L’associazione ha l' accesso ad un portale attraverso una pagina social dedicata all’accoglienza delle famiglie che hanno questo tipo di problema, lo scopo dell’associazione è quello di fornire indicazioni dal punto di vista sanitario, giuridico e giudiziario, dare un orientamento in modo che le famiglie sappiano a chi rivolgersi per ottenere le informazioni ed i sostegni necessari di fronte ad un tragico e raro evento di questo tipo. Le famiglie che si trovano a vivere queste situazioni soffrono molto, hanno bisogno di sapere che possono contare su persone che hanno vissuto la stessa esperienza, Federica sottolinea che questa situazione non deve essere vista come “un fardello o una croce” ma bisogna cercare di imparare da questo fatto avverso, trovare una spinta per andare avanti. Più di 700 famiglie in tutta Italia fanno parte di questa associazione, hanno iniziato a formare una rete di saperi e conoscenze per chi ne avesse bisogno, si sono creati riferimenti curativi in varie parti della penisola, è importante sottolineare che è fondamentale intervenire in tempi rapidi nei confronti di questi bambini, al massimo entro i primi 5/6 mesi di vita, per poter rimediare ai danni subiti con cure adeguate. La Gismondi sottolinea che l’associazione è cresciuta molto negli ultimi anni, sono stati fatti parecchi progetti, quello più importante è relativo alla prevenzione, infatti sono stati acquistati manichini simulatori, coinvolti professionisti medici e ginecologi formatori, fatto numerosi corsi di formazione aperti a tutti i professionisti, è fondamentale coinvolgere tutto lo staff medico, per superare il gap del parto, superare le difficoltà e gli stati confusionali degli operatori. Negli ultimi tempi si è riscontrata una riduzione del 30% dei casi di paralisi da parto. L’associazione sta lavorando per creare dei riferimenti/ linee guida per l’ orientamento delle famiglie di fronte a questi eventi. Ogni 2 anni vengono organizzati recall sulle terapie, molte informazioni arrivano anche da altri paesi stranieri che vanno riadattate alle esigenze fisiche e anatomiche delle persone. Il messaggio di Federica è quello di avere sempre fiducia nella medicina, nel progresso e nel futuro scientifico per il benessere sia ragazzi sia delle famiglie coinvolte in questo tipo di situazione.
Armando Pilotti è il proprietario del Family Park che è stato aperto a Felizzano nel 1997 e quest’ anno compie 25 anni. Il parco è nato in quanto nelle zone limitrofe non esisteva un’attrazione di questo tipo, l’obiettivo era quello di far divertire grandi e piccoli proponendo giochi di vario genere in un contesto immerso nella natura. Il Family Park fu una delle prime strutture in Italia a proporre giochi gonfiabili, tappeti elastici, e diverse attrazioni in un’area molto grande che all’oggi conta 12 ettari. Dopo pochi anni dall’apertura, visto il successo ottenuto e le richieste da parte della clientela, è stata aperta la piscina con scivoli e un grande “fungo”. Ogni anno il parco cerca sempre di proporre delle novità che possano attirare e stimolare i frequentatori al fine di trascorrere piacevoli giornate di svago e relax. Il Family Park offre molti servizi: esistono percorsi didattici, naturali e ricreativi, oltre alla piscina e alla possibilità di divertirsi in acqua, si possono conoscere gli animali che vivono nelle aree a loro dedicate immerse nel verde, mangiare nell’ area ristoro e nelle postazioni barbecue, trovare ombra sotto una delle numerosissime piante, se ne contano 400 nel parco ed ogni anno ne vengono piantate di nuove. Pilotti ha voluto creare un parco adatto alle famiglie e a misura di bambino, dove i genitori possono essere tranquilli in quanto viene garantita sicurezza e attenzione ai più piccoli.
Giuseppe Zumbo, Enzo Marra e Pietro De Marco sono i tre soci lavoratori della Cose&Casa Srl - Unieuro, nata a seguito di una cessione di ramo d'azienda.
Il rischio di perdere il lavoro e la voglia di mettersi in gioco hanno portato i tre soci a creare un grande magazzino nella periferia sud della città, che è diventato punto di riferimento anche per il territorio non solo per l'attività commerciale, sempre pronta a soddisfare le esigenze dei clienti, ma anche per l'impegno sociale.
Cose&Casa è aperta al dialogo e crede nei valori dell'integrazione: tra i suoi dipendenti c'è un giovane immigrato arrivato a Reggio Calabria ancora minorenne. Non è il solo caso, questo. Anche una ragazza dell’est Europa è stata inserita in un tirocinio lavorativo.
Ma non finisce qui: per le consegne a domicilio la società ha scelto di affidarsi aalla Casa di Miryam, cooperativa sociale operante sul territorio reggino.
Ubicata in via Laboccetta 110 a Reggio Calabria, Cose&Casa ha contribuito alla crescita del quartiere, dove esistono diverse marginalità e problematiche, proprio per questo i tre soci hanno intrapreso un dialogo con le istituzioni locali e con il comitato di quartiere per facilitare il cambiamento.
Ahmed è un ragazzo egiziano di 20 anni. È arrivato a Reggio Calabria circa 7 anni fa per essere responsabile del suo futuro. Inizialmente è stato affidato ad una Casa Accoglienza per MSNA dove è rimasto fino al compimento dei 18 anni. Ha avuto l’opportunità di studiare e formarsi, concludendo la licenza media.
Attualmente vive un’esperienza di coabitazione con altri due ragazzi e frequenta l’ultimo anno di un Istituto Tecnico settore informatico.
Negli ultimi anni si è dato da fare, grazie ad un progetto di inserimento lavorativo ha intrapreso un percorso all’interno di un Ristorante dove attualmente si trova bene ed ha modo di intessere relazioni.
Ahmed ha trovato persone che si sono messe al suo posto e che l’hanno aiutato molto. Oggi ha molti sogni e passioni, la fotografia, il calcio ma soprattutto è appassionato di informatica. Ahmed sogna. Dopo aver concluso tutti gli studi e dopo essersi formato professionalmente, sogna di diventare tecnico informatico o programmatore.
QUEEN MUSIC, storico negozio di musica in via Borgaro 45, fondato da Sergio e suo fratello Savino nel 1978, inizialmente al numero civico 33 sempre della stessa via, ma con spazi diversi, decisamente più ristretti. Vendevano 33 e 45 giri e poi con l’evoluzione dei supporti musicali hanno adeguato la loro offerta, accontentando la clientela sia della zona, che quella che veniva anche da fuori Torino.
Il nome del negozio deriva da una grande passione per il gruppo musicale dei Queen, in particolare per Bohemian Rhapsody, che i due fratelli proponevano come sigla iniziale per le serate in una discoteca torinese. Selezione inizialmente poco gradita dal pubblico, con il tempo, la scelta contro corrente ha premiato, offrendo nel locale, una selezione rock in un momento in cui nelle discoteche si ballava la disco music.
Poi le strade dei due fratelli si sono divise in armonia e Sergio dal 2002 si trasferisce al 45. Grande appassionato di fotografia, ricorda le immagini scattate alla PFM quando, non ancora famosa, si esibiva nel teatro dell’oratorio Valdocco, quello di quartiere.
Sergio ha sempre abitato in questi borghi, da bambino giocava a calcio in un campo, che non era altro che un pratone, ma che venne chiamato con il suo nome, Il campo di Cippo. Dei quartieri di Lucento e Madonna di Campagna conosce tutto, i gruppi musicali nati in zona, i musicisti famosi che vivevano a pochi passi dal negozio, che per tanti anni ha gestito con la moglie Silvana e quelli che venivano a suonare nei locali della zona, come Lucio Dalla, per esempio.
Dopo il covid, che ha avuto anche per loro degli effetti devastanti sull’attività e con l’arrivo dell’età pensionabile, la decisione di chiudere il negozio, per dedicarsi a tanti altri progetti da realizzare. Uno fra questi la fotografia, soprattutto quella naturalistica, che li porta a passare le pause pranzo al parco della Pellerina. Hanno anche aperto una pagina facebook: Pellerina Mon Amour, che raccoglie i loro scatti. I viaggi, la musica e i concerti occuperanno il resto del loro tempo e poi chissà quante altre cose ancora.
Sidy ha origini senegalesi, ma vive in Italia da molti anni, dopo aver visto la guerra nel suo paese.
È un uomo solitario che legge libri di filosofia in francese, ama tenersi aggiornato con la lettura dei quotidiani e ha una grande dote, una notevole manualità. È infatti in grado di aggiustare de intervenire su oggetti meccanici, in ambito edile è particolarmente esperto nella tinteggiatura e lavora anche il legno.
Gli piace moltissimo lavorare e nonostante sia una persona solitaria, ama lavorare in collaborazione con altre persone, infatti i suoi amici sono coloro che, nel corso della vita, hanno lavorato con lui. E' curioso e impara velocemente le nuove attivita' che gli vengono proposte.
Simone ha 19 anni e sta frequentando la V superiore dell’istituto alberghiero, con specializzazione sala e bar. Ora sta facendo uno stage presso il ristorante Fonderie Ozanam, come prevede il suo programma di studi e sta approfondendo in particolare l’attività di sala.
È un ragazzo molto tranquillo e ciò che predilige, in realtà, è il lavoro nel settore caffetteria, che gli dà maggiore possibilità’ di avere contatto con il pubblico, perché’ dà molta importanza all’accoglienza del cliente.
È un giocatore di calcio, nel ruolo di portiere, presso una squadra di Eureka di Settimo Torinese, che pare sia abbastanza forte, con cui partecipa agli Special Olimpics.
Ha molti amici con cui organizza uscite e gite, muovendosi con i mezzi pubblici.
Con la Fondazione Time2 durante l’estate ha partecipato a molte attività sportive, tra cui un trekking sulle langhe che è durato ben 5 giorni, in collaborazione con l’ASL e altre associazioni.
Tra qualche mese dovrà affrontare gli esami di maturità, ma non sembra per nulla preoccupato, per fortuna.
Louis Nero è un regista internazionale, con una laurea al Dams a 17 anni realizza il suo primo film "Golem" e lo porta in giro per l'Italia fino a quando una importante casa di produzione non lo acquista, da lì la sua più grande passione diventa anche la sua professione.
In questa intervista ci porta alla scoperta del mondo del cinema e dell'arte, di come per lui il cinema sia una forma d'arte attraverso cui trasformare e aprire la visione che si ha sulle cose del mondo, come forma di educazione e di libertà.
I suoi film sono uno spaccato di storia, cultura, misticismo e spiritualità, attraverso di essi si parla dei grandi temi dell'umanità, perché "se esci dal cinema esattamente uguale a come sei entrato, vuol dire che non abbiamo fatto un buon lavoro."
www.altrofilm.it
Diana Dell'Erba, attrice e regista che abita in Borgo San Paolo ha aperto e porta avanti l'associazione Il Velo di Maya, attraverso la quale propone diverse attività legate alla crescita e al benessere personale, si occupa di organizzare eventi e incontri legati al mondo dell'arte, del benessere e della medicina ancestrale, l'obiettivo è quello di creare un sistema che aiuti le persone a lavorare su se stesse per trasformarsi e diventare ciò che realmente si è, il benessere della persona è guardato da un punto di vista olistico, quindi fisico, mentale e spirituale.
Dall'esperienza che Diana vive in prima persona, diventare madre, nasce il portale www.maya.vision che si occupa di divulgare e far conoscere il parto gentile e la nascita rispettosa, attraverso podcast, meditazioni, film, documentari, corti, articoli, blog, incontri e consulenze, tante informazioni quindi per alzare il velo di Maya su quello che è il passaggio iniziatico per eccellenza, il parto.
www.dianadellerba.com/www.facebook.com/assilvelodimayawww.maya.vision/
Consorzio Intercomunale Servizi Sociali di Pinerolo e la Cooperativa Carabattola raccontano il progetto TeenLab, sviluppato in coprogettazione e dedicato all'accompagnamento educativo di ragazzi e ragazze dai 16 ai 29 anni, un progetto che ha come obiettivo quello di promuovere delle azioni di contrasto alla dispersione scolastica.
Saifur Rahman è nato in Bangladesh, ha 18 anni. Il ragazzo è l'ultimogenito di una numerosa famiglia che attualmente si trova nel suo paese natale; entrambi i genitori ed un fratello maggiore hanno problemi di salute, Saifur per aiutare la sua famiglia, ha deciso di trasferirsi in Occidente per trovare un lavoro e dare un sostegno ai suoi famigliari. Il ragazzo ha frequentato per 4 anni la scuola elementare e ha iniziato molto presto a lavorare come muratore, successivamente come operatore video editing e video maker in un negozio di fotografia. In accordo con la sua famiglia, quando era ancora minorenne, ha lasciato il suo paese per raggiungere l'Europa, ha trascorso qualche tempo in Libia dove ha lavorato come muratore e come lavapiatti, in questo periodo Saifur è stato sottoposto a maltrattamenti ed fuggito in Italia sbarcando a Lampedusa per poi risalire arrivando in Piemonte dove è stato ospitato a Tortona in un centro di aiuto e poi trasferito nella Comunità per minori non accompagnati “Il Galletto” sita a Felizzano (Al). Fin da subito il ragazzo si è contraddistinto per la sua gentilezza, la sua sensibilità, per l'altruismo e la disponibilità sia nei confronti degli operatori, sia verso gli altri ragazzi della struttura. Saifur afferma di “sentirsi bene a fare del bene”. Il giovane sa parlare diverse lingue, attualmente frequenta la scuola di alfabetizzazione ad Alessandria, le sue conoscenze sono state acquisite sia attraverso le sue esperienze vissute sia attraverso lo studio e la consultazione dei social e della visione di film/video, il ragazzo si definisce “open mind”, ovvero disposto ad imparare e ad affrontare nuove situazioni. Il giovane riferisce di avere vari interessi come ad esempio la cucina, afferma di cucinare volentieri per le altre persone, occupandosi di riordinare e di pulire spontaneamente gli spazi utilizzati anche dagli altri. Sa utilizzare con una certa dimestichezza smartphone e telecamere, abilità apprese da video tutorial e poi impiegate anche in alcune sue esperienze di lavoro, gli piacerebbe lavorare come meccanico in un'autofficina. Saifur è disponibile a svolgere attività di volontariato all'interno della piccola comunità locale, mostrandosi interessato e curioso di ampliare le proprie esperienze.
Asmae è una giovane mamma marocchina, in Italia dal 2006.
A Torino ha studiato e conseguito il diploma di terza media, oltre ad aver frequentato un corso per addetti alberghieri, in particolare servizio ai piani. Nel suo paese natale ha conseguito il diploma di maturità e ha frequentato un anno di università, per lo studio della letteratura araba.
Ha lasciato gli studi per venire in Italia, dove ha inizialmente lavorato presso una lavanderia industriale. Dopo la nascita delle bambine ha dedicato tutto il suo tempo alla loro educazione, anche perché’ gli orari dei corsi che avrebbe voluto frequentare, non si conciliavano con quelli della scuola.
Ora che le ragazze sono cresciute è occupata come badante presso una signora anziana, ed è un’attività che le dà molta soddisfazione. Se potesse scegliere un’alternativa, le piacerebbe fare la cuoca, perché’ ama molto cucinare sia cucina italiana che marocchina.
Asmae è una persona solare, che trasmette tranquillità, molto curiosa soprattutto: ama lo studio, se potesse studierebbe qualsiasi cosa e aiutare le sue bambine negli studi le piace molto; ascolta qualsiasi tipo di musica e ama socializzare e organizzare attività, quando il lavoro e la gestione familiare glielo permettono.
Grazia è la presidentessa dell’Associazione A Casa Nostra che si trova in via Sesia a Torino
Una realtà che esiste da 5 anni con l’intento di creare una possibilità per ragazzi con disabilità intellettive non gravi, di crearsi un futuro abitativo autonomo, fuori dalla famiglia.
Questo progetto è cominciato con un gruppo di 4 ragazzi, che sono sempre presenti e altri che nel tempo si sono avvicendati. Ad oggi sono 6. Il percorso è ovviamente lungo ed il Covid ha rallentato molto le attività: i ragazzi e dovrebbero sviluppare una serie di abilità che riguardano la gestione pratica di una casa; poi la parte sicuramente più impegnativa che riguarda le dinamiche del vivere insieme e la gestione delle dinamiche che ne scaturiscono. Per questa area in particolare, sono seguiti da 2 professioniste psicologhe che li aiutano nel percorso. Ci sono inoltre educatori che li seguono nelle varie attività, come ad esempio laboratori sulla gestione del denaro. Ci sono giorni cosiddetti residenziali, in cui i ragazzi convivono giorno e notte, per brevi periodi.
L’associazione si autofinanzia, attraverso donazioni delle famiglie partecipanti, con attività e con l’intervento diretto dei ragazzi che realizzano oggetti che vengono venduti in occasione di mercatini, come quello di Natale, organizzato a beeozanam.
Tra i risultati sicuramente più importanti è il legame che si è creato tra i ragazzi che hanno formato un gruppo veramente coeso.
Inez è una signora brasiliana, di origini italiane: i nonni erano piemontesi, di Alessandria.
In Brasile, oltre ad occuparsi di un figlio malato, svolgeva lavori come sarta, poi come portinaia.
Vive a Torino da 2 anni e ha sempre svolto l’attività di badante con anziani non autosufficienti. Le piacerebbe continuare ad occuparsi di persone anziane o riprendere il suo lavoro di sarta, o di portinaia.
Attualmente lavora in un’azienda di pulizie, ma il carico di lavoro è troppo pesante per lei.
È una donna molto scrupolosa e affidabile, che nel suo tempo libero ama leggere, soprattutto la Bibbia. Un’altra cosa che ama fare è andare al ristorante e mangiare con amici e parenti. Del suo paese le manca soprattutto la famiglia, di cui è molto orgogliosa, anzi sta cercando di ricostruirne l’albero genealogico, per scoprire quanto più possibile della sua storia.
In Italia ha amici brasiliani e Torino le piace moltissimo, perché si sente a casa, si sente sicura, perché nel suo paese c’era troppa violenza. Purtroppo per impegni di lavoro non è riuscita a visitare bene la città, ma appena può, organizza scampagnate e passeggiate nei parchi, perché’ l’amore per la natura rappresenta un’altra delle sue passioni.
Eugenia è una signora solare e piena di energia, che da 22 anni è in Italia e da 7 qui a Torino. In Romania gestiva un ristorante frequentato da persone straniere e parlava in tedesco e un po’ in inglese. Amante dei viaggi e curiosa della vita si è trasferita prima a Londra per perfeziona la lingua e poi a Valencia, per imparare lo spagnolo, che le piace moltissimo. Poi è approdata a Bari, che considera come sua città natale, per lavorare come assistente domestica per una signora, con cui ha mantenuto un bellissimo rapporto.
Che dire di Eugenia? È una persona indipendente ed autonoma, che si è costruita tutto da sola, che ha messo passione, onestà e dedizione in ogni attività che ha svolto. Le attuali difficoltà di salute le impediscono oggi di fare tutto ciò che vorrebbe, soprattutto di lavorare. Dato il suo carattere empatico, è riuscita nel tempo a coltivare nuove amicizie accoglienti, nei vicini di casa. A Torino ha lavorato con anziani, anche se non nasconde le difficoltà incontrate in certe situazioni, ma anche gli attestati di fiducia e affetto che le sono state riservate in altre occasioni, da parte di persone che non conosceva.
Il Sig. Antonio Di Stasi, nato nel 1940 in provincia di Potenza, da genitori pugliesi ha da sempre un’invalidità al piede, che gli ha impedito di svolgere le attività che avrebbe desiderato. Ha condotto gli studi maturità classica a Napoli e a 18 anni è venuto a Torino. Si è sempre occupato come impiegato di assicurazioni, pratiche auto ed il suo grande rimpianto risale a quando da giovane, avendo vinto un concorso per entrare nella Guardia di Finanza, è stato scartato a causa della sua invalidità. Per il lavoro svolto per anni come impiegato, nessuna delle aziende ha versato i suoi contributi, quindi ad oggi percepisce una pensione sociale. Vive con la sua compagna, anche lei con gravi problemi fisici e non riescono a far fronte alle spese ordinarie di gestione dell’alloggio di edilizia popolare in cui vivono.
Oggi purtroppo la sua vista è compromessa e non può più coltivare alcune delle sue grandi passioni, come la lettura dei classici e soprattutto il modellismo: ha costruito navi bellissime costruendo i pezzi da sé. Tutto è iniziato, quando da ragazzo costruì un gocart con i pezzi di ricambio presi dall’officina del fratello e comincio' a scorrazzare per il paese, mettendo tutti in allarme.
Nesrine è una giovane mamma, attiva e propositiva. Molto abile nel disbrigo delle pratiche burocratiche, soprattutto quelle online, è diventata il punto di riferimento di amici e conoscenti che le chiedono aiuto. Vive in Italia da 24 anni e dopo aver ottenuto la licenza media, ha lavorato come cameriera, lavapiatti, impiegata in servizi di pulizia, badante. Le piacerebbe riprendere gli studi e frequentare un corso di infomatica. Ha anche un sogno, fare la pasticcera e cucinare piatti italiani, per arricchire il suo bagaglio culinario, che comprende anche piatti della tradizione marocchina.
Giovanni ha 34 anni, nasce e vive tutt'ora nel quartiere di San Giorgio, un quartiere dimenticato da tutte le Istituzioni, dove regna il degrado e il delinquere, ma dove esistono alcune realtà che cercano di fare qualcosa per il quartiere e la gente che lo vive.E' un educatore e socio della Cooperativa Marianella Garcia, che si occupa di servizi ai minori e loro famiglie e MSNA.
Ama il suo lavoro, stare con i giovani e costruire con loro percorsi di crescita è la sua missione, crede che attraverso il bello, la cultura, il teatro e la musica nascano e crescano comunità sane, aggreganti e accoglienti.Infatti è anche il fondatore e direttore artistico di un gruppo teatrale, che trova la sua collocazione fisica all' interno degli spazi della Milizia dell'Immacolata, a San Giorgio, da cui prende il nome.Giovanni crea e dirige i suoi spettacoli, cura con molta attenzione i momenti delle prove che creano aggregazione, intervallandole periodicamente co serate, pomeriggi di giochi e merende e gite che vedono coinvolti nel giro di quasi 10 anni dalla sua nascita più di 70 persone.
Il primo gruppo teatrale era formato da 12 persone che da subito hanno creduto di poter rendere la loro vita più "bella".
Adulti, anche over 80 e ragazzi che con la loro partecipazione e voglia di fare hanno contribuito alla crescita del gruppo e rappresentare negli anni diversi spettacoli -musical, di natura laica anche se, molto forte è la loro matrice religiosa, con il solo fine di veicolare attraverso essi valori come la pace, l'amore ,la giustizia, la fratellanza, la condivisione e l'accoglienza. Il loro successo come già detto è cresciuto nel tempo e gli spettacoli, sono stati richiesti anche fuori la citta di Catania, in bellissime piazze della provincia.Ciò che ha spinto Giovanni a credere, volere e trasmettere tutto ciò era il desiderio di rendere COMUNITA' un quartiere, arido e abbandonato , che non aveva niente da offrire ai suoi abitanti, sa che il Teatro è Cultura, Bellezza, voglia di stare insieme e credere in qualcosa che faccia sognare, il teatro è VITA.Gli adulti ,gli anziani del quartiere sono stati i primi ad approciarsi a questo mondo, sicuramente erano quelli alla quale il trascorrere degli anni aveva tolto quasi tutto, poi da li il coinvolgimento dei figli, dei nipoti, degli amici degli amici e anche dei MSNA, che vivono all' interno della Comunità, nello stesso edificio dell'Istituto.
L' aggregazione tra gli adulti, i giovani e i migranti, come ci racconta Giovanni è avvenuta naturalmente, questi ultimi hanno sicuramente trovato un luogo accogliente, che li fa sentire "famiglia", sicuramente diversi per colore di pelle ,cultura e provenienza, ma non per i sentimenti e il diritto all'amore.Anzi le diverse culture, il cibo e la difficoltà iniziale della lingua li hanno spronati se è possibile ancor di più, innescando in essi voglia di conoscenza, supporto e condivisione.Lo scopo che li accomuna è la voglia di stare insieme e di portare in scena degli spettacoli bellissimi, ognuno con il proprio ruolo, grande o piccolo che sia, vuol far sognare e divertire gli spettatori.Il sogno di GIOVANNI è di continuare ad essere un bravo educatore e un punto di riferimento per chi è solo ed ha smesso di sognare, perchè nessuno glielo ha insegnato e attraverso il il teatro creare bellezza, inclusione, arricchimento e gioia di vivere.
Mirko Saraceno
Presidente dei I "BRIGANTI RUGBY DI LIBRINO"
MIRKO, è uno studente di Economia Aziendale, ha 25 anni,
Oltre all'amore per lo studio e tutto ciò che è conoscenza , arricchimento coltiva da ormai 17 anni una grande passione per lo sport e in particolar modo per il RUGBY.
Sport praticato nei campi di San Teodoro a Librino. che in tutti questi anni sia come giocatore che come allenatore gli ha dato tantissimo sia per quanto riguarda le vittorie sportive che per il suo percorso di crescita.
AMICIZIA, SACRIFICIO, LEALTA', CONDIVISIONE E ACCOGLIENZA sono i valori che ha acquisito grazie al Rugby
Per questo ha deciso di non abbandonare il quartiere che lo ha accolto e i ragazzi che quotidianamente vivono il campo e tutto quello che l'Associazione sportiva di rugby i BRIGANTI, con il loro progetto di coesione e inclusione sociale da a loro, in questa periferia cosi mal vista e abbandonata dalle Istituzioni, ma che offre tante possibilità di riscatto se solo lo si vuole e si lotta per cambiare le cose.
Da qualche anno ne è addirittura divenuto Presidente, ed è appunto a Librino, periferia ovest di Catania presso il Campo San Teodoro Liberato, recuperato dal lavoro dei volontari dopo anni di incuria, che lo incontriamo.Accanto ai campi immensi e ben curati, si scorge un ampia zona dedicata all'orto, gestito e voluto da alcuni abitanti del quartiere, mentre all'interno della struttura oltre gli spogliatoi e la palestra, una grande sala è dedicata alla Librineria e al doposcuola per i più piccoli, mentre un angolo è stato adibito a bar, vissuto da tutti come luogo di incontro.Tutti gli spazi sono ben curati e colorati.Il progetto voluto dai BRIGANTI, non si è fermato neanche dopo un incendio doloso di cui sono stati vittima una decina di anni fa, dando prova di come lo sport possa essere davvero uno dei principali motori di cambiamento alle brutture che ci circondano.Il quartiere di Librino dove vivono oltre 80.000 abitanti, per questo considerato una città nella città, è un luogo con un forte tasso di criminalità organizzata, che trova terreno soprattutto nei giovani attirati dal facile guadagno, ma che grazie al loro impegno è anche una zona dove si vive e si respira un' aria sana e di riscatto.Per arrivare ai campi di rugby si supera la PORTA DELLA BELLEZZA ( arricchita da opere e foto, grazie al progetto dell'artista catanese Lo Presti) e poi una serie di palazzi, alcuni di essi fatiscenti e una discarica a cielo aperto.I Briganti, negli ultimi decenni hanno cambiato la vita dei giovani e giovanissimi abitanti del quartiere, che era nato negli anni 60/70 come una città ideale, divenendo invece una grande aerea di edilizia abusiva, di spaccio e criminalità.Il campo è frequentato da ragazzi e ragazze di tutte le età : -7 squadre juniores, 1 squadra senior maschile, 1 senior femminile e una squadra over 40.
I ragazzi che frequentano il campo sono oltre 200.
Nessuno di essi paga per fare sport o per usufruire degli spazi e servizi della struttura.
Il sogno di MIRKO, è che tutti i giovani di qualunque estrazione sociale, colore della pelle, religione possano sentirsi partecipi della loro vita e non ghettizzati.
Per questo insieme al suo gruppo lavora quotidianamente, affinchè tutta la Comunità di Librino, possa diventare parte attiva e sana della città e grazie allo sport piccoli passi sono già stati fatti.
Grazie
Massimiliano Vasta vive ad Alessandria e gestisce tre pizzerie da asporto con consegna a domicilio denominate “Planet Pizza”. Il primo locale viene aperto nel 2003 ad Alessandria, la partenza non è stata semplice ma l’impegno e la costanza di Massimiliano hanno fatto sì che, con il passare del tempo, il locale avesse la sua clientela e venisse ampliato negli spazi. Successivamente sono stati aperti altri due locali: uno a Castelletto Monferrato e uno a Castellazzo Bormida, in provincia di Alessandria, solo con servizio serale. Le esigenze sono aumentate ed è stato assunto nuovo personale con mansioni ben specifiche all’interno dei vari esercizi commerciali. Massimiliano racconta che non amava studiare, preferiva lavorare e, dopo una breve esperienza di lavoro come fabbro, all’età di 17 anni ha accettato la proposta di lavorare presso la pizzeria di uno zio sul lago di Garda, provando a fare la stagione estiva. Al ragazzo è subito piaciuto fare il pizzaiolo, era contento di sapere che alla gente piaceva mangiare quello che preparava e, da quel momento, non si è più fermato e ha continuato a fare il pizzaiolo viaggiando, studiando per ampliare le proprie conoscenze e per migliorare la propria professionalità. Massimiliano insegna il mestiere del pizzaiolo in corsi di formazione ai giovani che hanno voglia di imparare, sottolineando che, scegliere di fare questo tipo di lavoro, comporta molti sacrifici, impegno, saper lavorare in squadra, anche sotto pressione, continuare ad essere aggiornati ed essere sempre animati da nuovi stimoli per migliorarsi e rispondere alle esigenze di una clientela sempre più attenta a ciò che consuma. Massimiliano, spinto da una mentalità imprenditoriale e motivato dalla voglia di rinnovarsi, ha voluto puntare ed inserire la preparazione di impasti diversi dal tradizionale, offrendo prodotti differenti e di qualità. Massimiliano si ritiene soddisfatto e realizzato rispetto ai risultati ottenuti fino ad ora, scherzando afferma che vorrebbe che in ogni città ci fosse un “Planet Pizza”! La voglia continua di crescere e di rinnovarsi accompagnano le ultime battute di Massimiliano, l’ uomo conclude sottolineando la volontà di svegliarsi tutte le mattine e di fare il lavoro che sa fare, sapendo di dare sempre il meglio.
Ahmed, è un ragazzo egiziano giunto in Italia nel 2016, dopo un viaggio lungo, pericoloso e affrontato senza i genitori.
Giunto al Porto di Catania, è stato affidato dalla Prefettura alla Comunità per Minori Marianella Garcia, nel quartiere di San Giorgio a Catania.
Il suo percorso a Catania non è stato facile, aveva solo 11 anni quando è stato accolto dagli operatori e catapultato in una realtà diversa da quella di origine, con l la difficoltà della lingua, la mancanza della famiglia e l'accettazione di nuove regole.La Comunità, i suoi operatori, la scuola sono stati fondamentali per il suo percorso di crescita.Grazie alla scuola ha imparato la lingua ed ha iniziato a tessere una rete amicale con il gruppo dei pari italiano, acquisendo con molta facilità atteggiamenti, uso del dialetto e amore viscerale per la musica neo melodica, molto amata dai ragazzini del quartiere.A settembre è stato iscritto regolarmente alla scuola media del quartiere, anche se con molte difficoltà dovute soprattutto alla poca voglia di studiare ha concluso il percorso conseguendo la licenza media, in tre anni.Successivamente, ha frequentato la scuola professionale Archè con indirizzo cucina, credendo di voler un giorno lavorare come cuoco in un ristorante, passione che nel tempo è scemata ma, che gli ha permesso di conseguire un ulteriore titolo di studio come operatore di cucina.Nel corso di questi anni ha sviluppato le sue due grandi passioni il Rugby e il Teatro, attraverso esse ha imparato ad accettare le regole, e dargli la giusta valenza.Per la sua integrazione nel territorio sono state fondamentali l'Associazione Sportiva di Rugby - I BRIGANTI dI LIBRINO e il Gruppo Teatrale della MILIZIA DELL'IMMACOLATA.Ahmed è ormai un ragazzo catanese a tutti gli effetti, ama la musica neomelodica, vive il quartiere e la città come se ci fosse nato.
Mantiene con la sua famiglia di origine un rapporto telefonico costante, ma è riuscito a fare suoi alcuni affetti fondamentali .
Sia i compagni di squadra che i componenti del gruppo, grandi e piccoli lo hanno accolto senza alcun pregiudizio e con molto affetto.
sempre attraverso l'esperienza del rugby e del teatro è nata in lui una nuova passione lavorativa .fare l'EDUCATORE.
Stare con i bambini, aiutarli nel gioco, allenarli e farli diventare dei giovani adulti lo gratifica moltissimo.
Spesso dopo gli allenamenti massacranti nel campo, si reca alle prove teatrali o viceversa, ma è tanta la voglia di ballare, recitare, giocare e di stare con il proprio gruppo di grandi e coetanei che vive tutto ciò come linfa vitale.
Ogni domenica affronta le partite di rugby sia con la sua squadra che con quella dei piccoli che allena settimanalmente.
Con il gruppo teatro in questi anni è stato protagonista di diversi spettacoli, rappresentati a Catania e provincia.
Il ragazzino capriccioso, insolente e dispettoso è divenuto negli anni, grazie alla comunita che lo ha accolto un giovane uomo, pieno di sogni e aspettative che riesce ad essere un punto di riferimentoe stimolo per gli altri.Ahmed vorrebbe viaggiare, ritornare nel suo Paese, rivedere e riabbracciare i suoi, ma ritornare sempre a Catania.Non pensa al matrimonio, la cultura dell'Egitto non gli appartiene piu.Oggi è pronto ad iniziare con grande entusiasmo questa sua nuova esperienza di tirocinio/lavorativo presso il centro aggregativo Punto a Capo, della Marianella Garcia.Spera di essere bravo e di non deludere, chi nel corso di tutto il suo percorso, gli ha dato fiducia ed ha creduto in lui, sostenendolo soprattutto nei momenti più bui.
Lucia, è madre di due figli adolescenti, ha 50 anni e vorrebbe trovare un’occupazione. È pienamente consapevole del fatto che a questa età, soprattutto per una donna, sia difficile reinserirsi nel modo del lavoro. Da un anno prende parte al progetto Home to Home finanziato dalla città di Torino promosso da che le ha permesso di fare un tirocinio presso una palestra come receptionist. Questa esperienza le ha permesso di riutilizzare competenze acquisite quando in passato lavorava in un’azienda, che per via della crisi, poi ha cessato la sua attività. Il lavoro all’accoglienza la realizza pienamente, perché’ è una persona molto empatica, socievole e solare. Dopo aver perso il lavoro, la famiglia ed in particolare due figli l’hanno tenuta impegnata, finche’ non ha ricominciato a lavorare saltuariamente con agenzie di interinale.
Lucia ha frequentato il liceo artistico e oltre a dipingere e disegnare, ama frequentare mostre e musei. I viaggi, anche una semplice tratta in treno, la fanno sentire bene e soprattutto libera. Ha visitato molto l’Italia, in particolare la Puglia, regione di origine della sua famiglia. È una donna ricca di interessi: ma cucinare perché’ apprezza la convivialità che il cibo porta con sé, sa fare anche i dolci, cuce, ama coltivare le piante sul balcone, leggere, passeggiare immersa nella natura. Ha un sogno, riprendere a studiare, in particolare Scienze dell’Educazione, ma visto che al momento non è possibile, studia con i suoi figli le materie scolastiche.
Luciano, torinese di Madonna di Campagna, nasce in una famiglia di operai di origine pugliese. Da ragazzo un po’ irrequieto, viene mandato a studiare a 14 anni presso un istituto religioso di salesiani a Milano.
A 16 anni con la qualifica di motorista meccanico torna a Torino e il padre gli trova un lavoro come carrozziere. Si specializza nella preparazione delle vernici, matura una grande esperienza nella conoscenza dei materiali e lavora in carrozzeria, a fasi alterne, per 37 anni.
Ha lavorato nell’ambito dell’abbigliamento, in una fabbrica di gomma plastica, dove facevano i tappeti delle auto, poi di nuovo in carrozzeria.
Luciano è una persona che ha molta cura della sua figura, veste bene e ha sempre fatto molto sport, calcio soprattutto. Ama la musica, passione che ha trasmesso ai suoi figli. Come la sua famiglia di origine è di fede cattolica, anche se per un certo periodo particolarmente difficile della sua vita se n’è allontanato.
Ama lavorare, anche se il mestiere di carrozziere è un po’ pesante e preferirebbe trovare qualcosa di più leggero: pulizie, bar, ristorante; preferibilmente un’attività a contatto con le persone, perché’ Luciano è una persona attiva e socievole, che ama stare in mezzo alla gente.
Paola è nata a Cuneo nel 1927, durante il fascismo. Si ricorda che a scuola avevano le divise e ogni sabato pomeriggio dovevano andare ai campi sportivi; la maestra diceva loro di prendere la lana dei materassi per fare le calze per i soldati. C’era un clima fortemente patriottico con la volontà di far grande l’Italia.
Quando è iniziata l’occupazione dell’Albania, lei abitava vicino alla stazione di Pinerolo: c’erano le tradotte piene di soldati entusiasti che cantavano inni, circondati da gente che li applaudiva.
Come “giovane italiana” aveva dovuto scrivere lettere ai soldati in guerra in Russia per incoraggiarli.
Ha studiato segretarie d’azienda e ha iniziato a lavorare a Cuneo alla FIAT, dove ha conosciuto suo marito. Normalmente le donne sposate venivano licenziate, ma a lei avevano concesso di rimanere fino alla prima malattia perché i dirigenti erano amici del marito. Poi ha avuto 3 figli e la sua vita è andata avanti su quei binari.
Durante la guerra il marito era stato arruolato e aveva fatto la campagna di Russia, dalla quale era tornato e aveva scritto un diario per non perderne il ricordo. Poi era dovuto andare al confine con la Germania, dove era stato rinchiuso in una scuola. Raccontava poco di quel periodo, ma si ricordava sempre di quando era stato liberato. Gli avevano dato alcuni marchi per comprare qualcosa da mangiare e c’erano solo due bar aperti, perché la città era stata bombardata. Quello più bello non serviva il caffè con i cucchiaini d’argento agli italiani e allora lui aveva finto di essere francese.
In casa di riposo con lei c’è la moglie di un ragazzo che faceva l’interprete per i tedeschi a Cuneo e passava le informazioni ai partigiani e che lei incontrava sempre sulla strada da Spinetta in macchina con i tedeschi. Quando si vedono si fermano a ricordare la sua storia.
Di Cuneo le piace molto via Roma, dove suo suocero aveva un bellissimo alloggio di fronte a Sant’Ambrogio, ma ora purtroppo l’hanno venduto per pagare la casa riposo.
Oreste è nato nel 1934 a Roata Rossi. I suoi genitori gestivano l’Aquila reale a Cuneo: una piccola osteria nel centro storico con il posto per fermare i cavalli nel cortile. Quando aprirono l’attività non c’era ancora la stazione; ogni martedì venivano al mercato i pescivendoli da Savona e, se avanzavano qualcosa, passavano dall’osteria per venderlo a prezzo ridotto.
Ha frequentato l’Istituto Tecnico di Savigliano. A 18 anni ha iniziato a lavorare in ferrovia prima a Torino e poi a Cuneo. Come macchinista ha viaggiato molto: Ventimiglia-Sanremo, Savona, Torino e qualche volta anche Pisa.
La Stazione di Cuneo un tempo era vivace: c’erano gli alloggi dei capi deposito, stazione, servizi al primo piano e al piano terra il ristorante, il tabaccaio, un'edicola e la biglietteria. Oggi gli alloggi sono vuoti e i servizi chiusi, tranne la biglietteria che resta aperta poche ore al giorno.
Oggi è un luogo deserto e purtroppo sono state soppresse tante linee come quella per Mondovì o per Saluzzo-Airasca. Vorrebbe che tornassero ad affittare gli alloggi e ripristinassero i servizi per renderla viva.
La sala reale della stazione, dove venivano accolti il re o altri ospiti importanti, oggi inutilizzata, sarebbe da valorizzare. Bisognerebbe immaginare un’azione di recupero dell’edificio, come quella di Porta Nuova a Torino; far tornare la stazione un luogo sempre attivo, un presidio per la zona, un luogo che trasmette sicurezza e vivacità.
Tanti anni fa a Cuneo c’era il filobus, che collegava la stazione dei treni a Piazza Torino, passando per corso Giolitti, corso Nizza e via Roma. Il deposito era su Corso Giolitti, vicino al Cinema Fiamma.
A Oreste è sempre piaciuta Cuneo, oggi, grazie ad alcuni interventi, è ancora più bella. Un tempo era più ordinata e tranquilla, ma c’era meno gente e la sera si andava a letto prima. Era animata dai mercati: quello del martedì e quello del venerdì, quello dei bozzoli da seta, quello in Piazza Virginio e quello delle granaglie vicino al Comune.
Irma è nata a Cuneo, poi si è trasferita con la famiglia a Busca. Quando si è sposata, è andata a vivere a Saluzzo per poi tornare a Cuneo, nel 1966, per gestire il Torrismondi, in via Michele Coppino 33.
Al ristorante ha passato buona parte della sua vita, circa 30 anni, lavorando prima con i cuochi e poi con suo figlio Pierpaolo, fino alla cessione.
All’inizio l’attività comprendeva bar, ristorante e albergo, poi hanno diviso la gestione. Lei e il figlio hanno preso il ristorante, mentre la mamma e il fratello l’albergo e il bar.
La scelta di prendere in gestione il Torrismondi è stata naturale, perché Irma veniva da quel mondo: sua mamma prima gestiva un piccolo bar/ristorante a Busca. Non le dispiaceva lavorare nel settore della ristorazione: si conosceva tanta gente, soprattutto medici che venivano con i rappresentanti a fare pranzo per ascoltare le proposte, accettarle, discuterle.
Oggi il ristorante è diventato un bar/tavola calda e le dispiace vederlo così cambiato: un tempo era un’istituzione. Sicuramente la posizione, vicina all’ospedale, aveva avuto anche il suo merito nel farlo diventare un punto di riferimento.
A Irma piace molto Via Coppino: un tempo, seppur principalmente residenziale, era una zona vivace. Vicino al Torrismondi c’erano un negozio di articoli sanitari, una pasticceria e un ortofrutta. Oggi si rattrista un po’ a vedere come sia diventata più piatta, senza movimento.
Della trasformazione che il suo quartiere ha vissuto si ricorda anche la realizzazione della piazza parcheggio dell’INPS, dove prima c’era uno spiazzo con una casa diroccata che è stata demolita.
Cuneo per Irma è una città bellissima e negli ultimi anni ci sono state iniziative di ulteriore abbellimento: Parco Parri, Viale Angeli, Corso Dante. Corso Nizza invece è sempre rimasta più tranquilla.
Le piace camminare lungo Corso Nizza fino a Rondò Garibaldi e risalire lungo il viale Angeli. Un tempo andava fino al Santuario degli Angeli, ma oggi si ferma prima, perché la passeggiata altrimenti diventa troppo lunga.
Xiomara è una giovane donna proveniente dall’Ecuador, ma che ha vissuto in Spagna prima di venire in Italia 8 mesi fa. Ha lavorato in entrambi i paesi come truccatrice professionale e ricostruzione unghie, taglio capelli, perché’ l’istituto che ha frequentato, l’ha preparata a svolgere attività nell’ambito della cura della bellezza della persona. È una ragazza molto intelligente e versatile che svolge anche altre attività: sa cucire, sia abiti che complementi d’arredo, lavora a maglia, cucina bene, soprattutto i dolci. Vuole lavorare e quindi svolgerebbe anche altre mansioni come le pulizie, badare a bambini o persone anziane. In Italia ha lavorato in una caffetteria, dove ha avuto modo di imparare un po’ l’Italiano, ora sta frequentando un corso e guarda film in italiano per capire anche le espressioni facciali. I suoi genitori sono rimasti in Spagna e in Italia con lei, oltre al marito e alla figlia, c’è la suocera che le dà una mano, permettendole così di trovare un lavoro che le lasci il tempo di godersi sua figlia.
Xiomara e’ solare, molto empatica, collaborativa e si impegna in ogni cosa che fa.
Iyke e’ nigeriano e vive in Italia, paese che ama molto e da cui si è sentito ben accolto, dal 2007. Nella sua terra natale, dove ancora vivono i genitori, coltivava il riso. Appena giunto in Italia, in provincia di Rieti, si è ritrovato in mezzo alla campagna, quasi come a casa. Si è occupato di raccogliere le olive, di mantenere puliti i terreni e di giardinaggio. Poi ha svolto mestieri diversi: piastrellista, ambulante al mercato con un banco di vestiti. Nel 2015 lo ha raggiunto la moglie e nel 2016, a seguito di una proposta di lavoro, si sono trasferiti a Torino. La ricerca di un alloggio è risultata subito difficile, ma le capacità relazionali di Iyke ed il suo spirito positivo, gli hanno permesso di incontrare una persona, Giovanni, affettuosamente definito “il Nonno”, che ha dato loro una grande mano. Nel frattempo sono nati due bambini, un maschietto e una femminuccia. Ad Iyke, che ora lavora nell’ambito della sorveglianza nei supermercati, piacerebbe trovare un nuovo lavoro che gli permetta di provvedere al meglio alla sua famiglia. Gli piacerebbe il settore edile oppure riprendere l’attività di giardiniere. Il tempo libero ama passarlo con gli anziani amici, cercando di intrattenerli cantando e ballando.
Eleonora della Garen è una signora di cultura Sinti che, fino a pochi giorni prima della pandemia, ha vissuto presso il Campo Sinti di Pinerolo. Eleonora è molto legata alle sue tradizioni e alla sua cultura anche se rivendica una certa indipendenza ed autonomia.
Ha due figli di 24 e 12 anni e, tra pochi mesi, diventerà nonna. Insieme al suo bambino più piccolo, vive presso una casa popolare di Pinerolo anche se i suoi legami con i fratelli, le sorelle e le persone del campo restano solide e profonde. Eleonora ha a cuore l’idea di scardinare i luoghi comuni e lo stigma che ancora oggi esiste verso la cultura Sinta.
Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti) è un’associazione di promozione sportiva e sociale che ha l'obiettivo di estendere il diritto allo sport per tutte le persone, Gaetano come vicepresidente e Matteo come segretario generale, si occupano di gestire le attività della sede di Torino.
L'obiettivo è favorire tutte le presone e le associazioni dilettantistiche per rendere lo sport sempre più un mezzo di educazione e di inclusione sociale, attraverso la promozione di tutte le iniziative sportive sul territorio.
In particolare nella circoscrizione 3, Uisp Torino fa parte del patto di collaborazione per lo spazio Cumiana 15, insieme alle altre associazioni proponenti supportano e realizzano attività ed eventi educativi e sportivi. Oltre alle attività nello spazio, Uisp si occupa anche di educativa di strada, lo sport diventa il mezzo con il quale riuscire ad arrivare a ragazzi e ragazze per fornire loro delle alternative, le possibilità di sviluppare le loro passioni e potenzialità, fornendo mezzi e reti di associazioni a supportare le predilezioni di ciascuno.
Perché è importante fare sport e lo sport deve essere per tutti.
Paolo ha 36 anni, è laureato in Ingegneria meccatronica e per 10 anni ha lavorato come trasfertista programmatore. Un anno fa si è licenziato senza avere opzioni lavorative, poi ha colto l’opportunità di una supplenza, così ha scoperto i suoi “talenti”. Questo lavoro gli regala il contatto con i ragazzi e molto più tempo libero. Secondo Paolo, sarebbe fondamentale ripensare il mondo del lavoro garatendo più tempo per altro.
Nel tempo libero fa volontariato, acquisendo competenze e sentendosi maggiormente parte della comunità. Vorrebbe che più persone, in particolare giovani, partecipassero superando la paura del prendersi una responsabilità.
Partecipa a iniziative che danno spazio alla sua passione (smontare oggetti per capire come funzionano) e gli permettono di usare competenze per recuperare beni e rimetterli in funzione. Secondo lui, i punti di recupero hanno sia un potere ambientale che sociale perché diventano punti di aggregazione, occasioni per aprirsi alla comunità.
Come volontario della bici-officina, mette a frutto gli studi da accompagnatore cicloturistico e amplia le competenze confrontandosi con chi è più esperto. Questo spazio è diventato un riferimento per migranti e ciclisti amatoriali; gli piacerebbe si formassero anche i fruitori sulla riparazione delle biciclette.
Con Libera, collabora alla riparazione di computer e apparecchiature tecnologiche: il materiale, fornito gratuitamente dalla popolazione, viene aggiustato e donato a chi ne ha bisogno.
Quest’anno Paolo si è messo in gioco in politica nella Commissione ambientale a Borgo San Dalmazzo. Vorrebbe che la politica fosse percepita come qualcosa che riguarda tutti, lavorando per capire cosa porta al disinteresse e cambiare la situazione.
Per il futuro vorrebbe che si creasse una politica condivisa tra Cuneo e i Comuni vicini attenta all’ambiente e alla sostenibilità. Ad esempio, si potrebbero creare linee di connessione con i paesi limitrofi, come le metropolitane leggere francesi.
Nicolò lavora come web designer, grafico e videomaker per l’agenzia Libellula.
Vive in Cuneo Nuova, a pochi passi dall’ospedale, con sua moglie e la loro bimba di 4 anni. Si impegnano quanto più possibile per essere presenti nella vita di quartiere. Questa zona è interessata solo marginalmente dai problemi legati all’area della stazione.
Ha vissuto ad Asti e a Torino prima di venire, 6 anni fa, a Cuneo, dove, con sua moglie, ha scelto di abitare per uscire dalla dinamica da grande città: il caos e il traffico non gli mancano certamente. Indubbiamente gli manca l’offerta culturale; Cuneo ha sicuramente fatto progressi, ma può ancora lavorare per dare un’offerta che non riguardi solo l'enogastronomia, ma che valorizzi anche cultura e musica.
Inoltre vorrebbe che esistesse un polo aggregativo come la Casa del quartiere di Torino, dove ritorna con la famiglia: far rivivere uno spazio chiuso con servizi e attività legati al quartiere, un luogo ricco di proposte e in cui poter portare le proprie idee, che non dipenda dalle amministrazioni Comunali, ma continui nel tempo.
Inoltre vorrebbe che si portasse avanti l’importante lavoro di apertura e tolleranza nei confronti di tutti che si è avviato con la popolazione negli ultimi anni.
A Cuneo si trova bene: ha una dimensione più rilassata che aiuta a stare in famiglia. Ama anche la vicinanza del verde e della natura e la presenza di un buon sistema di passeggiate per famiglie: nelle valli attorno a Cuneo, si divertono a sperimentare i percorsi per famiglie.
Un altro punto di forza di Cuneo è che ci sono molte attività, anche se tendono ad essere un po’ monotematiche. Ultimamente, tuttavia, l’offerta si sta diversificando con iniziative come ad esempio la pulizia del Parco Monviso. Grazie a questo momento, Nicolò ha socializzato con altri residenti, cosa che per lui non è sempre facile, venendo da fuori e lavorando molto in casa.
Nicolò in passato è stato musicista in una band e conserva ancora la passione per la musica: ama suonare la chitarra e cantare.
Cristina lavora per LVIA (Associazione Internazionale Volontari Laici), realtà fondata nel 1966 da Aldo Benevelli, prete partigiano, con l’intento di realizzare progetti di cooperazione internazionale in Africa.
LVIA opera in 10 Paesi africani per garantire diritti fondamentali quali cibo, acqua e salute, avvalendosi di personale locale e di qualche “espatriato” per il coordinamento. In questi Paesi organizza viaggi di conoscenza per scoprire i progetti e incontrare altre realtà e scambi giovanili con momenti di formazione condivisa. Affronta tematiche come acqua, ambiente, sicurezza alimentare, inclusione, migrazione di ritorno, riciclo ed educazione. In Italia collabora a progetti nazionali e locali su temi come l’economia circolare, il clima e la cittadinanza attiva.
A Cuneo organizza attività di sensibilizzazione e raccolta fondi nelle giornate mondiali dell’acqua e dell’alimentazione e collabora a progetti.
Un esempio è il progetto “Nutrire l’inclusione, far crescere la comunità” per creare occasioni di inclusione e ridurre lo spreco: i volontari, residenti e migranti, raccolgono le eccedenze alimentari al mercato e presso alcuni esercenti e le donano alle famiglie bisognose. I negozi coinvolti, gestiti da persone con background migratorio, spesso hanno poca eccedenza, ma forniscono alimenti esotici, che sono ben accolti dalle famiglie e stimolano lo scambio di ricette e l’organizzazione di eventi sulla tematica. Il gruppo di 15 volontari è molto motivato ed eterogeneo sia come background che come età.
Tutte le informazioni sui progetti si trovano sulle pagine social e sul sito, nella newsletter mensile o nel giornalino cartaceo.
LVIA ricerca volontari per i progetti o a supporto dell’attività d’ufficio: ci si può candidare via mail, telefono o presso la sede.
LVIA vuole proseguire il progetto Nutrire l’inclusione, implementare il coinvolgimento degli abitanti e dei commercianti del quartiere, proseguire un servizio e incrementare le relazioni con le realtà già attive a Cuneo e nel quartiere.
Eiman è una giovane donna solare e molto comunicativa, di origine egiziana. Viveva la Cairo, dove ha compiuto i suoi studi per conseguire un diploma triennale da elettricista, anche se non ha mai esercitato questa professione. Ha lavorato come receptionist e segretaria in un hotel. Si è sposata e 14 anni fa si è trasferita in Italia. Ha 3 bambini in età scolare e a Torino ha svolto attività di segreteria in ufficio, aiuto pulizie e assistente nel campo dell’arredamento. La sua terra di origine le manca moltissimo: gli aromi, i colori, il cibo…, ma ciò che le manca di più è sicuramente la sua famiglia. In particolar modo le feste a casa dei genitori, quando si riuniva con le sorelle e le loro famiglie per il pranzo della domenica. Suo padre lavorava in Arabia Saudita e quando la famiglia si riuniva viaggiava per l’Egitto e andavano al mare ad Alessandria e Hurghada.
In Italia si trova molto bene e nel quartiere ha moltissimi amici di ogni nazionalità. Organizza con loro merende al parco con i bambini e in estate feste per ritrovarsi. Molto dedita alla famiglia, si sveglia presto al mattino per preparare la colazione ai ragazzi che devono andare a scuola, poi svolge tutte le mansioni domestiche e prepara il pranzo. Quando è con i suoi figli esce, li porta al parco, o se il tempo è brutto guardano dei film in inglese o cucinano insieme i dolci.
Siccome i ragazzi ormai sono grandi, Eiman vorrebbe tornare a lavorare e ad occuparsi della sua formazione: le piace lavorare al computer e vorrebbe approfondire la sua conoscenza dei programmi, per un eventuale impiego come segretaria. Ha un desiderio su tutti, lavorare con gli immigrati, vorrebbe infatti diventare mediatrice culturale, ma il suo diploma egiziano non è riconosciuto in Italia. Le piacerebbe comunque trovare un modo alternativo per realizzare questo suo desiderio.
Ha la patente, cucina bene sia i piatti della tradizione egiziana che quelli italiani, in particolare i dolci. Ha seguito un corso di sartoria e si diverte a confezionare complementi di arredo per la sua casa. Ascolta musica araba, ma le piacciono anche Gianna Nannini e la canzone Bella Ciao. Legge libri italiani e in arabo per aiutare i figli nello svolgimento dei compiti. Ama il cinema egiziano, in particolare i film romantici. Camminare da sola per la città e nei parchi le dà modo di godersi a pieno il tempo libero.
In Italia ha visitato molte località del Piemonte ed è stata in vacanza in Liguria, perché il mare è un altro aspetto dell’Egitto che le manca molto.
Gianni è una persona curiosa, desideroso di imparare cose nuove e di tenersi aggiornato rispetto alle novità che la tecnologia ci impone di conoscere. Per questo motivo ha frequentato un corso di orientamento sull’uso consapevole e sicuro di internet e di guida nei servizi digitali. Ha inoltre preso parte al progetto Home To Home finanziato dalla città di Torino, per il quale ha effettuato un tirocinio presso le cooperative e associazioni coinvolte nel progetto, in qualita' di manutentore, addetto pulizia e ripristino edile.
Figlio di genitori pugliesi emigrati a Torino, ha svolto nel corso della sua vita diverse mansioni, dall’operatore meccanico in un a litografia, al barista, al panettiere, tubista; nel campo dell’edilizia, ha lavorato come saldatore a filo continuo. Queste attività gli hanno permesso di sviluppare una grande manualità e soprattutto un grande senso di adattamento alle situazioni e alle mansioni. Impara velocemente e ora vorrebbe trovare un lavoro più tranquillo, come custode, o giardiniere. Ha la patente, ma preferisce spostarsi a piedi o con i mezzi pubblici, anche per andare a trovare i nipotini che abitano fuori città.
Ferdous Sarker è un ragazzo proveniente dal Bangladesh, ha compiuto 18 anni il 26 luglio 2022, è arrivato in Italia nel 2021, dopo aver trascorso alcuni mesi in Libia. Il ragazzo racconta che la sua famiglia è composta da: padre, madre e tre sorelle, la più piccola di 12 anni; Ferdous è zio di tre nipotini figli delle sorelle maggiori. Il padre era un muratore ma per problemi di salute ha smesso di lavorare. Ferdous racconta di aver studiato da quando aveva 6 anni fino al compimento dei 10 anni, ha interrotto gli studi e ha cominciato a lavorare per aiutare la famiglia che si trovava, e si trova tuttora, in difficoltà economiche. A 11 anni Ferdous ha iniziato come aiuto muratore, poi ha continuato a lavorare in un negozio di alimentari, la paga era misera. All’ età di 16 anni ha lasciato il suo paese per arrivare in Libia, nella città di Bengasi, dove per 8 mesi (da gennaio 2021 ad agosto 2021) è stato cameriere in un ristorante in cui vi lavoravano altri connazionali, il proprietario del locale gli ha preso il passaporto e non glielo ha più ridato, inoltre non veniva pagato regolarmente. Il ragazzo è arrivato successivamente in Italia, a Lampedusa, affrontando un rischioso viaggio sul gommone, per poi raggiungere un centro di accoglienza nel nord Italia, a Chivasso, dove è stato per un mese. A settembre 2021 Ferdous è stato trasferito presso la comunità “Il Galletto” di Felizzano (Al), luogo in cui vengono ospitati minori stranieri non accompagnati, dove vi è rimasto fino ad aprile 2022, in quanto è stato collocato presso un social housing ad Alessandria per meglio agevolarlo nel frequentare il tirocinio. Dal 4 maggio 2022 Ferdous ha iniziato l’attività di tirocinio della durata di sei mesi presso una pizzeria per poter apprendere il mestiere di pizzaiolo. Il ragazzo ha dimostrato di avere buona volontà e di essere diligente, puntuale e interessato ad imparare. Ferdous frequenta tutt’ora la scuola di alfabetizzazione CPIA ad Alessandria, livello A2, tre giorni a settimana, tutti i venerdì va in Moschea per le funzioni religiose e per pregare, ha mantenuto contatti con altri suoi connazionali e con ex compagni di comunità, con i quali condivide la passione del cricket. Ferdous si immagina il suo futuro in Italia e di poter trasferire qui la sua famiglia, attualmente la sostiene economicamente inviandole del denaro essendo l’unico membro del nucleo a lavorare.
Alice, è una laureanda in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali alla Reggia di Venaria, la sua specializzazione è sul restauro della carta.
Arrivando da una famiglia di artisti anche lei segue le orme dei genitori, anche se con un diploma scientifico, è da sempre innamorata dell'arte quella che si guarda certo, ma che si fa in particolare, infatti ha scelto da subito una scuola che le permettesse di mettersi all'opera.
La specializzazione sulla carta le ha permesso non solo di imparare a restaurare opere ma anche a produrre e confezionare un libro da zero, partendo dal cucire i fogli al foderare una copertina. Ha sviluppato una passione anche per la fabbricazione della carta, partendo da scarti di fogli già utilizzati e sbizzarrendosi nel formare nuove combinazioni di colore e trame, le piacerebbe molto poter organizzare corsi e laboratori per insegnare anche alle altre persone come autoprodursi la carta, pratica che definisce terapeutica e meditativa.
Presa la laurea vorrebbe andare a lavorare in qualche laboratorio in archivi storici, per consolidare le conoscenze apprese a scuola, per poi buttarsi nel mondo più dinamico delle mostre d'arte, organizzando trasporti di opere ed esposizioni vere e proprie.
Silvia Lorenzino è un'avvocata e una delle socie fondatrici di Svolta Donna, centro antiviolenza che nasce come spazio di ascolto per dare supporto a donne vittime di violenza, presto diventa punto di riferimento per il territorio e l'associazione cresce e aumenta i servizi che mette a disposizione gratuitamente.
Il centro ad oggi si occupa di fornire consulenza legale, sostegno psicologico, contatto con un'operatrice che fornisce tutto il sostegno e le informazioni necessarie per intraprendere un percorso di fuoriuscita dalla relazione violenta, sostegno all'empowerment lavorativo, sostegno per la ricerca e accoglienza in emergenza abitativa, supporto all'abilitazione educativa, e molto altro; un sostegno e un accompagnamento a tutto tondo.
L'obiettivo infatti è fornire alle donne che si rivolgono allo sportello tutti gli strumenti per prendere una decisione in autonomia e consapevolezza, è solo la donna a decidere cosa è meglio per sé stessa e quali possano essere i passaggi per raggiungere ciò che vuole e ricostruire ciò che è, crescita della consapevolezza e autocomprensione dei propri bisogni le parole d'ordine.
Svolta Donna si occupa di organizzare anche laboratori nelle scuole, portando il tema dell'affettività e delle relazioni sane, perché è necessario partire dall'educazione dei giovani, per educare ad un nuovo modello culturale che sradichi comportamenti sbagliati introiettati nell'ambiente sociale e culturale della famiglia di origine.
Uscire dalla gabbia in cui giovani uomini e donne sono rinchiusi, perché la violenza è il sintomo, sia di assenza di parità che di modalità di intendere le relazioni sbagliate, in cui si frammentano i ruoli maschili e femminili in base a stereotipi che impediscono di raggiungere la piena realizzazione personale.
Si devono creare nuove opportunità per le persone che hanno il diritto di sviluppare le loro aspirazioni senza vincoli a stereotipi di genere per contrastare il substrato culturale che alimenta la violenza.
I servizi del Centro Svolta Donna sono totalmente gratuiti e quello che si trova all'interno è uno spazio di ascolto senza giudizio.
Il numero verde per informazioni e richieste è 800 093 900.
Sara Granero con altre colleghe food artists, fondano Cucina Wow, un laboratorio creativo che trasforma il cibo in opere d'arte.
Il loro cibo è buono, bello ed etico, l'obiettivo è trasmettere la cultura e l'amore per il cibo, divertendosi e giocando senza sprechi, tutto quello che viene prodotto, per eventi e laboratori, viene poi mangiato e anche gli scarti vengono trasformati e riutilizzati.
Cucina Wow si occupa sia di creazioni per eventi o brand, ma anche di laboratori e corsi di cucina per adulti e bambini.
Sara è logopedista e dopo il suo quarto figlio decide di rallentare e dedicarsi alla famiglia, la cucina creativa arriva quando sente il bisogno di trasformare una necessità e una passione in lavoro. Grazie al suo background, sa quanto la cucina sia un mezzo per formare ed educare, la manipolazione del cibo può diventare esperienza, divertimento e uso di tutti e 5 i sensi, la sperimentazione porta all'assaggio.
Attraverso la creazione di cibo si trasmettono concetti multidiscliplinari, si parla di storia, di geografia e si fa educazione alimentare, il laboratorio diventa un momento di aggregazione, anche tra genitori e bambini.
Francesco (co-amministratore delegato), Elisa (responsabile comunicazione), Roberto (responsabile magazzino e della logistica interna) e Stefania (responsabile comunicazione e marketing) ci raccontano Nova Siria, azienda che opera nel settore metalmeccanico dal 1932, a conduzione famigliare da allora ma che conta ad oggi 80 dipendenti.
Nova Siria è un'azienda che si potrebbe definire all'avanguardia nel contesto italiano per la cura e la valorizzazione del fattore umano, Francesco parla dei suoi dipendenti come dei sarti che producono su misura, perciò le persone e le loro competenze sono essenziali, cresciuto nell'azienda aperta dai nonni, gli hanno trasmesso il valore della famiglia e l'attenzione ai bisogni dei dipendenti.
"Investire nelle persone, poi ti torna indietro, ripaga sempre."
Nova Siria ha un'età media dei lavoratori di 39 anni, è un'azienda che ha deciso di puntare sui giovani e di creare un'organigramma sempre più trasversale attraverso la formazione continua, la delega delle responsabilità, la valorizzazione dei talenti e delle capacità individuali. A Nova Siria hanno capito come sapersi trattenere le persone, e i talenti, sapendo quanto ormai sia l'importante coniugare vita e lavoro, la ricetta è un perfetto mix tra disciplina e concessioni, passando attraverso percorsi di formazione per far crescere i dipendenti.
Tante sono le iniziative che portano avanti oltre alla produzione giornaliera, attraverso la creazione di un giornalino aziendale, mensilmente raccontano qualche curiosità sui dipendenti, valorizzando chi per esempio ha avuto un'idea innovativa che migliora il lavoro in azienda, oppure essendo un'ambiente lavorativo multietnico, si condividono curiosità su tradizioni e cucine etniche di tutto il mondo. Un modo per allargare la famiglia, imparando a conoscersi anche se non si lavora fianco a fianco.
E' stato creato anche uno sportello di ascolto per i dipendenti, perché una persona che sta meglio come singolo, poi sta meglio inserito in un gruppo. Sono stati offerti corsi di italiano gratuiti per dipendenti di diversa nazionalità, come strumento di welfare e di inclusione sociale.
Possiamo tranquillamente definire Nova Siria come un bozzetto ben riuscito, di come potrebbe funzionare il mondo se si prestasse cura e attenzione alle persone, una vera eccellenza del territorio Pinerolese e Italiano.
Chiara è assistente sociale presso il CISS di Pinerolo, un lavoro che è poco conosciuto e molto spesso legato a narrazioni distorte, in realtà lei ci racconta quanto sia un mestiere legato all'empatia, un lavoro che molto spesso ti porti a casa e a cui dai priorità, mettendolo davanti a famiglia e interessi personali.
L'assistente sociale si occupa della creazione di progetti di co-costruzione, di gestione di interventi a sostegno del nucleo familiare, è una figura di aiuto e crescita, che promuove l'autonomia delle persone prese in carico.
I servizi sociali per Chiara sono come una missione.
Un progetto che sta portando avanti è quello legato al Campus Osta, campo in cui vivono persone di etnia Sintu, il Campus mira alla realizzazione di progetti individualizzati per giovani e adulti, progetti di supporto alla socializzazione, al favorire l'inclusione scolastica e allo sviluppo di autonomia e indipendenza delle persone che vivono nel campo, sono progetti di politiche attive di inclusione.
È nato in Francia ed è a Cuneo da quando ha 13 anni, ha studiato come disegnatore meccanico e ha lavorato nell’ufficio tecnico Michelin per 33 anni.
Ora è pensionato, vedovo e vive con il figlio. Ha una casa in montagna ed è un grande appassionato di bicicletta da corsa, da sempre, perché gli permette di mantenere attivi testa, orientamento e fisico, in estate e inverno. La sua prima bicicletta da corsa l’ha avuta a 13 anni e oggi che ha 75 anni continua ad andare.
Quando era piccolo aiutava la mamma nel bar di famiglia, il poco tempo libero lo usava per la bicicletta.
È responsabile di un gruppo di ciclisti a Confreria e fa parte dei volontari della bici-officina de La Boa, dove ha iniziato dopo aver insegnato ad andare in bici ad un gruppo di ragazze come volontario per la cooperativa Momo.
Lavora come volontario anche nel condominio e fa l’hobbista per gli amici. Si reputa un volontario da tanto tempo, anche solo con gli amici: aiutare gli dà soddisfazione. Se è in grado di dare il proprio aiuto in base alle sue competenze, lo fa con piacere.
Da giovane gli piaceva disegnare e dipingere, ma non ha mai fatto corsi; oggi la pittura non gli interessa più. Ha deciso di studiare come disegnatore meccanico, perché il titolo gli permetteva di lavorare con il disegno, mentre la pittura non gli avrebbe permesso di sostenersi. Il suo lavoro in Michelin gli piaceva molto, anche se nei 33 anni di attività, è cambiato moltissimo, soprattutto con l’arrivo dei programmi di disegno, come AutoCAD. Quello che gli dava più soddisfazione era il poter disegnare cose che poi venivano realizzate davvero e che lui conosceva alla perfezione perché erano “sue creature”.
Quando è nato suo figlio si è dedicato alla famiglia e in particolare al figlio, perché quando aveva 10 anni ha perso la mamma.
La sua esperienza da emigrato italiano in Francia gli ha fatto capire cosa significa essere “stranieri”. Al di là della nazionalità, crede che la differenza la faccia la persona.
Viviana fa parte della Fondazione Opere Diocesane Cuneesi ed è coordinatrice di un progetto di Domiciliarità nato 6 anni fa dalla preoccupazione di una famiglia di non avere qualcuno a cui rivolgersi “nel caso succedesse qualcosa”. Questa esigenza è comune a molte persone che vivono in appartamenti senza ascensore, soli, in attesa di entrare in una residenza per anziani o con il desiderio di ritardare l’ingresso.
Oggi circa 80 persone accedono al servizio: per usufruirne è sufficiente chiamare il numero di riferimento ed effettuare un colloquio finalizzato a strutturare un progetto personalizzato. Il costo per l’assistito è molto più basso rispetto a quello delle RSA.
Il principale metodo di conoscenza e diffusione è il passaparola, ma quando si diede avvio al progetto si distribuirono anche alcuni volantini nei punti strategici.
È emerso, nel tempo, come il bisogno primario sia il desiderio di compagnia: le richieste sono legate più alla sfera relazionale ed emotiva che a quella sanitaria o di aiuto fisico. Con le persone assistite si creano rapporti di amicizia e fiducia.
Le prestazioni vanno dall’alzata del mattino all’igiene personale, dall’accompagnamento alle visite mediche alla consegna di pasti a domicilio, dalla fisioterapia alla parrucchiera, alla pedicure…Non possono coprire l’intera giornata, ma sono qualitativamente molto alte.
Presso Casa Famiglia si può consumare il pranzo in condivisione e, al pomeriggio, partecipare alle attività: qui sono nate amicizie e storie d’amore. Prima del covid era nato “1 ora da diva”, un momento in cui ci si faceva belle, un pretesto per stare insieme, divertirsi e mangiare qualche dolce. Durante il Covid si è cercato di portare avanti il progetto, nonostante le difficoltà, e oggi si cerca di ripartire come prima.
Viviana vede la Domiciliarità come il futuro e spera in una presa in carico di questa necessità anche da parte del Comune per ampliare il servizio in stretta collaborazione con le realtà che già ci lavorano.
Nicolò ha 35 anni, è geologo libero professionista. Ha studiato a Torino e lavorato per un po’ di tempo in Università, facendo ricerca con un dottorato in geotermia. È poi stato per 5 anni in Canada, a Quebec City, dove si è occupato di studi sulle potenzialità della geotermia come fonte alternativa di riscaldamento, entrando in contatto con le popolazioni autoctone dei villaggi del Nord del Quebec. Da poco è rientrato a Cuneo, sua città natale. Al suo rientro, non ha trovato la città particolarmente cambiata. L’impatto più grande è stato quello con una società diversa, in generale, da quella canadese. Ha notato comunque una maggiore presenza di piste ciclabili e di parchi. La dimensione di Cuneo e la sua vicinanza alle montagne gli hanno regalato il piacere di tornare.
Parla correntemente il francese, che ha migliorato in Quebec. Dalla sua esperienza canadese ha portato a casa la consapevolezza dell’impatto da immigrato in una società diversa, in cui tutto deve essere costruito da zero, e un diverso approccio alla vita con un minore attaccamento al lavoro lasciando spazio per coltivare hobby, passioni...
Gli piace fare sport all’aria aperta e fare volontariato, attività che risponde alla sua necessità di dedicare a qualcun altro parte del suo tempo. Collabora con la biciofficina della Boa e con l’LVIA nel progetto “Nutrire”, che prevede il recupero delle eccedenze mercatali per ridistribuirle ai più bisognosi.
In Canada, oltre al lavoro in Università, faceva il meccanico part-time in un negozio di biciclette, attività per liberare la mente in alcuni momenti della settimana, dedicandosi ad un lavoro “fisico”.
Per il futuro di Cuneo spera in più “mobilità intelligente”: una città che si muova sempre di più senza macchine grazie ad un sistema di servizi che collegano le frazioni al centro. Spera inoltre che ci sia più integrazione, che richiede sforzo ad aprirsi, conoscere, legare, uguale da parte di chi vive qui da tanto tempo e di chi arriva.
Vittorio ha 29 anni ed è nato in Cuneo Centro. È titolare del The Corner, un bar-ristorante aperto a dicembre 2021, che offre dalla colazione all’aperitivo e l’idea è di fare prossimamente anche i brunch la domenica. Tutto il background di Vittorio è stato importante per questo lavoro di imprenditore e ristoratore, che lo porta sia ad amministrare sia ad aiutare in cucina o a servire ai tavoli, insieme agli altri 12 lavoratori.
Con il bar è “ritornato alle origini”, riprendendo in mano il suo diploma all’Alberghiero di Dronero. Prima, Vittorio ha lavorato all’estero nell’ambito della finanza, prima in Germania e poi in Inghilterra, da cui ha preso ispirazione per lo stile “inglese” del locale.
Il locale ha un wifi che può essere usato da studenti e lavoratori; sotto i divanetti ci sono le prese elettriche e usb per ricaricare i propri dispositivi. La cucina è a vista, con attorno i tavoli per mangiare, la pianta è triangolare e al centro ha un albero.
La sfida è stata quella di aprire un luogo bello ed elegante in una zona difficile, con l’obiettivo di portare nel quartiere persone benestanti con un potere di acquisto e di spesa medio-alto e migliorare con questo tutta la zona.
Nel weekend si tengono alcuni eventi con dj sempre nuovi che finiscono prima della mezzanotte e rispettano i livelli di musica definiti da regolamento comunale; infatti per il momento il rapporto con il vicinato è buono. La clientela è principalmente caratterizzata da persone tra i 20 e i 45-50 anni.
Rileva che da quando si sono insediati la situazione nel quartiere è diventata migliore, anche la sera la frequentazione è aumentata e l’illuminazione del locale ha incrementato la sicurezza, anche se ciò non basta per risolvere i problemi che ci sono.
Valentina è una mamma di tre bambini e lavora come medico di famiglia a Cuneo da quasi otto anni, in uno studio insieme ad altri colleghi nel cuore del quartiere Cuneo Centro, in via Meucci.
Tra i suoi 1300 pazienti ci sono persone di tutti i tipi, estrazioni sociali e nazionalità: il suo lavoro le permette di conoscerle in modo profondo. In questi anni ha notato che la composizione dei suoi pazienti è cambiata: gli anziani “storici” del quartiere sono venuti a mancare e sono aumentati i pazienti giovani provenienti da altri stati e con cui non sempre è facile capirsi e per questo, in alcuni casi, intervengono mediatori culturali.
Inoltre spesso gli stranieri non conoscono i servizi sanitari a cui possono aver accesso, quindi una parte del lavoro del medico è anche di informarle su questi.
Il covid non ha aiutato: le persone sono molto più chiuse, insicure, spaventate, esasperate. Questo ha portato a un isolamento delle persone che non cercano più l’incontro, le situazioni conviviali e sono più ansiose e meno serene. Questo aspetto lo riscontra non solo negli anziani, ma tra i giovani che non lavorano e non studiano.
La cosa essenziale per stare bene è uscire di casa, muoversi: Cuneo è una città adatta a farlo, con tanti spazi aperti, piazze e parchi. Così facendo, le occasioni per incontrarsi, fare cose ecc. nascono di conseguenza.
Valentina, negli anni, ha imparato che bisogna avere cura di se stessi, del proprio equilibrio mentale e della propria salute, tenersi del tempo per fare cose al di fuori del lavoro, mettere dei limiti alla disponibilità verso i pazienti.
Per il futuro del quartiere vorrebbe che i tanti locali sfitti si riempissero di attività, che ci fossero bambini che giocano nei giardini, persone anziane che si incontrano e camminano per le strade con qualcuno sottobraccio.
Carlo ha 80 anni, nella sua vita a fatto il dirigente d'azienda e l'imprenditore, circa 4-5 anni conosce Sergio Rosso, presidente e fondatore della rete Asili Notturni di Torino, insieme iniziano ad immaginarsi come sviluppare lo stesso progetto sul territorio Pinerolese, però costruito in base alle esigenze di una cittadina diversa da Torino e che già ospitava e ospita tanti progetti di sostegno sociale, nasce così uno studio dentistico per le fasce più fragili, l'Asilo Notturno di Pinerolo offre quindi le sue prestazioni a chi ha bisogno di cure odontoiatriche che il Sistema sanitario nazionale non copre.
L'obiettivo è fornire cure dentistiche gratuite a tutti quei pazienti che non si possono permettere di andare dal dentista e grazie al lavoro di rete sul territorio, si sviluppano collaborazioni con altre realtà e associazioni per diffondere l'iniziativa tra chi ne può aver bisogno, particolare cura viene messa nell'aiutare famiglie numerose e bambini.
Il loro è un welfare di comunità, perché dalla salute della bocca passa sia il benessere psicologico che quello fisico delle persone, il male ai denti può compromettere digestione, cuore, circolazione, e molto altro.
"Il coraggio delle idee e la costanza nelle azioni sono il nostro modo per contribuire a cambiare il mondo. Questo semplice principio è stato il fondamento sul quale si è sviluppato il processo per la realizzazione dell'ambulatorio dentistico di Pinerolo. [...] Salvaguardare la dignità di coloro che si rivolgono agli asili notturni in cerca di sostegno è sempre stato per noi prioritario e in tal senso, i recenti progetti portati avanti dalla nostra associazione, oltre alla loro fattività e concretezza, sono davvero funzionali per una fetta di umanità fortemente fragile o marginalizzata, e solitamente ignorata dai più. Grazie alla nostra equipe di volontari professionisti, possiamo sentirci dei veri innovatori accoglienti del cosiddetto welfare no profit."
Sergio Rosso, Presidente Asili Notturni Torino
Simone è laureato in architettura, ma non ha mai fatto l’architetto con continuità, lavorando principalmente come grafico. Ha cambiato lavoro perché si sentiva chiuso in un vortice, non riuscendo a fare ciò che voleva, come voleva. Oggi lavora con l’Associazione culturale Noau, realtà che gli permette di essere parte di un gruppo con una visione comune. Inoltre è volontario nell’Associazione Origami con cui organizza eventi musicali. Continua ad essere incasinato tra le tante cose da fare, ma soddisfatto nel farle.
Per lui il detto “Fai della tua passione un lavoro e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita” è una grande falsità: è fondamentale ritagliarsi del tempo per gli interessi, per non fare nulla e per staccare la testa e trovare un equilibrio.
L’arrivo della figlia Carlotta, sei anni fa, ha modificato la vita di tutta la famiglia e lo ha portato a fare alcuni cambiamenti.
La sua passione più grande è la musica, il suo più grande rimpianto è non saper suonare. Ha messo questo interesse anche nel suo lavoro: era il “sesto elemento non suonante” di un gruppo cuneese, organizzava concerti, tour e scriveva pezzi. È stato inoltre tour manager e social media manager per alcuni artisti.
Per lui è fondamentale passare del tempo con persone diverse per entrare in contatto con altri punti di vista, confrontarsi, cambiare insieme, crescere.
Con la famiglia vive in Cuneo Centro, dove abita da quando aveva 6 anni. Frequenta il quartiere, dando una mano con le sue competenze, ad esempio disegnando il logo del Comitato. Recentemente ha potuto lavorare nella zona insieme a Noau, portando iniziative culturali inedite.
Pensa che Cuneo sia una buona “zona di comfort”, anche se il suo quartiere è un incastro non sempre facile di persone diverse per abitudini, culture, punti di vista. Vorrebbe che ci fosse più disponibilità a ragionare sulle necessità anche degli altri, non creare conflitti per cose piccole e irrilevanti: è compito di tutti impegnarsi ad ascoltare e capire, prima di giudicare.
Roberta abita nel quartiere Cuneo Centro, è mamma di tre figli, è educatrice professionale e ha sempre lavorato a contatto con la disabilità.
Quando frequentava le superiori, faceva volontariato con i disabili e così ha deciso di iscriversi al corso di formazione per educatori.
Ha iniziato lavorando, per circa un anno, nell’ex manicomio di Racconigi ed è stato molto pesante e impegnativo. Oggi segue le attività di un centro disabili a Borgo San Dalmazzo.
Roberta, nel suo tempo libero, lavora a maglia, all’uncinetto e al ricamo. Inoltre le piace realizzare i fiocchi nascita: al momento li prepara per parenti e amici. In un precedente lavoro, sempre con i disabili, aveva messo questa sua passione nell’attività e realizzato un laboratorio di cucito.
Abita a Cuneo fin da quando era bambina, ma all’epoca viveva dove oggi ci sono le piscine comunali. Quella zona un tempo era già campagna: i suoi nonni stavano lì e avevano le mucche. Anche i suoi figli sono cresciuti lì, nonostante lei abitasse in centro, perché tutti i suoi familiari vivono lì e lei torna spesso perché si sta bene.
Roberta ama molto la sua città, un amore “viscerale”: quando le capita di allontanarsi per un tempo più lungo, rientrando si sente bene guardando ciò che la circonda. Vedendo la “corona di montagne” si sente subito a casa.
Nel suo quartiere è attiva: non le piace lamentarsi, ma poi tirarsi indietro se le viene proposto qualcosa.
Per il futuro è un po’ preoccupata perché ha visto un cambiamento repentino e in negativo nel suo quartiere, oltre che in altre zone della città: negozi abbandonati, sporcizia, violenza. Spera possa esserci una maggior sicurezza e tranquillità tornando la sera da soli, soprattutto per ciò che spesso avviene sotto casa. Ha anche pensato di spostarsi, però le dispiacerebbe per i legami che ha creato nel quartiere e inoltre vorrebbe dire svendere l’alloggio perché gli immobili in zona hanno perso valore.
Riccardo è nato a Fossano nel 1935 e, dopo aver lavorato in un Autogrill per quattro anni, è stato gestore del Bar Ricky per 35 anni, dal 1970.
Quando arrivò a Cuneo, tutti gli dicevano “Non andare a Cuneo, non riuscirai ad andare avanti”: era difficile entrare nei giri di amicizie e conoscenze già esistenti. In effetti, in confronto a Fossano che era più un “paesone”, a Cuneo era difficile conoscere anche chi abitava sul tuo stesso pianerottolo.
Prima del suo arrivo, il bar prima era un’osteria, “Da Demo”: per qualche mese la gestì ancora come osteria ed era frequentata da uomini che già al mattino bevevano mezza bottiglia di vino.
Poi trasformò l’osteria in un bar e così l’attività divenne più remunerativa. Partendo dalla sua esperienza in Autogrill, iniziò a proporre alcuni cibi che si proponevano ai clienti internazionali in autostrada e a cui i cuneesi non erano abituati, come gli hot dog. Nel suo bar mise anche un microonde, comprato a Milano, tecnologia che all’epoca nessuno conosceva.
Il suo bar era un ritrovo per studenti, data la vicinanza alle scuole. Nella tavernetta, dove gli studenti che “schissavano” la scuola andavano a nascondersi, aveva inserito un jukebox.
Riccardo abitava e lavorava nella stessa zona che era bella e tranquilla: c’erano molti uffici e lavoratori.
Il suo bar apriva alle 5:00 per dare un servizio a chi partiva presto dalla stazione e chiudeva alle 20:00, presto rispetto agli altri locali presenti in città. Era un bar principalmente di passaggio, con soli due tavolini. All’epoca era anche l’unico gestore di bar di Cuneo a fare le ferie, cosa che fu motivo di critiche dai clienti che dicevano “Guarda questo che si è già fatto un sacco di soldi e può andare in ferie”.
Oggi il suo bar è gestito dal figlio e ha cambiato il nome in “Torrefazione Dotta”.
Patrizia è volontaria da circa 20 anni nella San Vincenzo, un’associazione di laici cattolici presente a Cuneo dal 1855 che promuove la persona umana attraverso un rapporto di vicinanza. Il volontariato per lei è uno strumento straordinario che educa alla carità, un’esigenza dell’uomo di interessarsi agli altri, mettendo in comune ciò che ha per partecipare alle vite altrui.
L’Associazione lavora in rete con altri enti sociali del Terzo Settore, il Comune e molte altre realtà e i suoi volontari seguono tutte le attività, non occupandosi di un solo settore. Patrizia è tesoriera, si occupa delle questioni amministrative e di emergenza abitativa (San Vincenzo mette a disposizione 5 case per famiglie in emergenza). È inoltre referente di Casa Madre della Speranza, una casa di accoglienza femminile che in 10 anni ha accolto circa 90 donne in difficoltà, talvolta accompagnate da bambini. Le donne ospitate lavorano nella stireria creata con il progetto “Donne di ferro”, un servizio gratuito per i fruitori che permette alle ospiti di fare un’azione “restitutiva”. In questo momento si occupa inoltre dell’accoglienza di alcune famiglie ucraine.
La visita in famiglia è l’attività che a Patrizia piace di più: andare a casa delle persone crea una relazione diversa, porta le persone ad aprirsi di più e ti porta anche a essere coinvolto maggiormente.
La San Vincenzo ha inoltre dei centri viveri per la distribuzione di borse con alimenti di base. Prima della pandemia, la domenica mattina, presso il Duomo, distribuivano la colazione alle persone bisognose. Quest’attività coinvolgeva i giovani a differenza delle altre che richiedono maggior tempo e costanza. Per far crescere lo spirito volontaristico nei ragazzi, la San Vincenzo ogni anno promuove nelle scuole il progetto “Nei suoi panni”: una premiazione di progetti sociali da sviluppare.
Per l’associazione sarebbe utile rinnovare i linguaggi e migliorare la presenza sui social per poter arrivare maggiormente alle nuove generazioni.
Patrizia vive in via Meucci e, da 20 anni, lavora nel suo bar in Via Silvio Pellico, che è un luogo familiare, un punto di riferimento del quartiere, dove ognuno si sente a casa sua. Ascolta le problematiche dei suoi clienti davanti ad un caffé e cerca di essere d’aiuto a tutti, anche a chi non può permettersi un panino.
Prima di gestire il bar con la sua socia Chiara, ha lavorato nella cucina di una casa di riposo e poi ha fatto pasta fresca per 7 anni.
A Patrizia piacciono le mucche, i pascoli, la montagna: i suoi genitori erano contadini e da piccola ha allevato un suo vitellino. Oggi a casa ha due gatti con cui dialoga la sera quando torna a casa. Le piace molto andare a camminare. Non le piace, invece, stirare e infatti si fa aiutare da una signora del quartiere.
A Patrizia piace Cuneo per la tranquillità e la qualità di vita, anche se pensa che per i giovani ci vorrebbe un po’ di movida in più.
È innamorata del viale di Via Silvio Pellico, le piace lo scambio etnico, anche se non è sempre facile: crede che spesso bisognerebbe mettersi nei panni di chi arriva da altre parti del mondo.
Il suo sogno nel cassetto è aprire un piccolo chioschetto su una spiaggia…non si sa mai.
Nicolò ha 26 anni e nel suo tempo libero ama vivere la montagna, soprattutto la Valle Maira perché è selvaggia, affascinante e congelata nel tempo.
È operatore dell’accoglienza in Caritas. Segue prevalentemente le attività legate al progetto Presidio, volto a combattere il caporalato e lo sfruttamento in ambito lavorativo. Lavora anche nel CAS per l’accoglienza dei profughi ucraini, allo sportello fisso di presidio del punto .Meet e in progetti di accompagnamento a persone senza fissa dimora.
Da circa un anno collabora con la Caritas, realtà che ha incontrato nel suo precedente lavoro in Diocesi all’interno del progetto Policoro, dedicato ai giovani.
Nicolò ha studiato presso la scuola agraria di Cuneo, in seguito si è iscritto a Educazione Professionale e poi ha frequentato due anni di Teologia, ma non ha terminato i percorsi iniziati. Il mondo del sociale gli è sempre piaciuto e lo ha approcciato da diversi punti di vista: come volontario in parrocchia e nell’ambito dei corridoi umanitari e come assistente alle autonomie.
Nell’ambito in cui opera, percepisce un bel lavoro di rete, una rete che sostiene tutta la mole di azioni da portare avanti. Una nota dolente è la scarsa partecipazione dei giovani, anche se, quelli che ci sono, sono molto motivati e bravi. Sicuramente è necessario cambiare il modo di comunicare per rendere appetibile e attraente per le nuove generazioni la scelta di impegnarsi nel volontariato.
Per parte sua, agli altri giovani dice: “impariamo ad ascoltare e prendiamoci il nostro spazio per chiedere ad alta voce quello che crediamo ci spetti, perché questo è il nostro tempo”.
Mauro è un ex operaio di una fabbrica di serramenti. Oggi è un pensionato con una grande passione per la bicicletta, lo sport e i viaggi. Ha scoperto la bicicletta, quando ha iniziato ad utilizzarla per andare a lavoro. Le capacità manuali, invece, le ha sviluppate grazie al suo lavoro da serramentista.
Seguendo i suoi interessi, è diventato volontario nella biciofficina de La Boa. Per lui è un’attività piacevole, soprattutto per i sorrisi che riceve quando aggiusta una bici.
Ha sempre viaggiato, spinto dalla curiosità di scoprire sempre posti nuovi. Prima si muoveva in vespa o in moto dormendo in tenda, poi in albergo e infine con il camper, con cui ha girato tutta l’Europa e gli permette di fermarsi ovunque voglia. Anche quando è in vacanza, non si dimentica la bicicletta: la usa per spostarsi da dove parcheggia il camper alle spiagge o alle città da visitare.
Prima di vivere a Cuneo, Mauro abitava in una frazione. Il cambiamento più grande da affrontare è stato quello di non vedere mai chi abita di fronte a te. Con il tempo, ha imparato ad occupare solo i suoi spazi, senza condividere troppo con gli altri. Pur non vedendosi tra vicini, a Cuneo si sa sempre tutto di tutti: la mentalità è tanto “da paesino”, soprattutto in relazione ad alcuni personaggi.
Mauro apprezza le comodità della città: piste ciclabili che ti permettono di lasciare la macchina ferma per settimane.
Apprezza molto i Paesi del Nord, caratterizzati da una forte cultura eco-sostenibile. A Cuneo non ci sono ancora la mentalità e le infrastrutture giuste, anche se gli spazi ci sarebbero: Mauro sogna un cambiamento in questa direzione per la sua città. Immagina un sistema di parcheggi di testata con un servizio di navette che portino in centro e permettano di lasciare l’auto in periferia e una rete di piste ciclabili che colleghino tutte le frazioni.b
Matteo ha 23 anni, da quando ha cinque anni abita a Cuneo, in via Silvio Pellico. Per questo motivo ha vissuto tutte le evoluzioni del quartiere, rendendosi conto che la situazione e gli abitanti sono cambiati molto. Le attività storiche si sono spostate o hanno chiuso e sono state sostituite da attività etniche. Cambiando i negozi, si è modificata anche la frequentazione.
Alle superiori ha frequentato l’I.T.I.S., scuola che non gli è piaciuta per niente. Poi ha deciso di andare all’università e studiare comunicazione, una delle sue passioni. Un’altra è il calcio: gioca in una squadra fin da quando era bambino. Il suo sogno sarebbe unire le cose che gli piacciono e occuparsi di comunicazione sportiva, diventando il social media manager di una squadra calcistica importante. Nel suo piccolo ha iniziato a farlo per il Caraglio, la sua squadra.
Ritiene che il Social Media Manager sia un lavoro importante per aiutare le attività ad essere presenti su Internet, perché oggi qui avvengono tutte le ricerche.
Essendo nel quartiere da quando ha 5 anni, Matteo vede la “Cuneo per i giovani” molto altalenante: ci sono alcuni eventi per i giovani, ma gestiti e organizzati non con continuità. Tra i giovani è diffusa l’idea che Cuneo sia una città per i vecchi, dove prevalgono gli ostacoli alla possibilità di fare festa la sera e non ci sono altre possibilità di fare cose diverse dal mangiare e bere qualcosa in un locale o andare in una delle poche discoteche rimaste. Manca un vero luogo di ritrovo riconosciuto in cui fare qualcosa di diverso. A Matteo piacerebbe ci fosse un appuntamento fisso ogni settimana attrattivo per i giovani, nello stesso spazio, che potrebbe diventare per i ragazzi un punto di riferimento.
Matteo non vorrebbe vivere in un posto diverso da Cuneo, per la sua posizione vicina a montagne e mare, per il suo clima, per il suo essere “città-non-città”, con una dimensione giusta perché si possa stare in tranquillità e anche per le persone un po’ chiuse, ma piacevoli.
Matteo è un tatuatore da più di 25 anni, quando non era nemmeno considerato un vero lavoro, ma per Matteo è molto di più: l’ha aiutato ad affrontare il mondo.
Ha trasferito il suo negozio in Via Silvio Pellico nel 2017, perché aveva bisogno di alberi, verde e quiete: dove stava prima c’era troppo chiasso.
In merito alle problematiche di quartiere, Matteo pensa che, in realtà, i problemi ci siano dappertutto e che il problema vero sia far sempre finta di non vedere o guardare solo per poi giudicare, mentre bisognerebbe saper ascoltare per abbattere i muri.
Grazie al suo lavoro, è entrato in contatto anche con situazioni “estreme” e ha imparato a coglierne il lato positivo: la multietnicità della zona gli ha permesso di conoscere tante persone, usi e costumi, sensi estetici, simbologie diverse, situazioni molto stimolanti. Il suo mondo è fatto di immagini, simboli, culture: quando può incontrare culture differenti, gli si spalanca un mondo.
Si definisce molto curioso. Oltre che per i tatuaggi e il disegno, ha una grande passione per la musica: definisce la sua vita come una grande colonna sonora.
Gli piace inoltre andare in bici, isolarsi, stare nei boschi e in tutti quei luoghi che gli permettono di staccare la spina e uscire per un po’ dalla quotidianità.
Ha tante idee che gli piacerebbe sviluppare nel suo studio, aprendo alcune attività al pubblico.
Sogna un grande concerto (o tanti concerti diffusi) in una via Silvio Pellico chiusa al traffico, con persone che si incontrano, si scambiano punti di vista e una grande jam session finale.
Perché non unire le idee? Se si è in tanti, il peso dell’organizzazione diventa più gestibile.
Mariella lavora per la Cooperativa Sociale Orso; a Cuneo, è la coordinatrice del progetto e luogo Città dei Talenti, nato da un bando in cofinanziamento tra l’Impresa Sociale Con I Bambini e la Fondazione CRC. In quel periodo alcune organizzazioni in Provincia di Cuneo stavano lavorando sull’orientamento precoce e questa è stata l’occasione di creare un luogo fisico dedicato al tema.
La Città dei Talenti, situata al primo e secondo piano del Rondò dei Talenti, mette insieme 17 partner tra cooperative e agenzie formative, che collaborano per organizzare attività volte a sviluppare una riflessione sull’orientamento a partire dal tema dei talenti destinate alle classi terze e quarte della scuola primaria e prime della secondaria di I grado. L’obiettivo è aiutare bambini/e e ragazzi/e (dai 7/8 anni) a esplorare i loro talenti, capire le loro predisposizioni e attitudini che in futuro possono guidare le loro scelte: infatti chi trova la strada giusta, non la abbandona.
A Città dei Talenti si può accedere per diverse attività: il percorso esperienziale con il gruppo classe o come singoli, laboratori, ecc. Tutta l’offerta è disponibile su www.cittadeitalenti.it, e ci si può anche iscrivere alla newsletter per rimanere aggiornati.
Chi accede allo spazio può fare un viaggio per scoprire soprattutto i talenti che non conosce: ognuno di noi naturalmente ne possiede almeno cinque. Inoltre si possono scoprire lavori meno conosciuti, in ambiti diversi da quelli normalmente presentati.
Il messaggio che si vuole trasmettere è che l’importante è fare bene le cose che ci piacciono, al di là dello “status” che nella società i vari lavori hanno.
Margherita è nata a Polonghera il 26 febbraio 1925 da una famiglia di nove fratelli e sette sorelle avuti da due madri diverse (tra loro sorelle), in una cascina in campagna.
Custodisce molti ricordi legati alla guerra partigiana, che toccò da vicino la sua famiglia.
A 21 si è sposata e ha fatto la mugnaia per vent’anni, a Osasio (TO), in un mulino tradizionale alimentato dalla forza motrice dell’acqua.
La sua prima figlia, Luigina, ha lavorato per molti anni all’Ospedale Santa Croce a Cuneo e viveva nel convitto dell’ospedale. Per lei, Margherita e il marito si sono poi spostati a vivere a Cuneo.
Negli anni ’60-’70 Cuneo finiva dove c’era l’Ospedale e di quel periodo si ricorda il Cantagiro a Cuneo. In quell’epoca si costruirono molti palazzi che sostituirono le cascine. Nel vicinato gli abitanti erano molto uniti, ci si conosceva tutti. Margherita potrebbe raccontare aneddoti su ciascuno di loro.
Luca è un agente di commercio in un ingrosso di formaggi e salumi. Da alcuni anni ha scelto di andare al lavoro in bicicletta: da San Rocco Castagnaretta a Confreria, tutto l’anno, 15 km tra andata e ritorno, con tutto il necessario per ogni condizione meteo.
Passando dal Movicentro, ha iniziato a notare alcuni stranieri che si mettevano a posto la bici ma spesso erano in difficoltà anche nel fare piccole cose, più volte ha pensato di andare ad aiutarli. Poi è venuto a conoscenza dell’esistenza della bici-officina e così ha deciso di collaborare come volontario dando una mano con le poche competenze in suo possesso e mettendosi in gioco.
Con il servizio in bici-officina, ha la possibilità di impegnarsi per fare qualcosa per chi ha bisogno, rendendo concrete quelle che spesso sono solo parole. Inoltre dal confronto con i frequestatori di questo spazio, impara ogni giorno qualcosa: loro fanno davvero i chilometri pedalando tra casa e lavoro. Prendendo esempio da loro, la bicicletta potrebbe diventare il principale mezzo di trasporto ogni volta che è possibile sostituirla alla macchina.
Per Luca la bicicletta è una passione, poi è diventata mezzo di trasporto: lo rilassa e gli permette di avere del tempo per sé. Nella mezz’ora che impiega per andare a lavoro pensa, incontra e saluta altre persone; piccoli aspetti che diventano parte della sua routine.
Per lui la bicicletta dovrebbe diventare uno status symbol, in grado di attrarre anche i giovani, come oggi lo sono l’iphone o la macchina: pulita, economica, silenziosa. Forse un problema è che non sostiene il consumismo.
Lui ama pedalare per il Parco Fluviale, che offre scorci bellissimi da godersi e che consiglia a tutti.
Spera che Cuneo rimanga il “paesone” che ora è, con persone che si conoscono e si salutano e con tante piste ciclabili.
Helen è nata in Ecuador nel ’79 ed è in Italia da 14 anni. Quando è arrivata, non conosceva né la lingua né il Paese. Ha iniziato facendo tanti lavori differenti tra cui la badante e la baby-sitter.
In Ecuador ha avuto una figlia, che ora ha 19 anni, poi qui in Italia si è spostata e ha avuto un altro figlio.
Oggi gestisce un locale, il Chicken King, in via Silvio Pellico, che ha rilevato nel 2018 inseguendo il suo sogno di lavorare nella cucina, ma non sapendo nulla su come gestire l’attività. All’inizio si è sentita un pesce fuor d’acqua e negli anni ha avuto anche momenti difficili e tanti ostacoli da affrontare e superare. Sente che ancora oggi non ha raggiunto quello che sognava per il suo locale.
La cucina che propone è ecuadoriana e domenicana (pollo fritto, pesce, gamberi, chevice, empanadas, platano) ed è apprezzato dagli altri sudamericani che vivono a Cuneo. Gli italiani invece non la conoscono ancora abbastanza.
Quando ha aperto il suo locale, si aspettava maggiore apertura da parte degli abitanti. Invece si è trovata ad affrontare uno scontro tra abitudini locali e modo di vivere sudamericano (aperto, rumoroso, con musica ecc.). Con il tempo, sta riuscendo ad adattarsi al contesto in cui si trova, controllando maggiormente la sua clientela.
Sono stati tanti i momenti in cui ha pensato di andarsene e mollare, ma è difficile staccarsi da qualcosa che si è creato.
In futuro spera che i residenti possano vederla con occhi diversi, non solo per il rumore creato dal suo locale, ma anche per il suo impegno come lavoratrice e impreditrice, rispervandole maggior rispetto. Helen vorrebbe che il quartiere si popolasse di nuove attività in grado di riempire i locali vuoti e creare un luogo vivo, ma anche maggiormente sicuro e controllato.
A tutte le persone che vivono nel quartiere, Helen vuole lanciare un invito a venire conoscerla e ad assaggiare i suoi piatti (dice che il suo pollo è il migliore di Cuneo!).
Guido ha 66 anni ed è in pensione da un anno e mezzo. Ha lavorato in Posta per 35 anni, occupandosi delle spedizioni e interagendo con il pubblico allo sportello.
Ha vissuto 3 anni a Roma in una comunità internazionale e un anno e mezzo a Torino. Andandosene ha aperto la propria mente e capito che Cuneo non è che un puntino del mondo.
Fin da giovane ha deciso di dedicare parte del suo tempo libero al volontariato. Ha svolto il servizio civile in Caritas come alternativa alla leva militare, occupandosi di prima accoglienza e di attività parrocchiali per i giovani. Oggi è volontario alla bici-officina del progetto La Boa. Ha scelto questa attività perché voleva impegnarsi in un contesto “laico”, non legato al mondo religioso, lontano dal dare insegnamenti.
Nel restante tempo libero si dedica alla manutenzione della sua casa e all’apicoltura, per la quale ha ereditato la passione da suo suocero. Nell’apicoltura non si finisce mai di imparare, ogni volta è come andare a scuola per entrare nella mentalità delle api.
Per il futuro di Cuneo vorrebbe idee nuove che permettessero di recuperare realtà aggregative che oggi rischiano di scomparire.
Lucrezia e la sua collega gestiscono come associazione culturale “Gioie di Creta” una bottega in cui vengono prodotti manufatti artistici in ceramica e svolte attività didattiche.
Lucrezia è pugliese e fa l’insegnante a Cuneo, dove vive da alcuni anni. Ha studiato restauro all’Accademia di Belle Arti di Milano e qui entrata in contatto con il mondo della ceramica.
I primi anni a Cuneo svolgeva il lavoro al tornio a Torino, dove condivideva la sede con altre associazioni culturali che mettevano i loro spazi a disposizione di artisti. Nel 2016 ha dato vita all’associazione a Cuneo, con cui svolge prevalentemente attività didattica: I suoi workshop, della durata di una o massimo due giornate, non sono tanto professionalizzanti, quanto ludico-creativi. Dall’utilizzo di semplici strumenti nascono oggetti strani, imperfetti, ma che custodiscono la personalità di chi li ha creati. Le attività sono rivolte a tutti dagli 8 anni in su e si collocano nel periodo tra settembre e giugno. Organizzano anche apposite attività per le scuole.
La bottega è nel quartiere Cuneo Centro ed è frequentata da chi la cerca appositamente e non da chi ci si imbatte per caso.
Secondo Lucrezia il quartiere ha una buona potenzialità, ma necessita di essere rivalutato e non abbandonato. Vorrebbe che attività come la sua fossero scoperte anche da chi frequenta il quartiere. Il rapporto con il vicinato è ottimo e qui si respira quell’umanità che in altri posti è difficile da trovare: ci sono piccole botteghe, negozi e attività di vicinato che è importante preservare.
Gianluca è un artista e un compositore di musica per strumenti elettronici e acustici. La sua attività l’ha portato a viaggiare tanto, ma ha poi deciso di tornare a Cuneo, dove insegna al conservatorio. Con la famiglia vive nell’unica via di Cuneo che “non quadra”, la “diagonale”. Le situazioni troppo regolari, del resto, non gli sono mai piaciute: qui c’è tanto di trasversale e questo è sia un limite che un’opportunità.
Il locale Kebap sotto casa ha aperto quando lui è arrivato e Gianluca è diventato amico del gestore: queste sono le opportunità della diversità, una salvezza contro un pensiero sterile che non segue il ritmo a cui sta andando il mondo.
La casa in cui vive era stata acquistata dai suoi genitori, trovata “per caso” entrando nell’agenzia immobiliare sbagliata. All’epoca, ci viveva la sorella dei Fratelli Vaschetto, partigiani morti per la libertà. Questa memoria storica gli ha trasmesso angoscia e energia allo stesso tempo e così ha messo lo studio in casa perchè l’arte, come la libertà spesso sembra inutile, ma è indispensabile come l’aria.
Il lavoro lo porta a essere spesso fuori città per tessere legami e relazioni che non si possono creare a Cuneo. Però è contento di aver viaggiato prima ed essere tornato a Cuneo che reputa ottimo posto per diverse cose: per crescere i propri figli, per essere creativi. Spesso sono gli stessi cuneesi a non rendersi conto di questo; c’è un “understatement” diffuso che vede sempre migliore quello che c’è fuori.
È affezionato all’isolato in cui vive: è una zona “vera”, però purtroppo c’è una carenza di spazi per stare insieme e fare socialità, al di fuori degli spazi commerciali.
Vivendo qui ha dovuto abituarsi a lavorare con il rumore, cosa non sempre semplice. Crede che la trasformazione del quartiere debba avvenire passando dalla condivisione e dalla conoscenza, mettendosi sullo stesso piano, diminuendo la paura e dandosi regole comuni. Solo se ogni residente si metterà in gioco creando un terreno comune rispettato e condiviso, si potrà arrivare ad un clima positivo.
Franco è stato funzionario europeo e ha vissuto in Belgio per oltre 30 anni. Quando è rientrato a Cuneo, ha scoperto una provincia più ricca di qualità di quanto possa sembrare dall’esterno, ma ancora poco aperta sul mondo e con scarse capacità di relazione sia all’interno che fuori. Come la definisce lui, Cuneo è una “provincia talpa” che lavora molto e mette poco il naso fuori.
Franco ha studiato filosofia e ha insegnato per qualche tempo prima di partire per il Belgio. Poi è stato a Roma, dove ha raccolto l’esperienza belga con i migranti, occupandosi di accoglienza ai tempi della Legge Martelli. Per alcuni anni ha collaborato con il Gruppo Abele a Torino. Nel 2005 ha fondato, insieme ad altri amici, l’Associazione per l’Incontro delle Culture in Europa (APICE) con l’obiettivo di raccontare il mondo, in particolare l’Europa, e semplificarne le complessità altrimenti difficilmente percepibili. APICE fa formazione, scrive articoli per i giornali piemontesi e organizza attività nelle scuole per sensibilizzare ai valori dell’Unione Europea; la sua sede si trova, non a caso, a Cuneo in un’area densa di istituti scolastici.
In una stagione di comunicazione orizzontale e volatile, crede che sia importante che i giovani leggano libri, strumenti di “penetrazione verticale” che trattano un tema in profondità. Il libro è stato un grande veicolo della costruzione europea e ha fatto la modernità dell’Europa.
Franco reputa che i cittadini di Cuneo e del cuneese siano “Europei a loro insaputa”: non hanno ancora capito che le frontiere non sono muri, ma saldature tra popoli.
Per lui la Cuneo del futuro esiste già, deve solo esserne cosciente, aprire le finestre verso l’esterno e dare la parola alle giovani generazioni, ma in un dialogo intergenerazionale, perché senza storia è difficile immaginare il futuro.
Longboard Crew Italia, nasce da un gruppo di appassionati di skateboard, con la voglia di trovarsi e praticare insieme divertendosi. Non è un caso se il loro motto è "sport, amicizia, divertimento".
Da gruppo Facebook per organizzare le uscite in tavola, si trasformano in associazione per poter partecipare ad eventi e manifestazioni e per poterne organizzare loro stessi. Nasce quindi un'associazione sportiva che oltre a fornire insegnamenti e organizzare eventi in tavola, si occupa di progetti sociali anche nelle scuole.
Lo sport, la tavola e il gruppo, diventano il mezzo attraverso cui generare inclusione sociale, creare senso di appartenenza e sviluppare cittadinanza attiva. L'obiettivo è valorizzare l'unicità, facendo delle diversità un punto di forza da apprezzare e sviluppare.
Ad oggi, i progetti portati avanti da Longboard Crew Italia sono progetti di diffusione della pratica sportiva nelle scuole e per le strade, lotta alla dispersione giovanile, educazione civica e partecipazione sociale, sviluppo di capacità e autofomazione di competenze attraverso lo sport e il lavoro di squadra.
Sono tanti i progetti di insegnamento gratuiti e accessibili a tutti, finanziati anche grazie ai corsi e ai laboratori a disposizione per ogni livello ed età.
Francis arriva dalla Nigeria ed è in Italia dal 2016. I primi 4 anni ha vissuto a Borgo San Dalmazzo, in un centro di accoglienza. Pur avendo riscontrato alcune difficoltà, è riuscito a superarle più velocemente di altri.
All’inizio ha seguito corsi di italiano ottenendo il certificato A2. Pur avendo la maturità, ha dovuto frequentare la scuola serale a Cuneo per avere il diploma di terza media. Contemporaneamente ha frequentato un corso di falegnameria a Savigliano.
Quindi ha prestato servizio civile in Croce Rossa a Borgo San Dalmazzo, dove continua a collaborare. Dopo aver frequentato un corso, nel 2020 ha iniziato a lavorare come mediatore interculturale, lavoro che per lui è un modo per aiutare coloro che vivono oggi quello che lui ha vissuto alcuni anni fa. Si è iscritto ad un corso da OSS per poter essere di supporto fisico e morale a chi ne ha bisogno. Oggi lavora nella Casa di riposo di Robilante: il suo lavoro gli piace molto.
Come mediatore interculturale collabora all’interno del progetto La Boa per l’associazione Spazio Mediazione Intercultura. Inoltre aiuta i volontari della Biciofficina a entrare in relazione con gli stranieri che si presentano per richiere una bicicletta o far aggiustare la loro. Anche questo lavoro per lui è facilitazione: infatti la bici è il mezzo che gli stranieri utilizzano per andare a lavorare nei campi.
Nel 2019 ha anche preso la patente, cosa che gli ha permesso di essere ancora più attivo in Croce Rossa.
Francis oggi è felice del suo percorso e di quello che sta facendo. Dopo sei anni e dopo tante trafile, ha ottenuto un permesso di soggiorno per due anni, documento che gli permette davvero di poter pensare al suo futuro.
Francis vede un miglioramento nelle trasformazioni di Cuneo Centro. Se tre anni fa era diventato un posto “maledetto”, dove lui stesso aveva paura a venire, oggi vede più convivenza e comunicazione e meno discriminazione e disuguaglianza. In generale trova il quartiere più vivo e meno frequentato da nullafacenti. Si augura che per il futuro la situazione possa ulteriormente migliorare.
Romeo ha un sogno, vuole diventare un attore. Gli piacerebbe diventare il protagonista di un film d’azione, anche se predilige il genere horror alla Dario Argento. Non ha avuto una vita molto semplice, ma ora vive con 4 persone in un appartamento gestito dalla Cooperativa Biosfera, tra cui Enza, che è diventata la sua compagna. Insieme vanno al mare, nuotano e condividono molti interessi, tranne il ballo, perché Romeo non ama ballare. Pare abbia anche una bella voce, ma non ama esibirsi.
Lorenzo è un ragazzo di 21 anni, con la passione per il rap e la trap. Ha un produttore e un team che lo seguono nel suo progetto musicale, che comincia a dare i primi risultati. Vive in un alloggio gestito dalla Cooperativa Biosfera, con altre 4 persone, con le quali va d’accordo, anche se con alti e bassi. Ha conseguito un diploma di perito aziendale e ha frequentato un corso prelavorativo ad Avigliana per diventare un magazziniere e sta studiando per ottenere la patente per poter finalmente cercare un lavoro. È un ragazzo un po’ solitario che ama trascorrere il tempo libero, dopo aver svolto i suoi turni di lavoro in casa, ascoltando la musica, componendo e giocando alla Play Station. Ama il calcio, infatti da ragazzino ha giocato in alcune squadre, ma per via del covid, ha dovuto interrompere l’attività fisica che vorrebbe riprendere per rimettersi in forma e trovare una nuova squadra.
Vincenza vive da un anno in un appartamento gestito dalla Cooperativa Biosfera, con altre 4 persone. Nonostante la sua non sia stata una vita facile, Enza, come preferisce farsi chiamare, è una donna con una vitalità invidiabile. È molto brava nei lavori domestici, che le piacciono molto. Quando si organizzano attività di gruppo non si tira indietro e collabora con tutti volentieri. Coltiva la passione per le gite nei dintorni della città, ma anche viaggi in Italia. Ha visto Venezia e quando può va al mare con Romeo, il compagno conosciuto nella casa. Cucina, ama il cinema, sa ballare la tarantella ed il tango argentino e le piace passeggiare per il centro e guardare le vetrine di abiti nei giorni feriali, quando c’è poca gente.
Marissa è originaria di Lima, con il marito ed i figli si è trasferita a Torino da pochi mesi, congiungendosi al resto della sua famiglia, che vive qui da più tempo. È psicologa e in Perù ha lavorato presso il ministero della pubblica istruzione, nella selezione del personale addetto alla scuola. Ha anche svolto attività di supporto psicologico per bambini con disabilità e prima della laurea ha conseguito un diploma in amministrazione, che le ha permesso di lavorare, nell’ambito del ricevimento clienti e contabilità. Ha due bambini e sta cercando di organizzare la sua nuova vita in Italia. Le piacerebbe vedere riconosciuto il titolo di studio conseguito in Perù e ricominciare a lavorare, riuscendo ad affidare i suoi figli in mani sicure ed esperte, durante la sua assenza. Ama leggere romanzi impegnativi, vedere film con suo marito e soprattutto occuparsi dell’educazione dei suoi bambini. In particolare in Perù accompagnava la sua bimba più grande a vedere musei, assistere a rappresentazioni teatrali, perché’ pur avendo solo nove anni, è una giovane artista che ha girato pubblicità ed è stata protagonista di un film ambientato nella foresta peruviana. Il sogno di Marissa, oltre a contribuire a mantenere la sua famiglia, sarebbe quello che la figlia continuasse la sua carriera e potesse riprendere la sua formazione, frequentando corsi di ballo e recitazione, che però hanno dei costi elevati. Marissa è anche un’abile cuoca specializzata in cucina peruviana, ma sta imparando anche a cucinare piatti italiani.
Francesco è presidente del Comitato di Quartiere Cuneo Centro dal 2021 e risiede a pochi metri dalla sua sede.
È economista del lavoro, analista di dati, studioso di fenomeni socio-economici e lavora nel centro studi di Fondazione CRC.
Da quando è nato il Comitato (inizialmente come gruppo informale), è attivo nella vita di quartiere. È un impegno oneroso, ma le dinamiche del quartiere l’hanno appassionato fin da subito e spinto a investire parte del suo tempo libero per risolvere problemi e raccogliere proposte.
Trova utile e prezioso per tutti avvicinarsi alla vita del quartiere perché questo può avere impatti positivi nella quotinianità, nelle relazioni, nel sentirsi parte di una comunità più grande.
Al di là del direttivo, il comitato è aperto a incontri, scambi e dialogo con tutti gli abitanti; organizza momenti in cui raccogliere le voci di chi abita questa zona per indirizzarle, se serve, verso l’amministrazione o verso chi è competente rispetto ai temi trattati.
In estate, il giovedì, il comitato diventa una sorta di “sportello cittadino”: per un’ora si mettono alcune sedie fuori, ci si confronta su come è andata la settimana e si esprimono necessità e proposte. Le problematiche vengono raccolte e diventano argomento per cui immaginare possibili soluzioni da portare all’amministrazione comunale.
Nel gestire i cambiamenti in atto, Francesco trova difficile riuscire ad avere sufficienti informazioni per comprenderli, valutarli e poter attivare servizi e presidi che se ne occupino.
È compito di chi può farlo, anche solo in termini di tempo, provare ad accompagnare questi cambiamenti segnalando i conflitti da risolvere e ricercando le competenze necessarie a farlo.
Tra qualche anno immagina il quartiere con le stesse diversità attuali: bisogna cercare di stare nel cambiamento, essendone parte nel modo più virtuoso possibile. In questo il comitato continuerà ad avere il ruolo di collettore con l’obiettivo di alimentare gli scatti positivi degli abitanti nel vivere le trasformazioni in atto.
Fana viene dal Senegal e vive nel quartiere Cuneo Centro da 22 anni. Ha un marito e tre figli di 20, 18 e 13 anni che sono nati a Cuneo e sono ben integrati. Non hanno mai avuto problemi a scuola o a casa e hanno molti amici italiani. In casa si parlano diverse lingue (italiano, senegalese e il loro dialetto) mischiandole tra loro.
Quando è arrivata a Cuneo, gli africani erano pochi e ha imparato l’italiano per riuscire a inserirsi meglio.
Oggi Fana lavora con la Cooperativa Fiordaliso nel progetto SAI di accoglienza, imparando moltissimo sulla realtà e sulla sofferenza delle persone. Così ha capito di essere più fortunata di altri.
Inizialmente arrivavano solamente uomini; lei si occupava di aiutarli a capire come muoversi per fare la spesa, avere i documenti necessari e comprendere le abitudini italiane.
Fana trova faticosa comunicare con le persone da accogliere quando non capiscono che le numerose domande servono ad aiutarli. Il loro modo di fare prepotente deriva dalle storie difficili che li hanno portati a non fidarsi degli altri: ci vuole tempo per costruire un rapporto che li porti ad aprirsi e a raccontare il loro vissuto.
Un’altra parte del suo lavoro prevede il confronto con le mamme e i bambini e questo le piace molto.
Di Cuneo ama la tranquillità, ma non le piace la chiusura, anche se è meno marcata di 20 anni fa. Il problema è che ancora si fa fatica a capire che siamo tutti uguali: per esempio, molti proprietari di case non vogliono affittare ad africani.
Le piacerebbe che i cuneesi fossero più disponibili a conoscere le persone straniere, che ci fossero più spazi dedicati ai giovani e ai migranti per organizzare attività di comunità e più facilità nelle pratiche burocratiche.
Del Senegal le mancano la famiglia e la vita in un ambiente tranquillo, ricco di persone e aperto. Ha sempre detto di volerci tornare, ma lo farà solo quando i figli saranno completamente sistemati ed è consapevole che, ritornando, sarà difficile reintegrarsi, perché quando vanno là in vacanza si sentono come emigrati in Senegal.
Fabiano ha 26 anni, ha studiato lingue a Genova e in Germania, dove è stato in Erasmus. Conosce l’inglese e il tedesco, appresi all’università, e anche un po’ di spagnolo. Anche se si è appena laureato, ha già insegnato lingue e crede che sia il lavoro che fa per lui.
Gli piace molto viaggiare e scoprire nuove culture: si sente un “mediatore naturale”.
I Paesi, scoperti in viaggio, che ama di più sono quelli che si affacciano sul Mediterraneo: Italia, Croazia, Grecia, Turchia e Francia Meridionale. Spera di poter andare preso anche in Spagna.
Gli piace la musica e, da alcuni anni, segue dei corsi di ballo (hip hop e dance hall). Ama cucinare e ha una passione per le macchine, anche se si ritiene una persona attenta all’ambiente.
Abitava nel quartiere Cuneo Centro prima di andare a studiare a Genova. Questo gli ha permesso di apprezzare il valore ed il potenziale della propria città: le due visioni della città “da dentro” e “da fuori” sono molto diverse. Oggi trova Cuneo più aperta e “colorata” dal punto di vista delle persone che la abitano. Ne apprezza la tranquillità e i ritmi “da paese”, il fatto che sia una realtà protetta e la vicinanza con il contesto naturale che dà tanto respiro. Nonostante la riscoperta dei valori della sua città, si sente più a suo agio a vivere in una città più grande.
Gli piacerebbe riuscire a vivere di più il quartiere di Cuneo Centro perché lo vede pulsante di vita, anche se ricco di complessità.
Enrico è il direttore della Caritas Diocesana di Cuneo, il cui scopo è tradurre in atti concreti la proposta del Vangelo in particolare nell’ambito della carità.
La Caritas si occupa di sostegno alle persone povere e in difficoltà in un’ottica di profonda umanità svincolata da qualsiasi interesse.
Cuneo Caritas coopera con Comune, Prefetture, Enti del Terzo Settore, servizi sociali e Croce Rossa. Raccorda le Caritas parrocchiali, diffuse sul territorio, per creare una rete di accoglienza. Gestisce una mensa, alcuni dormitori e un centro vestiario. Tutti i servizi sono coordinati dal centro di ascolto, che si occupa di incontrare le persone, accoglierle e capirne le necessità per accompagnarle in un percorso di autonomia.
I dati raccolti dai centri di ascolto, analizzati da un osservatorio, fanno emergere che le problematiche principali sono la casa, il lavoro (sottopagato e in condizioni difficili) e l’istruzione da cui derivano povertà, bisogno di cibo e vestiario.
Al di là dei servizi (“opere segno”) sono attivi diversi progetti in rete con realtà locali:
Inoltre Caritas propone momenti che calino i giovani nel vivo delle attività assistenziali presenti sul territorio. Quest’esperienza li apre a una comprensione più profonda dei bisogni dell’altro.
Il lavoro di sensibilizzazione viene portato avanti anche nelle scuole, dove, attraverso l’alternanza scuola-lavoro e alcuni incontri, si informano le classi sui bisogni legati alla povertà e alle migrazioni.
L’Ente è sempre desideroso di accogliere proposte nuove, provenienti da singoli, da parrocchie o altre realtà; a prescindere dal prezioso apporto dei volontari, c’è sempre bisogno di idee e di “creatività” che possono e devono arrivare da tutti, soprattutto dai giovani.
Cristina ha 36 anni, è un’educatrice professionale e, dal 2019, vive nel quartiere Cuneo Centro con il marito e la figlia di 9 mesi.
La sua passione per aiutare gli altri, che la caratterizza fin da quando era bambina, l'ha spinta a scegliere la professione di educatrice. Per anni, ha lavorato con gli adolescenti in una comunità per minori, mentre oggi lavora con gli adulti, prevalentemente nel centro storico di Cuneo.
Cuneo per lei è cambiata molto e in meglio, rispetto a quando era piccola. Come mamma, vorrebbe però che ci fossero ancora più occasioni educative per i più piccoli.
A Cristina piace leggere e ascoltare musica. Vorrebbe che, nel suo quartiere, venissero organizzati eventi culturali o che aprissero locali in cui poter chiacchierare, prendere dei libri, godere di piccoli eventi culturali per tutta la famiglia.
Cuneo, per lei, è una città tranquilla, adatta alle famiglie, ma non molto attrattiva per i giovani. Vorrebbe che aumentassero le iniziative di integrazione per le persone straniere, così come di inclusione per chi ha disabilità.
Vorrebbe che non ci fossero “ghetti”, mentre spesso oggi è ciò che avviene.
Chiara abita a Borgo San Dalmazzo con un marito e due figli. Dal 2001 lavora negli Asili Nido; oggi è educatrice e coordinatrice dell’Asilo nido comunale I Girasoli e del Micronido Le Primule, in Via Silvio Pellico. Il nido, che è il primo ad essere aperto a Cuneo, ha una capienza di 75/80 bambini lattanti, semi-divezzi e divezzi, dai 3 mesi ai 3 anni di età. Il Micronido ha 24 bambini da 1 a 3 anni.
L’asilo supporta le famiglie nell’educazione dei figli e nell’inserimento sociale nell’ambiente che li circonda, con un’équipe di educatori e ausiliarie che fanno parte della ditta Sodexo Italia.
Le famiglie che accedono provengono da tante culture diverse: la priorità dell’asilo è l’integrazione e l’inclusione, che raggiungono anche grazie a mediatori culturali che sono di supporto nella comunicazione.
L’asilo nido è un punto fermo che risponde ai bisogni primari, in un percorso di relazione tra personale e famiglie che spesso porta ad instaurare rapporti molto belli con una valenza educativa forte. Negli anni la richiesta è sempre più alta e non si riesce a dare risposta a tutta la domanda.
L’asilo è fortemente legato al territorio, così come gli altri nidi comunali della città (che in totale hanno 200 posti): tutti gli iscritti provengono dalle aree circostanti.
Tutte le informazioni nenecessarie per iscrivere i propri figli si possono trovare sul sito web del Comune di Cuneo: l’accesso in graduatoria permette quasi sempre di entrare nei nidi, solitamente a settembre. Il servizio è a pagamento, in base all’ISEE.
L’asilo è “aperto” al quartiere tramite il giardino dei nidi, che può accogliere attività e pubblico al di fuori dell’orario di apertura ordinaria.
Chiara vede nel quartiere una sempre maggiore inclusione: una strada aperta dai progetti realizzati nella zona e che dialoga anche con l’asilo nido.
Cecilia ha quasi 25 anni, ha frequentato il liceo linguistico a Cuneo e si è laureata al triennio in Comunicazione Interculturale a Torino. Lavora da un paio di anni con la Cooperativa MOMO: ha iniziato con il Servizio Civile nel centro aggregativo della Casa del Quartiere Donatello e nel progetto SAI. Attualmente lavora nel quartiere Cuneo Centro: in una casa che ospita due donne del progetto SAI e in un’altra che ospita alcuni uomini che lavorano e sono inseriti nel progetto Accoglienza diffusa 2.0.
Grazie al Servizio Civile, si è completamente immersa in ambiti che pensava potessero essere interessanti per lei e, una volta avuta la conferma delle sue sensazioni, si è potuta inserire gradualmente nel suo attuale contesto lavorativo.
Il suo ruolo come operatrice dell’accoglienza del progetto SAI è quello di aiutare le donne rifugiate con asilo politico ad integrarsi nel territorio e a lavorare per la loro autonomia. Cecilia è la prima persona che chi viene accolto incontra e il suo ruolo è fare da filtro tra loro e l’equipe di operatori.
I principali lavori da portare avanti con le persone accolte sono: l’apprendimento della lingua, le questioni legali connesse ai documenti, la ricerca di un lavoro e della casa e, infine, l’uscita dal progetto di accoglienza.
Ama la vicinanza e la condivisione di un percorso con le persone accolte, da cui si riceve anche tanto, aspetti che il suo lavoro le regala. Anche se questo scambio e la relazione umana possono essere anche molto faticosi.
Dal suo punto di vista l’accoglienza delle ragazze in Cuneo Centro da un lato permette loro di essere vicine a Corso Giolitti che ha un’alta frequentazione multiculturale e una forte presenza di negozi di articoli etnici, dall’altra porta con sé la complessità di abitare in condomini in cui gli altri residenti, tutti italiani, hanno abitudini molto diverse e con cui è difficile integrarsi. Come operatrice, si mette in ascolto e cerca di far conoscere al resto degli abitanti il progetto e di trovare insieme una mediazione.
Per Cecilia, i tentativi di mettere insieme le persone che popolano il quartiere di Cuneo Centro, anche se diverse, facendole partecipare in maniera condivisa alcune piccole attività sono un tassello importante per sviluppare una convivenza e è importante continuare in questa direzione.
Caterina abita ai confini del quartiere Cuneo Centro, che frequenta per progetti legati al suo lavoro e per vicinanza al luogo in cui vive.
Ha studiato a Torino arichitettura per il restauro e la valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio. Ha iniziato a lavorare come architetto, ma non era la sua strada. Così ha trasformato il suo bagaglio di studi in qualcosa in linea con il suo modo di essere, formandosi presso la Fondazione Fitzcarraldo. Si è occupata di sviluppo del territorio in uno studio e per il Parco del Monviso all’interno di un progetto europeo; ha anche lavorato presso l’Abbazia di Staffarda come operatrice culturale.
Nel suo lavoro le mancava però una parte creativa e così è diventata progettista culturale nell’Associazione culturale Noau. Trasforma idee in progetti per cui cerca finanziamenti e che gestisce, una volta operativi.
Del suo lavoro ama le relazioni con le persone, la capacità di dare forma a un’idea, la scoperta continua di cose nuove e l’incontro con persone arricchenti e stimolanti.
Ama disegnare, fotografare, passeggiare, andare in bici, da poco ha ricominciato ad andare in canoa. Ha scoperto la fotografia durante l’Erasmus in Belgio e l’ha approfondita in un corso a Torino: le piace “leggere” l’interazione delle persone con gli altri e con il contesto, anche architettonico.
Ha vissuto a Torino e a Saluzzo, per poi tornare a Cuneo, dove, sempre in relazione alla sua dimensione medio-piccola, le sembra che siano aumentate le occasioni culturali. Spera che il fermento culturale cresca ancora: maggiore offerta di corsi creativi, più occasioni di socialità e tante contaminazioni da fuori, che pensa offrano uno sguardo diverso sulla città e portino novità.
Di questa città ama il potersi muovere a piedi e avere attorno un’atmosfera rilassata e tranquilla, cosa che in una città grande manca.
Vorrebbe vedere valorizzati luoghi come i Bagni Pubblici, la Villa Invernizzi, la Stazione e in generale le piazze di Cuneo (Piazza dello Sferisterio, Piazza Europa,..) che potrebbero essere ripensate come spazi di incontro.
Barbara ha 50 anni, 1 marito, 3 figli, 4 gatti, 3 cani, 2 conigli. Vive nel quartiere Cuneo Nuova, ha un negozio di occhiali, ma ha sempre fatto la mamma a tempo pieno. Questa decisione non l’è pesata e si sente realizzata, ma ora che i figli stanno prendendo le loro strade ogni tanto si sente un po’ “spersa”.
Definisce Cuneo una città “di apparenza”, in cui non è possibile esprimere totalmente quello che si è e le proprie scelte. Si può essere facilmente giudicati ed esclusi, se non si segue ciò che la maggior parte delle persone sceglie. Le fa male vedere come sia una città con una mentalità un po’ ristretta, legata alle vecchie abitudini perché questo non invoglia i giovani a rimanere.
Nel tempo libero ama leggere, passeggiare con i suoi cani, passare del tempo con le persone che ama. Riconosce che Cuneo offra tanto per vivere all’aria aperta, anche se nota come, nel tempo, sia diventata più sporca e meno civile: i grandi lavori di riqualificazione del centro storico hanno penalizzato la “parte alta” della città che definisce “morta”, dimenticata.
Per il futuro di Cuneo vorrebbe più possibilità per i giovani, eventi meno commerciali, iniziative più votate alla relazione tra le persone, alla socialità, all’incontro con la diversità, perché aiuterebbero ad aprirsi al mondo.
Arianna è originaria di Cuneo. Nel 2022 ha iniziato il Servizio Civile con la cooperativa Emmanuele (opportunità conosciuta tramite gli educatori de La Pulce e la scuola): ha deciso di cimentarsi con una cooperativa sociale, anche se le sarebbe piaciuto anche lavorare con il CRAS al recupero animali o negli asili nido con i bambini.
Con il suo Servizio Civile può dare un contributo alla società, vivendo esperienze che la riempiono soprattutto interiormente attraverso il contatto e lo scambio con le persone. Quest'occasione è per Arianna un modo per capire cosa potrà diventare il suo lavoro e inoltre le sta facendo conoscere alcune attività e iniziative (cinema, tornei, ecc) che prima non conosceva, per difficoltà comunicative tra tali realtà ed i giovani.
Le dà soddisfazione poter realizzare qualcosa per gli altri, permettere di fare cose nuove alle persone con cui lavora e in cambio ricevere anche solo un sorriso.
Da giovane abitante di Cuneo, un lato positivo che vede è il poter avere tutto a portata di mano. Dall’altra, pensa non esista un luogo di incontro e di riferimento per i giovani come lei, aspetto che porta i vari gruppi a disperdersi per la città e non incontrarsi.
I giovani passano il loro tempo “a fare avanti e indietro per la città”: crede che per avere appeal su di essi sia necessario proporre qualcosa di completamente nuovo oppure che riguarda e ricrea delle “sfere” che interessano loro.
Inoltre le mancano un’offerta ricreativa e occasioni di incontro in città, soprattutto serali e musicali, per giovani della sua età.
Immagina un evento per giovani in centro, con alcuni gruppi che suonano, ma in cui i volumi permettano anche di ascoltarsi e parlarsi e, sparsi per lo spazio, chioschi dove prendere da mangiare e bere.
Antonella è mamma e nonna. Da qualche anno fa parte della realtà delle Botteghe Equo Solidali, nata a Cuneo molti anni fa con l’apertura di una prima Bottega nel Quartiere San Paolo. Il commercio equo solidale si impegna per garantire ai produttori e lavoratori di avere il giusto compenso e il rispetto di orari sostenibili di lavoro, non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche a livello nazionale.
AltroMercato è il principale consorzio importatore di materie prime e dà la possibilità di lavorare ad altre realtà riconoscendo il giusto prezzo. In Italia ci si rifornisce da cooperative che lavorano con lo stesso spirito che Altro Mercato adotta all’estero. Il marchio è garanzia di qualità, di solidarietà e di equità.
Nelle botteghe si può trovare una vasta gamma di prodotti alimentari sia provenienti dal commercio equo solidale, che biologici locali. Inoltre si possono acquistare capi d’abbigliamento provenienti da progetti italiani in India, oggettistica artigianale e molti altri prodotti.
Le botteghe, che fanno tutte parte della cooperativa Proteo, si trovano a Cuneo, Mondovì, Fossano e Saluzzo. Lavorare in una cooperativa sociale significa avere un progetto, uno scopo che va oltre il lavoro di tutti i giorni, un messaggio da trasmettere agli altri.
Sarebbe utile poter creare un contatto diretto tra i cittatini e la bottega AltroMercato per far conoscere maggiormente il negozio, la filosofia, le persone e soprattutto i volontari che lavorano in bottega. Essere volontario in bottega significa decidere di dedicare il proprio tempo libero al progetto. I nostri volontari sono principalmente pensionati che hanno voglia di scoprire tutta la filosofia che sta dietro al prodotto venduto e di mettersi in relazione con altre persone.
Antonella desidera che il quartiere in futuro sia più vissuto, più frequentato dalle persone e cercato dai turisti. Oggi questa zona è un contesto completamente diverso rispetto al centrale e vicino Corso Nizza da cui vorrebbe prendesse spunto.
Anna ha 34 anni, è la compagna di Francesco, presidente del Comitato di quartiere Cuneo Centro, di cui anche lei fa parte. Da poco tempo è diventata mamma di Alice.
Nata e cresciuta nel quartiere, in Corso Dante, ha studiato al liceo scientifico e poi si è trasferita a Torino, dove si è iscritta a Scienze Matematiche. Dopo un anno di Erasmus a Friburgo, è rientrata e ha iniziato a lavorare in banca a Biella, dove è rimasta per 5 anni, mentre il suo compagno viveva in Germania.
Nel 2018 è stata lei, convincendo poi anche Francesco, a decidere di tornare a Cuneo perché qui sta bene: ha le sue relazioni, la famiglia e la comunità a cui sente di appartenere. Il ritorno è stato positivo anche perché nello stesso momento sono tornati altri amici.
Tornata a Cuneo, ha continuato a lavorare per la banca da remoto, ma sentiva che quel lavoro non le apparteneva più e, dopo il Covid, è diventato sempre più complicato e stressante. Si è resa quindi conto di non volere quella vita basata solo sul lavoro e ha deciso di dimettersi. Oggi insegna ed è molto felice di questo cambiamento.
Da neo-mamma, nel quartiere la comunità è molto accogliente e offre un senso di appartenenza che apprezza molto. La città offre molte iniziative per famiglie con bambini e anche per questo è un ottimo luogo in cui crescere i propri figli.
Le piacciono la pallavolo e il beach volley, le camminate, stare con le amiche, chiacchierare e condividere, soprattutto tra donne. Nei mesi di gravidanza si è dedicata molto alle discipline dello yoga e del rilassamento.
È sempre molto attirata dall’impegno civico e le piace dare qualcosa indietro alla comunità in cui vive e da cui riceve tanto.
Anna vorrebbe che a Cuneo ci fosse una maggiore visione politica sul futuro, soprattutto rispetto a temi quali la mobilità sostenibile, la vivibilità, le alternative al consumo di suolo.
Spera che tutta l’energia che c’è nel quartiere si possa convertire in una forza positiva in grado di trasformare la zona e renderla attrattiva.
Anna ha 55 anni, ha studiato al Liceo Artistico, poi all’Accademia Europea di Design e oggi è un’educatrice professionale. Lavora dal 2018 a Casa Famiglia, prima aveva già lavorato in altre Residenze per Anziani e con giovani in progetti di comunità, di prevenzione nelle scuole, di promozione giovanile.
Ha iniziato il lavoro sociale per caso: un giorno le è stato proposto di condurre alcuni laboratori in occasione di uno scambio internazionale. A questa proposta ne sono seguite altre rivolte ai giovani e così ha deciso di prendere il diploma da educatrice mentre lavorava.
Al centro del suo lavoro ci sono persone e relazioni: giovani e anziani condividono un grande bisogno di essere visti e valorizzati per quello che sono in una fase di transizione.
Nel suo lavoro è importantissimo da subito entrare in relazione con la persona e poi animarne le giornate, creando un “tempo di qualità” con laboratori che stimolino a mantenere alcune capacità attive. L’entrata in una RSA stabilisce un prima e un dopo: in questo “dopo” le attività programmate sono fondamentali per mantenere vive le menti delle persone e per far nascere una comunità. Le proposte sono musicali, creative, cognitive e fisiche. Anna porta le sue passioni, arte, natura e movimento, nel suo lavoro e le fa dialogare con le persone che abitano Casa Famiglia.
Nell’organizzazione di laboratori il rapporto con le scuole crea un legame con la città e mette in moto le energie migliori di bambini e anziani. Lo scambio è reciproco ed è cercato e atteso da entrambi i lati: bambini e anziani si arricchiscono a vicenda.
Per mantenere una partecipazione alla vita cittadina si organizzano uscite e gite. Casa Famiglia vuole sempre di più essere una casa aperta alla città, una risorsa di memoria che valorizza le persone che la abitano e che è ricchezza anche per chi sta fuori.
“Da cosa nasce cosa”: Anna crede nella possibilità che da progetti, iniziative, scambi, incontri possano nascere relazioni e nuove opportunità per tutti.
Andrea è cresciuto in via Meucci, dove ancora vivono i suoi genitori. Circa 15 anni fa si è trasferito a Torino per studiare comunicazione interculturale e lavorare nel sociale. Ha cominciato con persone di altre etnie, rifugiati politici: la sua prima esperienza è stata in Bosnia in un campo umanitario post-bellico, dove ha compreso l’importanza di lavorare a contatto con le persone. Poi si è avvicinato al mondo della psichiatria nell’ambito delle comunità e infine a quello della disabilità nei centri diurni.
Per 3 anni ha interrotto l’esperienza nel sociale, è andato all’estero sperimentando in parte la dimensione del “migrante”. Ha studiato e gettato le basi per quello che è il suo lavoro primario: l’insegnante di lingua, inglese in contesti aziendali e italiana ai parlanti altre lingue.
Per Andrea l’insegnamento è facilitazione, ovvero una posizione paritaria tra docente e studente.
Da poco ha iniziato a realizzare un documentario, seguendo la sua passione per il cinema, insieme a quella per la musica, indirettamente legata al lavoro con il video. Questo suo sperimentarsi mette insieme dimensione emotiva, creativa, intellettuale, in un decentramento da sé. Il documentario “L’isolato” lo vede indagare il cambiamento che vede nel quartiere: da un lato ritrovare il sé bambino e tutto quello che c’era, dall’altro ritornare a casa da adulto in un mondo che fisicamente è lo stesso, ma umanamente è cambiato. Un quartiere che, quando era piccolo, era una zona residenziale percepita tranquilla, ma con meno incontro e comunità. Gli piacerebbe che in futuro si cogliessero le opportunità date dall’attuale incontro/scontro, facendo coesistere tutte le visioni e le necessità nello stesso luogo, dove tutti rinuncino a qualcosa di sé, ma ritrovino qualcosa di più arricchente.
Ha un ottimo rapporto con Cuneo a cui ha imparato a non chiedere ciò che non può dargli, come un’offerta culturale particolarmente animata, e a rivalutare altri aspetti, come un contesto naturale altamente accessibile.
Alessandro ha 22 anni, originario di Barge, vive a Cuneo dall’estate 2022 nel cohousing 4G, in un appartamento con altri tre coinquilini: questo cambiamento gli permette di avere indipendenza e rivivere la socialità dopo gli anni di pandemia. Un cohousing è uno spazio condiviso con altre persone che spesso hanno altre culture. Alessandro convive con un italiano, un senegalese e un ecuadoriano: questo aspetto gli piace molto, perché il mondo “non è il posto in cui nasciamo, ma è molto più grande”.
Ha scelto la coabitazione dopo aver conosciuto altre realtà di cohousing collaborando con la Caritas a Saluzzo: qui ha iniziato a lavorare nel mondo dell’accoglienza ai migranti e a vedere come le équipe di operatori sociali operano e ne è rimasto affascinato. Ha quindi fatto domanda per il Servizio Civile per mettersi in gioco in questo ambito e così è iniziata la sua esperienza nella cooperativa MOMO, dando una mano nell’area migranti: gestione quotidiana del SAI (sistema di accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati), collaborazione nella scuola e nella Casa del Quartiere Donatello e nell’ufficio legale del punto MEET.
Allessandro collabora nei fine settimana con la Pro Loco di Paesana, un gruppo di giovani che organizzano eventi culturali e ricreativi per “togliere un po’ di grigiore” e riprendersi in mano i luoghi in cui vivono. È un ambiente che gli piace molto perché tutti sono “inesperti” e entusiasti di fare e provare, anche sbagliando.
Ad Alessandro piacciono il rap, il disegno e lo skate, che pratica quando ha un po’ di tempo libero.
Alberto lavora nell’ufficio di Cuneo Centro del Consorzio CIS (Compagnia di Iniziative Sociali), che ha sede ad Alba. Si occupa di inserimenti lavorativi, negli ultimi anni soprattutto riguardanti stranieri, collaborando anche con il progetto SAI del Comune di Cuneo. Gli piace interagire con le persone e aiutarle a superare le difficoltà. Lo scambio con gli stranieri può anche essere faticoso perchè può generare malintesi e/o incomprensioni riguardo la cultura lavorativa italiana.
Laureato in Psicologia del Lavoro, ha lavorato nell’ambito delle comunità terapeutiche e servizi per le dipendenze, prima a Bologna e poi, da circa 30 anni, a Cuneo, nel Consorzio che vede l’inserimento lavorativo come strumento per pensare al futuro della persona uscita dalla comunità.
Lo sportello di Cuneo Centro, sportello SAL accreditato dalla Regione Piemonte, si inserisce in Crocevia46, polo sociale con servizi per persone fragili e in difficoltà. Prima del Covid era possibile presentarsi direttamente, dopo è diventato obbligatorio prendere appuntamento, aspetto che ha reso più complesso l’accesso. Per rispondere a questo problema, si ascolta anche chi si presenta senza appuntamento dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 12:00 e si riserva solo ad appuntamenti il giovedì pomeriggio.
Le persone si rivolgono allo sportello soprattutto tramite passaparola. Il primo colloquio è di conoscenza: si costruisce un curriculum e ci si iscrive al centro di collocamento. Dopo, la persona viene guidata nella ricerca lavorativa negli ambiti legati alle proprie competenze.
Nel cuneese rileva che non c’è in generale uno scetticismo da parte delle aziende nell’assumere stranieri, ma si richiedono di base la conoscenza dell’italiano e il possesso della patente. Le offerte sul territorio non mancano, spesso però non ci sono i presupposti per potersi candidare.
Pensa che a Cuneo si generino talvolta pregiudizi dovuti al fatto di non essere abituati a vedere alcune scene anche innocue, come un gruppo di persone straniere che aspettano il proprio turno fuori da un ufficio di collocamento. questi pregiudizi fanno interpretare eroneamente alcuni fatti.
Afshin fa il barbiere da quando aveva 18/19 anni e studiava disegno industriale all’Università in Iran. Oggi ha 29 anni, è un rifugiato politico e continua a fare il barbiere a Cuneo in Corso Giolitti nel suo negozio, King Hair.
Grazie al suo lavoro, conosce ogni giorno persone con diverse idee, colori, nazionalità, ragionamenti. I suoi clienti sono sia italiani, sia africani, sudamericani, asiatici: questo lo ha reso capace di ascoltare, sentire storie e capire persone diverse. Nel negozio lavora con lui un ragazzo nigeriano: gli piace avere un collega, che per lui è come una famiglia, di diversa nazionalità.
Nel quartiere si trova bene, per lui questo luogo oggi è una casa per le persone più deboli, che hanno bisogno di essere protette: non deve essere abbandonato, ma valorizzato. Gli dà fastidio che si dica “Una volta, Corso Giolitti era il posto più bello di Cuneo”. “Perché ora non lo è? Che cosa c’è che non va? Le persone straniere? Gli spacciatori? Le persone che bevono?“. Secondo lui, i problemi delle persone più in difficoltà spesso derivano dalla mancanza di documenti che impedisce loro di lavorare: la maggior parte di loro vorrebbe solo farsi una vita, ma mancano le basi per farlo. Per risolvere i problemi bisogna affrontarli all’origine, prima che diventino irrecuperabili, dando all’inizio un’opportunità per costruire qualcosa. Il mondo sta cambiando, ma noi dobbiamo entrare dentro i cambiamenti, capirne le radici e non cercare solo di eliminarli.
Afshin canta, scrive e registra video in un gruppo e sta costruendo una specie di studio di registrazione in casa. Vuole far crescere anche quest’attività perché qui ha la libertà di parola che gli mancava in Iran, dove c’era censura imposta dalla dittatura, motivo per cui ha dovuto abbandonare il suo Paese.
Per il futuro del quartiere vuole Libertà, a cui è intitolato il Piazzale della Stazione, perché significa permettere a ogni fenomeno di nascere.
Gabriele, masso erratico di Cumiana 15 - patto di comunità stipulato tra diverse realtà e associazioni - ci racconta BloomingTeam "il team che fa fiorire le idee" che si occupa di smart city e smart community, dal punto di vista sia tecnologico che sociologico.
Il loro obiettivo è di trasformare questo luogo in un think tank, in cui iniziare a pensare come trasformare i luoghi, far incontrare le buone idee e le buone pratiche per farne nascere di nuove, un cantiere da cui prendono vita "fioriscono" nuovi mondi immaginati, che siano per tutti e raccontino bellezza.
Ideificio Torinese vuole rispondere con l'associazionismo ai diversi bisogni dei giovani, in Cumiana 15, si occupa non solo della gestione di un'aula studio, ma diventa anche incubatrice di idee sociali, attraverso l'ascolto e la comprensione dei bisogni, cercano di dare risposte alle esigenze del territorio.
Attraverso un Patto di coprogettazione per la gestione dello spazio di via Cumiana 15, Ideificio Torinese e altre associazioni iniziano il percorso di cogestione del bene comune, ex sede di uffici Lancia.
In questo luogo d'incontro che a loro piace definire "piazza coperta", "laboratorio", "officina interattiva", viene sperimentata la gestione comune di uno spazio pubblico e aperto a tutti, che essendo modulabile, si presta a numerosi utilizzi e funzionalità.
Ideificio Torinese è uno spazio associativo che abbraccia temi a 360°, incubatore di idee e sviluppatore conoscenze, raccoglie proposte singole o iniziative collettive e aiuta a costruirne una forme sviluppando alleanze e progettualità comuni.
Elisa fa parte dell'Associazione popolare Via di Nanni, da quando si è trasferta nel quartiere, ormai da qualche anno.
Come lei ci racconta, l'associazione è un comitato spontaneo di cittadini e residenti del quartiere che lavorano per la promozione sociale, l'animazione, l'integrazione e la cura del territorio in cui vivono, in particolare nato con l'obiettivo di tutelare l'area pedonale di Via di Nanni.
L'idea è promuovere azioni di sviluppo di comunità e l'integrazione nel quartiere, attraverso momenti di aggregazione sociale come le feste di via, il guerrilla gardening, la pulizia e cura degli spazi comuni.
Michele ha 22 anni, ha frequentato l’istituto alberghiero e ha ottenuto la qualifica. Attualmente è alla ricerca di un impiego. Ha lavorato nel settore della ristorazione, in macelleria per la preparazione dei tagli e le consegne a domicilio, in gastronomia e come badante per persone anziane. Ama il contatto con il pubblico e vorrebbe lavorare presso un fast food. Ha una grande passione per il mondo dello spettacolo, in particolare per il teatro: recita e vorrebbe coltivare la sua abilità come truccatore, seguendo corsi di specializzazione, che hanno però dei costi troppo elevati. I suoi progetti futuri comprendono oltre la patente e una casa sua, la possibilità di fare viaggi che gli permettano di imparare le lingue e conoscere quanti più luoghi possibili. Se dovesse scegliere tra un film ed il libro da cui è tratto, sicuramente sceglie quest’ultimo, poiché gli offre la possibilità di immaginare i personaggi e immergersi nelle situazioni. La lettura dei romanzi di Stephen King occupa parte del suo tempo libero. Ascolta moltissima musica, è un grande fan di Lady Gaga, che rappresenta per lui una fonte di ispirazione. Non disdegna però l’ascolto di musica italiana, in particolare di Emma Marrone e Tiziano Ferro.
Cristina vive nel quartiere Madonna di Campagna da molto tempo con il figlio di 22 anni. I suoi genitori, di origine siciliana, sono emigrati in Canada e hanno poi fatto ritorno a Torino, dove lei è nata. Da molti anni lavora part time per un’azienda che fornisce i pasti alle scuole. Si occupa della distribuzione del pranzo ai bambini e quando riesce chiacchera e cerca di dare loro una mano a consumare le pietanze. Le piace molto ciò che fa, ma per arricchire le sue competenze, vorrebbe frequentare un corso per Operatrice Socio Sanitaria, teme però che i costi e la mancanza di tempo le impediscano di frequentare. Ama leggere romanzi, anche se lamenta la mancanza di una biblioteca in zona, che le permetta di prendere i libri in prestito senza doverli acquistare, perché’ il suo stipendio non le permette spese “superflue”. Le piace il mare e ascolta musica, quella italiana però.
Andrea ama molto il lavoro che fa: è un cameriere e sta svolgendo il suo tirocinio dopo il diploma conseguito all’istituto per il turismo. Si impegna perché’ vuole continuare a migliorare ed imparare quanto più possibile. Vive fuori Torino con la mamma e ama prendere i mezzi pubblici per spostarsi in città. È un abile nuotatore, pratica tutti gli stili e quest’anno ha partecipato alla XXVII edizione dei Giochi Nazionali Estivi Special Olympics, tenuti a Torino, raggiungendo un ottimo piazzamento. Oltre al nuoto, ama ballare danze di gruppo e ascolta musica popolare perché gli dà allegria. Gli piace molto passeggiare nei boschi e tagliare la legna nella casa di montagna della nonna.
Raffaella, Cecilia, Simone e Cristian sono il cuore pulsante della nuova Gastronomia Veg. Nuova, anche se esiste da più di 20 anni, perché ora si è ingrandito non solo lo spazio ma anche il team di lavoro.
Il team di Gastronomia Veg è variegato e composito, ognuno di loro porta dentro al gruppo capacità ed esperienze che arricchiscono, la gastronomia nasce da un'idea di Raffaella, che l'ha portata avanti per tutti questi anni, poi con la lungimiranza e l'entusiasmo di chi sa fare rete davvero, la famiglia si è allargata e in questa intervista ci raccontano che cosa fanno e che cosa continueranno a fare per i prossimi (glielo auguriamo) 20 anni.
Non solo gastronomia e servizio d'asporto, ma anche ristorazione, con ampio spazio interno e un bellissimo dehor su Via Dante Di Nanni, e catering per grandi eventi.
Florian ha quasi 16 anni viene dall’ Albania, è arrivato in Italia nel settembre 2021.
L’Italia gli piace molto, si trova bene in Piemonte e nella Comunità il Galletto di Felizzano. In Albania abitava in un piccolo paese vicino alla capitale, Tirana. La sua è una zona povera dove mancava il lavoro, l’economia è basata sull’agricoltura, in particolare sulla coltivazione delle verdure anche i lavori sono spesso non in regola e sottopagati. La sua famiglia è composta da madre e due fratelli più grandi che lavorano in agricoltura. La decisione di cambiare Stato è stata condivisa a malincuore con la madre, preoccupata che potesse avere un futuro migliore.
In Albania Florian ha frequentato solo la scuola dell’obbligo, per guadagnare qualche soldo dall’età di 12 ani è andato in un paese vicino a fare l’aiuto barbiere, un lavoro duro per il viaggio in autobus che doveva affrontare e perché a volte la paga bastava solo a pagarsi il biglietto del bus. Nonostante questo, ha imparato molte cose e grazie a questa esperienza ora ha le idee chiare e vorrebbe fare il parrucchiere.
Da quando è arrivato in Italia ha frequentato il CPIA arrivando al livello A2 di italiano e un corso annuale di FP legato alle vendite. Adesso Florian, che ha imparato molto bene l’italiano in poco tempo, vorrebbe frequentare un corso per diventare parrucchiere, un lavoro che gli piace molto e che ha visto fare sia nel suo paese che in Italia. In Italia ha avuto modo di fare piccoli lavoretti come il giardiniere e aiutare in Comunità in cucina e a fare le pulizie.
Gli piacerebbe prima o poi riuscire a risparmiare ed avere la possibilità di aprire un negozio tutto suo, essendo molto giovane spera di riuscire a farcela dopo aver fatto esperienza lavorando presso altri parrucchieri, da donna e da uomo.
Jacopo ha 22 anni e le idee molto chiare. Dopo aver frequentato un corso triennale di FP sala bar e un anno di specializzazione ha colto l’occasione di fare esperienza in stage in Italia e all’estero e dopo essersi fatto una solida base lavorando presso ristoranti bar e come panettiere, due anni fa decide di aprire con mamma e fidanzata Sorsi e Morsi nella sua Felizzano.
Il locale è aperto già dalle 5 di mattina per le colazioni, per seguire con gli aperitivi e l’attività di ristorante soprattutto per persone di passaggio e lavoratori della zona che arrivano nella pausa pranzo, la chiusura è verso le 19.00.
La sua posizione in una via di passaggio fra Asti ed Alessandria porta il locale ad avere clienti per lo più in cerca di un pranzo veloce e soprattutto a kilometro zero, dove le materie prime sono semplici, legate alla tradizione locale e con fornitori del paese.
L’attenzione di Jacopo è molto sul cliente, che cerca la qualità, ma anche la relazione umana. Per ora non ha ancora avuto modo di ospitare ragazzi in stage ma gli piacerebbe, cercando di essere un buon maestro.
Asd Kombat System nasce a Felizzano nel 2015 dall’idea di Claudia e Romeo di essere punto di aggregazione sociale e sportiva per il paese in cui vivono, Felizzano.
L’idea alla base è fornire un servizio fruibile da tutti, soprattutto per quei ragazzi che non avrebbero la possibilità di spostarsi per fare sport, ed essere alternativa agli sport più comuni come il calcio.
La palestra è aperta dal mattino alla sera dando l’opportunità di scegliere l’orario migliore e trovare sempre un ambiente accogliente e familiare sia nel settore marziale sia in quello fitness del sollevamento pesi e del body building.
Altra attività proposta sono corsi di difesa personale che curano da un punto di vista non solo tecnico fisico ma anche da un punto di vista psicologico comportamentale e che sono frequentati da persone di tutte le età.
Caratteristica dei due istruttori è restare sempre aggiornati sulle evoluzioni più recenti delle discipline grazie al costante confronto con colleghi esteri.
Il loro approccio personalizzato ha portato anche un riscontro positivo nei casi di ragazzi iperattivi e nel loro obiettivi vorrebbero essere riconosciuti sempre più come polo innovativo rispetto alle arti marziali, al fitness, all’attività di palestra, in modo che ogni persona che entra possa trovare il modo di divertirsi.
Rakip ha 17 anni, è arrivato in Italia da 1 anno da Vlona una grande città dell’Albania.
Nel suo paese Rakip ha frequentato la scuola dell’obbligo e come molti suoi coetanei giocava a calcio e a basket.
Nella sua famiglia di origine il fratello maggiore fa il cameriere e anche per questo una volta arrivato in Italia oltre a imparare l’italiano in un corso A2 presso Cpia di Alessandria si è iscritto al 1° anno di un corso di formazione triennale per diventare cuoco.
Nel suo futuro vede questa come una professione possibile perché gli piace cucinare e vorrebbe proseguire a formarsi e avere la possibilità di imparare sul campo in un tirocinio.
Attualmente si trova presso la Comunità Il Galletto di Felizzano, in futuro gli piacerebbe spostarsi in una città grande come Genova o Torino.
Rayen è un ragazzo tunisino di 17 anni. È arrivato in Italia nel settembre 2021, dopo essere restato un mese a Messina è andato in una comunità a Solero, e da qui alla comunità il Galletto di Felizzano.
E’ nato a 30 km da Mahdia, una cittadina turistica sul mare, dove abita ancora la famiglia, che sente molto spesso al telefono, in particolare la sorella di 16 anni e il fratello di 13 che vanno ancora a scuola e sono orgogliosi di quello che lui fa.
In Tunisia ha studiato fino alla seconda liceo, nei weekend ha sempre aiutato il padre nel suo negozio di parrucchiere, attività di famiglia già da suo nonno. Questa è un’attività che sente sua perché l’ha sempre vista svolgere come una cosa normale.
In Italia si trova bene, non conosce bene Felizzano, preferisce prendere il treno e andare ad Alessandria e Tortona, dove si è fatto degli amici fra i suoi connazionali e anche qualche ragazzo italiano.
Fin da piccolo ha come hobby il disegno, si reputa una persona creativa.
Quest’anno fa frequentato il Cpia Liv A2, parla bene l’italiano e lo comprende, vuole prendere la Licenza media la patente e poi iscriversi in un corso di formazione professionale per fare l’unico lavoro che pensa di conoscere e che gli piace, il parrucchiere.
Spera di poter lavorare presso qualche parrucchiere esperto e poi riuscire ad aprire un negozio tutto suo, da uomo e da donna.
La titolare Franca ci racconta l’evoluzione dell’impresa di famiglia, Artepane rilevata da lei e il marito Antonio nel 1994 da un’attività di panetteria chiusa ormai da tre anni.
All’inizio si è dovuto farsi conoscere, quasi con un’attività di porta a porta che ha dato i suoi frutti iniziando a rifornire anche rivenditori di Alessandria e poi della provincia intera. Dai primi due supermercati clienti ora sono più di 50 i punti riforniti quotidianamente.
Nella sua crescita Artepane si è da subito configurata come un’impresa familiare; infatti, delle 13 persone impiegate attualmente in mansioni produttive di trasporto fanno parte anche la sorella di Franca, i due figli e il nipote, il sogno dei titolari è che i figli siano sempre più coinvolti e possano prendere le redini dell’attività.
La loro attività è prevalentemente basata sulla produzione di pane, grissini e prodotti innovativi che Antonio, anima creativa della produzione studia costantemente. A fianco della produzione salata hanno una produzione di prodotti da forno dolci e per poter far fronte alle diverse lavorazioni recentemente hanno ingrandito l’area produttiva in una nuova sede.
Trovare personale giovane disponibile in questo settore non è così facile, in quanto è un lavoro che richiede disponibilità ad orari notturni e a lavorare nei festivi. Per iniziare è utile aver frequentato un corso della scuola alberghiera o specifico di arte bianca come a suo tempo ha frequentato il titolare Antonio. Non è comunque obbligatorio, si può imparare anche appassionandosi al lavoro, con tanta gavetta e disponibilità.
Franca dice di avere sacrificato tanto a questa impresa ma di aver anche già realizzato tanti sogni, nel futuro vorrebbe affiancare alla panetteria in paese anche un’ attività commerciale in cui oltre alla vendita si possano servire colazioni e pranzi veloci.
Manuel è un ragazzo di 23 anni ed è di origine sarde. Da qualche anno vive a Torino con la sorella, il marito e 2 nipoti. Dopo aver abbandonato la scuola superiore per perito agrario, ha lavorato nell’azienda agricola di famiglia, poi la decisione di trasferirsi a Torino, per provare una nuova vita. Grazie all’associazione Insuperabili, di Corso Unione Sovietica, ha trovato degli amici. Ha seguito corsi di formazione presso l’Enaip e ora svolge il suo stage presso le Fonderie Ozanam di via Foligno 14. Lavora in cucina come lavapiatti, aiuto cuoco e si occupa delle pulizie dei locali. È molto contento del suo lavoro e quando torna a casa, si rende utile nelle pulizie o gioca con i nipotini. Se dovesse scegliere un’altra attività, farebbe il magazziniere.
Manuel è una persona molto gentile, educata e disponibile. Ama viaggiare ed è un appassionato di calcio, sia come spettatore, tifa per l’Inter, che da giocatore, con la squadra degli Insuperabili. Ha un sogno, gli piacerebbe fare lo stuart sugli aeri. Il suo futuro lo vede in una casa tutta sua, indipendente economicamente e da soprattutto da solo, perché’ vuole seguire le partite di calcio indisturbato.
Schadia è una giovane donna, molto energica e piena di iniziative; ama l’arte, la didattica e soprattutto le piacerebbe operare nell’ambito del sociale. Ha conseguito un diploma in tecnico del turismo, ad indirizzo sociale; un diploma universitario presso l’Accademia di Belle Arti a Torino, con una tesi sull’arte terapia, perché’ crede nel valore terapeutico dell’arte, in connubio con la natura. Il bello fa sentire bene, dice. Dipinge, si occupa di grafica e ha esposto alcune sue opere nel comune di Sant’Antonino di Susa e in alcuni locali pubblici. Al Caffè Basaglia, ha tenuto corsi di pittura e ha esposto alcune opere sulla psichiatria dell’arte. Si è occupata di laboratori artistici e attualmente si occupa di orti, altra grande passione, nello spazio WoW e al Parco Tonolli. In particolare degli orti in cassone, che hanno finalità educative e rigenerative per la cittadinanza. Ha partecipato a progetti per la preparazione e la distribuzione dei pacchi alimentari durante la pandemia. Le piacerebbe diventare educatrice. Attualmente sta seguendo un corso di apicoltura. Ha seguito anche un corso di teatro e le piacerebbe poter recitare e frequentare i teatri
Ama viaggiare, legge saggi di psicologia, critica d’arte, geopolitica. Ama anche i romanzi psicologici. Ascolta la musica trash, ma in realtà le piace tutta la musica, soprattutto quella che mette carica. Le piacerebbe lavorare in una casa di quartiere e partecipare a progetti di sfondo sociale.
Felizzano è un paese di 2200 abitanti situato al nord ovest della provincia di Alessandria, ma anche vicino ad Asti per questo i suoi abitanti si spostano a lavorare in entrambe queste città.
Felizzano ha avuto un passato industriale nel campo automotive ormai definitivamente finito, ma che fra gli anni ‘60 e ‘90 dava lavoro a 2000 persone, è stata la molla che ha fatto crescere il paese, ora alla ricerca di un’identità economica che in questo momento è rappresentata da un tessuto commerciale e artigianale vivace.
A Felizzano l’immigrazione ha vissuto più fasi, dalla prima degli anni 90 prevalentemente albanese, si sono poi aggiunte una comunità senegalese e marocchina, fra loro ci sono commercianti ed artigiani e le persone si sono sempre ben integrate.
Luca è un sindaco al secondo mandato nonostante la giovane età, è molto vicino agli abitanti con cui è in contatto costante anche grazie ai social ed ha come obiettivo far diventare il paese attrattivo per i giovani e le imprese, migliorando i servizi e mantenendo un occhio di riguardo alle iniziative culturali e legate ai giovani sia con manifestazioni tradizionali (festa della leva) sia con nuovi momenti in cui la comunità si possa aggregare grazie all’associazionismo.
La presenza della comunità Il Galletto di minori stranieri non accompagnati potrebbe essere inserita maggiormente, la difficoltà consiste nel fatto che i ragazzi restano poco tempo, non hanno il tempo di vivere Felizzano, sarebbe bello poterli legare al territorio con opportunità lavorative.
Valentina è originaria della provincia di Cuneo, laureata in antropologia vive a Torino da ormai 11 anni, città che le sta particolarmente a cuore ma vissuta sempre con sentimenti contrastanti, come lei stessa ci racconta. Sempre alla ricerca di nuove esperienze qualche anno fa Valentina ha deciso di cambiare vita per inseguire il suo sentire, un "salto" alla rincorsa di ciò che la rappresentava veramente...sicuramente non stazionario. Una delle sue grandi passioni è la poesia che ritiene vita e fonte di energia, specchio del suo modo di vivere.
Per Valentina scrivere e vivere sono una cosa sola e la ricerca di questa pura fonte di vita è sempre al suo ordine del giorno.
Shamim ha 17 anni e viene dal Bangladesh, esattamente da Munshiganj nel distretto di Dhaka.
Nel suo paese ha lasciato il papa, agricoltore, la mamma casalinga due sorelle più grandi e due fratelli uno maggiore e uno minore. In Bangladesh ha frequentato solo la scuola elementare (4 anni Primary school) poi è andato da subito a lavorare nelle coltivazioni di riso per problemi economici negli ultimi periodi il problema delle inondazioni ha reso la vita molto difficile.
Nell’aprile del 2021 è partito dal suo paese muovendosi con dei passaggi anche di fortuna, è passato dalla Libia e di li via mare è arrivato a Lampedusa. Successivamente è stato inserito nella comunità MSNA il Galletto di Felizzano.
Shamin, che parla bengalese un po' di urdu ed inglese, sta frequentando presso il CPIA di Alessandria un corso livello A2 per migliorare il suo attuale livello di italiano, per il prossimo anno pensa di iscriversi anche alla Licenza media.
Vorrebbe poter prendere non solo la patente ma anche il patentino del muletto, per lavorare come scaffalista nel frattempo è in cerca di lavori semplici, di pulizia o cura aree verdi all’aperto o in fabbrica, in modo da poter imparare meglio la lingua che per una persona in arrivo dal suo paese è complicato.
Nel tempo libero esce con gli amici, per ora limitati alle persone che ha conosciuto in comunità e al CPIA, gli piacerebbe iscriversi in palestra e anche per fare nuove amicizie con ragazzi italiani della sua età.
Il suo sogno è poter mettere da parte un po' di denaro per avviare un’impresa tutta sua nel commercio, un emporio dove vendere vari tipi di merce anche abbigliamento, in questo il carattere aperto e gentile può essere un valore aggiunto. Chiacchierando con lui, nonostante la difficoltà linguistica si percepisce un’attitudine al vedere il lato positivo della vita, anche nelle difficoltà.
Gli piacerebbe rimanere in una città non troppo grande, magari proprio Felizzano o una città nelle vicinanze ad Alessandria o Asti
Francesca ha 22 anni e da più di due anni fa la volontaria presso la Croce Verde di Felizzano.
Per diventare volontaria ha fatto un corso di 9 mesi, 3 di lezioni teorico- pratiche e 6 di tirocinio.
Attualmente nella Croce Verde di Felizzano ci sono 90 volontari di cui 30 attivi, la loro età va dai 17-18 ai 65-70, in più dal 2018 sono stati assunti 7 dipendenti.
Felizzano si trova in mezzo a due province, capita quindi di essere chiamati non solo dalle vicinanze del paese ma di arrivare fino ad asti ed Alessandria.
L’attività si divide fra servizi ordinari, accompagnamenti a visite ed esami per persone impossibilitate a recarvici con i propri mezzi e chiamate di attivazione soccorso del 118, le urgenze. Tra le altre attività la croce verde organizza dei seminari sul primo soccorso su richiesta delle scuole per sensibilizzare i ragazzi sull’importanza del primo soccorso, inoltre fa assistenza in occasione di feste, sagre, eventi sportivi e musicali. In questi casi non è solo lavoro ma anche divertimento e svago, perché si passa del tempo con altre persone con cui si è affiatati.
Francesca che, come professione, fa l’assistente domiciliare si vede a lungo in questo ruolo di volontaria, una vera e propria passione iniziata con il corso 118, in futuro si vede sempre aggiornata, convinta nel frequentare corsi per migliorarsi.
A un ragazzo che vuole intraprendere questo percorso dice che i corsi sono importanti, ma poi la vera sicurezza te la fornisce la pratica ogni situazione è diversa dalle altre. bisogna prendere con serietà l’impegno preso, anche quando magari la persona che sta male non è facile da trattare. La parte relazionale è fondamentale ed è anche quella che da più soddisfazioni.
Il 30 Novembre 2012 nasce,da un’intuizione di Rocco Pinto e unitamente ai suoi soci, la libreria Il Ponte sulla Dora, di cui ricorrono a fine mese i nove anni della sua attività.
Possiamo senz’altro affermare che il vissuto di Rocco si è contraddistinto da un amore viscerale nei confronti della cultura e in particolare del libro infatti la sua esperienza sin da giovane è maturata prima in una libreria universitaria, poi nel gruppo Abele per poi confluire nell’attuale libreria.
Per determinare l’attuale denominazione di questo spazio culturale, Rocco e i suoi soci hanno svolto una puntigliosa ricerca, coinvolgendo tramite la rete gli abitanti del borgo ed i futuri lettori al fine di trovare un nome, il più possibile condiviso, per la libreria.
Da un'attenta esamina è venuto fuori che il prescelto era “Il Ponte sulla Dora”.
Muovendosi tra le strade del borgo e frequentando i locali, Rocco ha potuto verificare la vivacità del posto che all’epoca presentava al centro della piazzetta una vasca, ora non più presente, sulla quale si alternavano in volo aironi e gabbiani.
L’inizio dell’attività è stata caratterizzata da un attento censimento tramite interviste dei principali attori del borgo che vanno dalla panettiera Concetta di Cerignola, al pasticcere Raspino, ai maestri cioccolatai Perla e Gobino sino al ferramenta Carcano.
Questo ha permesso di avere una dettagliata mappa delle principali attività del luogo.
Il recente periodo di lockdown ha visto la chiusura per alcuni mesi della libreria.
E’ nata così una nuova iniziativa che ha coinvolto gli abitanti del borgo invitandoli a scrivere la propria storia. Si sono così create un insieme di racconti di famiglia perfettamente integrati tra di loro che hanno permesso grazie anche all’editore Graphot la nascita di un libro, Borgo Rossini Stories. Sull’onda di questa esperienza si stanno predisponendo nuove edizioni che riguardano i principali borghi della città come Porta Palazzo, Santa Rita, Barriera di Milano.
Il borgo per Rocco è unico, sia nel bene che nelle cose meno positive. Tutta la sua attività si può riassumere nella scritta che si trova all’ingresso e che recita :
“Libri lettori e idee in movimento”.
Giuseppe Mastruzzo è il direttore del IUC - International University College di Torino. Prima di entrare in IUC, dal 2003 al 2007 è stato Responsabile Studi e Ricerche di Confservizi Lazio, l'Associazione delle utilities e dei servizi pubblici di Roma. Il campus si sta trasferendo in Aurora in via Cigna nella sede della Fondazione di Giulio Einaudi. Qui nascerà il primo nucleo del nuovo campus universitario popolare destinato ad accogliere le attività didattiche e scientifiche dell’International University College of Turin, i quindicimila volumi della biblioteca personale dell'editore Giulio Einaudi, parte delle iniziative culturali e ricreative del Caffè Basaglia, storico centro di animazione sociale della comunità che vive nei pressi della Dora.
Silvano è una persona che non nasconde la propria precarietà attuale, gli manca di un lavoro stabile e non nega il disagio avvenuto per la perdita dello stesso, per la separazione dalla moglie, e per l'ingerenza della famiglia d'origine che non lo ha supportato e creduto, ormai i rapporto è perso. Ha ricostruito la propria esistenza con la famiglia attuale in cui si identifica per valori e capacità.
Eldis ha 17 anni viene dall’Albania, da Lushne, una città vicino al mare, grande circa come la nostra Alessandria. Nel suo paese ha lasciato il papa, muratore, la mamma casalinga e due sorelle già sposate. A Lushne ha frequentato la scuola dell’obbligo per 9 anni e 1 anno di professionale come elettricista. È arrivato in Italia nel 2021 ed è ospite della comunità il Galletto di Felizzano. Da quando è in Italia ha iniziato a frequentare il CPIA di Alessandria, adesso è al livello A2, è un ragazzo curioso e cerca di capire la lingua, quando non capisce chiede e si aiuta con il traduttore del telefonino.
Oltre all’albanese e all’italiano conosce l’inglese imparato a scuola. Gli piacerebbe poter fare un corso idraulico, perché è un lavoro che un po’ conosce, in Albania aiutava lo zio in questo lavoro, vorrebbe fare anche uno stage o un tirocinio
In Italia ha amici albanesi ed italiani, con cui gioca a calcio nel campetto del paese e gli piace uscire.
Felizzano gli piace perché è un paese tranquillo, per vivere si immagina a d Alessandria, un po' più grande dove c’è tutto ma non è caotico.
Cristina è una giovane donna che ha saputo trasformare i sogni in progetti e i progetti in realtà. Vive con una compagna a Argo CV abitazione leggera, dove ha anche la residenza.
Lavora attualmente presso il comune di Pinerolo è anche tirocinante, nonché cittadina e persona con una buona consapevolezza. La sua residenza abitativa prevede la presenza di operatori professionali che l'accompagnano nelle varie fasi del suo percorso.
Ha la passione per la lettura, per lo sport e per il teatro, ultimamente anche per la radio con un progetto in partenza presso COESA cooperativa sociale. Gioca a curling presso il Palaghiaccio di Pinerolo, pratica tiro con l'arco, e non manca mai allo sghembo festival teatro di strada sempre nella città Pinerolese.
La sua versione della città è inclusiva e non discriminante lo accenna nell'intervista, per questo ci tiene che sia alla portata di tutti senza barriere architettoniche e culturali. Non si tira indietro nelle sfide della vita, perciò si reca a lavoro a piedi nonostante lasua diversa abilità. Si è integrata benissimo nell'attuale contesto lavorativo, raccogliendo l'approvazione dei colleghi: i suoi bisogni sono appunto quelli di una città che pur fornendole stimoli e possibilità possa essere più percorribile.
Cristina nella sua vita non ha mai smesso di sognare e non solo è dotata di un carattere grintoso.
Patrizio Righero è il direttore del giornale VITA DIOCESANA PINEROLESE che, da alcuni anni, rappresenta un riferimento insostituibile per il pubblico lettore del bacino Pinerolese. Vita Diocesana nasce oltre dieci anni fa su iniziativa dell’allora vescovo emerito della diocesi di Pinerolo, monsignor Debernardi Piergiorgio con l'obiettivo di mettere in luce e dare respiro a tante belle iniziative culturali, sportive, politiche presenti sul territorio della diocesi di Pinerolo.
Il giornale ha una tiratura di circa quindicimila copie ed è stampato ogni quindici giorni. Il giornale è supportato da una fitta e motivata rete di volontari che si occupano, a vario titolo, di proporre articoli, cercare materiale innovativo e, soprattutto, aiutare nella distribuzione nei vari territori.
Vita Diocesana si propone ai cittadini come un dono di valore che, prova, a mettere in luce soprattutto quelle belle realtà piccole che, diversamente, rischiano di essere dimenticate e accantonate; proprio perché si ispira a valori cristiani, si propone come un interlocutore aperto e universale con tutti, attivando spazi di dialogo e confronto soprattutto con chi ha pensieri e ideali diversi.
Nel tempo, Vita Diocesana, ha offerto spazi di collaborazione a persone che correvano il rischio di essere emarginati e che hanno ritrovato, anche grazie a quel piccolo ma sostanziale impiego, una nuova opportunità di inclusione.
Michela e Linda sono cittadine Aviglianesi da sempre e hanno scelto di dedicarsi al territorio che vivono e amano per poter offrire servizi ai bambini e alle famiglie.
L'Associazione C'era Una Volta realizza attività e laboratori per bambini e ragazzi, i servizi che vengono maggiormente apprezzati dalle famiglie sono il doposcuola del periodo invernale e le settimane di Centro Estivo del periodo estivo. Le famiglie che incontrano hanno vissuti alle spalle molto diversi l'una dall'altra e le richieste di aiuto sono molteplici.
Nel rapporto con le famiglie riuscire ad essere davvero utili e accompagnarle nella comprensione dei servizi porta il sorriso ad operatori e operatrici che si prendono in carico i nuclei familiari a tutto tondo per cercare di dare sempre il migliore supporto alle richieste che arrivano.
I prossimi passi che vorrebbero fare sono costruire sempre più spazi e momenti di incontro e riuscire a strutturare sempre più attività, dal supporto psicologico, all'accoglienza per la fascia d'età sotto i 3 anni.
Roberto lavora da sempre nel mondo della ristorazione e dei locali. Il Bowie caffè, affacciato sul Lungo Dora, è la sua ultima avventura. Un posto per colazioni, pause pranzo e aperitivi, animato da giovani studenti e lavoratori che frequentano la zona. Un luogo di incontro con una bella musica che ti accompagna, in piena sintonia con il quartiere che è vivace e in movimento ma senza la frenesia del centro. Roberto trasmette con passione le sue competenze e la sua esperienza ai suoi dipendenti che nel corso degli anni sono stati molti e hanno aperto bar in tutta Europa.
Enea piace definirsi un grande appassionato attivista civico, legato al mondo delle associazioni particolarmente a quelle della salute mentale.
Amante della scrittura che quasi definisce come un ancora di salvezza, Enea si è specializzato nella scrittura autobiografica, un metodo che vuole lavorare sui ricordi e sull’auto narrazione.
Lo stare insieme è quello che secondo Enea ci porterà fuori dall'egocentrismo dandoci l’opportunità di vedere il mondo con occhi nuovi.
La Dott.ssa De Biasio lavora presso il servizio di medicina legale della città, nel distretto Torino sud, in via Foligno 14. Questo servizio svolge diverse funzioni sul territorio. Rispetto alla prevenzione si occupano delle visite per le pratiche di invalidità civile (leggi 104 e 68), su appuntamento, dopo la richiesta effettuata all’Inps. Si effettuano visite per riconoscimento di maternità anticipata, oltre che quelle legate al rilascio e rinnovo patente, procedure per la cessione del quinto e varie altre certificazioni medico legali. In via Foligno si effettuano anche le visite per il tribunale legate alle adozioni. Per quanto riguarda il riconoscimento dell’invalidità, a questo centro si rivolgono i residenti di zona. Le commissioni per queste pratiche sono composte da un numero di professionisti previsti dalla legge e, contrariamente a quanto si crede, non si tratta di visite, ma di una valutazione circa la documentazione medica specialistica presentata dal richiedente. La commissione esprime il proprio parere che viene inviato all’Inps, il quale prende la decisione definitiva e si occupa anche dell’eventuale revisione della pratica, nel corso degli anni. Molto del lavoro, una volta terminato il servizio al pubblico, si svolge prevalentemente su atti che in base alla legge richiedono solo l’invio di documentazione da parte del paziente.
Francesca abita nel quartiere Madonna di Campagna da più di 30 anni. È madre di tre figli; dopo la nascita del terzo, ha deciso di lasciare il lavoro presso un ente di formazione, per dedicarsi alla cura ed educazione dei suoi ragazzi, che la aiutano moltissimo nelle sue attività. Ora che sono cresciuti Francesca si dedica molto al volontariato, con una particolare predilezione per la cura dei cani. Collabora con associazioni e offre stallo agli animali in attesa di adozione, lei stessa ne ha 6. Cerca con cura le famiglie adottanti e le segue passo dopo passo, dal momento in cui prendono in carico il cane. È sempre a disposizione per dare loro una mano, come ad esempio occuparsi degli animali quando la famiglia non c’è, o si occupa di trovare qualcuno di fiducia all’interno di una vasta rete di conoscenze. Sono nate così tante belle amicizie che la sostengono, comprando ciò che è necessario per il mantenimento e la cura degli animali, che costituiscono un onere considerevole. Nel quartiere la riconoscono come una persona disponibile e degna di fiducia, per questo motivo, soprattutto le persone anziane, si rivolgono a lei per la spesa o lo svolgimento di commissioni. Diplomata come operatrice turistica, ha cominciato a lavorare presso un centro di formazione, con cui ha collaborato per 13 anni, ricoprendo diverse mansioni. Questo lavoro le ha permesso di entrare in contatto con realtà umanamente e socialmente diverse, che hanno contribuito alla sua maturazione personale. È stata anche una volontaria dell’associazione Paideia. Trascorre molto del suo tempo con i figli, con i quali ama viaggiare, soprattutto in Piemonte, vedere mostre, leggere libri ad alta voce.
L’associazione nasce nel 2000 da un progetto di convivenza tra anziani, prevalentemente donne e giovani studenti universitari fuori sede. Nata come costola di un’altra associazione operante sul territorio, Minollo, si è poi staccata per dedicarsi, tra le molte attività, ai progetti intergenerazionali, che rappresentano una novità nel panorama della attività del terzo settore. Il riscontro di questo lavoro è stato eccezionale, ma ancora di più il risvolto che si è venuto a creare, perché l’iniziale relazione di aiuto, si è trasformata in una relazione di affetto, come tra nonni e nipoti.
Il volontariato, ci racconta Ester, non è gratuito, perché porta qualcosa ad ognuno delle persone coinvolte, per cui la definizione che oggi si vuole dare al lavoro svolto dai volontari, è quello di scambio. I ragazzi portano la loro energia, forza fisica, passione, novità, tecnologia, dall’altra parte trovano tradizione, esperienza, memoria, ma soprattutto affetto.
Un altro principio importante è quello della consapevolezza che chiunque è portatore di competenze che, anche se non si vogliono mettere in gioco, devono però poter essere riconosciute. Questo è un aspetto importante, di cui si tiene molto conto, nella progettazione delle attività negli spazi gestiti dall’associazione. In particolare si lascia che siano gli anziani a portare le loro esigenze e desideri e da lì lasciare che siano essi stessi a mettersi in gioco, sia da un punto di vista pratico, ma soprattutto relazionale, perché ciò aiuta a superare le diffidenze e a creare comunità. Gli spazi, per casualità o volontà, sono frequentati da donne e gestiti da volontarie donne e questa rappresenta un’ulteriore caratteristica che rende particolari questi luoghi.
Ester vive fuori Torino e quando non lavora, passeggia in montagna, ama frequentare le persone “serene”, gioca a pallamano, sport che le piace moltissimo, soprattutto per l’ambiente positivo che crea. Ha un cane anziano che adora e con il quale cerca di trascorrere quanto più tempo possibile.
Erika è un’educatrice e coordina le attività educative sul territorio della circoscrizione 5, per l’Associazione Minollo, che nasce nel 1985, ma che dal 2008 ha la propria sede, presso la nave dell’architetto futurista Nicolaj Diulgheroff, in Via Foligno 14 a Torino. L’associazione si avvale della collaborazione di 10 operatori, di 14 ragazzi del servizio civile e di volontari. Le attività sue sono orientate ai giovani e la sede è anche un centro di protagonismo giovanile. Il lavoro si svolge prevalentemente con le scuole del quartiere e della città, attraverso la promozione di interventi di educazione informale, nell’ambito soprattutto, della prevenzione alla dispersione scolastica. Le attività si svolgono sia a scuola che in sede e comprendono il doposcuola, laboratori creativi e artistici; dal 2010 Minollo si occupa anche di Estate Ragazzi, sia in via Foligno che nelle scuole. Con il centro giovanile è in atto da 4 anni, una collaborazione con il Salone del Libro, che ha permesso ai ragazzi di entrare in contatto con realtà dell’editoria anche digitale e con il MUFANT, nell’ambito della fantascienza. Il rapporto che si instaura con le famiglie del quartiere è di grande fiducia. Loro affidano i figli agli educatori, durante l’Estate Ragazzi e continuano a mantenere il rapporto che durante l’anno scolastico. Le attività dell’associazione sono cominciate lavorando con i giovani delle classi minori del CPIA1 (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti), che oggi sono per la maggior parte di origine straniera e, sovente, appena giunti in Italia e non accompagnati. Attraverso i progetti in cui vengono coinvolti i ragazzi, come quello della solidarietà alimentare, si riescono a coinvolgere anche le loro famiglie, creando solidi legami. L’associazione crea e mantiene reti e collaborazioni, non solo con le scuole, ma con le realtà della zona come beeozanam, i commercianti ed il mercato di Borg Vittoria, per il recupero del cibo invenduto, le biblioteche. Nel tempo che le rimane, Erika fa la mamma e cerca di coltivare i rapporti con gli amici.
Lorenzo è un giovane residente del quartiere, animato da una grande passione per la recitazione, tanto da farla diventare la sua professione. Sin da bambino si divertiva a ripetere allo sfinimento le battute e recitava le scene dei film e dei cartoni animati che guardava. Un corso di teatro organizzato nel liceo che frequentava, il Giordano Bruno, gli ha permesso di cominciare a studiare recitazione, diventando poi lui stesso docente del medesimo laboratorio, anche se poi la pandemia ha interrotto momentaneamente questo percorso.
Collabora con il Bloom Teatro di Torino e con una compagnia teatrale nel canavese, recitando e conducendo laboratori di recitazione, per adulti e ragazzi. Il teatro ha permesso a Lorenzo di raggiungere una maggiore fiducia e consapevolezza di sé stesso, permettendogli di lavorare su alcune insicurezze. Lo gratifica molto, nella sua attività di insegnante, trasmettere le regole e le nozioni della recitazione, ma soprattutto sapere che il corso ha portato negli allievi, delle trasformazioni personali, se pur minime. Già l’interazione all’interno del gruppo fra persone di età differenti, che si scoprono unite da una comune passione e l’energia che questo genera, rappresentano per lui, motivo di grande soddisfazione.
Lorenzo è laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Torino, con una tesi sulla storia del cinema. Ama i film e la lettura di qualsiasi genere, ma con una predilezione particolare per il fantasy e i fumetti. La sua formazione di attore è avvenuta presso l’accademia Sergio Tofano di Torino, diplomandosi dopo un percorso di tre anni. Ha studiato recitazione, dizione, espressione corporea, danza classica, improvvisazione, elementi di regia teatrale, insieme a tutte le altre discipline curriculari.
La sua esperienza come attore spazia un po’ in tutti i generi, affrontando testi classici, ma anche di drammaturgia contemporanea. Collabora nella scrittura delle sceneggiature, nei riadattamenti per la scena di racconti, romanzi. Lavoro quest’ultimo, che gli permette di rendere ancora più personale la sua interpretazione dei personaggi che porta sul palcoscenico.
La Torre di Aly nasce come un centro ludico e doposcuola, ma in realtà le attività che si svolgono sono molteplici: oltre a supportare i bambini a livello scolastico, Sabrina Noemi, Claudia e gli altri collaboratori del centro, vanno a prendere i bambini all’uscita della scuola, cercano di seguire le famiglie nei rapporti con gli insegnanti, oltre che a livello educativo. Durante i periodi di vacanze o di chiusura della scuola, il centro accoglie i ragazzi organizzando giochi e attività, che gli permettano di socializzare fra di loro e con gli adulti, in un ambiente accogliente, inclusivo, sicuro e, soprattutto, ricco di stimoli. Le età dei bambini e ragazzi che frequentano il centro vanno dalla materna fino alle scuole superiori. Il rapporto di fiducia che si instaura con loro si basa sull’empatia, l’amicizia, ma soprattutto su una continua attenzione alle esigenze specifiche di ognuno di loro. Il centro collabora con psicologi, logopedisti e altre figure professionali, proprio per supportare in maniera completa il loro percorso di crescita.
Durante l’estate il centro estivo copre tutto il periodo delle vacanze, a parte due settimane di ferie, per offrire alle famiglie una copertura completa, a prezzi che sono adeguati alla realtà delle famiglie che vivono nella zona, con orari modulati in base alle loro esigenze. Anche in estate ai ragazzi vengono offerte innumerevoli attività come “Conoscere Torino con un Click”, progetto che li porta in giro per la città, facendo fotografie con i loro telefono, dando così loro l’occasione di conoscere oltre il loro quartiere, la città in cui vivono.
Sabrina che ha da sempre una vocazione all’attività educativa, ha intrapreso un percorso di studi socio pedagogici, prima con il diploma, ora con l’iscrizione all’università. Legge, le piacerebbe viaggiare, ascolta musica, pratica attività fisica. Noemi ha studiato lingue, ha lavorato in azienda e ha viaggiato all’estero. La consapevolezza di voler diventare educatrice l’ha portata a iscriversi all’università e a lavorare direttamente con i ragazzi. Il viaggio è una grande passione, che coltiva anche attraverso il confronto con i bambini stranieri che frequentano il centro. Pratica lo Yoga, disciplina che intende portare nel suo lavoro, con il progetto “Yoga bimbi”, probabilmente già attivo dalla prossima estate.
Il Dott. Fiorenzo Calvo, con un’iniziale vocazione da architetto, studia farmacia grazie all’opera di convincimento di alcuni amici, con cui collaborerà, prima di iniziare a gestire la farmacia di via B. Luini, nel 1986. Il locale è ampio, luminoso e oltre allo spazio medicinali, propone aree dedicate alla cosmesi, all’igiene, trattamenti per il benessere e un’ampia gamma di servizi, tra cui la consegna dei medicinali a domicilio.
Nel corso degli anni, questa attività gli ha permesso di vivere i cambiamenti del quartiere, non sempre positivi purtroppo: negozi storici che hanno chiuso e che sono stati sostituiti da attività che si esauriscono in breve tempo; una maggiore incuria del territorio; la mancanza di relazioni stabili con i negozianti e i residenti, anche questi ultimi meno stanziali. Un tempo si instauravano relazioni di amicizia con i commercianti della zona, che si ritrovavano anche dopo il lavoro per mangiare insieme, fare feste. Si è persa quella dimensione di paese che contraddistingueva il quartiere, con le sue bocciofile ed i luoghi di ritrovo per tutti.
Il lavoro racconta il Dott. Calvo, dà ancora delle soddisfazioni, anche se un po’più sporadiche, proprio per la mancanza di rapporti umani, dettata oltre che dalla fretta, anche da modalità di lavoro che la tecnologia ha modificato profondamente, anche in questo settore. Però, soprattutto con l’emergenza pandemica, la farmacia è diventata un punto di riferimento per avere informazioni e rassicurazioni, rivalutando così il rapporto di fiducia che sta alla base del lavoro di farmacista.
Il Dott. Calvo ama frequentare i musei, va al cinema o a camminare in centro e quando il tempo lo concede, coltiva la sua antica passione per l’architettura, modificando, ristrutturando un antico casolare nell’astigiano. Qui si rilassa, praticando il giardinaggio e frequentando gli amici, nella quiete della campagna.
L’Associazione Don Bosco 2000 nasce l’8 dicembre 1982 per volontà di Don Gianni Moriondo e di un gruppo di giovani animatori dell’oratorio Valsalice, con l’obiettivo di dare supporto a ragazzi soprattutto quelli in situazione di difficoltà.
Dal 2000, grazie ad una donazione da parte della squadra della Juventus, le attività dell’associazione si svolgono in via Foligno, in una sede completamente ristrutturata che comprende: 2 aule studio, uno spazio segreteria e una parte, composta da cucina e stanze, dedicata all’accoglienza di ragazzi migranti. L’accoglienza rappresenta una delle 4 occupazioni di questo gruppo di venti volontari.
Oggi nella struttura vengono ospitati 6 ragazzi che stanno svolgendo, con il supporto dell’associazione, un percorso formativo individuale di studio e lavoro, per rendersi completamente indipendenti.
L’attività di formazione di giovani animatori, per supportare il servizio Estate Ragazzi o per far fronte a varie necessità di animazione, si svolge durante tutto l’arco dell’anno e porta l’associazione ad avere contatti con alcune realtà della zona, come le parrocchie.
Il progetto Provaci ancora Sam impegna alcuni dei collaboratori che svolgono un ruolo di supporto e animazione all’interno delle scuole.
Don Bosco 2000 si occupa anche della gestione di Cascina Moglia, un antico casolare ristrutturato nell’astigiano, che è un centro di accoglienza utilizzato anche da associazioni, per ritrovi durante i week end o nei periodi estivi.
Marcello e’ pensionato da poco, lavorava per L’attuale Stellantis in una fonderia di Carmagnola, esperienza che gli ha permesso di viaggiare e conoscere diversi posti del mondo ed ampliare conoscenze che coltiva ancora oggi. Ora che il tempo non gli manca si dedica alle sue passioni : montagna, minerali, fotografia naturalistica. E’ volontario soccorritore per la croce verde ed e’ stato eletto nelle ultime amministrative come consigliere di circoscrizione nella 4. Coordina la commissione viabilita’, attivita’ questa che lo impegna moltissimo, sia dal punto di vista operativo che di tempo dedicato allo studio di questioni che per lui risultano totalmente nuove.
Elena, una giovane ragazza che da qualche mese ha rilevato la cartoleria Nina, dalla storica gestione precedente di Lucia e Angela. È stata accolta con molto affetto dagli abitanti e dagli altri esercenti del quartiere. Insieme a Luca, il suo collaboratore maestro di scacchi, ogni giorno attraversa la città per aprire il negozio, di cui si è immediatamente innamorata dopo la prima visita.
La cartoleria oltre al materiale di cancelleria, gli articoli regalo ed i servizi di stampa e fotocopie, si è arricchita di una nuova sezione dedicata ai libri, sia di narrative per tutte le età, che di scolastica. Elena infatti è una grande lettrice e ha deciso di continuare a coltivare la sua passione anche al lavoro, organizzando incontri con scrittori torinesi e presentazioni delle novità letterarie di autori emergenti. Offre anche il servizio di acquisto dei libri on line, che poi si possono ritirare in negozio. Tra le varie iniziative della vulcanica proprietaria, anche la possibilità di trovare in cartoleria le creazioni di artigiani del quartiere.
Elena è una ragazza estremamente socievole che ha voglia di collaborare e creare rete con le realtà locali. Ha conosciuto Andrea, proprietario della cartoleria Joker poco distante da lei e insieme hanno deciso di organizzare la loro attività, ognuno secondo la propria indole e possibilità, con l’obiettivo di fornire ai clienti un servizio completo. Una collaborazione che permette di superare le criticità della concorrenza e incentivando l’acquisto di prossimità.
Elena, da sempre appassionata di cartotecnica e libri, si è laureata in giurisprudenza. Dopo molti tirocini finiti senza nulla di fatto, ha deciso di coronare il suo sogno e, nonostante non abbia nessuna esperienza commerciale, si è buttata in questa nuova impresa. È una ragazza con tante passioni: teatro, mostre, manifestazioni culturali, Street art, che coltiva e che vuole diventino parte integrante della sua attività.
Marcela è una giovane laureata in progettazione industriale, lavora in uno studio di architettura in cui si trova benissimo. La pandemia e soprattutto le costrizioni imposte dal lockdown l’hanno portata ad intraprendere il Cammino di Santiago. Un’esperienza che l’ha segnata profondamente e che l’ha resa ancora più consapevole della necessità di tutelare il proprio benessere, sia interiore che esteriore. Le ha instillato anche la voglia di creare qualcosa, di avere dei progetti che diano sostanza alla sua vita. Amante della bellezza in tutte le sue declinazioni, ha deciso di aprire un centro estetico, in cui si avvale della collaborazione di due professioniste altamente qualificate, per offrire trattamenti per il benessere generale del corpo, mentre lei si occupa del ricevimento, dell’amministrazione e di tutto ciò che serve per la gestione. Marcela ama rapportarsi alle persone e questa attività le permette di vederne un lato diverso, perché’ i clienti si mostrano con i loro difetti fisici, quindi su un piano molto più umano. Il quartiere in cui vive e lavora è molto importante per lei, soprattutto perché’ ritiene che collaborare con chi le sta intorno, sia fondamentale. Frequenta i negozi della zona, come lei stessa dice “ho comprato la macchina per il caffè, ma poi vado a prenderlo al bar, perché’ ritengo sia piu’ utile per tutti” e si fa preparare prodotti di alta qualita’ per i trattamenti, dalla dottoressa che gestisce l’erboristeria che si trova proprio vicino al centro.
Marcela ha anche una grande passione per i libri, soprattutto per le autobiografie.
La Roller Sport Accademy è una palestra dedicate agli sport rotellistici. Dopo anni all’inseguimento di un sogno, Sergio è riuscito ad aprire questo spazio in cui coltiva la sua passione, ovvero il pattinaggio a rotelle, che pratica, ma soprattutto insegna. La sua famigli ha una tradizione di pattinatori, che continua con la moglie ed i figli, questi ultimi atleti della nazionale, sia su ghiaccio che rotelle. Tutti accomunati anche dalla passione dell’insegnamento.
La palestra organizza corsi per bambini, ragazzi e adulti, perché il pattinaggio è uno sport che si può praticare un po’ a tutte le età: dai 4 anni in poi, ma con la dovuta propedeuticità. È un’attività che può essere praticata un po’ ovunque, perché in questi ultimi anni sono stati costruiti percorsi in molte località, anche turistiche.
Sergio, che vive con la sua famiglia in Madonna di Campagna, ha voluto che la sua palestra fosse in questo quartiere, perché’ il pattinaggio a rotelle è nato nella pista di via Sospello, dove i ragazzi al pomeriggio si ritrovavano, per pattinare e giocare fino a sera. Lì sono nate amicizie che durano ancora oggi.
La palestra aveva aperto i battenti poco prima dell’inizio della pandemia e solo da pochi mesi ha potuto riaprire le attività. Il locale, completamente ristrutturato, è accogliente e spazioso. Prima ospitava una pasticceria e poi un’attività di litografia. Oltre agli spogliatoi e al locale segreteria, una stanza ospita una piccola esposizione di pattini storici. Una parete del locale palestra è stata tappezzata con le fotografie che raccontano la tradizione familiare del pattinaggio. Le persone che la frequentano abitano prevalentemente nel quartiere, dove la famiglia Salino sta cercando di organizzare progetti con le scuole, per avvicinare i ragazzi a questa disciplina sportiva.
Sergio ha creato da 15 anni un proprio marchio di vendita di materiale specifico di alto livello per il pattinaggio, in particolare per lo speed action. Segue quindi tutte le manifestazioni più importanti del settore. Oltre a queste attività è anche agente di commercio di ricambi originali auto, da circa trent’anni.
Nel tempo libero, quando ne rimane, pratica altri sport con gli amici: mountain bike e sci. Segue inoltre un progetto di collaborazione con scuole di sci per promuovere l’attività di allenamento presciistico in estate.
Simone Ballari è il sindaco della città di Bricherasio e, da qualche anno, è preside dell’istituto paritario Maria Immacolata di Pinerolo.
L’istituto che lui coordina è un riferimento per la città di Pinerolo perché esso è in grado di produrre un’offerta trasversale a bambini, ragazzi e giovani. Infatti l’istituto, ormai da anni, mette a disposizione la scuola primaria, secondaria di primo grado e superiore. Simone lavora con passione al progetto di crescita dell’istituto e crede che la prerogativa che deve avere la scuola di cui è responsabile sia quello di poter produrre un’offerta valoriale ai ragazzi che la frequentano al fine di generare uomini e donne in grado di portare nel mondo gli stessi valori. Simone si avvale di un gruppo di docenti molto motivati che credono che il proprio lavoro non si esaurisca durante le ore trascorse a scuola. Infatti i docenti sono un valido supporto per Simone al fine di proporre idee e opportunità progettuali sempre nuove per i ragazzi dei loro corsi.
L’istituto Maria Immacolata è pienamente coinvolto con le dinamiche del territorio cittadino e cerca di interagire con lo stesso in modo continuativo e armonioso; per tale ragione permette a molti consulenti esterni di lavorare e relazionarsi con i ragazzi della scuola attraverso progetti fatti in sinergia con le realtà territoriali al fine di allargare la proposta educativa.
L'associazione Kallipolis nasce a Trieste, per poi estendersi su Bologna e su Torino. Qui, infine, sono Rita e Anna a portarne avanti i lavori. Amiche da lungo tempo, costituiscono un duo più che affiatato.
Nel capoluogo piemontese lavorano molto con ATC, in contesti di edilizia pubblica, con progetti che coinvolgano la popolazione residente in vari modi; da qualche tempo hanno “preso casa” all'interno dell'hub di comunità beeozanam.
E sul quartiere circostante stanno portando avanti delle progettazioni specifiche, come “Reality Shot”, che porta i giovani della zona ad analizzare il territorio con uno sguardo diverso attraverso la fotografia, e come un lavoro nel contesto delle case popolari di via Verolengo che, già sperimentato in altri contesti analoghi in città, utilizzare l'arte come strumento per creare confronto e coesione tra i nuclei famigliari che abitano quegli edifici.
Rita e Anna, a suo tempo, volevano creare una ong e occuparsi di cooperazione internazionale nei paesi in via di sviluppo. E l'hanno fatto, per esempio a lungo nell'est Europa. Ma poi, Kallipolis ha individuato con chiarezza che contesti “in via di sviluppo” si trovano anche nelle periferie della nostra città, peraltro in anticipo rispetto ai tempi attuali in cui l'argomento è sulla bocca di tutti. Ma nei loro percorsi di studio in architettura, le nostre non avevano trovato quel che il loro animo ambiva a poter costruire. Se lo sono dovuto creare un po' da sé, e l'hanno infine trovato in Kallipolis.
Elena è un architetto. Ma non è solo un architetto.
Elena, da sempre, ama muoversi fra campi diversi, cercare di connetterli, immaginare progetti che coprano spazi su ambiti di solito separati. Con UrbanLab ha contribuito a inventare strade che la aiutassero ad assecondare questa sua inclinazione, facendo arrivare la ricchezza architettonica della città ai suoi residenti.
La sua terza vita è OrtiAlti, associazione che ha fondato insieme alla collega – e sua ex allieva – Emanuela, per utilizzare superfici urbane non utilizzate rigenerandole e trasformandole in aree sì produttive, ma non nel senso che storicamente la Torino industriale dà a questo termine: produzioni verdi, produzioni di verdura e di frutta. Orti. E anche qui, la volontà non è solo creare spazi, ma attivarci tutto intorno una comunità che se ne prenda cura e ne tragga beneficio.
È in questo modo che, nel 2016, Elena ha messo piede per la prima volta all'interno del complesso di via Foligno 14, dando il via con le idee di OrtiAlti alla fioritura dell'ex fabbrica e successivamente alla nascita di quello che oggi è beeozanam, una cosa che all'epoca nemmeno si sarebbe immaginata. Ma il bello del lavoro suo e del suo ente è forse proprio questo aspetto immaginifico, che da un lato non le permette di sapere dove sarà e cosa farà da qui a 10 anni, ma dall'altro le lascia aperte mille possibilità differenti.
Già da piccola, Claudia vedeva le cose che gli altri generalmente non vedono. No, niente di trascendente, nessun fantasma: cose che esistono, ma su cui di solito le persone non posano gli occhi. Gli angoli della strada. Gli spigoli degli edifici. I pali della luce. E i dettagli, sempre più piccoli: segni, disegni, adesivi.
Così, Claudia (“Kiki” per tutti) ha iniziato a notare che alcuni segni si ripetevano, e che quindi c'era un linguaggio. E lei, appassionata di lingue e in quella materia anche poi laureatasi, ha preso a trasformare quella fascinazione in un interesse, quindi in una conoscenza, e infine in un progetto.
Il progetto SAT_Street ArtTourin_ nasce all'interno dell'associazione culturale Pigmenti, con Marco e Ricky. Oggi, Kiki fa opera di divulgazione: crea gruppi di persone, spesso giovanissimi, che vanno in tour per la città alla scoperta del linguaggio della street art.
E in Madonna di Campagna, i tour di SAT trovano il proprio fulcro, anzi è proprio qui che nascono, al Parco Dora che è un po' il tempio torinese della street art, transitando per le strade della borgata Tesso, e infine arrivando a beeozanam, dove Pigmenti ha una sua “casa” e dove la mano degli artisti è visibile (in cortile, sul tetto, nelle sale).
Kiki continua a far aprire gli occhi alle persone e a far alzare gli occhi verso l'alto, e lei stessa lo fa: sempre più su, da un po' sta studiando le stelle.
Enrico è una di quelle persone le cui giornate sembrano durare il doppio di quelle dei comuni mortali, per la quantità di cose che fa.
E' un medico di famiglia, scegliendo questa che è la definizione che lui preferisce tra le varie (“di base”, “della mutua” come si diceva un tempo, etc). Ma è anche molto di più. Da oltre 30 anni il suo studio si trova qui, in piena Madonna di Campagna, in una zona che è cambiata tanto. Cambiamenti che lui ha visto riflessi anche sulla salute delle persone: quando si guardava Torino dall'alto negli anni '80, racconta, su quella zona il cielo era viola. Come le polveri ferrose sospese nell'aria sopra acciaierie, officine e stabilimenti vari.
Oggi sotto quest'aspetto la situazione è migliorata, ma in compenso nuove povertà si sono affacciate alle nostre porte. Ed Enrico quelle porte le spalanca, insieme ai colleghi che con lui animano l'ampia offerta sanitaria dello studio di via Lemie.
Ha per anni diretto un'associazione che si faceva carico dell'aspetto della salute per vari centri di accoglienza a migranti richiedenti asilo; negli studi, cosa inconsueta, erano e sono presenti i mediatori interculturali.
Si è speso e si spende per la salute del paziente, cercando laddove possibile di risalire alle cause remote delle problematiche lo affliggono, specie quando queste sono in qualche modo collegate a un risvolto sociale, e non a una mera casistica individuale.
Oggi, Enrico continua il suo lavoro in prima linea, formando nuove generazioni di medici che affianchino alle competenze tecniche anche un forte bagaglio etico. Per fortuna che prosegue, perché c'è ancora bisogno di lui.
European Research Institute è un'associazione onlus che da una dozzina d'anni opera nella progettazione europea e che ha sede in Torino; da ormai un lustro, ha generato un nuovo ramo: ERI Educational.
Si tratta di un'agenzia formativa accreditata presso la Regione Piemonte, che costituisce il completamento delle attività dell'ente madre. Realizza corsi di formazione co-finanziata dalla Città Metropolitana di Torino, e a coordinarne le attività c'è Anna Brunetti.
Educatrice di grande esperienza, ha conosciuto ERI quando seguiva gli inserimenti lavorativi di alcuni beneficiari delle progettualità sociali dell'ente, e ha finito per entrarne a far parte, per poi dedicarsi al ramo formativo. Non aveva competenze specifiche in questo senso ma un'ampia conoscenza dell'ambito sociale l'ha supportata.
Ma il lavoro di ERI Educational, informalmente e per gli amici “ERI Edu”, può essere molto più vario dei semplici – e pur importantissimi – corsi finanziati: per esempio, ora Anna è impegnata in un progetto che porterà giovani a imparare l'arte della pizzeria e a trovare opportunità lavorative in Ungheria.
Anna, molisana d'origine, si sta impegnando per conoscere meglio questo ambito, così come il quartiere in cui ERI Edu ha sede, Madonna di Campagna, all'interno del complesso ex fonderie Ozanam. D'altronde, lei stessa si è reinventata, anni fa: da perito aziendale ha deciso di cambiare vita e operare nel sociale, rimettendosi allo studio e diventando educatrice. Per cui, ce la farà anche questa volta.
Non sono molte le associazioni che, operando nel sociale, superano il mezzo secolo di vita: A.I.Z.O. la Associazione Italiana Zingari Oggi, è una di queste.
Quando Carla ha deciso di fondarla, aveva già avuto il proprio personale incontro sulla via di Damasco: era stato padre Acero, un vecchio frate, a indirizzarla. Lei prese a bordo come autostoppista questo vecchio frate, che lavorava come cappellano presso tutti i sinti del torinese, e la sua strada fu segnata. Invitata da lui nei campi, non avrebbe più smesso di frequentarli quotidianamente.
La barriera linguistica fu presto superata, perché molti fra gli ospiti del campo non parlavano italiano, ma piemontese sì, lingua famigliare anche a Carla. Così iniziò a fare scuola per i bambini di queste comunità, finché dopo alcuni anni si trasferì a vivere con loro. Da allora la sua è stata la scoperta della vera anima di un popolo, ma anche la lotta contro uno dei più diffusi pregiudizi, l'atteggiamento ostativo anche della polizia, il sovraffollamento di campi pensati per un certo numero di ospiti e nei quali ne venivano stipati in realtà il triplo, la vita senza acqua corrente.
Oggi, AIZO assiste rom e sinti attraverso una grande crisi socio-culturale, con il nomadismo che viene via via sempre più accantonato, e la sedentarietà che trova ancora diversi ostacoli.
Nel frattempo, Carla – per il suo impegno e i suoi grandi meriti – è stata nominata addirittura Commendatore della Repubblica.
Maria Chiara, per tutti “Machi”, è una tipa tosta.
Tutti i giorni balza alla guida di un grosso furgone dipinto di rosso, su cui poi carica - e da cui poi scarica! - fra gli 800 e i 1500 kg di frutta e verdura.
Gestisce forse, Machi, un grande, grandissimo negozio di ortofrutta? No, si tratta di ben altro.
Si tratta della Carovana Salvacibo, un progetto ideato dall'associazione Eco dalle Città che, in collaborazione con la Città di Torino e la Rete delle Case di Quartiere, si propone di recuperare e appunto “salvare” frutta e verdura direttamente al CAAT, il Centro Agro-Alimentare di Torino, i vecchi “mercati generali” all'ingrosso.
Frutta e verdura non più vendibile, perché leggermente guasta, perché in eccesso, perché non venduta, ma ancora del tutto buona ed edibile. Un'azione di contrasto allo spreco che sta molto a cuore alla nostra autista, che appena ha sentito di questa opportunità ci si è buttata, ottenendo il ruolo grazie al proprio entusiasmo.
Accompagnata ogni giorno da un diverso “EcoMoro” (ragazzi stranieri richiedenti asilo che fanno opera simile presso i mercati rionali), Machi poi distribuisce la frutta e la verdura della Carovana presso associazioni senza scopo di lucro, enti religiosi, mense per i poveri etc. In Madonna di Campagna fa settimanalmente tappa presso il comitato delle case popolari di via Verolengo, la cooperativa de Le Fonderie Ozanam, le associazioni AIZO e Minollo.
Per tutti sceglie i prodotti migliori, aiutata in questo dalle competenze acquisite nei suoi anni di lavoro come cuoca.
Pur avendo speso decenni in mezzo ai ragazzi, Marcello non si è stancato di loro.
Per 30 anni ha svolto la professione di insegnante di religione nelle scuole superiori di Torino, vedendole cambiare, vedendone mutare la composizione; la presenza di studenti di origine straniera e di confessioni diverse da quella cattolica ha chiaramente avuto un significato particolarmente importante per la sua materia. Ma questo, da parte sua, è stato vissuto come un'occasione di crescita, perché il confronto può essere arricchente se impostato in maniera sana, come lui sapeva fare.
La sua vita, fuori dal lavoro, si è dipanata fra le strade di Madonna di Campagna, e in particolare nella chiesa che al quartiere dà il nome. Padre Benigno Cismondi ha rivestito per lui un ruolo fondamentale, con la nascita del gruppo “3G” che diede nuova linfa al movimento parrocchiale giovanile, gruppo che poi si è evoluto col trascorrere del tempo.
Abituato a educare e mediare, ha assunto un ruolo anche all'interno del complesso abitativo in cui risiede, dove si trova ad avere a che fare con oltre 1000 residenti: quasi il sindaco di un piccolo comune!
Il pensionamento suo e della moglie ha coinciso con l'esplodere dell'emergenza pandemica, per cui oggi, parallelamente agli impegni e della voglia di fare che non lo abbandona, Marcello spera di potersi finalmente godere un po' di svago e di meritato riposo.
Andrea è un “acquisto” recente, per Madonna di Campagna.
Si è trasferito in zona durante il lockdown, per cui il grosso della zona deve ancora scoprirlo; l'ha scelta per ragioni logistiche, giusta via di mezzo fra la comodità dei servizi cittadini e la campagna (quella “vera”, quella fuori città) in cui aveva vissuto negli ultimi anni con la famiglia.
Andrea è un ingegnere aeronautico, ma da lungo tempo lavora nell'automotive. Con soddisfazione, perché, come sottolinea, passando moltissimo tempo della nostra giornata sul posto di lavoro, sarebbe orribile se non ci piacesse quello che facciamo.
Essere tornato in città gli fa comunque piacere, perché ama Torino nonostante trovi che la sua popolazione sia un po' chiusa, e vorrebbe vedere più senso civico da parte dei suoi abitanti. In particolare, nella zona in cui si è trasferito a vivere ha già avuto modo di apprezzare il Parco Dora, per quella che definisce “l'ora d'aria”, uno spazio in cui muoversi e respirare meglio.
D'altronde, Andrea è uno sportivo, che negli ultimi anni ha scoperto il tennis, iniziando pian piano e ora avendo coinvolto anche i figli; ha un passato da pallavolista a buon livello, fino alla prima divisione; insomma, a differenza dell'italiano medio, gli piace darsi da fare ma non con il calcio!
Souad è una mediatrice interculturale. Lo è perché il suo percorso di vita ne fa un ponte fra culture: quella marocchina delle sue origini, che si va a congiungere non con quella italiana, ma con "quelle" italiane.Da ragazzina infatti cresce a Feltre, porta delle Dolomiti bellunesi, in un mondo fatto di lavoro, pochi fronzoli, pochissime problematiche sociali. E cresce perfettamente integrata nella società italiana, anzi senza nemmeno sentire la necessità di dover fare qualcosa per risultare integrata.Poi, all'università a Bologna, scopre l'esistenza di un altro mondo: un mondo dove esiste "il sociale", dove ci sono i poveri e gli emarginati; ma anche dove ci si può divertire, dove si può passare del tempo non necessariamente dedicato a lavorare.Insomma, culture diverse e lontane anche all'interno della stessa nazione.La sua conoscenza della lingua araba, unita all'emergere di queste nuove consapevolezze, segnano il suo percorso: la mediazione interculturale, il ponte.E anche a Torino, nella sua casa a pochi passi da beeozanam, continua con questa strada che più che essere un lavoro è un atteggiamento con cui affrontare la vita e il confronto col prossimo.
A Claudia piace percorrere le strade del suo quartiere all'alba. Lo fa per andare a lavorare in piscina, dove tiene corsi di acquaticità per adulti e per bambini, anche per neonati. E' una sportiva, ed è un'educatrice, che sa apprezzare lo sviluppo delle competenze nei "grandi" e il superamento delle paure nei piccolini.Nata e cresciuta in Madonna di Campagna, si sente legatissima al suo territorio, che però nel suo cuore - così come pure nei suoi orizzonti quotidiani - si riduce a un orizzonte preciso: quello dell'oratorio. L'oratorio della chiesa che dà il nome al quartiere.Lì dentro, per Claudia c'è tutto. C'è un mondo, il mondo che sente suo. Lì è diventata grande, lì continua adesso che è passata dall'altra parte della barricata, da animata ad animatrice; e per questo sta seguendo un corso per animatori interculturali, perché da fra' Luca ci sono ragazzi le cui famiglie arrivano da cento paesi diversi.E infine, collabora con un'associazione (ERI onlus) per conto della quale lavora a contatto con bambini e ragazzini in situazioni di difficoltà.Ma sempre, quando svolge le proprie attività, non vede l'ora di collegarle con l'oratorio, di portarle lì dentro, di tornarci. E' il suo mondo, per lei è grande, e ci sta dentro come un pesce nell'acqua.
La Circoscrizione 5 di Torino è un territorio estremamente popoloso: con i suoi 120.000 abitanti, se fosse un'entità autonoma sarebbe la seconda città del Piemonte (!). E com'è ovvio, quando c'è un'alta concentrazione di residenti ci sono anche necessità ed esigenze sociali forti. Alberto Masera le conosce bene: nei suoi 10 anni di lavoro nell'amministrazione locale ha ricoperto anche il ruolo di coordinatore delle politiche sociali, dunque conosce bene tutto l'ampio ventaglio di associazioni, gruppi spontanei e organizzazioni di volontariato che a diverso titolo cercano di fare del bene.
Alberto, cattolico praticante, fa risalire tale ricchezza al periodo dei santi sociali, quando Torino abbracciò una specifica vocazione alla solidarietà che non ha più abbandonato.
Ora, il suo seggio in seno alla Circoscrizione l'ha lasciato ad altri. La sua è stata una scelta deliberata quanto rara, volta a dare spazio ai giovani; ma ogni volta, racconta col sorriso, il suo intento di fare a tempo pieno il nonno dei suoi 13 nipoti viene rimandato perché qualcuno gli chiede un impegno nuovo. Ora è il Banco Alimentare a vederlo in un ruolo di responsabilità; è evidente, senza lavorare per la società, Alberto non sa stare!
Puglia, Piemonte, Romania. Francesco ha una terra d'origine, una d'adozione e una d'elezione. E di tutte e tre è un grande conoscitore.
Nativo di Corato, come giovane adulto si è trasferito a Torino, e con l'approssimarsi della terza età ha sposato in seconde nozze una donna romena, il che l'ha portato a interessarsi della storia e della cultura di questo paese, fondando un'associazione, “Lumina” (la luce, in italiano) che si fa promotrice dello scambio fra le due culture, italiana e romena.
Francesco ha lavorato una vita in IBM partecipando al rapido e stupefacente sviluppo della tecnologia informatica, ma nella vita ha fatto, conosciuto e approfondito mille cose diverse, compreso un certificato HACCP che gli permettesse di esercitare la propria attività di volontario in una cucina gestita da monaci, in città.
Sulla storia della Romania ha scritto diversi libri, come del resto sugli altri argomenti che lo appassionano e che ha studiato, arrivando a un totale di quasi 70 pubblicazioni. Così come numerose sono le associazioni che ha fondato o contribuito a fondare.
Francesco ama la divulgazione della conoscenza, e da migrante – prima, da giovanissimo, in Venezuela, quindi nel settentrione italiano, Milano e Torino – comprende appieno il fenomeno degli spostamenti di esseri umani da una parte all'altra di un paese o del pianeta, e cerca di aiutare gli altri a vederla con lucidità e a viverla apprezzandone le rinnovate ricchezze.
Caritas è un ente confessionale della Conferenza Episcopale Italiana, che si prefigge lo scopo di promuovere ad attuare pratiche di carità, sui piani dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace: in particolare, si concentra sull’attenzione agli ultimi, poveri e disadattati.
La sede della diocesi di Pinerolo, si occupa del sostegno alle povertà, nelle sue diverse forme: dall’aiuto economico, al sostegno alle persone in emergenza abitativa, alla distribuzione di cibo e vestiti. Dal 2019 ne è direttore Rocco, un ex educatore di 62 anni, diacono dal 2000, che nella sua vita si è sempre dedicato ad aiutare il prossimo, prima come volontario, poi come operatore nell’ambito della tossicodipendenza, per poi specializzarsi nell’aiuto ai disabili; ha dato vita ad una cooperativa ed un consorzio; ha avviato diverse comunità e gruppi appartamento; è stato missionario in diverse parti del mondo; ma è anche stato insegnante e, nel mentre, è anche riuscito a laurearsi e conseguire un Master in Economia no profit. Oggi è padre di 5 figli (ormai grandi), in pensione e può dedicarsi totalmente alla gestione della Caritas. I tanti anni trascorsi ad unire il volontariato e il lavoro in ambito sociale, lo hanno portato a rendersi conto che le associazioni di volontariato hanno bisogno di essere affiancate e guidate da professionisti, per poter rispondere al meglio ai bisogni delle persone; ora cerca di creare e guidare una rete, che comprenda associazioni, terzo settore e amministrazione, per offrire il miglior sostegno possibile alle povertà del territorio, cercando di dare vita a quello che definisce Welfare generativo.
Elena, Fabio e Anna sono capi scout del gruppo Agesci di Rivarolo, associazione che si pone come obiettivo l'educazione delle persone affinché possano diventare buoni cittadini del mondo con una metodologia riassunta nelle parole “osservo, deduco, agisco”.
A livello operativo gli scout si dividono in tre gruppi (branco, reparto e clan) in cui cambiano gli strumenti e gli obiettivi in base all’età dei ragazzi, rimanendo centrale l'importanza dello scambio nel rispetto della diversità. Partendo dal valore del gioco e delle regole con il gruppo dei più giovani, si passa via via alla fase dell’avventura in cui i partecipanti decidono l’attività che vogliono sperimentare e si formano per attuarla, fino al clan in cui si aprono riflessioni legate alle scelta politica e di fede.
Raggiunti i vent’anni di età, gli scout possono così decidere se continuare il proprio percorso all’interno dell’associazione come capi, educando i più giovani, oppure fare una scelta di servizio verso l’esterno, collaborando con le realtà associative e cercando di rispondere ai bisogni del territorio.
Ezio è il presidente dell’associazione FelizzanOltre, nata nel 2016. A Felizzano ci sono altre associazioni, manca la proloco.
Il desiderio dei soci è quello di sviluppare settori diversi, in ambito sociale, culturale ed enogastronomico anche valorizzando il patrimonio artistico del paese.
Dal 2016 nonostante il Covid hanno realizzato tante attività che mancavano in paese, fra cui l’estate ragazzi, giornate di prevenzione in ambito medico in cui invitano specialisti ad effettuare in paese esami gratuiti (cardiologo, senologo, otorino, prove glicemiche), giornate culturali come “Monumenti aperti” corsi serali di lingua e molto altro.
La loro attività, infatti, si è anche rivolta a serate a tema, su argomenti legati alla salute, all’agricoltura alla sensibilizzazione su tematiche di attualità. Offrono sostegno nella realizzazione della festa della Leva, molto sentita in zona e da quest’anno promuoveranno una festa in piazza per i ragazzi, coinvolgendo dj.
La loro forza, racconta Ezio, è di essere partiti dalle competenze dei soci per poi tessere una folta rete di collaborazioni con altre associazioni, che ha permesso di realizzare molte cose, mettendoci molta dedizione e impegno per il proprio territorio. Avere un occhio di attenzione ai Bandi regionali, inoltre, gli ha permesso fra l’altro in piena pandemia di far partire un progetto di telemedicina per gli anziani del paese dotandoli di tablet e saturimetro per essere sempre collegati con i medici, incontri online per la popolazione con personal trainer per fare ginnastica da casa.
Partita da un’idea di un gruppo di amici l’associazione si è allargata, un sogno per Ezio sarebbe quello di riuscire a coinvolgere sempre più giovani anche nella fascia 15-21 anni, per portare idee e contributi nuovi e permettere un ricambio generazionale graduale.
Andrea fa il cartolaio. Ma Andrea non è un cartolaio.Andrea sa anche gestire splendidamente la sua cartoleria, sì; ma lui nasce mobiliere, per prima cosa, con un talento nelle mani che sanno trattare il materiale, così come negli occhi che sanno immaginare le forme prima che siano create.E poi, c'è molto altro.Andrea non è un cartolaio, è un artigiano poliedrico; e il suo negozio non è una cartoleria, è un punto di riferimento.Nato e cresciuto in Madonna di Campagna, apre le porte del suo esercizio non solo per vendere il materiale (buona parte del quale è creato da lui stesso), ma per aiutare, consigliare, sostenere. Una sorta di sportello per il quartiere, un padre di famiglia che fa sempre quel qualcosa in più per il prossimo; e il prossimo lo cerca spesso, perché di lui si fida. Perché se c'è da organizzarsi, da aiutare qualcuno, lui c'è, ben al di là di quel che prevedrebbe il suo compito di "commerciante".E poi, c'è comunque il negozio, dove nulla è lasciato al caso: il nostro infatti voleva aprirlo proprio lì, per questioni che lo legano alla famiglia e alla sua storia personale, e l'ha fatto; e pure i materiali che ha usato, come il corten, non sono scelti per mere ragioni estetiche, ma perché sono un richiamo alla storia. Non quella famigliare in questo caso, ma quella del suo quartiere, di un territorio dalla storia operaia, di fabbriche e di acciaio. Un territorio che lui ama e dal quale, vien da dire, è ricambiato.
Era una arsenale di guerra, una fabbrica di armi.
Nel 1964 è stato fondato da Ernesto Olivero con il sogno condiviso di combattere le disugualianze nel mondo
Dal 1983 il lavoro gratuito di migliaia di persone lo ha trasformato in Arsenale della Pace, luogo di fraternità e di ricerca. Una casa aperta al mondo e all’accoglienza delle persone in difficoltà.
L’Arsenale della Pace è dedicato a Padre Michele Pellegrino.
Daniele fin da giovane pur avendo frequentato studi tecnici, è sempre stato attratto dall’educazione verso i giovani.
Scopre la prima volta l’esistenza dell’Arsenale nel 2002 e ne resta affascinato. Capisce che questo è il suo percorso di vita e da li a poco inizia la sua missione con esperienze in varie parti del mondo sempre alla ricerca “dell’oltre”.
Solo quand'era già adulta Luisa è diventata suor Luisa: quel che si dice una vocazione tardiva.
Tardiva ma fortissima, totalizzante, capace di mandarla missionaria in Sudamerica e di riportarla nella sua natìa Milano, e poi a Torino a costruire un percorso con i ragazzini malati di cancro all'opedale Regina Margherita e poi a lasciare tutto e a ripartire altrove. E infine a tornare a Torino.
Ha vissuto molte vite, suor Luisa, e l'attuale la vede suddividere il proprio impegno fra l'oratorio Madonna di Campagna, dove condivide con fra' Luca il lavoro sull'oratorio con le decine e decine di ragazzi che lo popolano, e il convento “Madre Francesca Rubatto” del quale lei è madre superiora.
Il convento condivide gli spazi con una comunità per disabili gravi, è un luogo accogliente e perfettamente calato nella realtà del territorio: i vicini di casa le salutano, le conoscono, le suore sono benvolute e sono inserite nel quartiere. Ospita un piccolo ambulatorio, dove una suora infermiera ha abbandonato il pensionamento per dedicarsi a piccoli interventi (iniezioni, misurazioni) per la gente di zona. E c'è un giardino, che suor Luisa ama particolarmente, che accresce ancor di più l'aura di “oasi” che investe questo luogo, all'interno del quale non sembra di trovarsi a due passi dal traffico di largo Grosseto.
E qui, suor Luisa coltiva anche la propria passione personale, alimentata dalle competenza e dagli studi: il disegno, portando avanti con enorme gioia una collaborazione editoriale che le permette di realizzare la propria arte.